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25 novembre, dalla Toscana appello “Liberate Narges Mohammadi  – Contro ogni violenza”

25 novembre

25 novembre,  “La libertà di ogni donna è la libertà di tutte, la violenza verso una di loro colpisce ciascuna ovunque essa si trovi. Nessuna donna deve essere perseguitata, arrestata, imprigionata, uccisa perché difende i diritti della sua persona e delle altre donne”.

Con queste parole inizia l’appello “Liberate Narges Mohammadi  – Contro ogni violenza” che lancia “La Toscana delle Donne” e che per primi oggi hanno firmato il Premio Nobel per la pace 2022 Oleksandra Matviichuk, il presidente Eugenio Giani, la capo di Gabinetto e ideatrice del Festival, Cristina Manetti e con loro Piera Detassis, presidente e direttore artistico dell’Accademia del cinema italiano – Premi David di Donatello, l’attrice e regista Kasia Smutniak e la regista Barbara Cupisti. Erano presenti il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo e la presidente della commissione cultura e istruzione del Consiglio regionale, Cristina Giachi.

Così si è aperto in Palazzo Strozzi Sacrati questo sabato 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

“Ritengo che sia molto bello che nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne – ha detto il presidente Giani – proprio qua, nella sala delle Esposizioni della presidenza della Regione, sia stato sottoscritto da parte del premier Nobel per la pace 2022, l’appello perché il premio Nobel per la pace 2023, in carcere in Iran perché si batte per i diritti delle donne, possa essere liberata. E’ un appello che faremo firmare a tutti, siamo partiti io e Cristina Manetti, l’ideatrice del festival La Toscana delle donne, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, e chi sta lavorando per ribadire l’importanza del rispetto dei diritti delle donne. Ciò significa farlo non solo nel nostro Paese, così stretto intorno ad un’emozione profonda come l’omicidio di Giulia, ma testimoniarlo in tutto il mondo laddove le donne sono protagoniste nella lotta per la libertà, l’indipendenza e l’emancipazione. Cristina Manetti ha organizzato trenta eventi in questi dieci giorni, tre di questi si concentrano nella giornata di oggi, ma era il modo giusto per vivere la questione della donna e del suo ruolo nella società, non solo animare quelle che sono bellissime manifestazioni nel giorno contro la violenza alla donna ed il femminicidio, ma testimoniare questa idea: che la donna nel momento in cui ha un ruolo maggiore nell’arte come nello sport, nella cultura come nell’economia, nelle istituzioni come nel sociale, arricchisce il senso di civiltà del paese in cui essa può svolgere questo ruolo”.

“Non sono affatto sorpresa che le donne supportino le donne perché le donne, a prescindere dalla loro provenienza, lottano per la libertà e la democrazia – ha detto il Premio Nobel Oleksandra Matviichuk – Il coraggio non ha sesso. Voglio esprimere la mia solidarietà nei confronti delle donne italiane nella lotta alla loro dignità e sicurezza. Il rapporto che la società ha verso le donne caratterizza la stessa società. L’autocrazia costringe la donna ad avere determinati ruoli nella famiglia e nella società, mentre nei paesi democratici la donna sceglie da sé quali ruoli svolgere nella vita e nella società. Per questo è importante che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini, ed io per questo mi dedico alla lotta per i diritti delle donne”.

“Siamo partiti dal palazzo della Regione – ha detto Cristina Manetti – per lanciare un appello per la liberazione di Narges Mohammadi, un modo per unire idealmente tante battaglie che mirano un unico obiettivo, quello di sostenere e combattere per i diritti delle donne. Abbiamo un Premio Nobel per la pace in carcere e, insieme a un altro Premio Nobel per la pace, una donna ucraina di grande coraggio, abbiamo voluto firmare questo appello e con noi volti noti che si stanno impegnando tanto per i diritti umani, donne del cinema italiano come Kasia Smutniak, Piera Detassis, la regista Barbara Cupisti. E’ una mobilitazione delle donne per le donne ma che vuole coinvolgere tutta la società. Simbolicamente l’appello per la liberazione di questa donna così coraggiosa penso sia un messaggio che va oltre il nostro confine e unisce tutte le donne del mondo che lottano per i diritti”.

“Mi sento responsabile di quello che succede nel mio paese – ha detto Kasia Smutniak – e ho voglia di denunciarlo. Allo stesso modo mi sento tirata in ballo come essere umano per ciò che accade alle donne iraniane, ucraine, curde, le donne oppresse di tutto il mondo ed è per questo che quella di oggi è una giornata importante”.

L’appello “Liberate Narges Mohammadi  – Contro ogni violenza” presto sarà disponibile in forma cartacea e online perché possa essere firmato da chiunque voglia farlo.

 

L’appello integrale QUI

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