Coronavirus, Toscana: imprese avranno più tempo per mandare protocolli

 Ci sarà più tempo per inviare i protocolli anticontagio alla Regione Toscana da parte delle imprese che hanno ripreso l’attività, in particolare i documenti potranno essere inviati anche per e-mail.

La novità, riferisce un nota, è prevista da una delibera approvata dalla giunta regionale su proposta dell’assessore Bugli. Con ordinanza del 3 maggio, la Regione aveva imposto ai datori di lavoro di redigere un protocollo di sicurezza che recepisse le misure di contenimento previste in modo da garantire la tutela della salute dei lavoratori. Erano state riscontrate difficoltà per molte imprese ad effettuare la compilazione online, come richiesto dall’ordinanza. Adesso la procedure è stata semplificata: oltre che poterlo fare on line, all’indirizzo https://servizi.toscana.it/presentazioneFormulari, il protocollo potrà essere inviato per mail all’indirizzo di posta elettronica protocolloanticontagio@regione.toscana.it. Non saranno accettati documenti inviati per Pec. “Il confronto continuo che abbiamo con le categorie economiche e le organizzazioni sindacali – commenta Bugli – è molto positivo, non solo per valutare insieme le scelte da fare in questa fase così delicata, ma anche per verificare con loro i miglioramenti che è necessario introdurre puntando in particolare al massimo della semplificazione delle procedure” Protocolli anticontagio erano stati previsti, con l’ordinanza n.38, anche per le imprese che il 18 aprile già avevano riaperto. La scadenza per inviarli era il 18 maggio, adesso il termine è stato prorogato al 31 maggio. Per le altre attività non ci sono invece modifiche: la compilazione del protocollo dovrà ancora avvenire entro trenta giorni dalla riapertura”.
Cambiano anche le disposizioni per cantieri: quanto previsto dall’ordinanza n. 40 del presidente della Regione riguardo il distanziamento tra i lavoratori e la misurazione della temperatura corporea sono state superate infatti dal decreto del presidente del Consiglio del 26 aprile. Anche in questo caso è una delibera della giunta che aggiorna le norme, la quale ribadisce la distanza tra i lavoratori di almeno un metro o altrimenti l’obbligo di indossare mascherina ed altri dispositivi di protezione e l’obbligo di controllo della temperatura all’ingresso del cantiere e il divieto di accedervi per chi l’avesse superiore a 37,5 gradi.

Anticipo su cassa integrazione senza alcuna spesa per lavoratori in Toscana

La Toscana ha raggiunto un’intesa più avanzata di quella nazionale. Bugli e Grieco: “Soddisfatti della disponibilità dimostrata da tutte le parti”.

In Toscana i lavoratori dipendenti di aziende in crisi potranno vedersi anticipare dalle banche a tasso e costo zero, se l’impresa non lo potrà fare, la cassa integrazione od altri ammortizzatori sociali spettanti: fino a 1400 euro come apertura di credito e in un’unica soluzione per l’emergenza Covid e con un finanziamento al massimo di 6000 euro, in sette mesi e con importi mensili fino a 900 euro, per la cassa integrazione straordinaria ‘tradizionale’. L’accordo vale per Cigo e il Fis, ma anche per la Cig in deroga e la Cisoa, che è la cassa integrazione salariale per gli operai del settore agricolo. In questo modo, in attesa che l’Inps eroghi il sostegno al reddito, i lavoratori oggi a casa o in cassa integrazione (magari parziale) per l’emergenza sanitaria in atto potranno contare su un’entrata mensile certa.

L’intesa è stata siglata dalla giunta regionale con gli istituti di credito, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria; e rispetto all’accordo nazionale, che riguardo all’anticipo delle banche dice solo che saranno applicate “le migliori condizioni possibili”, l’aver scritto invece che l’operazione sarà a tasso e costo zero costituisce una sicurezza in più per i lavoratori, che non dovranno pagare niente (se non il bollo sull’estratto conto trimestrale).

L’intesa toscana presenta inoltre anche un’altra differenza. Prevede l’attivazione, in ultima istanza, di un fondo di garanzia per consentire l’accesso all’anticipo degli ammortizzatori sociali anche a chi non avesse i titoli di merito di credito richiesti dalle banche. In questo modo nessuno sarà tagliato fuori. I finanziamenti si attiveranno attraverso modalità telematiche e su richiesta del lavoratore, una volta che l’azienda avrà fatto ricorso agli ammortizzatori sociali.

“Abbiamo raggiunto un ottimo accordo, grazie alla disponibilità di tutti – sottolinea l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli, che ha tenuto i rapporti in queste settimane con tutti i soggetti firmatari – Come Regione garantiremo il corretto ed efficace passaggio di informazioni fra istituti di credito, Inps, sindacati, associazioni di imprenditori e aziende e comunicheremo con tempestività alle banche le richieste di attivazione di ammortizzatori sociali autorizzate per cui potranno procedere con le anticipazioni”. Naturalmente la Regione vigilerà sulla correttezza delle procedure messe in atto.

“La Toscana – aggiunge l’assessora al lavoro Cristina Grieco, soddisfatta dell’intesa raggiunta – è stata tra le prime Regioni in Italia a farsi trovare pronta per la partenza della cassa integrazione. Solo per la Cig in deroga fino ad oggi, ovvero fino alla mattina del 14 aprile, sono state presentate quasi 24 mila domande per poco meno di 57 mila lavoratori privi di altri ammortizzatori”. “Adesso – conclude – è dunque importante che il Governo assicuri, in conversione in legge del decreto, risorse sufficienti per soddisfarle tutte, per la sopravvivenza anche delle imprese”.

L’apertura di credito per l’anticipo concesso dalle banche cesserà con il versamento da parte dell’Inps del trattamento di integrazione salariale. L’intesa regionale è un protocollo aperto: altri istituti di credito potranno aggiungersi. Al momento l’accordo è comunque già stato sottoscritto dalla gran parte delle banche presenti in Toscana, sicuramente le più diffuse sul territorio.

Coronavirus, morto l’ex sindaco di Fivizzano, Paolo Grassi

E’ morto all’ospedale Noa di Massa, dopo aver contratto il coronavirus, l’ex sindaco di Fivizzano (Massa Carrara) Paolo Grassi.

Paolo Grassi, sindaco del Pd a Fivizzano dal 2009 al 2019, era ricoverato soltanto da due giorni nel reparto di terapia intensiva. Aveva 65 anni e le sue condizioni si sono aggravate in poche ore. Era asmatico e le complicanze polmonari dovute al covid-19 non gli hanno lasciato scampo.

Da poco aveva aderito ad Italia Viva. “Un caro amico prima ancora che un compagno di tante battaglie politiche. Un lutto per tutta la nostra comunità e ancor più per i cittadini di Fivizzano” scrive il Pd di Massa Carrara. Grassi è la quarta vittima apuana del coronavirus.

Salgono così a 12 le vittime in Toscana di Coronavirus.

“Sono addolorato per la scomparsa di Paolo Grassi. E’ stato il sindaco che ha seguito il percorso di nascita delle due cooperative di comunità del comune, tra le ventiquattro che la Regione ha sostenuto nel 2018 convinta che potessero essere una risposta allo spopolamento dei territori più isolati e marginali. Paolo, che ho incontrato quando ho visitato le due realtà, ci aveva creduto e vedeva in questo strumento un’occasione di rinascita per i piccoli borghi. Era un uomo delle istituzioni e fino alla fine del suo mandato ha sostenuto la sua comunità”. Così l’assessore regionale alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli ha ricordato l’ex sindaco di Fivizzano (Massa Carrara), morto dopo aver contratto il Coronavirus.

Cordoglio anche da parte di Enzo Manenti, segretario provinciale del Pd di Massa Carrara, e Massimiliano Pescini, responsabile enti locali del Pd toscano. “È con profonda commozione che è giunta alla comunità del Pd la triste notizia della prematura scomparsa di Paolo Grassi – sottolineano in una nota -, notizia che ci coglie impreparati ed attoniti.
Paolo è stato convintamente tra i primi fondatori del Partito democratico e la sua passione politica lo ha portato negli anni a ricoprire diversi ruoli con serietà e sempre al servizio della sua comunità, Fivizzano, di cui è stato sindaco dal 2009 al 2019 e per la quale si è speso in tantissime battaglie con la passione e la schiettezza che lo contraddistinguevano”.

Lorenzo Braccini

Alla Regione concorso 89 posti per laureati, in cinque ore oltre 200 domande

Nuove assunzioni in Regione. Un bando è stato pubblicato ieri: 89 posti per laureati, funzionario amministrativo profilo D, e in cinque ore erano già oltre duecento le domande arrivate.

La Regione torna ad assumere. Dal 2018 al 2021 attesi 338 pensionamenti: nei due anni precedenti registrate altre 255 cessazioni. Bugli: “Abbiamo oggi nuove funzioni e tirare ulteriormente la cinghia vorrebbe dire romperla”.

C’è tempo fino al 6 marzo e potrebbero dunque essere davvero tante alla fine: va bene del resto qualsiasi laurea, triennale compresa (eccetto quelle sanitarie). Un secondo concorso (84 posti da assistente amministrativo, profilo C, sufficiente il solo diploma) uscirà entro un paio di settimane. E poi, questione di qualche mese, sarà la volta di profili più tecnici e specifici, per almeno alcune altre decine di posti di lavoro.

“Veniamo da una stagione in cui abbiamo dovuto e voluto essere sobri, recuperando risorse senza perdere efficienza e servizi – spiega l’assessore al bilancio e al personale, Vittorio Bugli -. Nell’arco di una legislatura abbiamo risparmiato 5 milioni sui costi della politica e oltre 25 milioni sulla spesa per il personale prima di aver assorbito funzioni e dipendenti (1098) dalle Province e altri 41 da altri enti. Siamo partiti dall’alto: dal numero di consiglieri regionali e assessori, dall’abrogazione dei vitalizi, dalla riduzione dei costi per il personale addetto alla politica. Sul personale abbiamo cancellato le figure dei direttori di area e razionalizzato e riorganizzato alcuni settori approfittando di 255 prepensionamenti legati alla pre-Fornero, dichiarando quei posti in sovrannumero”.

Dal 2018 al 2021 sono attesi però almeno 338 pensionamenti. La Regione ha cambiato peraltro pelle: non è più solo un ente che programma e legifera solamente. “A tirare ulteriormente la cinghia si rischiava di romperla – dice Bugli – e visto che il Parlamento ha sbloccato il turn-over, ovvero la possibilità di sostituire chi va in pensione, abbiamo deciso di tornare ad assumere. Un’occasione anche per abbassare la media dei dipendenti della Regione, che è 53 anni, e ringiovanire il personale con nuovi laureati”.

Alcuni concorsi – su ruoli tecnici specifici, dagli ispettori fitosanitari agli informatici, dalla gestione dei fondi comuni ad esperti di programmazione – sono già in corso e in qualche caso conclusi. Altri saranno banditi. Nei mesi passati la Regione ha determinato il fabbisogno per i prossimi tre anni: 270 nuove persone da assumere a tempo indeterminato in giunta, 16 in Consiglio regionale, altri 24 a tempo determinato legati allo sblocca-cantieri e nuovi investimenti. Ma sono numeri destinati a crescere, perché maggiori del previsto saranno sicuramente i pensionati tra quota 100 e Fornero.

“Non è mancata inoltre l’attenzione, dopo dieci anni nei quali tutto era rimasto fermo, per premiare il personale – precisa l’assessore Bugli – Nell’arco della legislatura abbiamo stabilizzato 32 lavoratori e lavoratrici precarie. Nei prossimi mesi sarà la volta delle progressioni verticali. Abbiamo assunto 44 persone in categoria protetta, equiparato il salario accessorio degli ex provinciali a quella dei regionali, dato il via alle progressioni orizzontali per il personale con maggiore anzianità aziendale e applicato il nuovo contratto”.

Il 1 luglio 2015 gli uffici della giunta regionale contavano 2.342 dipendenti di ruolo, tra cui 118 dirigenti: altri 291 lavoravano in Consiglio regionale. Il 1 gennaio 2020, dopo l’arrivo degli ex provinciali, la dotazione organica conta adesso 3265 dipendenti in giunta, tra cui 113 dirigenti, e 274 in Consiglio. Mettendo a confronto 2014 e 2018, senza i lavoratori arrivati da Province e altri enti con la presa in carico di nuove funzioni, la spesa per il personale – pur considerando i quattro milioni del nuovo contratto – si è ridotta di 22 milioni.

Dal 2015, al lordo delle cessazioni e di altri pensionamenti, ci sono già state 103 assunzioni e 41 trasferimenti per mobilità. “Ma è soprattutto ora – rimarca l’assessore -, grazie al recupero del turn over al 100 per cento, ovvero la possibilità di rimpiazzare ogni lavoratore che andrà in pensione, che andremo a rinnovare una macchina amministrativa che ha saputo trasformarsi nei periodi difficili e che vogliamo rendere sempre più efficiente e innovativa.

Bugli si sofferma anche sul nuovo contratto decentrato siglato, dopo dieci anni, con i sindacati: ha sbloccato le progressioni orizzontali (stesso profilo, ma avanzamento di stipendio) per il personale con maggiore anzianità aziendale. “E’ grazie anche alla politica di rigore usata in questi anni che abbiamo potuto creare le condizioni – spiega – per riconoscere ai nostri dipendenti giusti riconoscimenti: dipendenti pubblici che hanno dimostrato ampia disponibilità e impegno in una sfida, in questi anni, non facile”.

Oltre che in Giunta e in Consiglio, assunzioni ci saranno anche in Arti, l’agenzia per il lavoro che gestisce i Centri per l’impiego, che da un paio di anni sono tornati sotto la direzione della Regione. Quelle già previste e deliberate sono 405, tra cui 97 a tempo determinato. I primi quattro concorsi sono già partiti. Ma altre 300 assunzioni si potranno aggiungere, non appena sarà formalizzata la messa a disposizione delle risorse statali. Potranno essere stabilizzati anche tutti i tempi determinati rimasti. Arti partiva da una dotazione di circa 450 dipendenti, con l’aggiunta di alcuni appalti all’esterno.

“Beni comuni tra beni privati e beni pubblici” , un incontro a Firenze per discuterne

 E’ questo il titolo dell’iniziativa promossa da Legambiente, “Forum   Beni Comuni Firenze” e Comitato “Amici di Mondeggi Bene Comune”.   Sabato 25 gennaio, presso il Circolo ARCI L’Unione, a Ponte a Ema,  la mattina dalle ore 9,30 e il pomeriggio, fino alle 17,00, un incontro per fare chiarezza.

Il tema dei beni comuni sta diventando “di moda”, come l’ambiente, la sostenibilità o l’economia circolare, ma è un concetto utilizzato per indicare oggetti, luoghi e situazioni assai diversi tra loro. Ciò causa confusione e ne rende di difficile comprensione il reale significato, non solo per i “cittadini comuni”, ma anche per gli amministratori pubblici.

C’è il rischio di non cogliere le vere potenzialità del recupero di saperi, pratiche e luoghi che oggi, spesso, si trovano in stato di abbandono; ovvero della ri-costruzione di comunità attive, a sostegno non solo della gestione di parti pubbliche della città, ma rigeneranti di un presidio molecolare del territorio, che riempia un vuoto, in cui possono prodursi timore, paura e alla fine odio.

Per fare chiarezza su questa tematica, assai articolata, l’iniziativa ha lo scopo di confrontare fra loro più posizioni: da Labsus e la sussidiarietà orizzontale, alla “Rete Beni Comuni Emergenti”, che, a partire dalla tradizione degli Usi Civici, cerca alternative giuridiche ai semplici regolamenti, fino al “Comitato per la difesa dei beni pubblici e beni comuni Stefano Rodotà”, promotore della Legge di Iniziativa Popolare.

Sarà un‘occasione, aperta a tutti, anche per vedere quali sono gli esempi già esistenti sul nostro territorio.

Nella prima parte, infatti, si parlerà di beni comuni attraverso i diversi approcci giuridici. Poi, saranno presentate le molteplici esperienze toscane, assieme a quella napoletana dell’Ex Asilo Filangeri, diverse tra loro nella gestione e nel campo di intervento. L’assessore Vittorio Bugli ci aggiornerà sull’iter delle Legge Regionale sul tema, in dirittura di arrivo.

Alle 14,30, dopo la pausa del pranzo, quanto discusso la mattina aiuterà a cercare proposte pratiche di gestione (le Gualchiere e la Villa di Rusciano sono realtà che non possono essere gestite con i Patti) e la loro relazione con gli strumenti e i doveri degli Amministratori: interviene nel confronto il Sindaco di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi.

Nella seconda parte del pomeriggio, poi, è previsto uno spazio di confronto tra amministratori e cittadini attivi.

Con il patrocinio di Regione Toscana e ARCI provinciale di Firenze.

Cooperative di comunità, on line nuovo bando da 740 mila euro

E’ stato pubblicato il bando bis sulle cooperative di comunità toscane e c’è tempo fino al 28 febbraio per presentare domanda e godere dei contributi. Dopo un milione e duecentomila euro messi a disposizione nel 2018, con cui alla fine di quell’anno furono finanziati ventiquattro progetti in ventidue diversi comuni, la Regione rilancia adesso con altri 740 mila euro.

“Quando un anno e mezzo fa siamo partiti c’era una sola cooperativa di comunità in tutta la Toscana – racconta l’assessore Bugli -. Oggi sono ventiquattro e con il nuovo bando puntiamo a raddoppiarle. Tantissime realtà della Toscana mi hanno cercato per segnalare attenzione verso questo strumento ed è nata una grande attesa per disporre di una nuova occasione. Tutto ciò perché le cooperative di comunità si stanno imponendo come una delle innovazioni più importanti per numerosi territori”.

Quelle di comunità sono cooperative speciali, di cui fanno parte tutti gli abitanti (o quasi) di un borgo. Esempio di economia collaborativa, molte di quelle che sono sbocciate da un anno a questa parte sono per lo più animate da giovani e donne, da gente che magari ha studiato e vuole provare a mettere a disposizione le proprie capacità nel posto dove è nata e non essere costretta invece ad andarsene. Le cooperative di comunità diventano così uno strumento per frenare lo spopolamento di territori marginali da rilanciare.

C’è chi ha puntato al turismo sostenibile e chi alla valorizzazione dell’ambiente o dei beni culturali del posto. C’è chi ha rivolto lo sguardo all’agricoltura, alla pesca o alla promozione di altre eccellenze enogastronomiche. L’obiettivo è creare occasioni di lavoro oppure mettere insieme attività economiche che da sole non avrebbero più la forza per andare avanti, da rilanciare magari attraverso le opportunità offerte dalla rete e collegamenti ad internet veloci. Tutte si sono spesso dimostrate pronte ad investire gli utili in servizi ai residenti o per la manutenzione di sentieri, strade, arredi urbani ed altri beni comuni. Ed è quello appunto che viene chiesto anche con il secondo bando appena uscito, che non si rivolge solo a cooperative nate o che saranno costituite in aree montane od interne, ma anche magari in aree metropolitane o periferie urbane caratterizzate da minore accessibilità sociale, economica e di mercato, che si traduce in rarefazione di servizi.

Le cooperative intenzionate a partecipare dovranno così presentare un progetto imprenditoriale, finalizzato a soddisfare i bisogni delle comunità locali in cui operano e in particolare ad offrire servizi alla collettività (o a migliorare la sostenibilità ambientale) attraverso forme di partecipazione e coinvolgimento di altri soggetti pubblici o privati. Per i progetti ammessi è previsto un contributo di almeno 5.000 euro, fino ad un massimo di 50 mila: il 30 per cento dei costi dovrà in ogni caso essere sostenuto dalla cooperativa di comunità. I progetti finanziati dovranno essere conclusi entro ventiquattro mesi dall’assegnazione del contributo.

“L’esperienza di quest’anno – conclude l’assessore Bugli – ha dimostrato come le cooperative di comunità possano essere autentici “motori pensanti”, capaci di generare a cascata ulteriori progetti ed animare un territorio. Si tratta di un investimento sulle persone. L’aiuto della Regione consiste nel sostenerne l’avvio, ma queste esperienze, una volta partite, devono essere capaci di reggersi sulle proprie gambe”.

Consulta il bando sul portale della Regione Toscana, nella sezione “Bandi e opportunità” – clicca qui  – oppure sul sito Open Toscana -Collabora Toscana all’indirizzo http://open.toscana.it/web/collabora-toscana 

Exit mobile version