Incontro con Ivano Fossati. Lunedì 14 maggio al Teatro Puccini

Un incontro con Ivano Fossati condotto da Massimo Bernardini su “Le donne di ora”, una raccolta di brani di Giorgio Gaber prodotta da Ivano Fossati. Lunedì 14 maggio Teatro Puccini ore 18.00

Un disco che include un’accurata selezione di celebri canzoni del repertorio gaberiano, tutte interamente rielaborate e riprodotte da Fossati secondo le più avanzate tecnologie del suono al fine di rinnovarne linguaggio e fruibilità.

Incalzato da Massimo Bernardini, biografo di Gaber e noto autore e conduttore televisivo, Ivano Fossati racconterà al pubblico e ai giovani studenti il ruolo sociale e culturale della canzone d’autore, il proprio rapporto con l’opera di Gaber e il Teatro-Canzone, l’importanza di mantenere vivo un messaggio tanto attuale e la precisa finalità culturale di questa iniziativa discografica. L’incontro sarà arricchito da una suggestiva raccolta di contributi filmati curata dalla Fondazione Gaber a ripercorrere la celebre storia del cantautorato italiano.

Durante la serata sarà possibile acquistare il disco. Le donne di ora, distribuito da Artist First, è in vendita nei negozi e online sul sito Musicfirst.it, in versione CD, LP e LP autografato.

Giorgio Gaber. Le donne di ora è il nuovo album ideato e prodotto da Ivano Fossati (uscito a marzo) per avvicinare le nuove generazioni all’opera dell’Artista scomparso quindici anni fa.

Biglietti: posto unico numerato € 5,00 (diritti di prevendita esclusi)

Teatro Puccini

Via delle Cascine 41 – 50144 Firenze Tel. 055.362067

www.teatropuccini.it

“Ilio… o delle rovine”, da lunedì 7 fino a mercoledì 9 maggio al Teatro Puccini

Uno spettacolo sulle eredità, morali e politiche e anche sul cambiamento della politica, sulla mai risolta questione morale, sulla memoria attiva della Resistenza fuori dalla dimensione agiografica, sulla violenza come strumento di lotta. Dal 7 al 9 maggio al Teatro Puccini di Firenze

La trama: Libero, un anziano ex dirigente del PCI ormai ritiratosi a vita privata, vive solo, circondato dai ricordi e pieno di rammarico per la trasformazione politica di questo paese. Le giornate scorrono tutte uguali, scandite dalle abitudini, l’ascolto della radio, la lettura del giornale, la spesa, i medicinali e le visite quotidiane del figlio Bruno, assessore comunale alle Politiche Sociali. I rapporti tra i due non sono facili e la situazione è resa ancor più difficile dall’assenza del figlio minore di Libero, Ilio, partito due anni prima come volontario con una ONG verso i campi profughi delle Siria. Di lui si hanno poche notizie ma sicuramente ha sposato la causa del popolo curdo e si è unito ad un gruppo di lotta armata. Il padre ogni notte scrive al figlio lettere che poi non spedisce, manifestandogli il proprio dissenso per le scelte fatte e raccontando di sé, della propria vita, dei propri sogni infranti. Improvvisamente Ilio fa ritorno in Italia ma quella che doveva essere una breve permanenza a casa, tra l’altro per motivi inerenti la lotta politica, si complica a causa di un ictus che colpisce il padre costringendolo su una sedia a rotelle senza più l’uso della parola. I due fratelli, tanto diversi per modo di intendere la vita e la politica, si trovano a dover affrontare insieme la malattia del padre ma soprattutto la morte. Infatti in un’ultima lettera indirizzata ad entrambi i figli scritta poco prima dell’ictus, Libero chiede loro di “aiutarlo a morire” qualora dovesse trovarsi in situazione di infermità. La difficile decisione da prendere creerà forti scontri tra i due figli fino a quando uno dei due, da solo, si assumerà questa responsabilità.

Cosa resta dei valori che spinsero una generazione di combattenti straordinari a lottare e sacrificarsi per regalare alle generazioni a venire la libertà dal nazifascismo, la Repubblica, la Costituzione? Mentre muoiono in questi anni gli ultimi partigiani, quali degli ideali che li hanno animati sono ancora attuali? E per chi lo sono? E se le ideologie non trovano più spazio nelle quotidiane esistenze e neppure nei partiti politici,  allora intorno a cosa procede la politica? Sembra passato un millennio da “nostra patria è il mondo intero” e non solo una manciata di decenni. I personaggi di questo spettacolo navigano a vista in questa palude di domande.  È una famiglia di uomini di sinistra, ma cosa vuol dire questo? Non si somigliano in niente, non hanno gli stessi riferimenti, non osservano il mondo attraverso la stessa lente e soprattutto non hanno gli stessi obiettivi.  È sicuramente uno spettacolo sulle eredità, morali e politiche. E quindi anche uno spettacolo sul cambiamento della politica, sulla mai risolta questione morale, sulla memoria attiva della Resistenza fuori dalla dimensione agiografica, sulla violenza come strumento di lotta.

L’unico personaggio dello spettacolo realmente vissuto è Ilio Barontini ma abbiamo dato lo stesso nome, Ilio, anche al fratello più giovane   che come il nonno, ha fatto una scelta di vita difficile, che prevede assunzione di responsabilità in prima persona e grande senso di giustizia.

Eppure il titolo dello spettacolo è prima di tutto ispirato alla città Ilio, il luogo assediato per eccellenza. Nel nostro spettacolo ad essere assediati sono l’insieme di valori su cui si è costruito il nostro paese alla fine della seconda guerra mondiale. E i nostri tre personaggi, così come Priamo con i suoi due figli Ettore e Paride, si trovano a cercare di dare un senso ed un futuro alle rovine di questi tempi.

Biglietti Posto unico numerato € 13,00 Biglietti in vendita sul circuito regionale Box Office Acquisto on line su www.boxol.it INFORMAZIONI: 055.362067 – 055.210804 Teatro Puccini  Via delle Cascine 41 – 50144 Firenze Tel. 055.362067www.teatropuccini.it

“La scuola” vent’anni dopo, con Silvio Orlando e Vittoria Belvedere

Al Teatro Puccini di Firenze, venerdì 6 e sabato 7 aprile ore 21.00 e Domenica 8 aprile ore 16.45, un gruppo di attori eccezionali capitanati da Silvio Orlando e Vittoria Belvedere, e diretti da Daniele Luchetti saranno gli interpreti protagonisti della pièce “La scuola”, testo tratto dalla produzione letteraria di Domenico Starnone.

 

Era il 1992 l’anno di debutto di “Sottobanco”, uno spettacolo teatrale interpretato da un mirabile cast attoriale, capitanato da Silvio Orlando e diretto da Daniele Luchetti: lo spettacolo divenne presto un cult, antesignano di tutto il filone di ambientazione scolastica, tra cui anche la trasposizione cinematografica del 1995 della stessa pièce, che prese il titolo “La scuola”. Fu uno dei rari casi in cui il cinema accolse un successo teatrale e non viceversa.

 

“Ho deciso di riportare in scena lo spettacolo più importante della mia carriera; fu un evento straordinario, entusiasmante, con una forte presa sul pubblico” dice Silvio Orlando.

Lo spettacolo era un dipinto della scuola italiana di quei tempi e al tempo stesso un esempio quasi profetico del cammino che stava intraprendendo il sistema scolastico: a vent’anni di distanza è davvero interessante fare un bilancio sulla scuola e vedere cos’è successo poi.

Siamo in tempo di scrutini in IV D. Un gruppo di insegnanti deve decidere il futuro dei loro studenti. Di tanto in tanto, in questo ambiente circoscritto, filtra la realtà esterna.

Dal confronto tra speranze, ambizioni, conflitti sociali e personali, amori, amicizie e scontri generazionali, prendono vita personaggi esilaranti, giudici impassibili e compassionevoli al tempo stesso. Il dialogo brillante e le situazioni paradossali lo rendono uno spettacolo irresistibilmente comico.

Lo spettacolo è inserito nell’abbonamento IlTeatro?#BellaStoria! un progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.

La tribù dei giovanissimi: la paranza raccontata da Saviano

In scena, domani 29 marzo alle ore 21,00, al Tetaro Puccini di Firenze, il nuovo Progetto Teatrale di Roberto Saviano e Mario Gelardi, che trae la sua ispirazione dall’omonimo romanzo “La Paranza dei bambini” dello stesso Saviano.

Il Nuovo Teatro Sanità e Mario Gelardi non sono solo resistenza e non sono semplicemente teatro. Loro sono il nucleo intorno al quale alla Sanità, a Napoli, si costruisce un presente reale, che si può toccare vedere e ascoltare. Un futuro che si può immaginare. Loro sono voci che sovrastano urla, sono mani tese. Con loro, con Mario, lavoro per portare in scena “La paranza dei bambini”. Solo loro possono trasformare in corpi, volti e voci le mie parole.

Hanno scarpe firmate, famiglie quasi normali e grandi ali “d’appartenenza” tatuate sulla schiena. Sfrecciano in moto contromano per le vie di Napoli perché sanno che la loro unica possibilità è giocarsi tutto e subito. Non temono il carcere né la morte. Sparano, spacciano, spendono. Sono la paranza dei bambini.

Nel gergo camorristico “Paranza” significa gruppo criminale, ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si pescano soprattutto pesci piccoli per la frittura di paranza. L’espressione “paranza dei bambini” indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l’immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti, proprio come quei giovanissimi legati alla camorra che Roberto Saviano racconta nel suo ultimo best seller.

E quel romanzo diventa ora uno spettacolo teatrale che racconta una verità cruda, violenta, senza scampo. Non a caso lo spettacolo nasce nel Nuovo Teatro Sanità, un luogo ‘miracoloso’ nel cuore di Napoli, dove si tenta di costruire un presente reale e immaginare un futuro possibile, che sia quanto più lontano possibile dalla contraddizione dentro la quale sono intrappolati quei bambini della paranza: ‘Io per diventare bambino ci ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo’.

‘L’infanzia è una malattia, un malanno da cui si guarisce crescendo’, diceva William Golding, l’autore de ‘Il signore delle mosche’. E come nel romanzo di Saviano così anche nello spettacolo i protagonisti creano una loro comunità che impone regole feroci per perdere l’innocenza e diventare grandi.

Dopo la felice esperienza dello spettacolo ‘Gomorra’, Roberto Saviano e Mario Gelardi si uniscono di nuovo in questo progetto teatrale per raccontare la controversa ascesa di una tribù adolescente verso il potere, pronta a piombare nel buio della tragedia scespiriana e nel nero infinito dei fumetti di Frank Miller.

 

Brasile, pop e cover d’autore Chiara Civello presenta Eclipse al Teatro Puccini di Firenze

Il pop italiano più elegante, le influenze brasiliane, una manciata di cover sorprendenti, gli arrangiamenti elettronici. Tutto questo e molto altro è “Eclipse”, il nuovo album che Chiara Civello presenta martedì 27 febbraio al Teatro Puccini di Firenze (ore 21.00)

“L’Eclisse è un’ombra nel sole o un sole nell’ombra, è una macchia scura che ha il sapore del vuoto e gli argini infuocati. È la fine di qualcosa e l’inizio di altro. La vita ha tante eclissi, tanti vuoti e col tempo ho imparato a lasciarli risuonare… e a farli ballare”.

Gli elementi fondanti della musica di Chiara acquistano un sapore nuovo, grazie alla produzione illuminata di Marc Collin (Nouvelle Vague), che trova un perfetto equilibrio tra atmosfere classiche e sonorità moderne.

L’ho conosciuto a Parigi nell’estate del 2015 quando aprivo il concerto di Gil e Caetano, ed è stato amore a prima vista. Dopo aver ascoltato le mie nuove canzoni, Marc mi ha proposto una lettura nuova, che preservava le mie caratteristiche ma le accostava a suoni molto speciali. Non gliel’ho fatto ripetere due volte: sono partita per Parigi, ho preso una casa a Marais e ci siamo immersi in un magico mondo di organi elettrici anni ‘70, uccellini e suoni di vento, batterie elettroniche e musicisti geniali abbiamo creato il sound di Eclipse”.

Per lavorare al nuovo repertorio, Chiara si è circondata di qualche amico di talento: Francesco Bianconi (Baustelle) e Pippo Kaballà hanno scritto con lei la rarefatta “New York City Boy”; Cristina Donà è la co-autrice di “To Be Wild”, sognante e malinconica; al raffinato chansonnier milanese Diego Mancino è affidato il compito di raccontare “Come vanno le cose”, in apertura dell’album; il sorprendente talento dei giovani cantautori Dimartino e Diana Tejera è al servizio di “Cuore in tasca” e di “La giusta distanza”. Le atmosfere brasiliane affiorano qui e là in tutto l’album, ma sono due le canzoni che Chiara dedica al suo mondo musicale d’elezione: “Sambarilove”, un contagioso “sambalanço” scritto a quattro mani con Rubinho Jacobina (che duetta con Chiara), e “Um Dia”, firmata con l’eclettico chitarrista Brasiliano Pedro Sà.

La scelta delle cover ha uno spiccato sapore cinematografico: c’è una versione intima per chitarra e voce di “Amore”, amore, amore, scritta da Alberto Sordi e Piero Piccioni; “Quello che conta”, interpretata da Luigi Tenco e scritta da Ennio Morricone e Luciano Salce per il film “La Cuccagna”, è un magnifico omaggio al cantautore genovese, a cinquant’anni dalla sua drammatica scomparsa; “Eclisse Twist” è una celebrazione del cinema di Michelangelo Antonioni, che scrisse la canzone con Giovanni Fusco per affidarla alla voce di Mina. E a proposito della Tigre di Cremona, c’è anche una versione decisamente originale del superclassico “Parole parole”.

Racconta ancora Chiara: “In ogni disco io cerco una nuova ‘prima volta’, un nuovo sogno e una nuova sfida. Eclipse ha realizzato il mio desiderio di fare un album ‘visuale’, pittorico, di ‘canzoni cinematiche’, canzoni in pellicola. In una soggettiva che potesse permettere a chi ascolta di viverle e di vederne la luce, le ombre, il chiaroscuro, i controluce. Da lì nasce anche la mia scelta di inserire delle cover legate al cinema Italiano. Antonioni, Piccioni, Sordi, Tenco, Salce, Morricone, e così questo mio nuovo ciclo si chiude e i miei vuoti si colorano, cosa che la copertina di Matteo Basilè ha ritratto alla perfezione”.

È giusto raccontare ancora un aneddoto, che ha dato a Chiara la certezza di essere sulla retta via musicale: “Una domenica pomeriggio, mentre passeggiavo sovrappensiero su Pont Sully, chiedendomi se quella cinematica fosse la via giusta, i miei occhi, vaganti come per un segnale divino, all’improvviso si sono fermati sul volto di Claudia Cardinale che attraversava placidamente lo stesso ponte per tornare a casa. L’ho seguita con lo sguardo, con il cuore gonfio, poi l’ho rincorsa, ho preso coraggio, l’ho fermata e raggruppando le uniche due parole che la timidezza e lo stupore mi lasciavano pronunciare le ho detto: “Grazie, Claudia”.

La cantautrice (voce, chitarre, pianoforte) sarà affiancata sul palco da Seby Burgio (tastiere) e Federico Scettri (batteria ed elettronica).

Info spettacolo
Teatro Puccini – via delle Cascine, 41 – Firenze
Info tel. 055.362067 – 055.667566
www.bitconcerti.itwww.teatropuccini.it – #civellofi18
Organizzazione: Prg Firenze www.prgfirenze.it

Teatro per grandi e Puccini presenta Alì Babà e i 40 ladroni

Arriva al Teatro Puccini, domani alle ore 16.45, una delle fiabe più famose delle “Mille e una notte”, Alì Babà e i 40 ladroni, portata in scena con successo da Centrale dell’Arte e riproposta in un nuovo spettacolare allestimento che ne esalta la magia orientale.

Pronti a seguire la principessa Sherazade nell’incredibile e divertentissima avventura di Alì Babà alle prese con il terribile Mustafà e con il suo leggendario tesoro? Una girandola di personaggi stravaganti e situazioni impossibili ci terranno col fiato sospeso, immersi in una scena che si trasforma continuamente in ambienti sempre nuovi, accesa da una videografica che ci trasporta nelle coloratissime, cangianti suggestioni orientali. Le atmosfere musicali, le canzoni originali e le coreografie scandiscono uno spettacolo dal ritmo incalzante, emozionante e divertente.

Per informazioni: info@teatropuccini.it

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