Di Giorgi: “Dalle Regionali un messaggio di speranza per il Paese”

La parlamentare Dem “battuta la narrazione catastrofista di Salvini, che ha promosso un referendum sulla sua persona e ne esce sonoramente sconfitto. ASCOLTA L’INTERVISTA

 “Nonostante le due scissioni patite, il Pd ha saputo infatti  rappresentare il perno per  un campo largo di alleanze, che ha lasciato ampio spazio alle espressioni della società civile, senza per altro perdere consensi, ed anzi rafforzandosi soprattutto in Emilia dove si è ripreso lo scettro, tutt’altro che simbolico, di primo partito. Segno che, l’apertura ed il dialogo con altri mondi voluto da Nicola Zingaretti, non solo non comporta una dispersione dei consensi ma anzi rafforza il Pd e la sua proposta politica. Dice Di Giorgi
Che aggiunge: ” il Movimento 5 Stelle e le forze della sinistra, anche  in vista delle prossime elezioni regionali, farebbero bene a riflette sui risultati usciti dalle urne, e sull’evidenza che, in questo quadro politico, vince chi sa costruire credibilità amministrativa e riesce a fare sintesi tra posizioni anche diverse ma orientate verso un comune obiettivo”
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Nardella: “vittoria Bonaccini ha portata nazionale”

“Il tema è chiaro: hanno voluto fare dell’Emilia Romagna una sfida nazionale, e il risultato non può che avere una portata nazionale”. Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, commentando la vittoria di Stefano Bonaccini per il centrosinistra alle elezioni regionali di ieri in Emilia Romagna.

“Il buon governo ha vinto – ha detto Nardella, a margine del meeting per il Giorno della Memoria al Mandela Forum – la partecipazione democratica ha vinto, la capacità di rispondere con equilibrio e tenacia all’odio e al razzismo ha vinto”. Secondo il sindaco di Firenze “dobbiamo trarre dall’Emilia Romagna una grande lezione, non abbassare la guardia. Ma io credo che questa prima vera sconfitta di Salvini segni una nuova fase nella quale noi possiamo ritrovare forza ed energia. Quando dico ‘noi’ non mi riferisco solo al Pd, mi riferisco anche a tutta la società civile che resiste e combatte per i valori democratici. Il campanello di Salvini ha suonato a vuoto: non solo, ha scatenato una reazione di civismo e di forza democratica che ha portato alla vittoria l’Emilia Romagna”.

Le parole di Dario Nardella riguardo alle elezioni in Emilia Romagna:

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Regionali: vince la buona amministrazione, perde Salvini

Le elezioni regionali ci consegnano un quadro politico rivoluzionato, con tendenze che, se confermate, rischiano di determinare un vero e proprio terremoto nel Governo e nel Paese. L’analisi di Domenico Guarino

Per un volta il quadro appare assolutamente chiaro e difficilmente contestabile. Nelle elezioni regionali in Calabria ed Emilia ci sono alcuni sconfitti certi un  paio di vincenti e qualche rimandato a settembre. Pardon, a maggio.

Il principale sconfitto, inutile girarci intorno, è chiaramente Matteo Salvini. Diciamo Salvini e non la Lega,  tale è stato il tasso di personalizzazione dello scontro politico-elettorale che il leader del (ex) Carroccio ha impresso a questa tornata regionale, soprattutto in Emilia. E’ stato Salvini a caricare il voto di un significato politico nazionale. E’ stato lui che, evidentemente immemore della lezione renziana, ha promosso un referendum sulla sua persona, uscendone sonoramente battuto.  E’ stato lui ad oscurare candidata ed alleati. Di fronte a queste evidenze, che Bergonzoni finisca a 8 punti da Bonaccini (altro che testa a testa…) e che in Calabria vinca Forza Italia, per il nostro Matteo Padano non è proprio un buon segno. Anzi. Del resto lo si era capito quando a mezzanotte e trenta sì è presentato di fronte alla telecamere, insolitamente dimesso ed insolitamente ecumenico, con un commento di una banalità tale che anche alle elementari avrebbero saputo fare meglio.

Se si considera il voto di lista la debacle si fa addirittura più evidente: rispetto alle europee di meno di un anno fa, la Lega nelle regionali in Emilia perde il 2% oltre al titolo di primo partito, ed in Calabria addirittura il 20.

Sconfitto, anzi, disintegrato, il Movimento 5 Stelle che, se è vero che sui territori ha sempre avuto vita difficile, in Calabria perde il 20% ed in Emilia il 13, condannandosi ad una marginalità politica sempre più evidente, frutto di scelte reiteratamente errate, se non scellerate. Compresa la pervicacia nel non voler ripetere a livello locale le alleanze di Governo. Con gli Stati Generali alle porte e i vari Di Battista che scalpitano vendetta, anche a Roma, statene pur certi, gli effetti di questi ‘spifferi’ regionali si faranno sentire. Credo alla fine, nel senso di un rafforzamento di Conte e della sua strategia di alleanza nell’alveo del Centrosinistra; ma le fibrillazioni e le turbolenze, anche gravi, non mancheranno.

Si condanna alla residualità anche la sinistra cosiddetta radicale che raccoglie le briciole delle briciole, riportando nelle urne gli effetti di una incapacità oramai parossistica di rinnovare la propria identità, ovvero di adeguare il proprio pensiero e le proprie strategie alla nuova fase politica che si è aperta da qualche anno questa parte. Lo ‘splendido isolamento’, teorizzato e praticato con orgoglio e convinzione,  alla fine ha prodotto quello che si poteva prevedere: la riduzione a percentuali da prefisso telefonico o poco più. Una triste realtà che dovrebbe far aprire delle riflessioni anche in vista dei prossimi appuntamenti regionali, a cominciare dalla Toscana. Ma siamo quasi certi che questo non accadrà.

E veniamo ai vincenti.

Innanzitutto vince la buona amministrazione. Così come nelle recenti amministrative, in un’epoca profondamente de-ideologizzata, l’elettore va sul concreto e premia chi dimostra di saper governare bene  i territori. Si vota consapevolmente sulla qualità della propria vita e non su orizzonti ideali che sono visti come eccessivamente lontani se non gravosi. Che sia un bene o un male non importa: conta che è così. E la politca, come dovrebbe essere noto,  si fa con ciò che c’è, non con ciò che si vorrebbe ci fosse. Così alle regionali in Emilia conferma chi ha governato finora, mentre in Calabria si prova un riscatto dopo gli ennesimi scandali.

Vince sicuramente il Pd di Zingaretti che, nonostante le scissioni, in Emilia guadagna, oltre al Governatore, 3 punti percentuali sulle recenti europee, riconquistandosi la palma non solo simbolica di primo partito. E in Calabria, nonostante i recenti scandali, contiene il travaso di voti verso le liste civiche collegate a Callipo. Ora Zinga, paziente tessitore che rifugge dal palcoscenico ma evidentemente conosce l’arte del compromesso esatto, può rifiatare in vista delle prossime sfide, rafforzato dal voto e, soprattutto, dagli ‘umori’ che questo voto regale.

Vince soprattutto una visione positiva dell’Italia, che contesta la narrazione catastrofista del centrodestra salviniano. Un’Italia che vuole credere in se stessa e nel futuro. Un segnale chiaro, da coltivare con passione ed entusiasmo in quanto segna una novità significativa. Forse la più significativa. Merito ancora una volta del protagonismo civico che, come già ad inizio 2000, prova a rianimare, forse in maniera arruffata, forse con poca coerenza, ma tuttavia in maniera energica, una politica esangue o ripiegata su se stessa. Che si chiamino Sardine o altro, il nocciolo sta lì.

Poi ci sono i non pervenuti. Quelli rimasti alla finestra. Come Italia Viva, innanzitutto. Per Renzi and co, il peggior risultato possibile: la non partecipazione (una mossa apparentemente furba) lo ha reso un corpo estraneo alla contesa. Il rafforzamento della leadership di Zingaretti, per mezzo della vittoria netta di Bonaccini, renderà più ardua la partita  nel campo del centrosinistra, allargando il fossato tra gli ex rimasti nel Pd e il nuovo partito Renziano.  Si aspettano naturalmente  esiti sul dibattito romano. Con la certezza però che al momento IV non ha la forza elettorale e di consenso per far saltare il tavolo. Barufferà, statene certi, ma con minore forza. A meno che la volontà suicidaria non prevalga.

Ora tocca alla Toscana con due incognite. La prima è che il Giani rafforzato dall’esito delle elezioni in Emilia, creda di aver già vinto e non si concentri sul miglioramento dell’azione di Governo. La seconda riguarda il centrodestra: avrà la forza Salvini di imporre a questo punto regole e protagonisti della campagna elettorale? O dovrà scendere a più miti consigli soprattutto con gli alleati? Vedremo. Domani, come sempre in politica, è un altro giorno.

 

DOMENICO GUARINO

Autonomia, Boccia: settimana prossima avvieremo negoziati con Toscana

“Dalla prossima settimana avvieremo i negoziati” per l’autonomia differenziata della Regione Toscana “sulla base della risoluzione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale toscano” nell’ottobre 2018. Lo annuncia il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, dopo aver incontrato stamani a Firenze il presidente della Regione Enrico Rossi e la giunta.

“Era ingiustificabile – ha aggiunto – non aver fatto partire la delegazione trattante di una Regione come la Toscana che aveva già fatto i passaggi istituzionali, aveva avuto il via libera unanime del Consiglio regionale, e fra l’altro pone sul tavolo del governo una versione molto interessante dell’autonomia differenziata”. L’impianto della proposta toscana, ha spiegato Boccia, “è molto più semplice di altri, punta alla semplificazione, alla sburocratizzazione dei processi, e mi piace l’impostazione di Rossi su lavoro e ambiente” mentre tocca meno le questioni fiscali. Il passaggio in Toscana, ha aggiunto il ministro, “era fondamentale per mettere a fuoco non solo le relazioni intercorse fra i precedenti governi e l’amministrazione regionale toscana, ma anche per confrontarci con Rossi”.

“Potremmo anche concludere se il Consiglio regionale si pronuncia positivamente, prima della scadenza del mio mandato”, che è nel 2020. Lo ha affermato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, nell’incontro con il ministro per gli Affari regionali. La delegazione trattante per la Regione, ha spiegato Rossi, sarà guidata dall’assessore alla presidenza Vittorio Bugli. “Quando il lavoro sarà concluso faremo un passaggio in Consiglio regionale, vedremo se deliberativo o di comunicazione”, ha aggiunto il governatore, ricordando che “abbiamo chiesto un’autonomia limitata, convinti che non si debbano produrre strappi nella struttura dello Stato”. Rispetto al precedente Governo, ha osservato Rossi, “c’è un cambiamento di metodo: senza mettere all’indice nessuno, fummo chiamati dal precedente Governo, ci fu un incontro a Roma dove una Regione seguiva l’altra, poi non siamo stati più chiamati. Oggi ‘incasso’ la presenza del ministro e il risultato di una riapertura a livello tecnico delle trattative”.

Le richieste di autonomia presentate dalla Toscana riguardano i campi della salute, del governo del territorio, dell’ambiente, della tutela del lavoro, di istruzione e formazione, dei beni culturali, dell’accoglienza dei richiedenti asilo, delle autonomie locali, del coordinamento della finanza pubblica e dei porti. “Siamo – ha sottolineato Rossi – per chiedere una autonomia limitata e concertata con il livello centrale, ma che tenga conto che in alcune materie, come la tutela del paesaggio e dell’ambiente, la legislazione regionale toscana è più avanzata di quella nazionale e che quindi su questo non si torni indietro. La nostra è una autonomia tesa a semplificare e a sburocratizzare, che valorizza la Regione nel quadro di una forte unità nazionale”.

Per quanto riguarda l’autonomia differenziata di Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna “non eravamo a buon punto, così come raccontato, ma eravamo a un punto che ritengo fosse solo un punto di partenza: non voglio più sentir dire che prima erano a un buon punto” ha affermato il ministro per gli Affari regionali e le autonomie in occasione dell’incontro con Enrico Rossi e la giunta. “Ho trasmesso a Zaia, Fontana e Bonaccini gli atti che ho ereditato dal Governo precedente, che raccontano la verità e non la propaganda su quello che si erano dette le amministrazioni locali e l’esecutivo”, ha spiegato Boccia, sottolineando che “gli atti li ho trasferiti alle singole Regioni e chiunque può chiedere loro accesso agli atti. Non lo farò io, perché per me è una cosa passata”.

Boccia ha aggiunto che per l’autonomia differenziata delle Regioni “la scuola regionalizzata non è oggetto di negoziato”. Sul negoziato con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna “non c’è una tabula rasa – ha proseguito -: la narrazione era che si fosse lì lì per chiudere, ma ho trovato tanti ‘no’, che non sono arrivati dal Pd o dal M5s, ma per esempio dall’ex ministro Bussetti, che però voglio difendere. Non penso che remasse contro: se alcuni uffici delle amministrazioni centrali competenti dello Stato hanno detto ‘no'” ad alcune proposte avanzate nell’ambito del negoziato, ha sottolineato il ministro, “lo hanno fatto perché erano palesemente incostituzionali”. Adesso, ha spiegato Boccia, “recuperiamo le parti dove c’è convergenza: sono tante con l’Emilia Romagna, dove l’impatto fiscale è più ridotto, tante col Veneto, e abbiamo fatto passi avanti in questi primi giorni con Zaia, e ce ne potrebbero essere con la Lombardia se cambiasse posizione sulla scuola”.

Infine il ministro ha colto l’occasione per ribadire che “la legge quadro sull’autonomia differenziata conto di sottoporla entro l’anno all’attenzione dei presidenti delle Regioni e al Parlamento, perché tutto quello che faremo deve essere votato dal Parlamento, mentre prima sembrava che il passaggio parlamentare fosse un fastidio”. Tale legge prevederà, ha evidenziato, “un raccordo tra l’articolo 116 della Costituzione con gli articoli 119, 118 e 117, e questa parte non può non far riferimento all’articolo 3: l’obiettivo di questo insieme di norme è quello di non lasciare indietro nessuno, non solo Nord e Sud, ma anche Nord e Nord e Sud e SuD.

Il servizio di Chiara Brilli.

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Olimpiadi 2032, Rossi e Bonaccini: “Occasione per rilancio infrastrutture”

“La Toscana ha un ritardo in termini infrastrutturali anche rispetto all’Emilia che deve essere rapidamente colmato”, ha dichiarato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, in merito alle Olimpiadi del 2032. “Io sono per costruire alleanze, dove sia chiaro però che non sempre gli interessi sono gli stessi. Noi abbiamo bisogno di creare le condizioni del nostro sviluppo“.

“Non si deve  tanto andare – secondo Rossi -a costruire nuove strutture che poi rimangono lì, e qualche caso sono all’origine anche dei dissesti finanziari degli enti locali”, ha dichiarato margine di una tavola rotonda sul progetto di candidatura congiunta per le Olimpiadi del 2032. L’iniziativa è promossa da Qn, La Nazione e Resto del Carlino in Palazzo Strozzi.

“Le Olimpiadi del 2032 sono una grande occasione per un rilancio infrastrutturale che per quanto ci riguarda sta per essere completato, ma che può vedere ulteriori sinergie nell’asse con la Toscana”, ha invece affermato Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna. “Dobbiamo provare ad avere coraggio – continua -: la sfida è difficile, ma siamo stati in grado di vincere sfide difficili in passato. Sarà determinante coinvolgere il Coni, e fare un ragionamento col Paese per verificare se altre parti del Paese possono diventare un elemento straordinario nelle Olimpiadi della cultura e della bellezza.

Sorani: “Sostegno alla proposta per Olimpiadi 2032 a Firenze e Bologna”

A favore della candidatura alle Olimpiadi del 2032 proposta dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, che vedrebbe una sinergia fra il capolouogo toscano e la città di Bologna, si è espresso il presidente di Confartigianato Firenze, Alessandro Sorani, che la considera “una scelta per il futuro di due città all’avanguardia”.

“La buona politica è quella che quando fa scelte cerca non di guardare alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni. Per questo la proposta del sindaco di Firenze Dario Nardella per le Olimpiadi 2032 da ospitare fra Firenze e Bologna ci piace e ci convince e per quello che ci riguarda siamo a disposizione di Palazzo Vecchio per dare il nostro sostegno nei modi che si riterrà è più opportuno” è il commento di Alessandro Sorani sull’idea del sindaco di Firenze sulle Olimpiadi estive da organizzare in coppia con Bologna fra 12 anni.

“L’alleanza di Firenze con Bologna e più in generale della Toscana con l’Emilia Romagna – spiega il presidente di Confartigianato Firenze – è davvero la carta vincente per andare al confronto con il Comitato Olimpico Internazionale e riportare in Italia i Giochi Olimpici Estivi che ci mancano da 60 anni. Dalla nostra non abbiamo solo un patrimonio storico, artistico, culturale e ambientale imparagonabile, ma anche due centri di eccellenza per capacità produttive, attrattività, sostenibilità e efficienza amministrativa”.

“Non mi stupisce quindi che il sindaco di Bologna Merola e anche il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini abbiano immediatamente compreso la portata della sfida lanciata da Nardella accettandola di buon grado. Perché è evidente che sarebbe una grande occasione di sviluppo per tutto il territorio e per le comunità e le imprese che vi vivono e vi operano” conclude Sorani.

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