Innocenti e Save the children insieme per sfide su futuro infanzia

Sostenibilità ambientale e sociale, innovazione digitale e diritto ad un’educazione di qualità nella prima infanzia le principali sfide per il futuro dei diritti dei bambini in Italia. L’Istituto degli Innocenti e Save the Children accendono i riflettori sul valore futuro della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a 30 anni dalla sua adozione.

Le emergenze ambientali e sociali, le cui conseguenze più pesanti colpiscono soprattutto i bambini, il mondo digitale disegnato dagli adulti per gli adulti ma abitato da adolescenti e bambini che spesso non hanno competenze adeguate, la necessità di garantire a tutti i bambini l’educazione di qualità sin dalla prima infanzia, come investimento sul loro futuro e su quello dell’intera comunità. Questi i principali temi approfonditi dal lavoro congiunto dell’Istituto degli Innocenti e di Save the Children che ha coinvolto un ampio gruppo di esperti di alto profilo, a 30 anni dalla nascita della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con l’obbiettivo di promuoverne l’efficacia rispetto alle sfide più attuali per i diritti dei bambini, alla luce degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dalle Nazioni Unite per il 2030.

“I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di fronte alle sfide del presente” è infatti il titolo del convegno che si svolge oggi all’Istituto degli Innocenti di Firenze, con la partecipazione di esperti e rappresentati istituzionali che si confrontano sul presente e sul futuro della Convenzione, a partire dalla lectio magistralis di Gerardine Van Bueren, QC Professor of International Human Rights Law alla Queen Mary University di Londra e già tra gli estensori della Convenzione nel 1989.

Guardando ad oggi, il presente e il futuro dei diritti dei bambini dipendono strettamente dalla nostra capacità di riaffermare la loro centralità nell’Agenda globale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile e nelle agende politiche dei diversi paesi del mondo.

“I principi della Convenzione e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono un punto di riferimento fondamentale per misurare il benessere dei bambini e delle bambine. Se la Convenzione da un lato riconosce un ampio spettro di diritti civili, politici, sociali, economici e culturali che devono essere garantiti a tutti i bambini, gli Obiettivi ONU propongono una visione moderna dei progressi sociali, economici e ambientali che devono essere raggiunti affinché tutti, quindi anche le bambine e i bambini, vedano attuati i propri diritti oggi e nel futuro.” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro e celebra quest’anno il centenario dalla sua fondazione.

“La Convenzione è per sua natura un valido strumento per leggere i nuovi fenomeni, perché ci aiuta a comprendere le trasformazioni in corso alla luce dei diritti dell’infanzia e ci offre un “metodo” per ricercare la specificità dell’infanzia anche nell’ambito di fenomeni complessi. Occorre partire dai diritti perché essi esistono e vanno riconosciuti a tutti a prescindere dai mutamenti politici e dalle risorse disponibili e sono il nostro paradigma culturale. Porre al centro i bambini implica ripensare la dimensione della sostenibilità sociale, e declinare il tema del benessere sostenibile in tutte le sue dimensioni, superando la forte spinta all’individualismo, oggi estremamente presente, proprio in una società che è anche iperconnessa” Ha dichiarato Maria Grazia Giuffrida, Presidente dell’Istituto degli Innocenti, che celebra quest’anno il seicentenario dalla sua nascita.

Tra gli spunti prioritari sulla sostenibilità proposti e discussi nel convegno c’è quello rilevato dai giovani ascoltati che hanno ricordato che le conseguenze dei cambiamenti climatici sono un tema non più rimandabile. Inoltre è emersa la necessità di garantire la sostenibilità e l’equità intergenerazionale del sistema di welfare alla luce dei cambiamenti demografici, e il contrasto della crescente povertà educativa e relazionale.

Uno degli aspetti più impattanti dello sviluppo che è stato oggetto di discussione tra gli intervenuti al convegno è l’innovazione digitale, che sin dal suo avvento non ha mai posto una specifica attenzione al mondo dei bambini. Occorre promuovere pari condizioni di accesso dei minori alle tecnologie attraverso competenze utili a cogliere le opportunità dell’innovazione digitale, incluso senso critico e competenze emotive adeguate. È inoltre necessario trasformare i sistemi di educazione e formazione, superando la separazione tra cultura e tecnologia in favore della multidisciplinarietà e interdisciplinarietà, e fornendo anche il necessario supporto ai genitori.

Il terzo tema messo in luce nel lavoro di analisi congiunto, è quello del diritto ad un’educazione di qualità fin dalla prima infanzia, attraverso adeguati investimenti pubblici e la diffusione capillare e equa dei servizi educativi sul territorio, dalla nascita ai 6 anni di età. Un tema al centro dell’impegno dell’Istituto degli Innocenti che ha inaugurato uno dei primi Polo 0-6 in Italia – anticipando le prospettive della più recente riforma nazionale dello 0-6 – e di Save the Children che ha creato una rete capillare di progetti 0-6 sul territorio nazionale.Bisogna rimettere i bambini al centro del sistema educativo, definendo modelli di funzionamento dei servizi che siano accoglienti e inclusivi per tutte le famiglie che oggi abitano le nostre comunità.

Questa collaborazione tra Save the Children e l’Istituto degli Innocenti, insieme alla sede prescelta per il convegno che si svolge oggi, assumono un particolare valore alla luce dell’aneddoto storico che colloca nel 1920 a Firenze, e proprio in questo luogo, la nascita del logo simbolo di Save the Children in tutto il mondo, ispirato ai Putti in fasce di Andrea Della Robbia simbolo dell’Istituto degli Innocenti, e ormai da 10 anni presente anche sulle maglie dell’ACF Fiorentina, dal 2010 partner dell’Organizzazione.

L’episodio è raccontato nel libro “I Figli dei nemici”, la biografia della fondatrice di Save the Children, Eglantyne Jebb, scritta per le edizioni Rizzoli da Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia Europa dell’Organizzazione, presentata dall’autrice stessa nel primo dei due eventi collaterali del convegno di oggi.

Il secondo evento è invece dedicato alla visita guidata al Museo dell’Istituto degli Innocenti.

Save the Children: “Ogni giorno in Yemen 100 bambini muoiono di fame”

Nella Giornata dell’Alimentazione, mentre l’ONU denuncia la drammatica carestia in Yemen, la peggiore dell’ultimo secolo, Save the Children – che ieri ha lanciato la campagna globale “Fino all’ultimo bambino” per sensibilizzare sui tragici effetti della malnutrizione – stima che ogni giorno nel paese più di 100 bambini potrebbero perdere la vita per mancanza di cibo.

Save The Children – che dal 1919 lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro  – stima che in Yemen circa 400 mila bambini soffrono di grave malnutrizione e che solo quest’anno oltre 46mila potrebbero morire prima di aver compiuto il quinto compleanno.

“I dati diffusi dall’Onu sono terrificanti ma, purtroppo, non ci sorprendono”, dichiara Tamer Kirolos, Direttore di Save the Children in Yemen “Quella di 13 milioni di persone che soffrono la fame sembra una statistica irrealistica, ma dietro questi numeri ci sono tantissimi bambini malnutriti che i nostri operatori sul campo incontrano goni giorno. Non dovremmo aspettare che questa situazione si trasformi in una carestia in piena regola: i bambini in Yemen stanno già morendo di fame”.

“Insicurezza, inaccessibilità al cibo e la vastità di questa crisi impedisce alle organizzazioni umanitarie di raggiungere tutti i minori a rischio. Ogni giorno – prosegue Kirolos – oltre cento bambini rischiano di morire di fame. E non è una crisi dovuta a cause naturali, ma dipende solo dall’uomo. Le parti in conflitto in questa guerra brutale devono deporre le armi e tornare al tavolo dei negoziati, mentre gli altri paesi devono smetterla di alimentare il conflitto fornendo le armi. Da oltre tre anni questa guerra macchia la nostra coscienza collettiva e noi non dovremmo permettere che duri un altro giorno di più”.

Come emerge dal rapporto di Save the Children “Lontano dagli Occhi. Lontano dai cuori. Fuori dalle luci dei riflettori milioni di bambini continuano a morire di malnutrizione. A casa loro”, in Yemen, a oltre tre anni e mezzo dall’inizio dell’escalation del conflitto, gli ostacoli posti alla distribuzione di cibo e medicine da tutte le parti in causa e i recenti combattimenti per il controllo del porto strategico di Hodeidah hanno spinto il paese sull’orlo della carestia, con più di 5 milioni di bambini costretti ad affrontare la quotidiana carenza di cibo e un bambino su 2, che soffre di malnutrizione cronica. In particolare nei territori maggiormente devastati e che oggi contano più di 3 milioni di sfollati, come il distretto di Hodeidah, 1 bambino su 20 è affetto da malnutrizione acuta grave.

Il rapporto – diffuso ieri dall’Organizzazione insieme al lancio della campagna Fino all’ultimo bambino – rivela che nel mondo, ogni giorno, 7.000 bambini sotto i cinque anni muoiono per cause legate alla malnutrizione. Cinque ogni minuto. Bambine e bambini che, a casa loro, in paesi colpiti da carestie e siccità, afflitti dalla povertà estrema o dilaniati da guerre e conflitti, continuano ad essere privati di cibo adeguato, acqua pulita e cure mediche e perdono irrimediabilmente l’infanzia alla quale hanno diritto. Lontano dalle luci dei riflettori.

Ề per questi bambini che Save the Children ha lanciato la campagna globale “Fino all’ultimo bambino” e attivato la raccolta fondi attraverso il numero solidale 45533. L’obiettivo è salvare i bambini che soffrono di malnutrizione e tenere alta l’attenzione su un killer silente e devastante, che contribuisce in maniera decisiva alla morte di circa la metà dei 5,4 milioni di minori con meno di cinque anni che ogni anno, a livello globale, perdono la vita per malattie facilmente curabili e prevenibili.

Toscana 11,5% ragazzi abbandona studi

Firenze, secondo quanto emerge dal rapporto ‘Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia’ diffuso da ‘Save the Children’, lo scenario che emerge sulla permanenza agli studi dei ragazzi in Toscana, “desta forti preoccupazioni”.

La Toscana è sesta tra le regioni italiane col minor tasso di povertà educativa, registrando un 11,5% di ragazzi che abbandonano gli studi precocemente – la media nazionale è del 14% -, ma con più di 3 bambini su 4 (78,3%) che non vanno all’asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia (risultato comunque di 10 punti inferiore alla media nazionale), 5 classi delle scuole secondarie su 6 che non offrono il tempo pieno agli studenti, 1 ragazzo su 3 che non fa sport, quasi 1 su 2 che non legge libri e 1 su 4 che non naviga su internet.

È sempre in Toscana, riguardo ai 15enni che vivono in famiglie disagiate e che hanno quasi 5 volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura, la quota di ‘resilienti’, cioè di giovani che raggiungono comunque ottimi livelli di apprendimento, è solo del 27%, percentuale di molto inferiore ad altre regioni del nord.

Il rapporto è stato diffuso oggi, in occasione del rilancio da parte di ‘Save the Children’ della campagna ‘Illuminiamo il futuro’ per il contrasto alla povertà educativa e dell’avvio della petizione online su www.illuminiamoilfuturo.it per chiedere il recupero di tanti spazi pubblici in stato di abbandono da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini.

Anche in Toscana, dal 14 maggio, partirà una settimana di mobilitazione: tra le iniziative il Museo Galileo di Firenze il 18 maggio, in occasione della Giornata internazionale dei musei, propone ‘Galileo e la Piera. Dialogo astronomico in cucina, inedita narrazione di cui sono protagonisti Galileo e la sua governante; un omaggio a Mary Poppins, con concerto e letture, il 19 maggio al Seminario vescovile di Pistoia.

Save the Children: 1 minore su 5 in Toscana in povertà relativa

Un giovane su 10 abbandona troppo presto la scuola, la metà non ha svolto in un anno quattro o più attività culturali ed educative e 1 su 10 non pratica sport.

In un’Italia in cui le famiglie con minori in povertà assoluta in dieci anni sono quintuplicate, che si trova a fare i conti con gli effetti della recessione sulla motivazione dei giovanissimi e che è sempre più vecchia, con oltre 165 anziani ogni 100 bambini, alunni e studenti spesso non trovano nella scuola risposte adeguate alle sfide di oggi. Anche in Toscana, per esempio, gli anziani arrivano ad essere in media più di 200 ogni 100 bambini, l’11% dei ragazzi ha lasciato precocemente la scuola e si va da un minimo di un 30% a un massimo del 63% di scuole su base provinciale che lamentano una scarsa dotazione di laboratori, ben al di sopra della media nazionale (59%).

A cinquanta anni dalla scomparsa di Don Lorenzo Milani, che ha lottato affinché la scuola offrisse pari opportunità ai suoi studenti indipendentemente dalla loro condizione economica, nel sistema scolastico nazionale le diseguaglianze sociali continuano a riflettersi sul rendimento degli alunni. È negli istituti con un indice socio-economico-culturale più basso, infatti, che viene bocciato il maggior numero di studenti, più di 1 quindicenne su 4 (il 27,4%), mentre negli istituti con indice alto la quota scende quasi a 1 su 25 (il 4,4%). Uno studente di quindici anni su 2 (il 47%) proveniente da un contesto svantaggiato, inoltre, non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata. Tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio risulta accresciuto anche il rischio di dispersione scolastica, al quale sono esposti, a livello nazionale, 135.000 alunni: in Toscana le scuole secondarie di II grado sono colpite da un tasso di abbandono del 4,2%, in linea con una media nazionale del 4,3%, mentre in quelle di primo grado il tasso scende allo 0,7%, leggermente più basso di quello nazionale (0,8%).

È dalla scuola, luogo dell’infanzia che dovrebbe superare le diseguaglianze, offrendo pari opportunità, coltivando l’istruzione, l’educazione all’affettività e alla socialità dei bambini per allontanarli dai fattori di rischio, che si snoda il viaggio dell’VIII Atlante dell’infanzia a rischio “Lettera alla scuola” di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, pubblicato da Treccani e presentato oggi in anteprima, in attesa dell’uscita nelle librerie il 23 novembre. L’Atlante quest’anno propone un percorso in sei capitoli attraverso la scuola italiana con l’obiettivo di osservare e ascoltare il nostro sistema scolastico dalla prospettiva degli studenti e, in particolare, di coloro che vivono ai margini rischiando, oggi come cinquant’anni fa, di venire espulsi (anche) dalla scuola. Il volume di 360 pagine è curato da Giulio Cederna, corredato dagli scatti di Riccardo Venturi, da circa cinquanta mappe e grafici e da una ventina di contributi originali scritti da insegnanti, presidi, educatori, esperti della scuola, come Domenico Starnone, Franco Lorenzoni, Fabio Geda, Giancarlo Cavinato, Andrea Gavosto, Giancarlo Cerini, Umberto Galimberti. Una versione multimediale e interattiva è disponibile online (www.atlante.savethechildren.it).

“La scuola è un luogo chiave nell’infanzia di ogni bambino: è qui che i talenti e le relazioni vengono sviluppati, è qui che sono gettate le basi del loro futuro – commenta Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children -. Oggi continuiamo a trovarci di fronte a una scuola che, a volte, alimenta le disparità: raccontare il sistema scolastico, il modo in cui esso riesca o non riesca a superarle, significa affrescare la condizione dell’infanzia in Italia. Save the Children lotta affinché sia riconosciuto il diritto di tutti i bambini a un’eguale istruzione, a prescindere dal contesto sociale e economico in cui vivono. Bisogna percorrere i corridoi, entrare nelle aule, dare voce a pedagogisti, docenti e studenti, facendo tesoro del buono e individuando cosa è migliorabile. Ogni bambino deve accedere alle stesse opportunità, ha il diritto di essere protagonista e di essere ascoltato”.

“A scuola i bambini si liberano dall’ignoranza, dai pericoli della strada, dalla povertà, dall’isolamento, talvolta dalla solitudine, spesso dalla fame e dalle malattie” afferma Massimo Bray, Direttore Generale della Treccani, che pubblica anche quest’anno l’Atlante dell’infanzia a rischio. “Ma è anche il luogo dove possono liberare la loro fantasia, il desiderio di conoscere, la voglia di capire, l’abitudine a stare insieme. Insomma è la strada più sicura per creare cittadini liberi e consapevoli. Un dato ormai consolidato, tanto che la percentuale del Pil destinato all’istruzione è uno dei principali indicatori della civiltà di un paese. L’avvento della società digitale ha determinato una delle più sconvolgenti rivoluzioni culturali e antropologiche della storia dell’umanità. Ciò impone anche alle società avanzate, come quella italiana, di adeguare rapidamente il proprio sistema formativo per rispondere con efficacia e tempestività alle nuove esigenze. Come testimonia la vittoria nel 2017 del premio Moebius per la nostra piattaforma on-line Treccani scuola, siamo pronti, senza dimenticare le antiche emergenze, ad affrontare le nuove sfide”.

Povertà, diseguaglianza sociale e rendimento scolastico

In Italia vivono 669.000 famiglie con minori in condizione di povertà assoluta che, una volta sostenuti i costi per la casa e per la spesa alimentare, possono spendere solo 40 euro per la cultura e 7.60 per l’istruzione al mese. È un fenomeno che investe tutto il paese: i bambini in tale situazione – 1.292.000, il 14% in più in un anno – rappresentano il 12,5% del totale dei minori e si trovano nel 12% dei casi al Nord, nell’11,6% al Centro, nel 13,7% al Mezzogiorno. Il peggioramento della situazione economica ha colpito in modo ancora più profondo i minori in povertà relativa (che vivono, dunque, in famiglie con livelli di spesa significativamente inferiori alla media nazionale), che sono 1 su 5, ossia il 22% (con un incremento del +20,2%). Nel Centro Italia il 17% dei bambini vive tale situazione, mentre nel Nord Italia i minori in povertà relativa sono il 16% e al Sud il 33%.

Inoltre, sebbene negli ultimi decenni siano stati compiuti importanti passi in avanti nel contrasto alla dispersione scolastica, con una tendenza positiva che ha visto il tasso di abbandono abbassarsi progressivamente dal 2008 a oggi, il fenomeno della dispersione continua a rappresentare una delle principali sfide con cui la scuola italiana deve fare i conti, come mostrano i dati dell’anagrafe nazionale studenti del MIUR evidenziati nell’Atlante.

In Toscana l’incidenza di alunni non ammessi al successivo anno delle scuole medie va dal 1,5% di Arezzo (ben al di sotto della media nazionale di 2,8%) al 3,6% di Prato. Per quanto riguarda le scuole superiori, le province della Toscana rimangono sempre un po’ sopra la media nazionale (9,15%) anche se i dati mostrano delle differenza tra licei, istituti tecnici oprofessionali. Proprio in questi ultimi, le percentuali provinciali sono mediamente superiori agli altri istituti superiori registrando per Grosseto l’8,5% (percentuale più bassa della regione) e per Pisa il 21,9% dei respinti (media nazionale del 14%), che guadagna un triste secondo posto nella classifica nazionale.

In Italia, gli alunni ripetenti al secondo anno di superiori (che nel Centro Italia arrivano ad una media del 17%) ai test Invalsi di italiano ottengono punteggi meno elevati dei compagni che non hanno mai ripetuto un anno: in Toscana la differenza media è di 33 punti, contro una media nazionale di 27 punti, che colloca la Regione al 4° posto, a pari merito con la Liguria.

La crisi economica ha avuto un effetto negativo anche sulla motivazione degli studenti: la mancanza di lavoro e prospettive tra gli adulti di riferimento ha generato sfiducia in molti bambini e adolescenti, aumentando il rischio del fallimento formativo. In Italia, meno di 1 un giovane laureato su 2 ha un lavoro (nell’Unione Europea il 71,4% di chi ha terminato l’università trova un’occupazione, in Italia appena il 44,2%, nel Mezzogiorno il 26,7%)[10], il tasso di disoccupazione inToscana nel 2016 oscillava tra il 16,6% di Massa-Carrara al 7,2% di Grosseto. Non sorprende, dunque, che nel nostro Paese, gli “scoraggiati” tra i 15 e i 34 anni, i quali pur dichiarandosi disponibili a lavorare hanno smesso di cercare un’occupazione, siano cresciuti del 43% in dieci anni, raggiungendo quota 420.000.

Disconnessi culturali e ultraconnessi

Con l’aggravarsi delle condizioni socio-economiche di molte famiglie, all’aumento delle povertà economiche sono corrisposte anche nuove povertà educative: tanti bambini, infatti, non hanno accesso a attività culturali. In Toscana 1 ragazzo su 2 (il 52%) tra i 6 e i 17 anni non arriva a svolgere, in un anno, quattro delle seguenti attività culturali: lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei, accesso a internet. Il numero di disconnessi culturali, infatti, appare superiore alla media nazionale del 59,9%.


Una scuola (non) a misura di bambino

Con solo il 4% del PIL nazionale speso nel settore dell’istruzione, contro una media europea superiore di quasi un punto percentuale (4,9%), non è facile per la scuola pubblica offrire una risposta adeguata alle problematiche che incontra[12]. Le poche risorse si traducono in strutture a volte fatiscenti o spoglie: il 41% delle scuole secondarie di primo grado, per esempio, lamenta una scarsa dotazione di laboratori e ambienti di apprendimento adatti a sperimentare nuove prassi didattiche, con 4 scuole su 10 che possono fare affidamento su meno di un laboratorio ogni 100 studenti. Rispetto alla media italiana, il numero di scuole in tale situazione in Toscana è alto. In provincia di Pistoia il 63% degli istituti (ben 22 punti in più rispetto alla media nazionale del 41%), denuncia questa condizione mentre Massa-Carrara risulta più “virtuosa” con solo il 30% delle scuole. In Italia, solo il 17% degli istituti scolastici (1 scuola su 6), inoltre, è dotato di almeno una palestra in ogni sede, mentre, sebbene quasi tutte abbiano una biblioteca, meno di 1 su 2 dà la possibilità di effettuare un servizio prestito e meno di un terzo del patrimonio librario risulta utilizzato. Appare evidente il divario tra Nord e Sud: se in Settentrione 2 biblioteche su 3 sono dotate di almeno 3.000 volumi, al Centro lo è una su due (46%) mentre nel Meridione lo è solo 1 su 3. In Toscana, si passa dalla provincia di Arezzo con l’86,5% per presenza di biblioteche con servizio prestiti, a quella di Massa-Carrara al di sotto della media nazionale (72,5%) con un 64%.

Per quanto riguarda lo sport, i bambini toscani sembrano essere più penalizzati, tranne che nelle province di Livorno (26,7%) e di Firenze (18%), al di sopra della media nazionale del 17,4%.

Denatalità e altre sfide

Tra i fenomeni che condizionano la scuola di oggi, accanto alle povertà socio-economiche, la denatalità: in cinquanta anni gli under 15 sono passati da 12 a 8 milioni, perdendo circa un terzo della popolazione in età della scuola dell’obbligo: l’Italia conta 165 anziani ogni 100 bambini sotto i 14, con un numero di over 65 che doppia quello dei giovanissimi in diverse province.

In Toscana l’indice di vecchiaia è tendenzialmente superiore alla media nazionale con un picco nelle province di Grosseto e Massa-Carrara, dove a 100 bambini corrispondono rispettivamente 234 e 231 anziani per ogni 100 bambini.

Nonostante il numero totale di alunni diminuisca, aumenta invece quello dei bambini di origine straniera, che in Toscana trova il suo primato nella provincia di Prato, prima su scala nazionale per numero di CNI (minori con cittadinanza non italiana), sia nati all’estero (23%) che in Italia (72,5%) contro la media nazionale rispettivamente del 9,2% e del 58,7%. Di fronte alla sfida dell’inclusione, tuttavia, quasi in nessuna delle scuole toscane del primo ciclo gli insegnanti ricevono formazione specifica. Solo la provincia di Prato fa eccezione con un 11% e si posiziona al secondo posto, a pari merito con Pordenone, su una media nazionale del 2,2%; un passo avanti è stato fatto con il Piano di formazione dei docenti 2016-2019, che ha recepito le indicazioni del IV Piano nazionale infanzia su questo tema.

“Lezioni” e buone pratiche

Sarebbe sbagliato, tuttavia, ritenere che il sistema scolastico nazionale sia rappresentato solo da timori, limiti e sfide: esisteuna scuola fatta di innovazione, dedizione, emozioni positive che è ben raccontata all’interno dell’Atlante.

“Vi sono scuole che hanno svolto e svolgono un ruolo anticipatore, di avamposto, con un artigianato intelligente, un pensiero pratico. Accanto a tante eccellenze, nelle scuole italiane si incontrano tuttavia situazioni inaccettabili, di analfabetismo didattico, precarietà organizzativa, carenze strutturali, deserti relazionali, vere e proprie discriminazioni e ingiustizie che fanno pagare un prezzo enorme ai bambini più svantaggiati. Per riformare davvero la scuola si potrebbe cominciare investendo nella trasformazione delle zone più a rischio in comunità educanti, che nel concreto significa non lasciare da sola la scuola a combattere la povertà educativa. Con la costruzione di comunità educanti dove oggi regnano il degrado urbano e la criminalità si va a lavorare in frontiera: quella che segna l’orizzonte del nostro Paese e della nostra democrazia.” conclude Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Cambiamo (insieme) la scuola: Fuoriclasse in Movimento

Per rispondere a una delle sfide principali, quella del contrasto alla dispersione scolastica, Save the Children presenta oggi Fuoriclasse in Movimento, iniziativa nata dallo sforzo congiunto dell’Organizzazione e dei docenti delle scuole di primo e secondo grado, che mette in rete 150 istituti in tutta Italia, raggiungendo in modo diretto 20.000 minori e coinvolgendo attivamente circa 2000 insegnanti e 1000 genitori, anche in Toscana. L’obiettivo è cambiare le politiche scolastiche, partendo dal dialogo tra docenti, studenti e famiglie: strumento centrale in questo percorso sono i Consigli fuoriclasse, tavoli di confronto per definire insieme soluzioni e azioni di cambiamento nel campo della didattica, delle relazioni, della riqualificazione degli spazi scolastici in seguito all’analisi dei problemi e delle esigenze del singolo istituto e del territorio. La formazione ai docenti, i percorsi per i genitori e i laboratori con le classi sono tra le altre attività proposte.

Fuoriclasse in Movimento nasce come sviluppo a livello nazionale del programma Fuoriclasse, modello di intervento per il contrasto alla dispersione scolastica pensato in una logica preventiva con l’obiettivo di intervenire sulle cause del fenomeno. Il programma, soggetto a valutazione di impatto, ha raggiunto nel primo biennio i seguenti risultati: nelle scuole secondarie aderenti, il numero di assenze medio è stato dimezzato, passando da 12 a 6; i ritardatari cronici sono stati ridotti dell’8,6%; il 5% degli studenti ha migliorato il rendimento in 2 materie fondamentali; le famiglie disinteressate all’andamento scolastico dei figli sono diminuite dell’8,1%. Risultati positivi registrati anche nelle primarie. Il coinvolgimento delle scuole avviene su due livelli: uno integrato in cui gli istituti sono supportati da Save the Children sia nella realizzazione dei Consigli fuoriclasse che nella formazione di docenti e genitori. L’altro, dove gli istituti interessati costituiscono un polo formativo interscolastico (composto da almeno 3 scuole), che permette l’attivazione in loco di percorsi di formazione per insegnanti. La scelta del livello di coinvolgimento viene fatta a partire dall’analisi dei bisogni del territorio, valutando il contesto in cui è inserita la scuola, i dati sui divari nei livelli di apprendimento e il tasso di dispersione scolastica regionale. Sul portale online che racconta Fuoriclasse in Movimento (www.fuoriclasseinmovimento.it) il manifesto e i criteri di adesione, ma anche le mappe e i dati che consentono di seguire l’iniziativa.

 

 

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