Mer 1 Mag 2024

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Esplosione al porto di Livorno, due morti

La zona nel deposito di oli combustibili è stata completamente evacuata.

Sono due gli operai morti nell’esplosione del serbatoio nel porto industriale di Livorno, Lorenzo Mazzoni di 25 anni, e Nunzio Viola di 53 anni, mentre un altro operaio sarebbe in gravi condizioni. L’incidente è avvenuto, poco prima delle 14.00, all’interno del deposito Costiero Neri, all’accosto 29 del porto. Secondo una prima ricostruzione gli operai stavano effettuando lavori di manutenzione e il serbatoio era stato svuotato.

L’esplosione si sarebbe verificata in un serbatoio di etilene. I Vigili stano mettendo in sicurezza la zona per quanto dall’eplosione non si sia sprigionato un incendioI due operai, dipendenti della Labromare di Livorno, morti nell’esplosione di un serbatoio che aveva contenuto acetato di etile, secondo una prima ricostruzione stavano lavorando all’esterno. Uno dei due operai era più esperto, l’altro più giovane. Al momento al 118 non risultano altre persone ferite, contrariamente a quanto scritto in precedenza. Il grosso deposito, il numero 62, nell’esplosione si è piegato appoggiandosi a un altro serbatoio vicino. I vigili del fuoco stanno cercando di verificare se vi siano ancora criticità in seguito a questo.

La violenza dell’esplosione del serbatoio 62 nel porto industriale di Livorno ha prodotto un forte spostamento d’aria che oltre ai due operai morti ha investito anche altri lavoratori che erano nella zona. Secondo quanto spiegato dal 118 nessuno di loro ha dovuto far ricorso alle cure dei medici del pronto soccorso ma alcuni sono stati medicati per contusioni o leggere ferite dai sanitari arrivati nella zona con le ambulanze.

La Labromare, l’azienda per la quale lavoravano i due operai, è un’azienda livornese da 40 anni attiva nella raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti portuali ed è leader del settore in Italia. Tra gli altri servizi Labromare ha anche due impianti per il trattamento delle materie oleose e delle acque di sentina delle navi. Il primo, si legge sul sito internet dell’azienda, è un “impianto di stoccaggio, trattamento e recupero degli oli delle acque di sentina e delle miscele oleose industriali” che si estende su una superficie totale di circa 5300 metri quadrati e opera su una banchina di 50 metri in concessione per scarico bettoline.

“L’impianto – si legge ancora sul sito – è stato progettato e realizzato nel 2004 allo scopo di trattare le acque di sentina provenienti dalle navi, nonché le miscele oleose derivanti da inquinamenti in mare, acque interne, spandimenti a terra, infine reflui provenienti da lavaggi e pulizie di serbatoi. Il fine ultimo dell’impianto è quello di separare gli idrocarburi dalle acque e ottenere così acque depurate in accordo con le leggi vigenti, le quali potranno essere scaricate in acque superficiali, e un prodotto assimilabile all’olio combustibile che sarà reintrodotto nel mercato”.

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