Sab 20 Apr 2024

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Covid, Battiston: “Il tasso di crescita rallenta”

Il tasso di crescita dell’epidemia di Covid-19 sta rallentando, seguendo un andamento iniziato dalla quarta settimana di ottobre: è quanto emerge dall’analisi condotta dal fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, che parte dalla fase acuta della pandemia, nello scorso febbraio.

“Allora il tasso di crescita ha raggiunto valori elevatissimi ed è stato necessario attivare il lockdown, azione che in poco più di un mese, a metà aprile, ha riportato il tasso di crescita prima a zero e poi negativo”, ha detto Battiston all’ANSA.

A metà aprile, infatti, il totale dei casi positivi ha raggiunto un massimo di circa 110.000, per poi ridursi e continuare a restare negativo anche dopo la riapertura del 14 giugno. “Nonostante una crescita lieve – ha aggiunto – è rimasto negativo fino ai primi di agosto ed è improvvisamente raddoppiato poco dopo la settimana di ferragosto, quando si è registrata il massimo di concentrazione e movimento di persone in tutta Italia e non solo”.

In settembre, però, il ritmo dei contagi ha “ripreso a scendere, nonostante la riapertura delle attività produttive: l’epidemia e la ripartenza sembravano potere convivere, grazie a tutte le norme del distanziamento sociale e alla minuziosa attività di tracciamento dei focolai”.

La corsa è ripresa in ottobre, quando “Il tasso ha ripreso a crescere molto rapidamente”. Per capire che cosa è accaduto bisogna innanzitutto considerare che la trasmissione del virus avviene sulla base di due quantità, che devono essere compresenti: la frazione di persone infette presenti nella popolazione e la quantità dei contatti. “In gennaio-febbraio – ha proseguito il fisico – la quantità di infetti nella popolazione era piccola, ma c’erano tantissimi contatti perché le persone con il virus, non essendo note, andavano ovunque. Questo ha provocato una crescita rapidissima dell’epidemia partendo da un piccolo numero di casi”.

Oggi la situazione è cambiata: “Il ritmo di crescita è 4-5 volte più basso che in gennaio-febbraio, ma siamo partiti a fine settembre da decine di migliaia di casi”. Come è accaduto? “Molto probabilmente – ha detto – si è trattato dell’effetto diretto e indiretto della riapertura delle scuole, senza avere adeguatamente organizzato l’infrastruttura complessiva, inclusi trasporti, sport di contatto e le attività sociali dei giovani in generale”.

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