Pericoloso criminale cinese arrestato a Prato riesce a togliersi le manette e fuggire attraverso i corridoi della questura durante le operazioni di riconoscimento. Un’evasione da film, avvenuta ieri, dopo che la squadra mobile era riuscita ad individuare, con varie peripezie, uno dei più importanti spacciatori orientali in Italia, ossia il 38enne Jang Bobo, più volte condannato con sentenze definitive dalle autorità giudiziarie italiane per reati di droga.
Ieri aveva con sé mezzo chilo di droga sintetica – shaboo e ketamina -, alcune migliaia di euro e un passaporto di Taiwan. Portato negli uffici della squadra mobile di Prato, sebbene ammanettato, è riuscito a liberarsi delle manette e a darsi alla fuga.
“L’evasione – scrive la procura di Prato dando notizia dei fatti – è stata possibile anche in considerazione dell’inadeguatezza degli organici della pur efficiente Squadra Mobile pratese, impegnata in numerose investigazioni coordinate da quest’ufficio”.
Lo spessore criminale di Jang Bobo è spiegato dalla procura di Prato sia con l’esigenza di far conoscere “la pericolosità e l’insidiosità nell’agire dei soggetti punto di riferimento della comunità cinese nella gestione delle piazze di spaccio della toscana e milanese e l’estrema difficoltà da parte delle istituzioni di contenerne la proclività delinquere” sia per la difficoltà di tenerlo agli arresti in carcere.
Più volte condannato con sentenze divenute definitive dalle autorità giudiziarie pratesi e milanesi per reati di detenzione a fini di spaccio. Tra gli episodi, la procura di Prato che il 2 febbraio 2024, mentre era sottoposto alla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, Jang Bobo con perquisizione fu trovato in possesso di circa 20 grammi di metanfetamina, un coltello a serramanico, una pistola semiautomatica marca Amadini Sandro, modello Sentry, calibro 45, con cinque colpi in argento dello stesso calibro inseriti nell’arma, varie armi bianche (due macheti, un pugnale e quattro coltelli), una fiamma ossidrica artigianale, un trapano a manovella, due pie’ di porco di 60 centimetri e una tenaglia.
Dai suoi telefoni emergevano contatti e interlocuzioni che, riporta sempre la procura, hanno permesso di appurare come fosse punto di riferimento per la parte di comunità cinese che si dedica agli stupefacenti, nonché per la compravendita di documenti contraffatti anche di abbigliamento e di accessori di lusso verosimilmente provento di furto. Tuttavia “sebbene quest’ufficio – riferisce il procuratore Luca Tescaroli – avesse richiesto la custodia cautelare in carcere, il giudice per le indagini preliminari di Prato sottoponeva Bobo alla misura del divieto di dimora nelle province di Prato, Firenze e Pistoia”. La procura allora ha fatto appello al riesame ottenendo la riforma dell’ordinanza con applicazione da parte dello stesso Riesame della custodia cautelare in carcere, poi diventata definitiva dopo il rigetto di un ricorso della difesa in Cassazione il 3 luglio 2025.
Ieri l’indagato veniva individuato dalla polizia e tratto in arresto ma poi è scappato dalla questura togliendosi le manette.