Omicidio su ponte Vespucci: comunità senegalese, oggi presidio e sabato manifestazione

“Chi ha sparato non è un pazzo, ci devono spiegare perché ha sparato. Non ci devono dire che è un pazzo. Siamo arrabbiati e non ci piace che questa cosa sia avvenuta in questo momento politico dell’Italia”. Lo a detto Pape Diaw, storico portavoce della comunità fiorentina del Senegal, tra i presenti al corteo dei senegalesi improvvisato ieri in città a Firenze in seguito alla morte di un loro connazionale, omicidio per il qual è stato fermato un italiano.

“Vogliamo sapere chi è quest’uomo che ha ucciso un nostro connazionale e perchè – spiega Mamadou Sall, attuale portavoce della comunità senegalese -. Siamo tornati dalla questura dove ci hanno detto che un uomo italiano voleva suicidarsi, poi invece ci ha ripensato ed ha ucciso un giovane senegalese. La comunità del Senegal a Firenze non ha parole, questi fatti stanno accadendo da tempo, ci stiamo organizzando per avere una risposta dalle autorità a questo omicidio gratuito, senza motivo. Se sicurezza ci deve essere in città, ci deve essere per tutti, anche per noi. Com’è possibile che uno che ci dicono pazzo possa girare armato e spararci? Ci devono dare una risposta”.

Intanto è stato promosso un presidio per oggi pomeriggio dalle 15 su Ponte Vespucci e indetta una manifestazione per sabato 10 marzo con probabile corteo dalle 15, ma con modalità e ritrovo ancora da definire.

“Dobbiamo tutti stringerci nel dolore intorno alla famiglia e alla comunità del senegalese ucciso, senza dividerci: era, tra l’altro, parente di Samb Modou”, uno dei due senegalesi uccisi il 13 dicembre 2011 a Firenze da Gianluca Casseri, simpatizzante di estrema destra che poi si suicidò. Lo ha detto l’imam di Firenze e presidente Ucoii Izzedin Elzir. Certo, ha poi aggiunto, “il clima di intolleranza di questa campagna elettorale non aiuta in un momento come l’attuale”.

“Comprendiamo il dolore, ma qualunque forma di violenza contro la citta’ e’ inaccettabile, tenuto conto anche che l’omicida e’ stato subito assicurato alla giustizia e l’amministrazione comunale ha incontrato una delegazione della comunita’ senegalese”. Lo ha affermato il sindaco Dario Nardella a proposito dei danneggiamenti in centro citta’ durante il corteo di ieri organizzato dopo l’omicidio. “I violenti- ha dichiarato Nardella- vanno isolati e azioni del genere sono incivili oltre che irrispettose della memoria della stessa vittima”. Il sindaco ha parlato anche con il console del Senegal Eraldo Stefani.

Strage p.zza Dalmazia: cittadinanza Italia vedova vittima

 Cittadinanza italiana per Ndeye Rokhaya Mbengue, vedova del senegalese Samb Modou, ucciso a Firenze il 13 dicembre 2011 dal killer fascista Gianluca Casseri. L’ attestato sarà consegnato dal prefetto Alessio Giuffrida insieme a al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, e al sindaco di Firenze, Dario Nardella domani, giovedì 14 dicembre, alle ore 17.30 in Palazzo Medici Riccardi.

Fiori, un minuto di silenzio ed ancora tanta commozione. Si è svolta così, stamani in piazza Dalmazia, la commemorazione di Samb Modou e Diop Mor, i due senegalesi ammazzati dal killer razzista, fascista e simpatizzante di Casa Pound Gianluca Casseri a Firenze il 13 dicembre del 2011. Alcune decine le persone che hanno preso parte alla cerimonia, stamani: tra queste anche la vedova di Samb, rappresentanti della comunità cattolica ed ebraica, e di partiti di sinistra. E’ stato letto un messaggio del rettore dell’ateneo fiorentino Luigi Dei, impossibilitato ad essere presente al momento di ricordo. “Samb e Diop sono stati uccisi per il colore della loro pelle – ha detto nel suo intervento il sindaco Dario Nardella – c’è un fiume carsico, che comincia a riemergere, di razzismo e paura. Alimenta la guerra contro i diversi sfruttando i timori dei più deboli: è un pericolo che va estirpato e non é accettabile che sia usato nella battaglia politica. É pane per i professionisti dell’odio, non può esserci tolleranza per questo”. Per la comunità senegalese ha poi preso la parola Diye Ndiaye: “Per colpa di Casseri uno dei senegalesi da lui feriti, Mustafa, non ricamminerà mai più. Grazie alle istituzioni, però, Mustafà ha avuto una casa. Le istituzioni ci sono state vicine – ha aggiunto – ogni anno siamo qui tutti insieme. Ma dobbiamo essere vigili contro il razzismo, perché sta tornando; dobbiamo essere noi in prima fila contro questo fenomeno che sta rialzando la testa”. “Con la memoria e nel nome dei nostri fratelli uccisi – ha concluso l’imam di Firenze e presidente dell’Ucoii Izzedin Elzir – dobbiamo lottare per la libertà dall’odio: questo è un momento di riflessione, dobbiamo essere i pompieri di quello che sta accadendo e spegnere con la nostra responsabilità il focolaio di ogni razzismo”.

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