Mar 16 Apr 2024

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Commemorazione online della strage di Via de’ Georgofili

Firenze, “Oggi come allora sono ancora troppe le contraddizioni, i nodi insoluti che solcano la nostra società: il potere delle organizzazioni criminali non è affatto finito, tutt’altro purtroppo, e si presenta stabilmente anche nei nostri territori”. Lo ha affermato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, nel video che apre la commemorazione online della strage di Via de’ Georgofili del 27 maggio 1993.

L’emergenza sanitaria, ha osservato Rossi durante la video commemorazione, “pone anche sfide inedite rispetto alle quali occorre vigilare, non solo sulla situazione delle carceri, che ha portato alla scarcerazione persino di alcuni capimafia, rispetto a cui giustamente l’associazione delle vittime ha richiamato l’attenzione: l’epidemia rischia di avere infatti gravissime ripercussioni economiche, e creare purtroppo il rischio molto grave e concreto che la mafia e le organizzazioni criminali possano trovare dentro questa crisi nuove occasioni per espandersi, approfittando delle difficoltà economiche di tanti imprenditori. Per questo questa ricorrenza deve essere per tutti un monito a rinnovare l’impegno contro le organizzazioni mafiose”.

Per la prima volta la commemorazione della strage di Via de’ Georgofili si tiene senza la storica presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, Giovanna Maggiani Chelli, scomparsa nell’agosto del 2019. La donna, madre di una ragazza rimasta ferita nell’attentato del 27 maggio 1993, è stata ricordata in apertura della commemorazione online della strage dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e dall’ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso.

“Con lei – ha detto Rossi – abbiamo perso una donna che con coraggio e tenacia aveva contribuito a tenere viva la memoria e la lotta contro le mafie: nel suo forte impegno civile e morale aveva collaborato intensamente con la Regione per l’affermazione dei valori della legalità”.

Giovanna Maggiani Chelli, ha ricordato Grasso, “è stata uno stimolo continuo, perché ha seguito tutte le udienze del processo, conosceva tutti gli atti; era una fonte inesauribile anche per i cronisti, e non ha mai smesso di farci domande. Io che ho avuto il privilegio di condurre una parte di quelle indagini, dal ’97 al ’99, proprio a Firenze, insieme a un’altra persona che ricordo con tanta commozione, il mio collega e amico Gabriele Chelazzi, abbiamo cercato di rispondere più possibile a quelle domande”.

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