In termini di fatturato, in Toscana sei titolari di pubblici esercizi su dieci hanno lamentato un crollo di oltre il 50%, mentre il 35,2% ritiene che il fatturato si sia contratto tra il 10% e il 50%. I dati della FIPE
Nel 2020 la Toscana ha perso circa tre miliardi di euro di fatturato, oltre 20mila posti di lavoro (20.548) e un migliaio di imprese (973) nel solo settore dei pubblici esercizi. ร quanto emerge dal Rapporto annuale sulla ristorazione realizzato dallโUfficio Studi di Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e presentato ieri (18 maggio 2021) a Roma alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e del presidente della Fipe Lino Stoppani.
A fornire il dettaglio dei dati regionali รจ Confcommercio Toscana. โLa sfiducia รจ ai massimi storici per il mondo dei pubblici esercizi. Nel 2020 in Toscana hanno aperto 570 nuove aziende a fronte di 1.543 cessazioni. Ma il dato sulla mortalitร รจ ancora falsatoโ, precisa il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, โmolte aziende sono sotto anestetico: indecise sul da farsi, stanno in bilico tra la vita e la morte aspettando di avere liquiditร sufficiente a chiudere. Perchรฉ anche cessare lโattivitร rappresenta un costo proibitivo per chi, come il 97,5% degli imprenditori di bar e ristoranti, ha perduto parte importante del fatturato: oltre il 50% per sei su dieciโ.
โIl nostro settore esce devastato dalla pandemiaโ, sottolinea il presidente della Fipe toscana Aldo Cursano, che รจ anche vicepresidente vicario nazionale della categoria, โe insieme alle nostre imprese esce con le ossa rotte anche lโintero sistema di accoglienza italiano e uno stile di vita che da sempre ci caratterizzava nel mondo. In questi mesi i nostri locali sono stati additati come luoghi di contagio. Ora finalmente, dati alla mano, possiamo confermare quanto abbiamo sempre sostenuto e mettere la parola fine a quella credenza diventata quasi un luogo comune. Infatti, da quando bar e ristoranti hanno potuto riprendere la somministrazione sul posto, seppure solo allโesterno, lโindice dei contagi si รจ addirittura abbassato. Perchรฉ i nostri locali offrono piรน sicurezza alla socialitร , molta di piรน di quella che รจ garantita nelle case private o negli assembramenti spontanei allโapertoโ.
โApprezziamo il segnale che il Governo Draghi ha voluto dare al Paese e al sistema economico, perchรฉ finalmente abbiamo delle date per programmare la riapertura totale, ma ci aspettavamo un po’ piรน di coraggio. La ripartenza della somministrazione allโinterno solo dal 1ยฐ giugno รจ insufficiente: mancano solo pochi giorni a questa data, รจ vero, ma per noi ogni giorno in piรน a guadagni ridotti รจ insostenibileโ, evidenzia Cursano. Il secondo lockdown รจ stato addirittura peggiore del primo da un punto di visita psicologico ed economico: โi ristoranti non hanno lavorato la sera per sei mesi. Prima della riapertura del 26 aprile scorso, in Toscana abbiamo servito lโultima cena il 25 ottobre 2020, lโultimo pranzo il 13 febbraio 2021. E fino al 1ยฐ giugno lavorerร solo chi ha spazi esterni. Arriveranno pure i soldi del Recovery Fund, ma speriamo che trovino le imprese ancora vive. Di questo passo, rischiano di trovare solo macerieโ, dice con amarezza Cursano.
A proposito di ristori, il rapporto di Fipe ha messo in evidenza lโinsufficienza di quelli stanziati finora: il 23% delle imprese, ad esempio, non li ha ricevuti per una serie di difficoltร burocratiche, tra codici Ateco e mancate aperture di partite Iva. Fra gli imprenditori che li hanno ricevuti, nove su dieci li considerano inutili o poco efficaci.
In termini di fatturato, sei titolari di pubblici esercizi su dieci hanno lamentato un crollo di oltre il 50%, mentre il 35,2% ritiene che il fatturato si sia contratto tra il 10% e il 50%. I motivi alla base della riduzione dei ricavi sono dovuti principalmente al calo della domanda a causa delle misure restrittive dovute al Coronavirus, sia sulle attivitร che sulla mobilitร delle persone (88,8%), nella riduzione della capienza all’interno dei locali per l’attuazione dei protocolli di sicurezza (35,4%) e nel calo dei flussi turistici (31,1%), in particolare di quelli stranieri. Dopo aver raggiunto il suo massimo storico nel 2019, con oltre 46 miliardi di euro a livello nazionale, il valore aggiunto generato dalle imprese italiane della ristorazione รจ precipitato in un solo anno del 33%.
Oggi lโ84,3% degli imprenditori scommette su una ripresa del settore, subordinata perรฒ alla fine dellโemergenza. Secondo gli intervistati da Fipe-Confcommercio, il 2021 sarร ancora un anno di fatturati in calo, mediamente del 20%. Il 66% dei responsabili di grandi aziende della filiera (industria, distribuzione e ristorazione) prevede una ripresa non prima del 2022-2023, mentre il 27% pensa che solo nel 2024 ci sarร una vera inversione del trend.
โLa ripresa sarร purtroppo molto dura e lentaโ, avverte il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, โperchรฉ in questi oltre 15 mesi le famiglie italiane hanno cambiato le loro abitudini, tra paura dei contagi, smartworking, locali chiusi e restrizioni. Ci siamo abituati a mangiare di piรน in casa, ma la bilancia รจ in deficit: la spesa alimentare tra le mura domestiche รจ cresciuta di 6 miliardi di euro, ma quella in bar e ristoranti รจ crollata di ben 31 miliardi di euro. Manca allโappello lโ80% dei consumi che fino al 2019 erano consolidatiโ. In termini di consumi generali, la perdita รจ stata di 130 miliardi di euro. A livello di reddito siamo tornati ai livelli del 1994 con circa 900 euro pro capite
โLa voglia di normalitร , di uscire e tornare a frequentare bar e ristoranti come prima รจ fortissima โ rileva Marinoni – speriamo poi che la bella stagione aiuti in questa direzione. Ma lโonda lunga della pandemia proseguirร ancora per diverso tempoโ. La filiera prova comunque a guardare al futuro: il rilancio del settore, secondo gli esperti, passerร da un potenziamento dei servizi digitali, food delivery in testa, e da una maggior attenzione su qualitร dei prodotti, originalitร nellโofferta, marketing e sostenibilitร . โI consumatori, anche in Toscana, hanno scoperto la praticitร di servizi come la consegna a domicilio dei pasti e non torneranno indietro. I locali devono tenerne conto e investire nellโinnovazione e nella comunicazione digitale per assecondare questo nuovo trendโ.
A livello nazionale, il settore della ristorazione ha perso quasi 250 mila posti di lavoro (514mila se si tiene conto anche del settore alloggio) molti dei quali a tempo indeterminato e soprattutto di giovani e donne. Nel 2020 sono oltre 22 mila i pubblici esercizi, bar e ristoranti, che hanno chiuso a fronte delle 9.190 che hanno aperto, un saldo negativo di oltre 13 mila imprese.