Gio 2 Mag 2024

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Etruria: pm Arezzo, fu bancarotta, processare 19 imputati

L’udienza riassume quattro filoni di inchiesta sul fallimento dell’istituto aretino: bancarotta, bancarotta bis, liquidazione all’ex dg Bronchi e responsabilità dei sindaci revisori.

Stamani, in udienza preliminare ad Arezzo, dopo le richieste delle difese per processare in rito abbreviato quattro imputati, il pm Andrea Claudiani ha chiesto il rinvio a giudizio per gli altri 19 imputati del crac di Banca Etruria. Sono membri del cda o dirigenti della banca all’epoca dei fatti. Il pm ha fatto la sua richiesta nell’udienza preliminare davanti al gup Giampiero Borraccia. L’udienza proseguirà in altre date con le discussioni degli avvocati
difensori, poi a febbraio o marzo dovrebbe esserci la decisione del gup sulle richieste di rinvio a giudizio.

L’udienza riassume quattro filoni di inchiesta sul fallimento dell’istituto aretino: bancarotta, bancarotta bis, liquidazione all’ex dg Bronchi e responsabilità dei sindaci revisori. Per i
19 indagati che non hanno fatto richiesta di abbreviato, il pm nella sua requisitoria ha chiesto il rinvio a giudizio o per bancarotta fraudolenta o bancarotta semplice secondo i
casi.

La tesi sostenuta dall’accusa si basa sulla presunta esistenza all’interno di Banca Etruria di un governo informale a cui partecipavano proprio l’allora presidente (Fornasari), i suoi vice, Giovanni Inghirami e Giorgio Guerrini, e il direttore generale Bronchi, che pure non
aveva diritto di voto in consiglio. Un comitato che avrebbe tagliato fuori dalle decisioni il cda vero, ridotto a mero organo di ratifica di scelte già prese in forma ristretta il giorno precedente. Stesso punto che aveva fatto da discrimine quando si era trattato, da parte della procura, di decidere quale tipo di bancarotta contestare ai 23 imputati.

Tra le contestazioni fatte dal pm Claudiani, in rappresentanza del procuratore capo Roberto Rossi che guida il pool di magistrati che ha indagato sul crac, ci sono prestiti e
finanziamenti mai rientrati in banca tra i quali, il più clamoroso, e in qualche modo esemplare, è quello relativo al così detto yacht Etruria della Privilege Yard che non è mai
stato finito e che giace da sempre al porto di Civitavecchia. Denaro, secondo l’accusa, che è uscito senza rientrare. Un’operazione che ha contribuito a mettere in crisi la banca.

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