Nasce l’intesa Polizia-Fipe per la sicurezza delle donne in discoteca

#SicurezzaVera, intesa Polizia-Fipe, si estende alla vita notturna per ‘far sentire sicure sia il personale femminile sia le clienti durante una serata con amici o sul posto di lavoro’.

Arriva anche al mondo dell’intrattenimento e delle discoteche la rete dei pubblici esercizi che aderiscono al progetto #SicurezzaVera promosso dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato e da Fipe-Confcommercio. Il protocollo di intesa è stato siglato dal prefetto Francesco Messina, Direttore centrale anticrimine, da Maurizio Pasca, presidente di Silb-Fipe e da Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo donne impenditrici della Fipe.

L’obiettivo del progetto sarà trasformare quanti più pubblici esercizi presenti sul territorio nazionale in presidi di sicurezza e lagalità in cui sia il personale femminile che le clienti si sentano al sicuro durante la loro serata, che sia con gli amici o sul posto di lavoro. Per il raggiungimento di questo traguardo, il protocollo prevede la formazione di uno o più dipendenti al fine di imparare a riconoscere i segnali di una possibile molestia o violenza per poi avvertire le forza dell’ordine attraverso l’app della Polizia di Stato ‘YouPol’.

Proprio l’app ‘YouPol’ rappresenta un canale preferenziale e privilegiato per gli operatori del settore che, semplicemente inserendo l’hashtag #FIPE, potranno permettere una rapida presa in carico della denuncia. Con la firma del protocollo di intesa, inoltre, la Silb-Fipe si impegna a realizzare iniziative ed eventi di informazione e sensibilizzazione presso le proprie strutture al fine di diffondere tra i propri clienti e la cittadinanza una cultura di genere, di sicurezza e di prevenzione delle violenze.

Secondo le stime Legambiente l’Italia “è in forte ritardo” sulla riqualificazione edilizia

Stime di Legambiente mettono in evidenzia il ritardo con il quale l’Italia sta affrontando la transizione energetica e la riqualificazione edilizia, con il superbonus sono stati effettuati interventi solo sul 3,1% del patrimonio.

Secondo le ultime stime disponibili, l’Italia su oltre 12 milioni di patrimonio abitativo ne ha riqualificato, attraverso il superbonus, solo il 3,1%. Questo, come sottolineato da Legambiente nel suo ultimo rapporto “Civico 5.0: Vivere in Classe A”, mostra l’effettivo ritardo dell’Italia sul fronte della riqualificazione edilizia. Nel rapporto viene anche indicata una road map per “far decollare la transizione energetica del settore edilizio residenziale”, in modo che l’Italia arrivi preparata in vista dei prossimi obiettivi europei, centrando anche quelli di decarbonizzazione al 2030 su cui è “in forte ritardo”.

L‘associazione ambientalista ha inoltre osservato che il 3,1% degli edifici che sono stati riqualificati è “una percentuale bassissima che dovrà crescere anche in vista degli impegni che l’Europa potrebbe chiedere con la Direttiva Case green e che per l’Italia significherebbe intervenire in una prima fase, al 2030, su almeno 6,1 milioni di edifici residenziali. Ovvero perlomeno su 871mila edifici l’anno, il 7,2% del patrimonio residenziale. Più del doppio di quanto ha saputo fare il superbonus”.

Sempre secondo Legambiente, all’Italia servirebbe una vera e propria riforma in tema delle politiche sull’efficienza energetica del settore edilizio stabile e duratura nel tempo. La riforma dovrebbe prevedere un sistema di incentivi che guardi ai singoli interventi, ma soprattutto alla riqualificazione complessiva degli edifici e alla prestazione energetica ottenuta dall’intervento. Ma anche il raggiungimento della classe D come minima per avere gli incentivi, l’eliminazione di ogni tecnologia a fonti fossili dal sistema incentivante e introduzione del blocco alle installazioni dal 2025, il ripristino della cessione del credito (che potrebbe essere riservata solo agli interventi di miglioramento energetico e a quelli relativi alla messa in sicurezza sismica) e degli strumenti alternativi.

“È evidente che all’Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – serve con urgenza una nuova e lungimirante politica di efficienza energetica per il settore edilizio che sia al tempo stesso anche una grande politica di welfare per imprese e famiglie”

Moschea, è il giorno dello sfratto. L’imam: “Auspichiamo il dialogo”. La comunità chiede la proroga

E’ il giorno dello sfratto della moschea di piazza dei Ciompi. L’ufficiale giudiziario è atteso per lo sgombero dei locali di culto dove la comunità islamica fiorentina prega da anni. E’ stata chiesta una proroga di sei mesi, ma nonostante l’ennesimo vertice in prefettura la proprietà, rappresentata dalla Finvi di Prato, tira dritta.

La volontà della comunità musulmana è quella di acquistare un locale di proprietà di Intesa San Paolo. Si trova in un immobile di via Martiri del Popolo ed è l’ex banca della moschea. Ma per verificare le metrature e portare a termine l’operazione servono almeno sei mesi. L’imam, Izzedin Elzir, ha chiesto quindi una proroga fino al 1 novembre. Proroga che evidentemente non è stata concessa.

“Per ora non abbiamo saputo niente dalla prefettura. Domani (oggi ndr) saremo dalle 8 a pregare, come ogni giorno: saremo con almeno mille fedeli e tanti amici che sostengono il diritto alla libertà religiosa. Però voglio precisare: noi vogliamo affermare quel diritto ma non daremo problemi di ordine pubblico o di sicurezza come qualcuno dice. E siamo fiduciosi che, col confronto e il dialogo, si arrivi a proposte positive”, ha detto Elzir.

Sulle alternative, ha aggiunto l’imam, “stiamo valutando. Sull’immobile in via Martiri del Popolo, di proprietà di Intesa Sanpaolo, abbiamo chiesto dei documenti integrativi per verificare esattamente la metratura. Quella era la banca della moschea, frequentavo la sede ma non mi torna il dato dei 487 mq. La nostra moschea è grande 340 mq circa, se la metratura di via Martiri del Popolo viene confermata è ovvio che siamo interessati. Ma dobbiamo verificare”.

“Vediamo le difficoltà della comunità islamica nel trovare un luogo di culto per il futuro», e «adesso ci troviamo in questa difficoltà che ci fa soffrire tutti”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, nel corso di un evento a Palazzo Vecchio con monsignor Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. “Due, tre anni fa avevamo firmato un accordo – ha ricordato Betori – con l’imam e col rettore dell’Università di Firenze per la cessione di un terreno su cui costruire la moschea. Poi la cosa non è andata avanti, anche per una scelta etica interessante della comunità islamica, quella di non avvalersi di finanziamenti che non fossero sicuri nella provenienza, e che vincolassero la nomina dell’imam”

La Mostra dell’Artigianato a Firenze apre con oltre 10.000 persone

Firenze, parte col botto Mida 2023, la Mostra dell’Artigianato alla sua 87ma edizione, con oltre 10.000 visitatori nel giorno dell’apertura alla Fortezza da Basso dove ci sono 450 espositori da tutto il mondo.

“La mostra dell’artigianato è il vero core business, una delle attività più importanti su cui è impostata Firenze Fiera – ha affermato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana intervenuto all’inaugurazione -. Anche questa edizione nasce con una sorta di spirito concertativo fra Firenze Fiera, le associazioni di categoria e le Camere di Commercio toscane.

“Grazie al lavoro di tutti possiamo, in questa prima giornata di fiera, contare su ben 10.300 presenze – ha dichiarato il presidente di Firenze Fiera, Lorenzo Becattini -. Un grazie anche a tutte le istituzioni che collaborano con Firenze Fiera e al direttore artistico Jean Blanchaert”.

Questa manifestazione è un evento di grande proiezione internazionale che partendo nel 1931 come ‘fiera primaverile’ segna la storia di Firenze e quindi il futuro della città”. Mida 2023 prosegue fino al 1° maggio tutti i giorni.

Il Giardino dell’Iris riaperto al piazzale Michelangelo, ci sono 3.000 specie ibride

Firenze, aperto il Giardino dell’Iris al piazzale Michelangelo posto accanto alla terrazza da cui si ammira uno dei più bei panorami della città. In oltre due ettari di terreno fioriscono oltre 3.000 varietà di iris ibride provenienti da tutto il mondo.

Il Giardino dell’Iris è pure considerato il regno del simbolo della città, il giglio. Il Giardino rimarrà aperto fino al 20 maggio tutti i giorni (anche i festivi) con orario 10-18. L”ingresso è gratuito e tutte le domeniche e i giorni festivi, alle ore 11 e alle ore 16, sono organizzati incontri divulgativi sul Giardino per il pubblico con esperti della Sidi per un massimo di 20 persone.

Tra le iniziative, dal 8 all’13 maggio si terrà il 65/o Concorso Internazionale dell’Iris. I rizomi delle varietà partecipanti sono inviati a Firenze da ibridatori di tutto il mondo nel periodo giugno-settembre e vengono coltivati al Giardino dell’Iris per tre anni prima di essere giudicati da una giuria internazionale.

Albergatori Firenze, ricorrono al Tar contro l’aumento dell’imposta di soggiorno

Firenze, albergatori fanno ricorso al Tar della Toscana contro l’aumento dell’imposta di soggiorno decisa dal Comune di Firenze ed entrata in vigore dal 1° aprile scorso.

A presentarlo le associazioni degli albergatori Federalberghi Firenze e Assohotel Confesercenti Firenze, “con il sostegno – si legge in una nota congiunta – di una buona rappresentanza di imprese ricettive”. “Si tratta di un atto per noi dovuto – spiegano i due presidenti Francesco Bechi e Monica Rocchini – perché si tratta di una misura che nella sostanza non rispetta i criteri di progressività e di proporzionalità previsti dalla legge del 2011”.

Bechi e Rocchini affermano inoltre di contestare “la mancanza di tempestività della sua applicazione poiché l’aumento è di fatto entrato in vigore da subito, incidendo sulle prenotazioni già effettuate. Senza prendere in esame possibili criteri che potevano renderlo almeno più equo come la zonizzazione e la stagionalità. Criteri che abbiamo chiesto di prendere in considerazione senza che ci sia stata data risposta. Abbiamo infatti provato a dialogare con gli assessori per portare proposte più eque che già ci sono in altri Comuni e che prevedono la proporzionalità dell’imposta legata al costo della camera, equa perché tiene in considerazione la stagionalità e la zona dove è ubicata la struttura ricettiva. E di fronte a tutti i no che abbiamo ricevuto, l’unica via è stata quella del ricorso”.

Le imprese del comparto alberghiero, conclude la nota, “non possono condividere una simile imposizione e applicazione, soprattutto adesso che Firenze è la città con l’imposta di soggiorno più alta d’Italia e tra le più care d’Europa, in virtù di aver subito approfittato, unico Comune, dell’approvazione dell’articolo 787 della legge di bilancio che dà facoltà ai Comuni di procedere in base ai dati Istat sulle presenze turistiche qualora superino di venti volte il numero dei residenti”.

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