
Finisce con una separazione consensuale, almeno sulla carta, il rapporto tribolato tra Fondazione Teatro della Toscana e il suo direttore Marco Giorgetti. Che certamente non avrebbe voluto dimettersi e alla Nazione parla di “inesattezze e falsità”. Anni di incomprensioni, tiri alla fune e bilancio in rosso, sono valsi invece come unica verità non prorogabile per il CdA, che ora dovrà accendere un riflettore sul mantenimento dello status di teatro nazionale e sulla prossima governance.
La notizia è arrivata in tarda mattinata: è stato sottoscritto presso la sede dell’Ispettorato del lavoro, l’atto di conciliazione per la risoluzione del rapporto di lavoro tra il direttore generale Marco Giorgetti e la Fondazione Teatro della Toscana. Seguirà un CdA per garantire la regolare prosecuzione delle attività”. Si chiude così, in modo meno plateale rispetto al duro faccia a faccia con il Comune di Firenze andato in scena in questo ultimo anno, il rapporto venticinquennale di Giorgetti con la Fondazione che gestisce i teatri della Pergola, Rifredi ed Era di Pontedera.
Un accordo con note di disappunto dallo stesso prossimo ex direttore, che durante il blindassimo Consiglio di Amministrazione con la Sindaca Sara Funaro, lì in veste di presidente, ha voluto si mettessero nero su bianco. Ma la valigia è già sull’uscio, come direbbero i fiorentini, un’uscita rapida con una liquidazione che dovrebbe accontentare entrambe le parte e di cui non si conoscono i dettagli.
Un ultimo atto che promette tuttavia di lasciare strascichi politici, tutti a destra, con il ministro della cultura Alessandro Giuli in prima fila, a scendere in campo per il manager, un ruolo ormai svuotato con l’assunzione a suo tempo della governance da parte di Funaro e l’entrata di Stefano Massini in qualità di direttore artistico. Zittite anche le levate di scudi dall’apposizione in Palazzo Vecchio, giudicate inopportune ingerenze da parte dell’assessore alla cultura Giovanni Bettarini. Il re è ormai nudo, tutto è da rifare, e come disse in Aprile lo stesso Massini, “ora si osa”.