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Mar 29 Lug 2025
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🎧 L’appello di Libera, che lotta per il fine vita, a politici e tribunali: “Fate presto”

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🎧 L'appello di Libera, che lotta per il fine vita, a politici e tribunali: "Fate presto"
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“L’urgenza è evidente: le condizioni cliniche di Libera stanno peggiorando e ogni ulteriore rinvio rischia di trasformarsi in una concreta negazione del diritto che le è stato già riconosciuto. In questi casi, il tempo non è una semplice variabile: diventa parte integrante del diritto stesso”. Così Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni e legale della donna toscana che sta portando avanti la sua battaglia per il fine vita.

Di tempo non ne vuole più Libera, nome di fantasia scelto di persona a significare che lei, 55enne con una sclerosi multipla a decorso progressivo dal 2007 che l’ha paralizzata dal collo in giù, vuole sentirsi affrancata da questa vita e lo vuole presto, non secondo le lungaggini di politica e giustizia, perché ogni giorno in più, dice, è una tortura. A tre giorni dalla sentenza della Consulta sul caso, la donna toscana fa sentire la sua voce attraverso l’associazione Luca Coscioni a cui si è rivolta per la battaglia per morire.

La Corte, intervenuta su una questione di costituzionalità sul reato di omicidio del consenziente, ovvero l’eutanasia, sollevata dal giudice fiorentino, non è entrata nel merito ma ha dichiarato inammissibile il quesito per difetto di motivazione del tribunale circa la reperibilità di dispositivi di autosomministrazione del farmaco adatti per Libera, cioè attivabili con comando vocale o tramite bocca o occhi. Così, spiega l’associazione Coscioni, il giudice ordinario dovrà ora “verificare a livello nazionale l’esistenza di strumentazioni per l’autosomministrazione. Nel frattempo le condizioni di Libera sono peggiorate, non riesce quasi più a parlare”.

Per questo motivo l’appello della donna diventa quasi un richiamarsi alla coscienza oltre che al senso di responsabilità. “Fate presto – chiede – perché rimandare la discussione sul fine a settembre non implica una pausa estiva nella malattia”, che progredisce, immobilizza, “diventa – sottolinea Libera – quotidiana umiliazione”.