Fenysia, scuola di Linguaggi della Cultura

?Firenze, presentata oggi in sala d’arme di Palazzo Vecchio Fenysia – Scuola di Linguaggi della Cultura.

Fenysia parte da un’idea molto semplice: per scrivere si deve prima saper leggere, capire la ricchezza e la profondità di un testo, esercitarsi nella comparazione di linguaggi diversi, come passo necessario verso la scoperta della propria lingua e dunque della propria scrittura.

Alla Scuola Fenysia prima si studia molto e poi si scrive.

L’obiettivo della Scuola Fenysia è la cura delle parole, una sorta di bottega artigiana, dove si pratica la conoscenza dei diversi linguaggi della scrittura dei grandi autori del passato e del presente.

La scuola nasce dall’idea di Alba Donati, poetessa e presidente del Gabinetto Vieusseux, e verrà diretta insieme a Pierpaolo Orlando, Fenysia è la prima scuola di linguaggi dedicata alla cultura.

Oltre ai corsi Fenysia intende proporsi come polo culturale con incontri aperti al pubblico, in particolare sui temi della scrittura e del linguaggio. “Firenze si arricchisce di un altro luogo di cultura, un luogo dedicato alla scrittura e alla lettura pensato soprattutto per le nuove generazioni” commenta il sindaco di Firenze Dario Nardella.

“Mi piace pensare, in un tempo frenetico scandito dalle notifiche degli smartphone, che è ancora possibile sedersi a sfogliare pagine di carta e a imparare a scrivere pensieri più lunghi di un post sui social. Grazie ad Alba Donati, che da oggi affianca alla guida del Gabinetto Vieusseux questa nuova iniziativa: con lei e con gli insegnanti e i maestri che ha coinvolto Firenze sarà sicuramente più ricca”.

Gimmy Tranquillo ha intervistato Alba Donati:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2018/01/180129_07_FENISIA_DONATI.mp3?_=1

David Hockney al cinema Odeon di Firenze

Martedì 30 (ore 21.00) e mercoledì 31 gennaio  (ore 18.45)  la vita e le opere di uno dei più importanti protagonisti dell’arte contemporanea. Al cinema Odeon di Firenze

Il film documentario racconta le due grandi mostre dedicate all’artista britannico David Hockney negli ultimi cinque anni dalla Royal Academy of Arts di Londra. Membro della Royal Academy dal 1991, David Hockney – uno degli artisti più famosi al mondo – ha un rapporto unico con l’istituzione, per i cui spazi realizza le due mostre ad hoc, trasformandole in due eventi spettacolari. Le sue esposizioni a Londra, Parigi, New York attraggono sempre un numero altissimo di visitatori e ora gli spettatori avranno modo di conoscere anche su grande schermo uno dei maestri del 21° secolo, l’artefice di opere iconiche come “A Bigger Splash” e “A Closer Grand Canyon”, ascoltando l’intervista all’artista a cura di Tim Marlow, Direttore Artistico della Royal Academy of Arts. Hockney avrà modo di raccontare il suo primo viaggio all’estero, in Egitto nel 1963, il dolore per la morte dell’amico Jonathan Silver e le tecniche innovative che sta abbracciando in questi anni, come disegni e video realizzati con l’iPad. Ad arricchire il percorso anche i pareri dei critici d’arte Martin Gayford e Jonathan Jones, e quelli di Edith Devaney (Senior Contemporary Curator della Royal Academy of Arts) che posò due volte per l’artista.

Tra i più noti ed affermati artisti contemporanei, Hockney diviene uno dei principali esponenti della Pop art anglosassone dall’inizio degli anni sessanta. Viaggia spesso per gli Stati Uniti, si trasferisce poi stabilmente in California. Fa dell’elemento figurativo il cardine della propria produzione artistica, che non si limita alla pittura. È infatti incisore, disegnatore e ritrattista, nonché fotografo ed autore di alcuni collage fotografici realizzati con le Polaroid.
Hockney è anche scenografo. Negli anni settanta realizza le scenografie de La carriera di un libertino per il Glyndebourne Festival Opera del 1974, e de Il flauto magico al Metropolitan Opera di New York nel 1978. Nel 1994 disegna i costumi della Turandot messa in scena alla San Francisco Opera.

Antonio Natali parlerà del libro “Firenze 1517. L’apocalisse e i Pittori”

Al via la seconda parte del ciclo di incontri “Il Silenzio delle Opere. Letture Di Pensieri”: martedì 30 gennaio, alle ore 17.30, al Centro Arte e Cultura dell’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze, Antonio Natali parlerà di “Firenze 1517. L’Apocalisse e i pittori”.

Il ciclo di incontri proseguità il 13 febbraio con Carlo Falciani e il Pontormo, manierismo, eresia: un’equazione di oggi; il 27 febbraio sarà la volta di Tommaso Mozzati con La predica del Battista di Giovanfrancesco Rustici; il 13 marzo Claudio Pizzorusso con Herman de Vriese la religione della natura; il 27 marzo Timothy Verdon con Confessio laudis: La Pietà di Michelangelo all’Opera del Duomo; il 17 aprile Giovanni Serafini con Carlo Dolci: devoto e naturalista. Infine l’ultimo appuntamento, l’8 maggio 2018, con Sergio Givone e Verso l’infinito. Il Wanderer di Caspar David Friedrich.

Il ciclo “Il Silenzio delle Opere. Letture Di Pensieri” ha come tema centrale l’arte e il pensiero, in un’ottica di (ri)scoperta della trama sottesa a un’opera per favorire la piena comprensione di quest’ultima. Quella che lo stesso Natali indica come: “Un’urgenza storica e critica: i dipinti, che in passato erano posti sugli altari, enunciavano nozioni teologiche e raccontavano storie destinate alla devozione e all’educazione del popolo di Dio. Ignorare i messaggi che essi seguitano a proporre significa ammutolirli per sempre. Da qui la scelta di offrirne esegesi iconologiche, che ne aiutino la lettura.” Un percorso che partendo da Leonardo da Vinci si concluderà con Caspar David Friedrich e abbraccerà più secoli, dal Rinascimento fiorentino fino al contemporaneo con Herman de Vries, per un totale di undici appuntamenti presentati da nove relatori.

 

Giornata della Memoria alle Fornaci: in scena “La grande menzogna”

L’appuntamento con “La grande menzogna” è per domani , domenica 28 gennaio alle 21.15, al Centro Culturale Le Fornaci di Terranuova Bracciolini (AR), una speciale produzione KanterStrasse Teatro, scritta da Alessio Martinoli, sull’importanza della “memoria” come momento di riflessione.

Prodotto con il sostegno di Comune di Terranuova Bracciolini e Regione Toscana, per la drammaturgia Alessio Martinoli, con la collaborazione di Simone Martini e Luca Avagliano, il lavoro metterà in luce cosa ha significato per la cittadinanza tedesca il passaggio al nazionalsocialismo, ovvero l’avvento al potere del partito nazista, con il cambiamento nelle libertà principali, passando per la censura e il sospetto. Altra tematica sarà quella del contenuto dei discorsi di Adolf Hitler alla nazione tedesca, la sua potenza comunicativa, la tecnica comunicativa e la sua presa sulla popolazione. La rappresentazione, inoltre, si interrogherà sull’importanza della “memoria”, come momento di riflessione, comprensione e monito nei confronti del futuro.

Sul palco Luca Avagliano, Roberto Caccavo, Simone Martini, Alessio Martinoli, Lorella Serni e gli allievi del laboratorio teatrale delle Fornaci Ks Lab: Antonella Alfieri, Leonardo Bacci, Daniela Belardini, Marta Bonfanti, Francesco Brogi, Giulia Cappellini, Claudia, Carusi Giorgio Cigolini, Riccardo Corazzesi, Filomena D’Ambrosa, Maria, Cristina Finischi, Chiara Francioni, Catia Galletti, Alessandro Gambassi, Donatella Gioli, Veronica Gruwer, Azzurra Magherini, Caterina Masini, Luisa Masini, Francesca Mori, Andrea Peggion, Nicoletta Sordi, Lucia Veronese.

Lo spettacolo sarà replicato lunedì 29 gennaio alle 11.00 per le classi di III media dell’Istituto Comprensivo di Terranuova Bracciolini. L’ingresso è libero.

KanterStrasse Teatro è una compagnia teatrale con base nel Valdarno Superiore. Oltre ai propri spettacoli si occupa di progettazione culturale e programmazione. Segue con attenzione la scena contemporanea, la nuova drammaturgia, l’arte visiva e performativa. Realizza progetti di educazione alla visione, formazione del pubblico intorno all’idea di teatro come comunità attiva e organizza laboratori teatrali sia per adulti che per bambini.

 

Stagione Concertistica degli Amici della Musica, Lorenza Borrani, Alec Frank Gemmil e Alexander Lonquich.

Sabato 27 gennaio alle 16.00, al Teatro della Pergola per la Stagione Concertistica degli Amici della Musica per la prima volta insieme, i tre raffinati musicisti eseguiranno il Trio in mi bemolle maggiore op. 40 di Brahms su strumenti storici: Violino Santo Serafino 1745, corno Wienerhorn e pianoforte Bechstein del 1870.

Dalla combinazione degli strumenti coinvolti, gli artisti sono giunti alla stesura di tutto il programma, inserendo la Sonata n. 2 per violino e pianoforte in re minore, op. 121 di Schumann, contemporanea dell’Adagio e Allegro in la bemolle maggiore per corno e pianoforte, op. 70, sempre di Schumann, e grande ispirazione della musica di Brahms. Spiega Lorenza Borrani: <<Questa è una prima volta, ma l’idea di incontrarci per questo particolare programma nasce dal fatto che siamo tre musicisti accomunati da una curiosità e un amore molto forte per il suono e il linguaggio degli strumenti antichi. Pur essendo tre strumentisti moderni che suonano strumenti moderni, nei nostri cammini individuali abbiamo esplorato anche le strade della ricerca e della sperimentazione filologica. Questo non ci porta certo a sentirci più vicini alla “verità” (non esiste una verità in musica) ma ad avere forse maturato un gusto e un’idea simili nei confronti di queste partiture. E soprattutto, la convinzione che con la modernizzazione degli strumenti il suono non sia, come spesso si sente ancora dire, “migliorato” ma sia piuttosto “cambiato”, adattandosi alle sale in cui i concerti vengono proposti (sempre meno i salotti delle ville) e che siano le nostre orecchie di ascoltatori a essersi abituate troppo (anche a causa delle registrazioni) a un certo colore fino a farlo definire da molti “migliore” di quello antico. Noi crediamo che valga la pena riscoprire certi colori e bellezze diverse perché c’è solo da guadagnare ampliando la tavolozza delle sfumature possibili>>.

Lorenza Borrani si esibisce in veste di primo violino, direttore, solista e camerista nelle sale e nelle stagioni più importanti del mondo. Nel 2008 è stata nominata solista della Chamber Orchestra of Europe (Abbado, Harnoncourt, Haitink). Formatasi alla Scuola di Musica di Fiesole con Alina Company, Piero Farulli, Zinaida Gilels e Pavel Vernikov, si è perfezionata alla Universität für Musik und Darstellende Kunst di Graz con Boris Kushnir e in masterclass con Pier Narciso Masi, Alexander Lonquich, Mstislav Rostropovich, Ana Chumachenko, Maya Glezarova, Ilya Grubert. È stata diretta da Claudio Abbado, Trevor Pinnock, Yannick Nezet-Seguin, Bernard Haitink e ha collaborato con Isabel Faust, Pier Narciso Masi, Andrea Lucchesini, Andras Schiff, Pierre Laurent Aimard, Tabea Zimmermann, Janine Jansen, Mario Brunello, Christan Tetzlaff, Alexander Lonquich, Lilya Zilberstein. Nel 2007 ha fondato il progetto Spira Mirabilis. Insegna violino per i corsi di base e perfezionamento della Scuola di Musica di Fiesole.

Primo Corno della Scottish Chamber Orchestra, Alec Frank-Gemmill è stato Artist in Residence al Festival di Lammermuir nel 2013 e ha debuttato nello stesso anno alla Wigmore Hall. Da allora si è esibito come solista ai festival di Spitalfields, Ryedale, Mecklenburg-Vorpommern e St. Magnus. Con la SCO ha eseguito i Concerti di Mozart sul corno naturale e di Egarr, Ligeti e Strauss con Robin Ticciati, Schumann con John Eliot Gardiner e Macmillan con Andrew Manze. Come corno ospite principale, si è spesso esibito con la Royal Concertgebouw Orchestra, la London Symphony Orchestra e la Chamber Orchestra of Europe. Grazie al contributo di Creative Scotland ha sviluppato l’interesse nelle esecuzioni storiche; appare regolarmente con gruppi che suonano strumenti d’epoca, come l’Ensemble Marsyas. Ha ricevuto un Borletti-Buitoni Fellowship e, all’inizio del 2017, ha pubblicato una registrazione con opere del XIX secolo per corno e pianoforte con Alasdair Beatson per l’etichetta BIS. È Professore di Corno alla Guildhall School of Music and Drama di Cambridge.

Alexander Lonquich ha vinto nel 1977 il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert. Da allora ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali europei. È stato diretto da Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Heinz Holliger e Sandor Vègh. Come camerista ha collaborato con Christian Tetzlaff, Nicolas Altstaedt, Joshua Bell, Heinrich Schiff, Steven Isserlis, Isabelle Faust, Carolin Widmann, Jörg Widmann, Boris Pergamenschikov, Frank Peter Zimmermann. Ha ottenuto il “Diapason d’Or”, il “Premio Abbiati” e il “Premio Edison”. Come direttore-solista collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova e ha lavorato con l’Orchestra della Radio di Francoforte, Royal Philharmonic Orchestra, Deutsche Kammerphilarmonie, Camerata Salzburg, Mahler Chamber Orchestra, Orchestre des Champs Elysées e Filarmonica della Scala. Ha inciso per EMI e ECM. Tiene regolarmente masterclass in Europa, USA e Australia. Dal 2014 è Direttore Principale dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza. Nella stagione 2015/16 è stato Artist in Residence presso la NDR Elbphilharmonie Orchester.

Biglietti da 14 a 25 euro. Info su www.amicimusicafirenze.it

Zio Vanja nell’emergenza sociale dell’oggi con Marchioni alla Pergola

Vinicio Marchioni dirige e interpreta con Francesco Montanari Uno zio Vanja di Čechov nell’adattamento di Letizia Russo. In prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze dal 26 gennaio al 4 febbraio. Con Milena Mancini, Lorenzo Gioielli, Nina Torresi, Andrea Caimmi, Alessandra Costanzo, Nina Raia.

Rileggendo il testo, Marchioni ha trovato che la vecchia piantagione piena di debiti al centro del dramma ricordasse la crisi del nostro Paese, la nostra mancanza di fiducia e speranza. In questa nuova versione di Zio Vanja, i protagonisti ereditano un teatro di provincia, in uno dei luoghi fortemente colpiti dagli ultimi terremoti. Quelle macerie sono una metafora della nostra situazione: non per parlarne in modo negativo, ma per cercare la marcia giusta per ripartire.

In fondo è a questo che Čechov ci invita: capire quanto sia meschina l’esistenza borghese, così priva di slanci e di entusiasmi, così mediocre e vuota, per inventarsene una diversa. E uscire dalla gabbia che ci siamo fabbricati per diventare uomini migliori. Le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Milena Mancini e Concetta Iannelli, le musiche di Pino Marino, le luci di Marco Palmieri. Una produzione Khora.teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.

Giovedì 1 febbraio, ore 18, Vinicio Marchioni, Francesco Montanari e la Compagnia incontrano il pubblico alla Pergola. Coordina Riccardo Ventrella. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Dopo Firenze, lo spettacolo sarà in tournée a Lanciano, Teramo, Sulmona, Chieti, Roma e Bologna. Le repliche fiorentine sono inserite nell’abbonamento Il Teatro? #Bellastoria ideato e promosso dalla Fondazione Cr Firenze per creare nuovo pubblico fra i giovani fra i 14 e 19 anni.

Si vive, semplicemente (o ci si avvicina alla morte giorno dopo giorno), e nel vivere si soffre, in un grigiore permanente e alienante. “Volevo solo dire alla gente – affermò Čechov – in tutta onestà: guardate, guardate come vivete male, in che maniera noiosa”. È il 26 ottobre del 1899 quando va in scena per la prima volta al Teatro d’arte di Mosca Zio Vanja, oggi considerato uno dei drammi più importanti dello scrittore russo.

Il suo stile, modellato sul tragicomico del quotidiano, restituisce con fascino irripetibile e struggente le complesse sfaccettature dell’esistenza umana. Lo spettacolo nell’adattamento di Letizia Russo (da un’idea di Vinicio Marchioni e Milena Mancini) in prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze dal 26 gennaio al 4 febbraio con il titolo Uno zio Vanja, fa perno su precise note di contemporaneità della scrittura čechoviana, per esaltarne la straordinaria attualità creativa, nell’assoluto rispetto delle dinamiche tra i personaggi e dei dialoghi del testo classico.

Questa riedizione di Zio Vanja vuole essere uno specchio in cui possiamo vedere riflessa la nostra incapacità (o non volontà) di essere felici. Può essere una visione sgradevole, ma gli specchi hanno un lato salutare: se quello che appare non ci piace, possiamo tentare di cambiarlo. Vinicio Marchioni dirige il lavoro e interpreta zio Vanja, con Francesco Montanari (Astrov), Milena Mancini (Elena), Lorenzo Gioielli (Serebrijakov), Nina Torresi (Sonja), Andrea Caimmi (Telegin), Alessandra Costanzo (Marija), Nina Raia (Marina). Le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Milena Mancini e Concetta Iannelli, le musiche di Pino Marino, le luci di Marco Palmieri. Una produzione Khora.teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.

Protagonista dei quattro atti originali è Ivan Petrovic Voiniskij, zio Vanja appunto, che per anni ha amministrato con scrupolo e abnegazione la tenuta della nipote Sonja versandone i redditi al cognato, il professor Serebrjakov, vedovo di sua sorella e padre di Sonja. Unica amicizia nella grigia esistenza di Vanja e di Sonja è quella del medico Astrov, amato senza speranza da Sonja. Per il resto sono tutti devoti al professore, che credono un genio. Serebrjakov si stabilisce con i due, insieme alla seconda moglie, Elena. Le illusioni sono presto distrutte: alla rivelazione che l’illustre professore è solo un mediocre sfacciatamente ingrato, zio Vanja sembra ribellarsi: in un momento d’ira arriva a sparargli, senza colpirlo. Nemmeno questo gesto estrema modifica il destino di Vanja e di Sonja, che riprendono la loro vita rassegnata e dimessa, sempre inviando le rendite della tenuta al professore tornato in città con la moglie.

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