Al Niccolini “Io nel pensier mi fingo” con iNuovi

I Nuovi portano in scena al Teatro Niccolini di Firenze i versi dei più grandi poeti italiani tra l’800 e il ’900 con il progetto Io nel pensier mi fingo a cura di Sauro Albisani. Cinque quadri lirici, sempre alle ore 19, su testi di Giovanni Pascoli (22 febbraio), Guido Gozzano (15 marzo), Aldo Palazzeschi (5 aprile), Carlo Betocchi (3 maggio), Dino Campana (10 maggio). Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.

“Quello che cercheremo di fare in scena – afferma Albisani – è una lettura non tradizionale del testo poetico e lontana dal canone consolidato della tradizione letteraria, perché tenteremo di offrire allo spettatore un ingresso, quasi un’­irruzione, nella caverna segreta del cuore del poeta, per riuscire a individuare il punto in cui è scattato, in un dato momento, il concepimento della poesia”.

Un teatro di poesia improntato all’esplorazione della lingua italiana. Una dimensione nella quale il peso specifico della parola, per intendersi la sua eticità e moralità, sia addirittura preponderante al verso stesso. Sapendo che nasce come poeta e che proprio attraverso la poesia si è avvicinato al teatro e alla drammaturgia, la Fondazione Teatro della Toscana ha proposto a Sauro Albisani di sviluppare un progetto con iNuovi per far sì che le parole pesino di più.

“Io nel pensier mi fingo: con questo emistachio Leopardi enuncia una delle leggi fondamentali dell’esperienza poetica – spiega Albisani ad Angela Consagra sul foglio di sala della rassegna – perché la mente è l’unico palcoscenico possibile per la rappresentazione della visione poetica.

Analogamente, Pessoa dice: “Il poeta è un fingitore”. Fingitore non come sinonimo di bugiardo: il bugiardo mente (e ha proprio l‘intenzione di mentire), mentre il poeta crea un spazio (oltre la siepe leopardiana) che non esiste nella realtà, ma solo nel suo pensiero, e ciò facendo non ha nessuna intenzione di mentire. La poesia accade dunque sempre nella mente dell’uomo e in particolare un teatro di poesia deve scommettere solo sul potere evocativo della parola: si parte dalla voce (evoco), per far scaturire la visione”.

Le poesie dei vari autori sono inserite all’interno di una cornice, una sorta di canovaccio che cerca di suggerire agli spettatori le vicissitudini interiori che sperimenta un artista quando si sente in prossimità della creazione artistica. Dentro di lui sta per nascere, nel vero senso del termine, una poesia ed è questo particolare e prezioso processo che Io nel pensier mi fingo vuole indagare.

“Il nostro esperimento – conclude Sauro Albisani – è una catabasi, una discesa verso l’ora remota e occulta del concepimento del testo poetico, fino all’epifania della sua prima sillabazione. Per ogni appuntamento il canovaccio che fa da cornice alle poesie tenta di disegnare la mappa di una geografia interiore, che è poi la topografia, la carta psichica, delle ossessioni del poeta”.

Calendario

22 febbraio

Fondazione Teatro della Toscana – iNuovi

ZVANÌ – RAPSODIAPASCOLI

lettura di poesie scelte di Giovanni Pascoli tratte da Il fanciullino

con Alessandra Brattoli, Anastasia Ciullini, Fabio Facchini, Ghennadi Gidari, Athos Leonardi, Erica Trinchera

Da quale porta passare per entrare nello spazio dei sogni del cuore “che gridano forte / e non fanno rumore”?

Quella porta è il suono di una lingua che vorrebbe tornare ad essere un cinguettìo, proprio come il cinguettìo degli uccelli tenta di farsi parola. Dentro questa lingua vive un fanciullino che ha imparato a varcare la soglia di casa senza calpestare le tamerici.

Di se stesso dice a un amico: “Sembro più un fattore che un poeta”. Ma dalle falde del suo cappotto è uscita la poesia del Novecento.

15 marzo

ED IO NON VOGLIO PIÙ ESSERE IO – KAMMERMUSIKGOZZANO

lettura di poesie scelte di Guido Gozzano

con Maddalena Amorini, Mattia Braghero, Fabio Facchini, Claudia Ludovica Marino, Nadia Saragoni, Filippo Stefani

D’Annunzio sembrò a un’intera generazione la personificazione della salute di una razza superumana. Ma che succede se ti accorgi che è proprio la salute che ti manca per seguire le orme del vate?

Ti togli i coturni, ti metti le pantofole e rientri nel salotto di Nonna Speranza tra le buone cose di pessimo gusto, muovendoti in un teatrino domestico che dipingi spietatamente senza fingere di ignorare la quotidiana miseria dei suoi orizzonti e amando tuttavia sinceramente l’inermità delle creature che a quegli orizzonti si affacciano con tutta la loro ingenuità, con quell’inconsapevolezza che può rendere belle anche due iridi sincere, “azzurre d’un azzurro di stoviglia”. Così, lungo la via della compassione, impari anche a perdonare te stesso.

5 aprile

L’INCENDIARIO – CABARETPALAZZESCHI

lettura di poesie scelte di Aldo Palazzeschi

con Federica Cavallaro, Claudia Ludovica Marino, Nadia Saragoni, Athos Leonardi, Vittorio Pissacroia, Lorenzo Volpe

Un poeta è anche un attore: mette in scena impudicamente se stesso. Ma cosa succede quando un attore è anche un poeta? Ne nasce una poesia incendiaria, capace di smascherare l’ipocrisia degli atteggiamenti, di dissacrare ogni forma di gretto perbenismo, di scandalizzare la società borghese, mettendone a nudo gli alibi, svelando con la forza dirompente e iconoclasta del riso che essa non è fatta, come sembra, di rose e di viole. E, apposta per chi non ci crede, a Palazzeschi basta dare la parola ai fiori: ascoltare per credere.

Al termine dell’evento ci catapulteremo in un’autentica serata futurista dei primi del ’900 di cui il pubblico, grazie a un gioco di ruolo, sarà il protagonista.

I Nuovi guideranno lo svolgimento della serata fino al raggiungimento dell’obiettivo finale: l’arresto dei futuristi e dei facinorosi da parte dei poliziotti in borghese.

3 maggio

IL MANOVALE DELLA CARITÀ – CANTATABETOCCHI

lettura di poesie scelte di Carlo Betocchi tratte da “L’anno di Caporetto”

con Davide Arena, Maria Lucia Bianchi, Federica Cavallaro, Ghennadi Gidari, Filippo Stefani, Erica Trinchera

Cos’è la realtà che vince il sogno? La realtà che vince il sogno è la carità, che dribbla la fine dell’exitus, lavora anche il sabato perché il deus absconditus non si riposa mai: continua a creare il suo universus oriens per un eccesso incontenibile di generosità, di longanimità.

La carità non spiega, ma mostra il mistero: se vedi la carità, vedi la Trinità.

10 maggio

CHIMERA – OPERACAMPANA

lettura di poesie scelte di Dino Campana

con Davide Arena, Maria Lucia Bianchi, Alessandra Brattoli, Anastasia Ciullini, Vittorio Pissacroia, Sebastiano Spada

Dove poggiare il capo se il baricentro della tua vita è l’inquietudine? Di mestiere puoi fare solo l’apolide, il girovago: poeta nomade che vende le sue poesie alle Giubbe Rosse strappando dal suo unico libro quelle che non si confanno alla faccia dell’avventore.

Un uomo che sente di perdere, giorno dopo giorno, la capacità di pensare e si aggrappa come un naufrago alle immagini della realtà, gravide del loro mistero sibillino, per procrastinare con titanico agonismo il naufragio nel mare della follia, dove il destino della parola poetica è il silenzio.

Niccolini

INFO:

Teatro Niccolini, Via Ricasoli 3, Firenze

055.0763333

biglietteria@teatrodellapergola.com

Niccolini: la poesia di musica e parole per non dimenticare

Il Teatro Niccolini di Firenze gestito dai Nuovi, i giovani attori diplomati alla Scuola ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana e in altre scuole nazionali, celebra il ricordo della Shoah, il genocidio ebraico e, più in generale, l’orrore di tutte le persecuzioni, proponendo due spettacoli.

In occasione del Giorno della Memoria, domenica 27 gennaio, ore 19, Gianluca Brundo presenta il suo Passione Mundi – Viaggio nell’anima, con al pianoforte il Maestro Francesco Attesti. Una produzione Festival ARS Contemporanea, in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.

Passione Mundi è un percorso profondo, emotivo, visionario, che si insinua nella nostra anima, proprio per la capacità insita nella poesia di aprire nuove visioni. La ricchezza linguistica della lingua italiana trova tutta la sua potenza nel verso dei poeti che hanno segnato la nostra letteratura. Da Cecco Angiolieri a Dante, da Leopardi a Belli, fino a Pasolini e ai poeti dei giorni nostri, detti in scena da Gianluca Brundo.

Nello spettacolo la poesia si unisce alla musica, per assonanza e per contrasto, ma sempre e comunque per passione, con brani di Beethoven, Schubert, Chopin, Brahms, Debussy e Satie, nell’interpretazione al pianoforte del Maestro Francesco Attesti.

Passione Mundi è un viaggio dove la passione è al tempo stesso anelito, tormento e sentimento. Poesia, musica, e inaspettate incursioni di teatro coinvolgeranno il pubblico, chiamato a essere partecipe dell’evento.

Mercoledì 30 gennaio, ore 21, è la volta di Cronache dalla Shoah di Giuseppe Manfridi con Manuele Morgese accompagnato da Fabrizio Bosso alla tromba e Julian Oliver Mazzariello al piano, regia di Livio Galassi. Una produzione Teatro Zeta – L’Aquila, in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana, con il sostegno di MIUR, Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo studente.

Cronaca dalla Shoah, che debutta in forma di breve lettura ad Auschwitz nel Giorno della Memoria, è un’esecuzione polifonica, un “canto recitato” a più voci e a più personaggi, scritto da Giuseppe Manfridi su ispirazione di Se questo è un uomo di Primo Levi e che vede Manuele Morgese calarsi nei panni di testimoni e narratori dei drammatici episodi legati alla Shoah. La voce dell’attore si fonde alla musica della tromba di Fabrizio Bosso e del pianoforte di Julian Oliver Mazzariello, nel disegno registico complessivo di Livio Galassi.

Esaurite le più atroci parole a descrivere l’orrore del più abominevole crimine che la storia ricordi, rimane solo la luce della poesia a illuminare l’autore, una luce nera, il dolente ossimoro che si riverbera nella struggente scrittura che sfiora quegli eventi e si dilata nello smarrimento esistenziale che dai fatti scaturisce. È dalla pesante putredine che si sublimano le parole, come fumo, senza estetismi senza la ricerca di melodie. Un percorso mentale che si imprigiona e si schiude alla speranza.

teatro

INFO:

Teatro della Pergola, via della Pergola 30, Firenze

055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com

Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30 – domenica chiuso

Biglietteria serale, Teatro Niccolini, via Ricasoli n. 3, Firenze, a partire da un’ora prima dell’evento.

Teatro Niccolini: Roberto Bacci dirige “Il Nullafacente” di e con Michele Santeramo

È un paradosso sulla ricerca della felicità “Il Nullafacente” di Michele Santeramo. Una produzione Fondazione Teatro della Toscana, che arriva al Teatro Niccolini di Firenze da mercoledì 24 a domenica 28 ottobre, all’interno del Festival D’Autunno 2018 / Progetto d’Area Metropolitana

In un tempo che richiede presenza, prestanza, efficienza, lavoro, programmazione, qui il protagonista è uno, il Nullafacente (Michele Santeramo) che non fa niente. E non è facile perché anche il far niente ha bisogno di metodo, applicazione, pazienza, determinazione.

Ha una Moglie malata terminale (Silvia Pasello) e forse per fortuna, perché essendo incurabile, non bisogna far nulla per provare a guarirla. Sarebbero felici se il mondo attorno a loro li lasciasse in pace anziché accanirsi ognuno con le proprie regole e la propria morale. Il Fratello (Francesco Puleo), il Medico (Tazio Torrini), il Proprietario (Vittorio Continelli) sono una sfaccettatura di quel mondo dal quale il Nullafacente ha deciso di star fuori, tipologie umane facilmente riconoscibili, che non sono necessariamente esempi negativi ma solo un altro modo di intendere la vita, opposto a quella del Nullafacente.

Sua vera ispirazione è il dialogo con un bonsai: una pianta costretta ad una forma ma che in quella costrizione ha trovato la giusta capacità per essere bonsai. Al bonsai riconosce questo primato: l’aver compreso dove sia la vita dentro quella costrizione, dove sia la bellezza, dove sia il muoversi frenetico che una pianta mette in moto ogni secondo, e dove sia la capacità di sembrare fermi, nonostante tutta quella vita.

Quel che il bonsai sa, il Nullafacente lo sta imparando, nella sua ricerca di risposte, accettando fino in fondo la sfida con se stesso di trovare maggiore consapevolezza e presenza, che lo portino a non perdere tempo, l’unico assoluto bene prezioso della vita. Perché è nella presenza nel tempo che risiede la felicità.

Cos’altro c’è di più propriamente nostro se non il tempo che viviamo? Questo si chiede il Nullafacente. E quando il tempo è visibilmente vicino a terminare, non è forse più importante goderselo piuttosto che provare a distrarsi e a dimenticarlo? Al tempo è legato tutto il resto: il rapporto con i soldi, con la morte ma soprattutto con la vita, con l’amore sempre minacciato dall’assenza, con tutto.

“Scrivere questo testo – afferma Michele Santeramo – è stato ed è ancora, per me, il continuo e quotidiano riflettere su cosa sia giusto fare per stare bene. Ma il Nullafacente, un giorno, ha voluto correggermi e mi ha detto: caro mio – siamo ormai in confidenza -, tu sbagli domanda; quella giusta sarebbe: cosa, ogni giorno, NON devo fare, per stare bene?”

Se ne Il Guaritore (2013) Michele Santeramo metteva in relazione le storie delle persone, per farle guarire, convinto che esistesse una guarigione collettiva, ne Il Nullafacente esiste solo la possibilità di una presa di coscienza personale, individuale.

Il nuovo testo di Santeramo apre a una riflessione sul rapporto tra individuale e collettivo dove le soluzioni sono di tipo personale, conseguenza di un’epoca, quella della globalizzazione, che produce singolarità.

In una società che guarda come ci vestiamo, come votiamo, come ci rapportiamo al contesto, il Nullafacente smette di essere guardato e si mette a guardare, cerca di capire cosa non fare. Ma il Nullafacente è come il bonsai: fa mille cose, reagisce, si oppone, lascia andare, ma lo fa in un modo diverso dagli altri, lo fa guardando, lo fa cercando dentro risposte che altrove non ci sono.

Il Nullafacente rimane una grande storia d’amore nel suo confrontarsi con la fine, con il limite: “le scelte estreme del Nullafacente e la malattia terminale della moglie – scrive Roberto Bacci – li conducono fino all’ultima porta da attraversare, mano nella mano. Oltre quella porta c’è la natura di cui siamo fatti: la morte. C’è una parte di noi che si rifiuta di assistere a questa storia giudicandola assurda, pericolosa, tenebrosa. Eppure, se resistiamo nell’abitare quelle tenebre, si può scorgere una luce di cui, almeno una parte di noi, ha un necessario bisogno per saper esistere”.

Biglietti

Intero

I° settore 20€

II° settore 18€

Ridotto Over 60 / Under 26 / Soci Unicoop Firenze / Abbonati Teatro della Toscana

I° settore 16€

II° settore 14€ 

 

Firenze: “Nudità” in prima assoluta al Teatro Niccolini

Nell’ambito del Festival La democrazia del corpo 2018 e in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana il Teatro Niccolini di Firenze ospita in prima assoluta  “Nudità” di e con Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni.

Nell’ambito della collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana, giunta al 4°
anno, il Teatro Niccolini ospita in prima assoluta “Nudità” di e con Mimmo Cuticchio
e Virgilio Sieni. Dopo “Atlante_L’umano del gesto”, creazione che ha debuttato lo
scorso anno, i due maestri intrecciano un nuovo dialogo, intenso ed emozionante,
tra opera dei pupi e danza, tra marionetta e corpo. Al termine dello spettacolo
incontro con gli artisti.

Il Progetto gesto e marionetta nasce dall’incontro tra Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni. La relazione tra danza e opera dei pupi rappresenta un elemento inedito che guarda alla trasfigurazione dell’uomo e alla natura del gesto. Il corpo del danzatore e della marionetta si pongono in dialogo sugli elementi fondamentali dello stare al mondo: camminare, sedersi, cadere, voltarsi, toccare.

Il Progetto comprende pratiche di trasmissione, curate dai due Maestri, rivolte a
danzatori e performer in residenza a Cango e lo spettacolo Nudità in prima assoluta
al Teatro Niccolini di Firenze.

Lo spettacolo andrà in scena l’11 e il 12 ottobre alle ore 21 e il 13 ottobre alle ore 19 presso il Teatro Niccolini, via Ricasoli 3 Firenze. L’ingresso è di 18 euro intero e di 14 euro ridotto.

Eduardo per iNuovi: prima nazionale al Teatro Niccolini

Gianfelice Imparato dirige in prima nazionale (da martedì 2 a domenica 7 ottobre) al Teatro Niccolini di Firenze iNuovi, i diplomati della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana, in Eduardo per I Nuovi.  Una produzione della Fondazione con Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo.

Sul palco di via Ricasoli, tra iNuovi, Francesco Grossi, Filippo Lai, Athos Leonardi, Claudia Ludovica Marino, Luca Pedron, Laura Pinato, Nadia Saragoni, Erica Trinchera, Lorenzo Volpe mettono in scena quattro atti brevi di Eduardo De Filippo: Pericolosamente, I morti non fanno paura, Amicizia, Uomo e galantuomo.

Il repertorio comico di Eduardo viene presentato con traduzione in italiano dal dialetto napoletano, per rendere chiaro che i meccanismi della drammaturgia comica, di cui De Filippo aveva grande conoscenza, sono universali.

Progetto 18 anni: allo spettacolo sono invitati gratuitamente tutti coloro che hanno compiuto o compiranno 18 anni nel 2018. Un’azione che si inserisce nella linea di apertura al teatro svolta negli ultimi due anni grazie anche a IlTeatro?#BellaStoria!, il progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze dedicato ai giovani (14 – 19 anni). E per sostenere attività e spettacoli de iNuovi è stata creata appositamente la iNuovi Card.

Mercoledì 3 ottobre, ore 17:30, Luciana Libero presenta al Niccolini il suo libro Dopo Eduardo – Trent’anni di Nuova Drammaturgia a Napoli (Apeiron Edizioni). Ingresso libero.

Eduardo per I Nuovi inaugura il Progetto d’Area Metropolitana Festival d’Autunno 2018 e le celebrazioni per 2019: Anno di Orazio Costa.

Infine, sono aperte fino a mercoledì 26 settembre le iscrizioni per l’incontro di selezione (sabato 29 settembre) per il nuovo biennio di formazione della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’.

La comicità basata su una drammaturgia è sempre meno praticata e, ai più giovani, sempre più sconosciuta. Far conoscere la ‘grammatica’ di questo genere, i suoi meccanismi, la sua poesia, è l’obiettivo che si è posto Gianfelice Imparato incontrando iNuovi, i diplomati della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana, che hanno assunto la gestione del Teatro Niccolini di Firenze.

Gli atti unici scelti hanno in comune la drammaticità delle situazioni di cui la scrittura di Eduardo ha saputo mostrare il risvolto comico. La disperazione, il cinico egoismo, il bisogno, il tradimento, la morte: sono queste le condizioni e i sentimenti che producono le azioni di tali atti brevi.

La messa in scena di Eduardo per I Nuovi è deliberatamente scarna, a voler sottolineare che la buona drammaturgia, anche quella comica, non ha bisogno di molti orpelli. Lo spazio è occupato principalmente dagli attori, dalle loro essenziali movenze, che risuonano delle battute composte da Eduardo. INuovi hanno origini in varie regioni d’Italia e questo ha fatto pensare al regista, fin dal primo momento, di farli recitare in italiano anziché in un napoletano stentato e inevitabilmente inverosimile. Ciò serve a far comprendere che i meccanismi della comicità di De Filippo non sono relegabili in un ambito regionale.

Con questo spettacolo la Fondazione inaugura anche un progetto speciale dedicato a persone speciali. Il 2018, infatti, sta portando i primi “figli del millennio”, i nati nel 2000, compiono 18 anni e diventano maggiorenni. Il Teatro della Toscana vuole rendere omaggio a questa contingenza accendendo una luce particolare su questo passaggio epocale, accompagnandoli anche nel loro processo di avvicinamento al teatro, quello visto, ma anche quello praticato. Un’azione in linea con l’intervento svolto negli ultimi due anni grazie anche a IlTeatro?#BellaStoria!, il progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze dedicato ai giovani (14 – 19 anni).

Perciò, il Teatro della Toscana offre biglietti omaggio a tutti i diciottenni per l’intera tenitura di Eduardo per I Nuovi (2 – 7 ottobre), iniziando un percorso di attenzione nei loro confronti che si estenderà per il triennio, facendo leva in modo speciale sull’attività de iNuovi. Per accedere alla promozione basta scrivere a comunicazione@teatrodellapergola.com specificando la propria data di nascita e il giorno della recita a cui si vuole partecipare (massimo 1 ingresso a email).

Prezzi: Interi –> I° settore 20€/ II° settore 18€
Ridotti | Abbonati Teatro della Toscana, Over 60, Under 26 / Soci Unicoop Firenze –> I° settore 16€/ II° settore 14€

Teatro della Pergola prevendita, Via della Pergola 30, Firenze. 055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com. Dal lunedì al venerdì: 9:30 / 18:30 – sabato 9:30 / 13:30 – domenica chiuso. Circuito Boxoffice Toscana e online. Biglietteria serale: al Teatro Niccolini di Firenze a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

Bando Corso Attori “Orazio Costa”: Biennio 2018-2020. Il Corso, della durata di due anni, propone un percorso formativo tradizionalmente basato sui seguenti principi: formare uomini e donne prima che attori e attrici secondo il metodo mimico di Orazio Costa;formare artigiani di una tradizione vivente per un teatro di parola basato sul rigore, l’umiltà, l’integrità e la sincerità, vivendo il luogo teatrale come tempio e luogo sacro.

Sabato 29 settembre, al Teatro della Pergola, si terrà l’incontro conoscitivo tra tutti i candidati che avranno sottoscritto la domanda di partecipazione nei termini e alcuni insegnanti del Corso, in orario 11-13 e 14-18. Per iscriversi alla selezione i candidati dovranno utilizzare esclusivamente la procedura online accedendo alla pagina www.teatrodellatoscana.it/domanda-partecipazione-corso-attori-orazio-costa-2018-2020/ e seguendo le istruzioni indicate. La richiesta dovrà pervenire entromercoledì 26 settembre alle ore 24.

Le audizioni avranno luogo a partire da giovedì 4 ottobre. I candidati che avranno partecipato all’incontro del 29 settembre, sulla base del calendario delle audizioni stabilito in quella data, effettueranno l’audizione presentando un testo a scelta (monologo o dialogo da testo teatrale, oppure un brano di prosa) e una poesia a scelta, ciascuno della durata massima di 5 minuti. I testi dovranno essere presentati a memoria. Nel caso di un dialogo il candidato dovrà provvedere autonomamente a procurarsi un interlocutore, che potrà essere un esterno o a sua volta un candidato.

Il Corso è gratuito. La frequenza è obbligatoria. Nel caso di assenze ingiustificate superiori al 15% del totale delle ore annuali o al 15% delle ore di una materia di insegnamento, la Direzione del Centro di Avviamento all’Espressione valuterà l’eventuale esclusione dal Corso.

I Nuovi in scena al Niccolini per i cinquecento anni della “Mandragola”

Da mercoledì 11 a domenica 22 aprile i Nuovi fanno rivivere al Teatro Niccolini di Firenze la “Mandragola” di Machiavelli, per la regia di Marco Baliani. La neo compagnia della Scuola per Attori “Orazio Costa” si presenta per la prima volta al pubblico con un capolavoro teatrale del ’500, beffa erotica dal sapore boccaccesco, tanto lieve quanto complessa.

Le scene e i costumi appartengono a Carlo Sala. 

Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.

Una comicità amara e spietata poiché, se lo scopo dell’agire politico ha una ‘intenzione alta’, i personaggi della Mandragola usano tutte le loro migliori energie e virtù per uno scopo greve e volgare: il soddisfacimento dell’amore sensuale e l’interesse economico.

Il regista spiega che, “nonostante la materia leggera, Mandragola non tralascia di trattare temi spinositi e compositi o di smentire il Machiavelli de “Il Principe”: dallo smascheramento dell’ipocrisia di autorità intoccabili come la Chiesa o la famiglia nella Firenze rinascimentale, alla dimostrazione che, nella conquista di qualcosa di importante, non importa se di una donna o di un principato, le regole del gioco sono sempre le stesse”.

 

Per la prima volta in Italia un teatro, il Niccolini di Firenze, è interamente animato, vissuto, gestito, spettacolarizzato da giovani attori. Il primo nucleo è costituito dai neodiplomati della Scuola ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana, riuniti sotto il nome dei Nuovi. Sono impegnati in tutti gli aspetti della macchina teatrale, dalla direzione artistica all’amministrazione, dalla comunicazione alle pulizie. Il progetto, strutturato su un percorso di tre anni, prevede che a ognuno dei giovani attori coinvolti sia corrisposta una borsa di studio mensile.

Mandragola compie nel 2018 cinquecento anni: anche se la data convenzionale del 1518 viene oggi retrodatata, può assurgere a gesto simbolico che il percorso della sala di via Ricasoli cominci con quello che viene tradizionalmente considerato il testo fondativo del teatro in lingua italiana, audace per argomento, con molti riferimenti alla novellistica del Boccaccio nell’intreccio e una rappresentazione del tutto negativa della Chiesa e della morale.

Nell’ottica quindi di un rinnovato rapporto formativo Giovani/Maestri, Marco Baliani dirige un cast di giovanissimi in uno spettacolo in continuo fibrillante movimento, come se il turbine delle passioni che governano gli animi dei personaggi si esplicitasse in una frenesia di corpi danzanti. Machiavelli intende analizzare e mostrare la verità effettuale dei mezzi con cui l’uomo arriva a raggiungere i suoi fini, attraverso una prospettiva più intima, di uno scenario della vita privata, utilizzando il linguaggio della comicità, ancora più amara e spietata.

“Quando Machiavelli scrive Mandragola è già stato estromesso da qualsiasi carica istituzionale nel governo della città di Firenze – dice Marco Baliani – è relegato in una specie di esilio forzato, nelle sue campagne. Mastica amaro, la pienezza di vita politica sperimentata in gran parte della sua esistenza è ormai alle spalle e sente che mai più tornerà. Si dedica a una commedia umana che presenta all’inizio del testo come una bagattella, un divertimento scusabile, dato che s’ingegna con questi van pensieri fare el suo tristo tempo più suave”.

Ogni personaggio ha un suo doppio-ombra che invisibile lo trascina, lo muove, gli sussurra le parole da dire, lo confonde e lo turba; un regista occulto che muove il corpo del personaggio come una marionetta. Il linguaggio di Machiavelli è in parte tradito, come sempre accade quando l’arte commette l’arbitrio di una traduzione: le parole hanno la stessa forza di quelle originali, ma riescono a parlare alle nostre orecchie disincantate, sono materiche e quindi mai filologicamente rispettose.

“Siamo di fronte a una commedia scura, nera, che non lascia spazio a illusioni. Gli esseri umani – spiega Marco Baliani – sono spinti ad agire da impulsi passionali, sono mossi dal desiderio di veder realizzati ad ogni costo i propri desideri e voglie, e vorrebbero ottenerli con qualsiasi mezzo, senza essere toccati dalla legge, senza dover subire contraccolpi. Ciò che muove i personaggi è un atteggiamento criminale, agire al di fuori della legge ed essere sicuri di poterlo fare”.

Lo Stato, il Principe, la Politica dovrebbero essere consapevoli di ciò che i cittadini, nella realtà, sono, che cosa sentono, da quali bisogni sono mossi ad agire e dovrebbero riuscire a governare le loro passioni affinché non nuocciano alla società ma producano al contrario un utile. Ma questa capacità di ascolto manca del tutto al pensiero politico di oggi.

“Per Machiavelli la gente – conclude Baliani – doveva essere amata, vissuta, incontrata nelle osterie, nelle piazze: solo da lì, da quel contatto, nasceva il suo pensiero politico. Solo avendo fatto esperienza del mondo poteva creare i personaggi della Mandragola; devo allora cercare di restituirli al pubblico con tutta la spietata oscurità da cui provengono, è l’unico modo per conoscerli davvero, per conoscerci davvero”.

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