Anton Sconosciuto, “To make room”. Disco della settimana,

To Make Room”, latteso esordio discografico di Anton Sconosciuto, vincitore dell’edizione 2021 del Rock Contest, è uscito il 5 maggio 2023 per Coypu Records / PLUMA dischi (Irma Records). Un bedroom pop in cui i classici degli anni ’70 (Syd Barrett, Robert Wyatt, Beach Boys) vengono dissolti nell’alt/folk più contemporaneo sulla scia di Andy Shauf, Damon Albarn, Sufjan Stevens o Mac DeMarco.

 

Anton Sconosciuto - Coat

To Make Room”, comporre per creare luoghi mentali, è l’album d’esordio del batterista e compositore Anton Sconosciuto, un lavoro in cui l’indie rock più sbilenco incontra il synth pop più malinconico e in cui ogni canzone si pone come una diversa stanza di una casa immaginaria.

Le stanze di questo disco sono concretamente quelle dove è nato: ogni canzone è stata composta e registrata in una città diversa (Siena, Roma, Pisa, Bologna, Amsterdam e Utrecht), in una determinata stanza e spesso ispirandosi ad essa. L’ispirazione di questi vari luoghi domestici lo ha portato a elaborare pensieri prima difficili da districare, come se la composizione gli permettesse di costruire qualcosa che altrimenti sarebbe difficile da mettere a fuoco. A completare il processo di autoanalisi si aggiungono poi dei testi in inglese, che rimandano al suo paese di origine ed alla sua infanzia a Londra, con cui Anton si interroga sulla natura dei rapporti umani nelle sue varie forme.

Il risultato è una sorta di bedroom pop che, di tanto in tanto, esce dalla propria comfort zone per darsi al couchsurfing e aprirsi a influenze da jazz e elettronica. Da una parte la sicurezza dell’intimità di un concetto di casa che travalica le distanze e dall’altra la necessità di evasione di un’eterna migrazione tra nostalgia e esplorazione.

Anton Sconosciuto - To Meet You

Anton, attivo principalmente come batterista per vari progetti, in questo caso ci apre completamente le porte del suo mondo scrivendo e componendo l’intero disco oltre che suonandone in prima persona una buona parte. Sicuramente la sua natura da batterista è riscontrabile in un approccio atipico alla composizione: Anton parte dalla ritmica più percussiva applicandola alla chitarra per poi arrivare alla melodia cantandola.

Il disco esce per Coypu Records che ne stamperà un’edizione limitata in CD e tape. La neonata PLUMA dischi (sottosezione di Irma Records) ne seguirà le edizioni e la distribuzione digitale. La registrazione del disco è stata possibile anche grazie al premio vinto al Rock Contest di Controradio (edizione 2021). Il disco verrà poi portato live in una formazione a cinque in collaborazione con Hangar Booking.

 

Anton Sconosciuto - Day of Sun (Rooftop Live Session)

 

Anton Sconosciuto è un batterista e compositore nato a Londra ma vissuto dall’infanzia a Siena. Dopo aver iniziato a suonare e cantare all’età di 8 anni, dall’età di 15 anni collabora a vari progetti con base a Siena e a Roma, dove si è trasferito dal 2021. Attualmente è attivo come batterista ed arrangiatore con KOKO MOON, Adult Matters, Orelle, Vera di Lecce e Kostja mentre è anche autore in Oga Magoga e SpinnstDu?.

La sua musica insegue le sue passioni che partendo dai grandi classici anni 70’ si perdono nel alt-folk / indie rock alla Mac DeMarco per contaminarsi infine con Jazz e musica elettronica. Vincitore del Primo Premio della 33a edizione (nel dicembre del 2021) del Rock Contest di Controradio, è stato inserito nei 100 nomi della musica italiana del 2021 da Rockit.it.

“To make Room” è il nostro Disco della settimana.

Tracklist:

  1. Live In Your Eyes
  2. Unsinn
  3. Pink Bathroom
  4. Coat
  5. To Meet You
  6. Day Of Sun
  7. What’s Your Name?
  8. Can’t Seem To Belong
  9. Tides
  10. Keep Me In Your Brain

 

Tutte le voci e gli strumenti sono stati registrati da Anton Sconosciuto presso le abitazioni dei rispettivi musicisti, ad eccezione della batteria registrata da Damiano Magliozzi al Gorilla Punch di Siena e di alcune voci, chitarre acustiche, violoncello e percussioni aggiuntive registrate da Alessandro Mazzieri allo Splinter Studio di Utrecht (NL). Mix di Alessandro Mazzieri presso lo Splinter Studio, Utrecht (NL). Trasferimento su nastro e masterizzazione a cura di Andrea Ruscitto presso lo Studio Miriam, Roma. Foto e artwork di Agnese Zingaretti.

Anton Sconosciuto: batteria, voce, percussioni, chitarra acustica, synth, arrangiamenti. Vittoria Dato: voce. Andrea Bambini: Sintetizzatore. Konstantin Gukov: Chitarra elettrica. Giovanni Miatto: Basso elettrico. Dominika Kaczmarczyk: Violoncello.

Easy Star All-Stars, “Ziggy Stardub. Disco della settimana.

Specializzati nella rilettura “in levare” di grandi dischi della storia del rock, gli Easy Star All-Stars celebrano questa volta “Ziggy Stardust”, il classico album glam di David Bowie, in compagnia di Macy Gray, Steel Pulse, Fishbone, Vernon Reid dei Living Colour e molti altri.

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Il tributo al famoso album di Bowie degli Easy Star All-Stars nasce dalla voglia di dare il giusto riconoscimento ad uno dei dischi più importanti degli ultimi 50 anni, come già successo con le rendition di ‘Dark Side of the Moon’ dei Pink Floyd e ‘Ok Computer’ dei Radiohead. Il disco è stato prodotto da Michael Goldwasser, presente anche come musicista, e vi ha preso parte una schiera di guest unica che comprende Macy Gray, Steel Pulse, Fishbone, Alex Lifeson (Rush), Vernon Reid (Living Colour), The Skints, Mortimer, The Expanders, Samory I e Naomi Cowan, oltre al singer Maxi Priest presente sul primo singolo ‘Starman’.
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Mescolando versatilità musicale, bravura tecnica, meravigliose armonie vocali e una sezione ritmica di prim’ordine, gli Easy Star All-Stars si sono affermati a livello internazionale come una delle migliori band reggae sulla scena. In più di venti anni di carriera, gli Easy Star All-Stars hanno visitato oltre 30 paesi unendo fan di reggae, classic rock, dub e indie in una grande famiglia.

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Formati nel 1997 da Michael Goldwasser, Eric Smith, Lem Oppenheimer e Remy Gerstein musicisti e produttori gravitanti attorno alla newyorkese “Easy Star Records“, oltre al noto tributo ai Pink Floyd ‘Dub Side of the Moon’ del 2003, gli Easy Star hanno rielaborato la musica di ‘OK Computer’ dei Radiohead su ‘Radiodread’ del 2006, dei Beatles con ‘Lonely Hearts Dub Band’ del 2009 e ‘Thriller’ di Michael Jackson con ‘Thrillah’ del 2012. La band ha anche pubblicato gli album originali ‘Until That Day EP’ nel 2008 e ‘First Light’ nel 2011.

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Easy Star All-Stars – ‘Ziggy Stardub’ è il nostro “Disco della settimana“.

Tracklist:

1. Five Years (ft. Steel Pulse)
2. Soul Love (ft. Mortimer)
3. Moonage Daydream (ft. Naomi Cowan)
4. Starman (ft. Maxi Priest)
5. It Ain’t Easy (ft. Samory I)
6. Lady Stardust (ft. SunDub)
7. Star (ft. Carlton Livingston)
8. Hang On To Yourself (ft. Fishbone and JonnyGo Figure)
9. Ziggy Stardust (ft. The Skints)
10. Suffragette City (ft. The Expanders)
11. Rock ‘n’ Roll Suicide (ft. Macy Gray)
12. Five Years Dub
13. Moonage Daydream Dub
14. Lady Stardust Dub
15. All The Young Dudes (ft. Kirsty Rock)

Sick Tamburo, “Non credere a nessuno”. Disco della settimana.

“Non credere a nessuno” è il nuovo disco dei Sick Tamburo, il sesto album di inediti della formazione. Eredi dell’esperienza Prozac+ i Sick Tamburo si sono imposti tra i principali riferimenti del panorama alternativo italiano.

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Eredi dell’esperienza Prozac+, in oltre dieci anni di storia musicale i Sick Tamburo si sono imposti tra i principali riferimenti del panorama alternativo italiano, rappresentando un’espressione unica in grado di coniugare la sensibilità e la poetica della scrittura di Accusani e le sonorità incalzanti dell’alternative rock.

Il nuovo lavoro discografico della band racconta con maturità e consapevolezza diverse esperienze di vita, alternando momenti spensierati ad altri più intimi e malinconici. A fare da filo conduttore fra le 10 tracce del disco ci sono le melodie e i ritornelli che si sviluppano sapientemente fra chitarre distorte, synth sequencer e sezioni ritmiche più distese. L’album è stato anticipato dal singolo “Per sempre con me” con la partecipazione di Roberta Sammarelli dei Verdena.
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Accompagnato dall’artwork di copertina realizzato dal fumettista e illustratore Alessandro Baronciani, il disco è una sorta di viaggio tra le tappe, per molti obbligate, della vita. L’abbandono, la perdita, la consapevolezza del sé, il bisogno, l’aiuto, le deviazioni e il commiato, quello con la C maiuscola, quello dalla vita.

Musicalmente il disco è un intreccio tra diverse sonorità tipiche dell’alternative rock, da quelle più estreme a quelle più morbide: chitarre che si fondono con qualche episodio di elettronica, farcite sempre da quell’elemento che per i Sick Tamburo è inconfondibile, la melodia.

Registrato, mixato e prodotto da Gian Maria Accusani al GM STUDIO 24, a parte “Per sempre con me”, prodotto e mixato da da Gian Maria Accusani e Christian Noochie Rigano e “Suono libero”, mixato da Gian Maria Accusani e Alessandro Sportelli all’Ale Sportelli Recording Studio.

Ad accompagnare l’uscita del nuovo album anche un tour di presentazione nei club che dalla fine di aprile porterà i Sick Tamburo sui palchi di tutta Italia.

“Non credere a nessuno” dei Sick Tamburo è il nostro “Disco della Settimana

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SICK TAMBURO – BIOGRAFIA

I Sick Tamburo nascono da un’idea di Elisabetta Imelio (scomparsa nel febbraio del 2020) e Gian Maria Accusani, già precedentemente uniti nell’avventura Prozac+. Elisabetta e Gian Maria scelgono il nome Sick Tamburo, inizialmente pensato per il progetto di percussioni noise di Gian Maria ora conosciuto come Hardcore Tamburo.

I Sick Tamburo iniziano pubblicando su MySpace alcuni brani (Intossicata, Finché tu sei qua, Topoallucinazione e Quel paese) e su YouTube il video di Tocca 24/7 dove appaiono con maschere bianche per celare i volti. Decidono di avvalersi di nicknames: Gian Maria sceglie Mr Man, mentre Elisabetta opta per Boom Girl. Vengono tuttavia riconosciuti ed abbandonano le maschere decidendo però di utilizzare dei passamontagna per motivi estetici. Si affidano fin da subito a La Tempesta Dischi, collettivo d’artisti indipendente capitanato da Tre allegri ragazzi morti, anch’essi pordenonesi.

Il 10 aprile del 2009 viene pubblicato il primo album dei Sick Tamburo, dal titolo omonimo e contenente dodici pezzi, per una durata totale di circa 39 minuti. I brani, scritti e composti da Gian Maria, hanno ritmi ripetitivi accompagnati da testi minimalisti. La grafica è di Alessandro Baronciani. Il 20 aprile 2009 esce il primo singolo ufficiale Il mio cane con tre zampe e inizia la collaborazione con Stefano Poletti che cura la regia anche dei loro successivi videoclip. Vengono premiati al Meeting delle Etichette Indipendenti (MEI) nella sua classifica indipendente. Iniziano un tour dal vivo anche in festival tra cui La Tempesta sotto le stelle, il Rivolution Fest e la Festa di Radio Onda d’Urto. Nel novembre del 2009 esce il secondo singolo Parlami per sempre, girato a Parma nella discarica della carta.

Nell’ottobre del 2011 il singolo “E so che sai che un giorno” preannuncia l’uscita del secondo album “A.I.U.T.O.” che esce il 4 novembre 2011. I suoi temi sono riassunti nell’acronimo “Altamente Irritanti Umani Tecniche Ossessive”. L’album contiene 12 brani per una durata di circa 42 minuti, la grafica è di Jacopo Lietti per Legno. L’”A.I.U.T.O. Tour”, iniziato da Milano il 25 novembre, porta la band in giro per tutta l’Italia.

Il 28 aprile 2014 esce in anteprima il video della canzone “Il fiore per te” che anticipa l’album annunciato “Senza vergogna”; nel video e nella canzone fa apparizione Davide Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti, autore anche della copertina dell’album. “Senza vergogna” esce il 3 giugno del 2014, contiene dieci tracce e dura circa 36 minuti. Le dieci canzoni girano attorno a manie, stranezze e fissazioni che accadono quotidianamente a tutti noi. Cose che ci hanno insegnato a tenere nascoste, cose che però sono parte di noi e di cui quindi non si deve provare vergogna.

Nel 2017 esce “Un giorno nuovo”, il quarto disco dei Sick Tamburo, per La Tempesta Dischi. Prodotto da Gian Maria Accusani nel suo studio per Discgust Music Production, contiene nove tracce originali e prosegue il discorso musicale intrapreso dalla band nel 2007 portandolo ad un nuovo livello grazie al rinnovato intreccio di chitarre elettriche e sintetizzatori, ritmi incalzanti e melodie wave.

L’album è stato anticipato dalla title-track ‘Un giorno nuovo’. La canzone ‘Meno male’ che ci sei tu vede la partecipazione speciale di Motta (primo fan dei Sick Tamburo) alla voce e alla darabouka.

Del brano La fine della chemio, contenuto nell’album “Un giorno nuovo”, è uscita una versione con ospiti le migliori voci della musica italiana: Jovanotti, Tre Allegri Ragazzi Morti, Manuel Agnelli, Samuel, Elisa, Meg, Lo Stato Sociale, Pierpaolo Capovilla e Prozac+. Gli artisti, infatti, hanno interpretato il brano insieme a Elisabetta Imelio e Gian Maria Accusani ex membri dei Prozac+ e tuttora parte dei Sick Tamburo, per un progetto charity, i cui proventi sono stati poi devoluti in parte all’A.N.D.O.S. di Pordenone, associazione donne operate al seno, un gruppo di volontarie molto attive sul campo; in parte alla squadra di canoa “Donne in Rosa Lago Burida”, donne operate che attraverso lo sport divulgano il loro motto: “Insieme si vince sempre”.

Esce il 5 aprile 2019 “Paura e l’amore”, il nuovo disco di inediti pubblicato da La Tempesta dischi, seguito da un lungo tour di presentazione.

Dal 2020 la formazione annuncia il progetto “Back to the roots” che culmina nell’album “Back to the roots (Forse è l’amore)” pubblicato nel 2022, che reinterpreta in chiave punk melodica i brani più significativi della produzione dei Sick Tamburo. L’album è stato seguito da un lungo tour durato tutto il 2022.

Nel 2023 i Sick Tamburo escono con il nuovo album di inediti, il sesto della discografia, in uscita in primavera per La Tempesta Dischi e anticipato dal singolo “Per sempre con me” che vede la partecipazione di Roberta Sammarelli dei Verdena.

Baustelle, “Elvis”. Disco della settimana.

E’ “Elvis” l’attesissimo nuovo album dei Baustelle. Il lavoro marca per l’iconica band il riappropriarsi nello spirito e nella forma di un’essenza classicamente “rock”.

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La formazione composta da Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi torna con un disco che tocca territori per loro mai esplorati prima, portandoli in una matrice americana fatta di strutture blues, soul, rock and roll, boogie.

“Elvis” è il nono album in studio dei Baustelle e giunge a distanza di cinque anni dall’ultimo disco del progetto discografico “L’amore e la violenza”, fatto di due dischi molto cerebrali che hanno segnato il punto massimo di espansione verso una direzione di pop stratificato, iper-arrangiato e barocco.

A proposito dell’atteso ritorno della band, i Baustelle affermano: “Ci siamo detti che l’unico modo per tornare era quello di tornare in una forma sincera, diretta, vera, tornare come se dovessimo ricominciare da capo. Tornare alle origini, al suonare in sala prove. Tornare persone che suonano insieme. E così è stato: Elvis è una rifondazione”.

Trattandosi di un ritorno avente come cifra stilistica una forte matrice rock and roll, il disco non poteva che intitolarsi “Elvis”, un tributo all’uomo che ha commercializzato questo genere musicale e al contempo la metafora perfetta per rappresentare la caduta dell’uomo. In questo nuovo progetto si intrecciano ritratti di un’umanità rappresentata in tutti le sue sfaccettature, realizzati con la solite dose di spiazzante verità.

Nel nuovo album “Elvis” sonorità inesplorate si mischiano sapientemente alla sensibilità costitutiva della band e il risultato è una forma di glam rock tipicamente baustelliana, un film impossibile coi Rolling Stones e Lou Reed che dal 1973 che si ritrovano – per niente perduti e ancora giovani – catapultati nel mondo ipercinetico e mutevole di oggi.

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Per un ritorno in grande stile fatto di esplorazione di nuove sonorità, i Baustelle hanno coinvolto in questo viaggio Gian Luca Fracassi, art director che ha sapientemente ridisegnato l’estetica Baustelle, fatta di raffinatezza, contemporaneità e minimalismo, senza mai abbandonare quello sguardo al passato che da sempre definisce la band. La copertina, realizzata dal fotografo di moda Marco Cella con la direzione artistica di Gian Luca Fracassi, è uno scatto iconico e minimalista che raffigura Francesco Bianconi.

Molte delle canzoni che compongono l’album sono scaturite da sessioni di scrittura collettive, a cui hanno partecipato Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini, ma anche da jam session ambientate in studio con musicisti nuovi, veri esperti capaci di maneggiare la materia del rock and roll, ossia Alberto Bazzoli (piano e hammond), Lorenzo Fornabaio (chitarra elettrica e acustica), Julie Ant (batteria e percussioni) e Milo Scaglioni (basso e chitarra).

Con la direzione artistica di Francesco Bianconi, “Elvis” è disponibile in formato CD, vinile oro in edizione limitata e numerata, vinile bianco in edizione limitata e numerata, vinile nero e in CD Maxi formato, contenente un boolket di 28 pagine e 4 cartoline con le cover alternative dell’album.

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Queste le dieci tracce che compongono “Elvis”:

1. Andiamo ai rave

2. Contro il mondo

3. La nostra vita

4. Milano è la metafora dell’amore

5. Jackie

6. Los Angeles

7. Betabloccanti cimiteriali blues

8. Gran Brianza Lapdance Asso di cuori Stripping Club

9. Il Regno dei cieli

10. Cuore

L’album si apre con “Andiamo ai rave”, una presa di posizione netta sulla cultura del divertimento e dello sballo a tutti i costi, arricchita da un arrangiamento a metà fra Ziggy Stardust e Lou Reed, col piano lussurioso, il coro gospel e gli stop and go. La tracklist prosegue con “Contro il mondo”, brano che può essere considerato l’anello di congiunzione con le sonorità dei dischi precedenti: il brano racconta con spiazzante verità una storia d’amore finita male, un giallo in cui si scopre che l’assassino è (anche) il narratore. Da una storia d’amore conclusa si passa ad una canzone dalla grande forza positiva nonostante l’apparenza possa celare dell’amarezza, in cui l’amore è sinonimo di resistenza, ossia “La nostra vita”. L’album continua con “Milano è la metafora dell’amore”, una fotografia nitida dell’hinterland milanese: la metropoli di Milano, la sua frenesia e la fauna che la abita viene catartizzata dal linguaggio poetico che unisce pregiudizi e verità in una descrizione sensoriale, tangibile e cinematografica. Da Milano come metafora dell’amore si passa a Milano come teatro di una storia vera, quella narrata in “Jackie”, una splendida esistenza noncurante capace di essere al contempo dentro e fuori dal contesto in cui si trova. “Los Angeles” è la storia di una ragazza, è l’archetipo dell’eterno sogno di scappare in cerca di qualcosa di migliore. La tracklist prosegue con “Betabloccanti cimiteriali blues”, una folle esplosione di rock and roll, scritto a quattro mani da Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi. “Gran Brianza Lapdance Asso di cuori Stripping Club” è il ritratto di una caduta, quella di un uomo che si innamora di una ballerina dell’est in un locale di spogliarelli e musicalmente è la quintessenza del disco: ci sono sprazzi di Dylan, degli Stones e dei T-Rex, non mancano le chitarre sporche, la sezione fiati e il coro gospel. Il viaggio musicale dei Baustelle prosegue con “Il Regno dei cieli”, un vero e proprio flusso di coscienza personale in cui fanno un cameo alcuni amici sul finale. L’album si conclude con “Cuore”, l’intensa storia della riconciliazione fra l’adulto e il suo sé bambino che avviene sì, ma troppo tardi, pochi secondi prima che il protagonista-narratore si schianti sull’asfalto.

Dopo l’annuncio del sold out del tour primaverile nei più prestigiosi club italiani, i Baustelle si preparano a proseguire il loro viaggio musicale con “Elvis tour”, a cui si aggiungono sette imperdibili nuovi live prodotti e organizzati da Vivo Concerti, che vedranno l’iconica formazione ospite dei principali festival nell’estate 2023.

Questi i nuovi appuntamenti annunciati che si aggiungono alle date di “Elvis tour”: il 2 luglio per un concerto in acustico a Tarvisio (UD) in occasione del No borders music festival ai Laghi di Fusine; il 6 luglio a Genova al Goa – Boa Festival a Porto Antico; il 7 luglio ad Arezzo per Men/go music fest presso il Parco Il Prato; il 15 luglio a Ollomont (AO) per il Musicastelle Outdoor presso Conca di By; il 19 luglio a Napoli in occasione del Noisy Naples Fest presso l’Arena Flegrea; il 27 luglio ad Atri presso Piazza Duchi D’Acquaviva e infine il 30 luglio, un appuntamento in acustico a Camigliatello Silano (CS) per il Be Alternative Festival. Info e biglietti su vivoconcerti.com

Per quanto riguarda il tour tutto sold out nei club previsto in primavera, si aggiunge la data zero il 29 aprile a Nonantola al Vox Club. Il live inizialmente previsto il 3 maggio a Roma all’Atlantico Club è posticipato in una nuova venue al 15 maggio 2023 e si terrà presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Per informazioni visitare www.vivoconcerti.com

Fin dall’album di esordio “Sussidiario illustrato della giovinezza”, per arrivare all’ultimo disco, “L’amore e la violenza, vol.2”, passando per i grandi classici come “Charlie fa surf”, i Baustelle si sono distinti nel panorama musicale italiano per aver raccontato la contemporaneità con un linguaggio rivoluzionario, diretto, profondo e con sonorità volutamente vintage, dando inizio ad una vera e propria tendenza.

A Certain Ratio, “1982”. Disco della settimana.

A Certain Ratio, pionieri di un suono che traghettò il post punk verso il funk, hanno pubblicato il loro attesissimo nuovo album in studio, 1982, su vinile, CD e in digitale via Mute/ Rough Trade.

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Il disco è stato anticipato dai singoli “Holy Smoke”, “SAMO” (attualmente nella playlist BBC 6Music), “Afro Dizzy” (che ha trascorso quattro settimane nella playlist BBC 6Music) e “Waiting on a Train”. Dopo la sua uscita, la band celebrerà il lancio con una serie di “domande e risposte” presso negozi di dischi indipendenti prima di intraprendere un tour nel Regno Unito ad aprile.

Alla realizzazione del disco partecipano due nuove voci: la presenza carismatica del rapper mancuniano Chunky (in “Waiting on a Train”) e uno dei musicisti neo-soul di Manchester in più rapida ascesa Ellen Beth Abdi che ha collaborato all’intero album ed è già centrale nel processo di scrittura e registrazione.

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Da quando sono emersi dai luoghi sacri della scena punk della fine degli anni ’70, gli A Certain Ratio si sono mossi con gioioso disprezzo per i confini di stili e generi ibridando svariate influenze, filtrando attraverso il loro obiettivo mancuniano tipicamente “dance” l’elettronica sperimentale e il funk d’annata. La band ha infatti un ruolo “seminale” per quello che, qualche decennio più tardi, fu identificato come il movimento “Madcester” (quello che girava attorno agli Happy Mondays ed al club “The Hacienda”). Anche per gli standard della band, tuttavia, il loro ultimo album in studio 1982 è particolarmente variegato. Spara in ogni direzione: afrobeat, jazz strumentale, fusion, electro cosmica.

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Il disco è stato registrato con grande divertimento collettivo, dal nucleo degli ACR (Jez Kerr, Martin Moscrop e Donald Johnson), insieme a Tony Quigley, Matthew Steele ed Ellen Beth Abdi: Il titolo dell’album, 1982, è invece una sorta di scherzo, un inganno che manda sulla falsa pista della nostaglia.

1982, degi A Certain Ratio, è il nostro Disco della settimana.

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Isolde Lasoen, “Oh Dear”. Disco della settimana.

Talentuosa batterista e polistrumentista belga di formazione jazz, Isolde Lasoen si muove tra atmosfere cinematiche, french pop, psichedelia, pop orchestrale ed elettronica in coordinate che incrociano Stereolab, Serge Gainsbourg, John Barry o Goldfrapp.

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Isolde Lasoen non è solo la batterista dei Dan, ma anche una musicista versatile, cantante e personaggio televisivo. La sua carriera solista decolla quando, dopo un primo album qualche anno prima, nel 2021 la sua interpretazione del successo cult degli Aphrodite’s Child “The Four Horsemen” diventa un successo europeo.
Per questo “Oh Dear”, album bello e profondo concepito come una colonna sonora, decide di incorporare tutte le sue influenze, dalla sua educazione come batterista jazz alle colonne sonore vintage, dalla psichedelia al rock progressivo, alla musica francese degli anni ’70, avvolgendo tutto con orchestrazioni ricche ed elaborate
“Questo disco è il mio stile. Ogni canzone ha il suo piccolo mondo”, dice. Le canzoni hanno l’atmosfera cinematografica di Henry Mancini o del primo John Barry ed evocano l’oscuro pop barocco di David Axelrod, ma non nascondono un approccio più contemporaneo, come quello di Alison Goldfrapp, Air, Stereolab o Sebastien Tellier.

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Nel disco sono presenti anche dei brani a due voci (in piena tradizione con il pop francofono): la prima con l’artista di culto francese Bertrand Burgalat, l’altra in cui, assieme a DAAN (frontman della sua band originaria) evocano lo spirito di Gainsbourg, mentre altri brani restano gemme strumentali.

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Isolde ha scritto, composto e disegnato “Oh Dear” tutto da sola. Ha costruito ogni canzone a partire dalla batteria (strumento del quale Isolde è anche insegnante), dal vibrafono e dalle linee vocali concepite come parti strumentali, poi, assieme al produttore Tobie Speleman ha lavorato a limare il suono della batteria (asse portante del disco), mentre Wietse Meys ha scritto gli arrangiamenti per archi e fiati assieme ad uno stuolo di talentuosi musicisti.


In tempi così cupi “Oh Dear” può essere una piccola oasi di bellezza in cui rifugiarsi, ed è il nostro “Disco della settimana”.
Tracklist:
1. Oh Dear
2. Douce Mélancolie (& Bertrand Burgalat)
3. Capricorn Avenue
4. Lune Noire
5. Something French
6. Bed & Breakfast
7. Batterie (feat. DAAN)
8. Tigra
9. Ghosting
10. Muse Au MuséeYouTube video player
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