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IL CAFFE’ SCORRETTO 30 settembre 2020: DIGINITA’, NON CARITA’

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IL CAFFE' SCORRETTO 30 settembre 2020: DIGINITA', NON CARITA'
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Il caffè scorretto di Domenico Guarino- mercoledì 30 settembre 2020

La rubrica va in onda tutte le mattine alle 8.10 nella trasmissione 30 Minuti su Controradio. Per leggere ed ascoltare tutti i ‘caffè’ vai QUI

Cancellare il Reddito di Cittadinanza. Mentre ancora centinaia di migliaia di lavoratori aspettano di ricevere la cassa integrazione e in attesa di sapere quanto crescerà la disoccupazione a fronte di un crollo del Pil pari ad almeno il 9%, con un deficit al 10 ed un debito pubblico al 158, come da nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza svelata ieri, la gran cassa mediatico-politico-imprenditoriale torna all’attacco di uno strumento che non ha mai digerito, bollandolo come pessimo assistenzailismo.
Motivo: non ha funzionato, lo hanno preso anche i mafiosi e i delinquenti, disincentiva la ricerca di lavoro. E uno si chiede: ma quale lavoro, se non sappiamo nemmeno come recuperare i contratti a termine non rinnovati durante il lock down e siamo in attesa di capire cosa accadrà dopo la fine del blocco dei licenziamenti atteso per il 31 ottobre? Quel lavoro sottopagato, ricattabile, insicuro, che, anche grazie al reddito di cittadinanza qualcuno ha potuto rifiutare? E cosa dire allora degli incentivi alle imprese che sono andate anche a chi non ha avuto cali di fatturato? O della cassa integrazione percepita da chi ha continuato a lavorare, magari al nero? Aboliamo anche questi?
Se cancellassimo ogni strumento di welfare o forma di contribuzione pubblica semplicemente perché qualcuno ha fatto il furbo, non ne rimarrebbe uno in piedi. Soprattutto in un Paese dove il tasso di evasione fiscale è a livelli stratosferici come il nostro.
Alla fine l’impressione è che, come spesso accade, si voglia far pagare ai più deboli il prezzo delle inefficienze del sistema, facendo passare il messaggio che si tratti di una regalia immeritata e non, come è nella stragrande maggioranza dei casi, di uno strumento di dignità per ampie fette di popolazione di un Paese dove gli squilibri economici sono sempre più marcati. Una colpevolizzazione dei poveri, che fa il pari con la colpevolizzazione dei cittadini per coprire le inefficienze del sistema sanitario messo a drammatica prova dalla pandemia. Insomma, se il futuro post covid parte così, c’è poco da stare allegri.
DG

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