Attaccato questa mattina il presidio sindacale di Sudd Cobas a Prato, in via Genova, davanti alla confezione legata all’azienda Elafilo. Alcuni imprenditori cinesi hanno smantellato con la forza i gazebo del sindacato.
Continua a crescere la tensione tra il sindacato Sudd Cobas e alcuni imprenditori cinesi impegnati in vertenze per migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche gestite da orientali. Dopo l’aggressione di due agenti della Digos davanti all’Euroingro di via Gora del Pero, oggi 20 novembre la situazione è peggiorata in via Genova, dove un gruppo di cinesi ha smantellato con la forza il gazebo del Sudd Cobas davanti alla sede di una confezione legata all’azienda Elafilo. Sindacalisti e lavoratori hanno provato a fermarli senza successo. Poco dopo i vigili del fuoco sono intervenuti per aprire il capannone, da cui è stato soccorso un uomo di 39 anni in codice giallo, con polizia e carabinieri sul posto. In una nota il Sudd Cobas denuncia: «L’alleanza degli sfruttatori ha attaccato il picchetto in via Genova, strattonando lavoratori e sindacalisti, tentando di investire un’attivista. Il presidio è stato divelto, ma la tensostruttura è ancora in piedi. Ciò conferma la strategia violenta usata da alcuni padroni per difendere il lavoro nero e lo sfruttamento». Il sindacato ricorda che dopo la regolarizzazione dei lavoratori della produzione elastici in primavera, l’azienda Elafilo ha adottato la tattica “chiudi e riapri”, lasciando operai senza lavoro e paga, con la protesta spostata a via Genova, sede del confezionamento. Il Sudd Cobas afferma che tre aziende hanno già firmato accordi con il sindacato e che le trattative proseguono con altre due, ribadendo: «Non tornerà la paura, non vincerà la violenza. Il futuro del distretto sarà lavoro dignitoso, conquistato con scioperi e partecipazione democratica». Per questo invita a partecipare domenica 30 novembre a una fiaccolata al memoriale Teresa moda, per ricordare gli operai morti nel rogo del 2013 e manifestare contro lo sfruttamento. Infine il sindacato sottolinea: «A 12 anni da quella tragedia, c’è ancora chi difende lo sfruttamento, ma oggi esiste una comunità in lotta che vuole cambiare questo sistema, reagendo agli attacchi degli sfruttatori e ricordando le vere vittime di questo brutale meccanismo».


