
Il riciclaggio di denaro sporco nella Chinatown di Prato si è spostato dai Money transfer al mondo delle criptovalute. È una vera e propria banca clandestina quella scoperta nelle ultime ore dalla procura nel cuore della città : l’indagine svela un giro milionario e la produzione continuativa di documenti falsi.
PRATO Una banca segreta nel centro di Prato. Ma soprattutto una centrale di riciclaggio, che è stata scovata in via Respighi, nel cuore di Chianatown. A gestirla, secondo gli inquirenti, è un cinese di 45 anni, Cheng Bangjie. Le sue attività provano che il riciclaggio di denaro sporco frutto degli illeciti della criminalità orientale si sposta dal canale dei Money transfer a quello delle criptovalute.
Cheng Bangjie è stato fermato e perquisito: aveva con sé quattro telefoni. Dentro uno di questi, gli investigatori hanno trovato due portafogli digitali. Due wallet, collegati a conti in criptovaluta da capogiro: oltre 10 milioni di dollari in transazioni, per un valore di più di 9 milioni di euro, movimentati in appena tre mesi.
Soldi in entrata da piattaforme online. In uscita, invece, finivano su una piattaforma finanziaria con sede in Cambogia, già segnalata dagli Stati Uniti come centro per il riciclaggio di denaro.
Ma non è tutto. Nel blitz, i carabinieri e la Guardia di Finanza hanno trovato stampanti, laminatori, tessere vergini con chip, e pellicole ologrammate. Materiale pronto per creare carte d’identità elettroniche false, valide anche per viaggi all’estero. Un sistema collaudato, gestito da una rete criminale transnazionale. L’indagine punta proprio a svelare il volto sommerso del riciclaggio organizzato legato alla comunità cinese, che negli ultimi anni – come flusso di denaro sporco – aveva fatto perdere le proprie tracce. Il flusso era passato da un milione di euro al giorno trasferito tramite money transfer da Prato alla Cina fino al 2010, a poche centinaia di migliaia di euro l’anno tracciati negli ultimi tempi. Ora un nuovo canale è stato scovato e l’indagine è solo all’inizio.