Regionali, il M5s si spacca sul campo largo

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    Esplode la contestazione contro i vertici del Movimento 5 stelle durante la presentazione dei candidati a Firenze e Pisa. Una parte della base contesta l’accordo fatto con il Pd in vista delle prossime elezioni regionali. Campo largo a rischio.

    Il campo largo in Toscana rischia di nascere morto. Era stato siglato un patto, un accordo in 23 punti a metà agosto, tra il Partito democratico e il Movimento 5 stelle per dare vita ad una larga coalizione, per tanti versi inedita, capace di tenere insieme tutto il centro sinistra. Da Alleanza Verdi Sinistra ai Socialisti, da +Europa a Italia Viva, dal Pd appunto, al Movimento 5 stelle. Un campo largo sperimentale e propedeutico ad una gioiosa macchina da guerra da contrapporre a Giorgia Meloni alle prossime elezioni politiche. Ma si sa, in poi politica due più due fa molto raramente quattro. E sembra proprio che – a prescindere dalle decisione dei leaders – il codice genetico del partito oggi di Giuseppe Conte non riconosca questo genere di alchimie. E così alla presentazione dei candidati di Firenze e di Pisa, la base contesta i vertici. La coordinatrice regionale del M5s Irene Galletti, per cinque anni all’opposizione in Regione, viene ora accusata di protagonismo da una parte e di aver candidato solo fedelissimi contrari all’accordo per farlo naufragare dopo il voto, dall’altra. La contestazione è stata plateale. Solo malumori fisiologici da parte degli esclusi dalle candidature? Può darsi. Ma a ben guardare a tanti quell’accordo non è andato giù. E potrebbe andar giù ancora meno un manovra elettoralistica, con il M5s che tiene un piede dentro per le elezioni per poi metterlo fuori subito dopo, a voti presi sull’onda dell’accordo. Sarebbe la peggiore politica di sempre. Mentre il M5s discute ancora, come non ci fosse stata un accordo con il Pd, di acqua pubblica (dimenticando che la Regione non ha competenze in materia) e di aeroporto di Firenze (dimenticando che ormai i giochi sono fatti). Evidentemente, ne vedremo delle belle, o delle brutte, a seconda dei gusti politici.