Violenze su tredicenne, arrestato nel senese

Un uomo di 36 anni, residente nel Senese, è stato arrestato dai carabinieri in esecuzione di una misura di custodia cautelare con l’accusa di violenza sessuale su un tredicenne.

In un video e in alcune foto trovate sul cellulare del ragazzino, secondo quanto spiegato dai militari, la prova degli abusi di cui sarebbe stato vittima il tredicenne. Proprio la scoperta di quelle immagini ha portato il padre del ragazzino a fare denuncia.
Le indagini dei carabinieri hanno poi portato a individuare il 36enne come il presunto responsabile: l’uomo si trova ora agli arresti domiciliari in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Da quanto spiegato dai carabinieri, la conoscenza tra indagato e il tredicenne è avvenuta via chat. Sarebbe poi seguito un incontro.
Nel corso della perquisizione domiciliare a casa del 36enne sequestrati alcuni cellulari, computer e decine di dvd che nei prossimi giorni saranno analizzati dagli inquirenti, per eventuali sviluppi investigativi.
Secondo quanto appreso l’arrestato sarebbe un dipendente di un’associazione che lavora nel sociale e si occupa di assistenza. Il video e le foto trovate nel telefonino del ragazzo sarebbero stati realizzati e inviati al tredicenne dallo stesso arrestato. Dalle immagini risulterebbe inoltre che la presunta violenza sarebbe avvenuta a casa dell’uomo.

Coronavirus: cinesi a Prato pensano quarantena volontaria

Appartenenti alla comunità cinese di Prato avrebbero cercato una struttura per realizzare una quarantena ‘volontaria’ dei propri connazionali rientrati ultimamente dalla provincia di Wenzhou, area da cui provengono gran parte degli orientali che vivono nella città toscana e dove è stato disposto l’isolamento per il coronavirus.

E’ quanto ha riferito il segretario dell’associazione cinese in Italia ‘Wencheng’ Luigi Yu, secondo il quale sono tanti i cinesi rientrati negli ultimi giorni da Wenzhou. “Abbiamo cercato di chiedere alle istituzioni una mano per poter affittare un posto o degli appartamenti dove mettere insieme in quarantena le persone che sono tornate da lì – ha riferito Yu, che vive e lavora a Prato – ma ci è stato spiegato che la comunità orientale non aveva l’autorizzazione per fare questo. Così ora le persone che sono tornate sono a casa e ci rimarranno per almeno 15 giorni”.
“Non abbiamo il numero preciso delle persone che sono tornate” ha spiegato Renzo Berti, direttore del dipartimento della prevenzione della Asl Toscana centro, rispondendo ai giornalisti. “Abbiamo saputo – ha aggiunto – che c’era stato il tentativo da parte di alcune persone cinesi di affittare una struttura ricettiva allo scopo della quarantena: il proprietario dello stabile, comunque, ci ha assicurato che non era nelle sue intenzioni farlo”.
Il Comune di Prato ha dal canto suo precisato di non aver “mai ricevuto la richiesta di immobili, case, alberghi o altro da destinare ai cittadini in arrivo dalla Cina. Tale richiesta tra l’altro non avrebbe alcun senso dal momento che le circolari ministeriali italiane non prevedono periodi di isolamento per chi già è rientrato né arrivi dalla Cina nelle prossime settimane”. Inoltre, ha spiegato, il Comune si interfaccia “solo con le istituzioni competenti, quali la Regione, la prefettura e il consolato”.

Coronavirus: negativo test per caso sospetto a Livorno

Un livornese di circa 60 anni è stato ricoverato ieri all’ospedale di Livorno nel reparto di malattie infettive come caso sospetto di coronavirus ed è risultato negativo alle analisi.

L’uomo, spiega una nota, tornato domenica scorsa da Shangai per un viaggio di lavoro, ha accusato uno stato di malessere generale ed ha chiamato il 118. È stato così prontamente attivato il protocollo di isolamento previsto a livello nazionale.
L’uomo era stato ricoverato ieri all’ospedale di Livorno, nel reparto di malattie infettive direttore dal dott.Spartaco Sani che oggi commenta: “Il paziente ha seguito correttamente tutte le indicazioni rivolgendosi direttamente al 118 senza passare dal pronto soccorso e le nostre strutture hanno superato la prova mettendo in atto tutte le procedure previste dai protocolli”.
In una nota l’Asl Toscana nord ovest spiega anche che il laboratorio di virologia dell’Azienda ospedaliera senese che ha eseguito le analisi per verificare se si trattasse di un caso di coronavirus “nell’arco di 4 ore ha comunicato l’esito” negativo.

Rischio paralisi cerebrale neonati, nasce progetto Ue

E’ coordinato da un ricercatore pisano il progetto europeo ‘Born to get there’ che punta a costruire una rete europea per la diagnosi e l’intervento precoci nei neonati a rischio di sviluppare una paralisi cerebrale infantile (nati pretermine o con parto difficoltoso).

Lo scienziato, Andrea Guzzetta, docente associato di Neuropsichiatria infantile presso il dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa, coordinerà altri nove partner provenienti da 3 paesi europei (Italia, Danimarca e Olanda), da due paesi associati (Georgia e Sri Lanka) e dall’Australia. Per la Toscana, insieme all’Università di Pisa, partecipano Fondazione Stella Maris, Fondazione Toscana Life Sciences e Hubstract srl.

‘Born to get there’ è stato finanziato con 3,7 milioni di euro, e, spiega Guzzetta, “ha l’obiettivo di migliorare i programmi sanitari per la diagnosi e la sorveglianza precoci delle menomazioni associate nei neonati con paralisi cerebrale: da un lato, vogliamo favorire l’erogazione personalizzata di interventi precoci e la prevenzione delle complicanze secondarie per i neonati e, dall’altra, un efficace sostegno ai genitori”.

Il programma comunitario, sottolinea una nota dell’Ateneo pisano, “implementerà la prima International Clinical Practice Guideline in diversi paesi in Europa (Italia, Danimarca, Olnda), a reddito medio (Georgia, Sri Lanka) e presso popolazioni difficili da raggiungere (Remote Queensland e Western Australia)” e si focalizzerà soprattutto sulla “relazione vitale tra il bambino e i suoi genitori (e in particolare con la madre), che viene messa in pericolo quando gli eventi perinatali modificano la salute del neonato e dalla cui salvaguardia dipendono la qualità di vita sua e l’armonia della famiglia”.

Coronavirus: maggiori rischi turismo Veneto e Toscana

Nel 2020 l’emergenza coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa turistica di ben 4,5 miliardi di euro, pari a circa il 5% per cento del prodotto interno lordo del settore. Il 70% di questa, pari a 3,2 miliardi di euro, è concentrata in quattro sistemi turistici regionali: Veneto, Toscana, Lazio e Lombardia. Lo rileva un’indagine Indagine dell’Istituto Demoskopika.

In particolare è il Veneto a indossare la maglia nera dove la stima degli effetti di un prolungato “allarme da coronavirus” potrebbe generare conseguenze devastanti con un calo di 971 mila arrivi, di oltre 3 milioni di presenze e, infine, con una contrazione della spesa turistica pari a circa 955 milioni di euro rispetto all’anno di riferimento individuato.

Possibili “postumi da virus” per il turismo in Toscana, con un calo di 695 mila arrivi, di oltre 1,8 milioni di presenze e con una contrazione della spesa turistica pari a circa 778 milioni di euro; in Lombardia, con un calo di 673 mila arrivi, di oltre 1,6 milioni di presenze e con una contrazione della spesa turistica pari a circa 685 milioni di euro; nel Lazio, con un calo di poco meno di 673 mila arrivi, di oltre 1,9 milioni di presenze e con una contrazione della spesa turistica pari a circa 765 milioni di euro.

Sappe, doppia aggressione contro agenti a Livorno

Doppia aggressione contro agenti penitenziari da parte di detenuti ieri nel carcere di Livorno. Lo rende noto il Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe.

Il primo episodio, spiega il sindacato in una nota, si è verificato nel reparto alta sicurezza, dove un agente è stato aggredito da un detenuto sottoposto alla sorveglianza particolare mentre stava entrando nel cortile dell’ora d’aria. Successivamente un vice ispettore è stato schiaffeggiato da un altro detenuto nel reparto transito.

Per il Sappe, quanto avvenuto “ci ricorda per l’ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario. Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Livorno, la richiesta di un incontro con il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per affrontare eventuali interventi che possano essere messi in campo dalla politica”.

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