Ven 19 Apr 2024

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Aggrediti 2 lavoratori a Prato. Per Sì Cobas è intimidazione

La questura di Prato sta indagando sulla correlazione fra l’aggressione dei due operai pachistani colpiti ieri sera mentre rincasavano e le minacce ricevute da loro stessi da parte dei datori di lavoro cinesi, titolari di una ditta a Montemurlo.


Secondo quanto emerge i due pachistani sarebbero stati più volte esortati a rinunciare alla vertenza sindacale con cui chiedevano di avere un regolare contratto di lavoro.

Intanto circa 50 lavoratori del sindacato ‘Sì Cobas’ hanno partecipato nel pomeriggio ad una manifestazione di protesta di fronte alla sede della prefettura. I manifestanti, quasi tutti stranieri, chiedevano di puntare i riflettori sull’aggressione dove i due pachistani sono stati feriti.

Due uomini sono stati aggrediti a colpi di bastone, cocci di bottiglia e coltelli ieri sera in via Montalese, mentre tornavano a casa dopo una giornata di lavoro in un’azienda a conduzione cinese di Montemurlo (Prato).

L’episodio è avvenuto intorno alle 19, in provincia di Prato. Dalle testimonianze raccolte dalla polizia, intervenuta con le volanti, gli aggressori degli operai si sarebbero dati alla fuga subito dopo. Sul posto, insieme al personale sanitario del 118 che ha prestato le cure del caso ai due stranieri, gli agenti hanno acquisito informazioni sulle ragioni dell’aggressione, sulle quali sono in corso accertamenti. Uno dei due uomini è stato giudicato guaribile in 10 giorni mentre per l’altro sono state necessarie particolari cure mediche.

Secondo il sindacato Si Cobas, al quale i due uomini sono iscritti, si sarebbe trattato di un agguato per punire i due lavoratori che sono stati protagonisti di una vertenza con la proprietà dell’azienda dove lavorano, la Ds di Xhang Xiangguo.
Il sindacato ha proclamato una giornata di sciopero all’azienda di Montemurlo e manifesterà alle 15 davanti alla Prefettura.

Secondo Potere al Popolo i due lavoratori sarebbero stati aggrediti perchè “sindacalizzati”.

“Potere al popolo non può che stare dalla loro parte – sostengono da PaP -, soprattutto in un contesto politico in cui, a causa del Decreto Salvini sulla sicurezza, vedrà la situazione aggravarsi, considerato che solo quest’anno 100.000 persone saranno gettate nella più totale clandestinità, alla mercè dei profittatori e degli speculatori di turno”. Per Pap, “quelle denunciate dai lavoratori sono condizioni tipiche di un settore ad altro sfruttamento di manodopera come il tessile, in cui il grado di sottomissione dei lavoratori all’azienda è altissimo”.


“Tutto ciò si rende possibile grazie alla condizione di vero e proprio ricatto – concludono – cui sono sottoposti molti lavoratori: la paura di non vedersi rinnovato il permesso di soggiorno, o peggio la paura di finire reclusi in qualche centro di identificazione, sono una vera e propria arma nelle mani dei padroni, che in questo modo attaccano al ribasso le condizioni di tutti i lavoratori.”

“Si tratta fuori da ogni dubbio di un gravissimo atto intimidatorio – dice Si Cobas – Adeel e Abbas sono due dei lavoratori DS che a luglio si rivolsero al sindacato denunciando una situazione di vera e propria schiavitù: turni di 12 ore al giorno, sette giorni su sette, per buste paga da fame.”

“Lì iniziava un lotta dura, passata da scioperi e denunce pubbliche, che ha portato a un primo accordo, e quindi al riconoscimento formale dei diritti fondamentali dei lavoratori: retribuzioni in linea con il contratto nazionale di lavoro tessile per 40 ore settimanali di lavoro – conclude Si-Cobas -, riconoscimento di riposo settimanale, ferie, malattie e tredicesima”.

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