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Lun 6 Ott 2025
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ToscanaCronaca🎧 Inchiesta nell'inchiesta per il processo China Truck, tra stalli e rogatorie

🎧 Inchiesta nell’inchiesta per il processo China Truck, tra stalli e rogatorie

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🎧 Inchiesta nell'inchiesta per il processo China Truck, tra stalli e rogatorie
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Il maxi processo “China Truck”, nato per smantellare la rete della presunta mafia cinese, da anni non riesce a partire. Ora la procura apre un fascicolo interno per capire cosa stia bloccando l’inchiesta simbolo della lotta alla criminalità cinese in Italia. Ferme anche le rogatorie inviate in Cina sulla guerra delle grucce.

PRATO Fare chiarezza sul mondo criminale del Paese del Dragone in Italia è sempre più difficile. L’inchiesta simbolo sulla presunta mafia cinese nata nel 2011 – l’indagine “China Track” — è diventata un mistero giudiziario, mentre le nuove investigazioni sulla guerra delle Grucce – che sono la prosecuzione di quel meccanismo criminale – sono impantanate nelle rogatorie ferme in Oriente.

Il primo fatto: dopo quattordici anni di indagini, il processo China Track non è ancora cominciato. Per capire perché, il procuratore Luca Tescaroli ha aperto un fascicolo interno: un’inchiesta sull’inchiesta.
Obiettivo: chiarire le cause e le eventuali responsabilità del blocco che da anni paralizza il procedimento.
Il nodo resta sempre lo stesso: le traduzioni delle intercettazioni.
L’ultimo colpo di scena a fine settembre, quando la perita madrelingua incaricata di tradurle è sparita, volata in Cina senza avvertire la procura.
Una perizia già definita “gravemente lacunosa” dal pm Lorenzo Gestri, e dichiarata inutilizzabile dal Tribunale.
Da tempo gli inquirenti faticano a trovare interpreti affidabili: in passato alcuni avevano denunciato pressioni o rinunce improvvise.
Ora Tescaroli vuole capire se dietro i ritardi ci siano solo errori o anche intimidazioni.

Un secondo fatto: la cosiddetta guerra delle grucce – Una faida interna ai clan della logistica e del fast fashion- continua a dare risposte fumose. Una delle vittime degli agguati ha raccontato nei mesi scorsi agli inquirenti i retroscena del sistema finanziario parallelo che collega Prato a Hong Kong e Pechino: un circuito occulto di società fittizie e denaro sporco che sfrutta i meccanismi doganali dell’Unione Europea.
Ma la rogatoria inviata a Pechino dalla procura di Prato per chiarire il ruolo di alcuni funzionari dell’ambasciata cinese — che avrebbero raccolto testimonianze a Prato — è rimasta senza risposta.