Prato: procura valuta rito abbreviato per donna che ebbe figlio con minore

La donna di Prato accusata di violenza sessuale nei confronti di un ragazzo oggi 15enne ha chiesto il rito abbreviato in alternativa alla richiesta di giudizio immediato proposta allo stesso giudice dalla procura.

I difensori della 31enne, avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, avevano 10 giorni di tempo per formulare la richiesta di riti alternativi al processo con giudizio immediato, che prevede il ‘salto’ dell’udienza preliminare, e nelle ore scorse hanno depositato l’istanza su cui adesso il giudice prenderà una decisione.
Il processo in rito abbreviato, peraltro, consente lo svolgimento in camera di consiglio cioè a porte chiuse con la sola presenza delle parti coinvolte.

La richiesta di processo in rito abbreviato “non è una scelta di opportunità per beneficiare dello sconto di pena previsto dal rito alternativo ma attiene a una valutazione di strategia processuale ben precisa”, spiega l’avvocato Mattia Alfano, che difende la 31enne.

Inoltre, il difensore della donna precisa anche che trattandosi della richiesta di un processo in “abbreviato semplice, il giudice deve solo cambiare la data dell’udienza” fissata in precedenza (l’1 luglio 2019) sulla scorta della richiesta di giudizio immediato fatta dalla procura di Prato, senza quindi fare ulteriori valutazioni.

La donna impartiva ripetizioni di inglese al quindicenne,  da cui ha anche avuto un figlio.

Prato, inchiesta “finti poveri”: sequestrati 2,5 mln beni Ahmetovic e Halilovic

La corte di appello di Firenze ha ribaltato la decisione del tribunale di Prato. Nel dicembre scorso era stato bocciato il sequestro finalizzato a confisca e ordinato la restituzione dei beni a 14 componenti delle due famiglie residenti in città.

Il patrimonio bloccato viene ritenuto dagli inquirenti pratesi provento di illeciti ed ammonta a un controvalore di circa 2,5 milioni di euro tra case, depositi bancari, libretti postali, polizze vita, gioielli e altri beni. La procura di Prato aveva fatto ricorso in appello per chiedere la sospensione dell’ordinanza con cui il tribunale revocò il sequestro finalizzato alla confisca deciso nel giugno 2017. I beni furono sequestrati nell’ambito dell’operazione della Gdf ‘Finti poveri’ come misura di prevenzione patrimoniale. Le indagini mostrarono una sproporzione tra il valore delle proprietà possedute dalle due famiglie ed i redditi dichiarati, cioè a Isee zero.

Per il tribunale però non c’è nesso fra il possesso di somme così ingenti da parte di famiglie, che formalmente risultano nullatenenti, e i delitti di cui sono accusati molti loro appartenenti. La corte di appello, adesso, dimostra invece di sostenere la linea della procura di Prato.

Arrestata donna che ha avuto figlio da studente minorenne

Arresti domiciliari per la 31enne di Prato indagata per atti sessuali con con un ragazzo minorenne al quale impartiva ripetizioni scolastiche nel tempo libero, essendo impiegata come operatrice sanitaria. L’arresto sarebbe scattato per possibile reiterazione di reato e possibile inquinamento di prove.

Sono tre i reati contestati alla 31enne di Prato, arrestata questa mattina nell’ambito dell’indagine che cerca di far luce sulla vicenda di una relazione sessuale che la donna avrebbe avuto con un minorenne: oltre agli atti sessuali con minore, la stessa fattispecie di reato che viene contestato anche prima che la vittima compisse 14 anni, c’è anche la violenza sessuale per induzione. Secondo quanto ha riferito il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi, infatti, la donna avrebbe minacciato il ragazzino che non voleva più avere rapporti sessuali con lei: in particolare gli avrebbe più volte detto, tramite messaggi di whatsapp, che qualora lui non avesse voluto proseguire la relazione, lei si sarebbe tolta la vita o avrebbe portato il loro figlio nei pressi della scuola che frequenta il ragazzino.

Sarebbe stato l’allenatore del ragazzino il primo a ricevere le sue confidenze sul rapporto con la donna che lo avrebbe reso anche padre. A lui il ragazzo avrebbe raccontato come, ancora 13enne, durante una ripetizione d’inglese nella sua abitazione avrebbe accusato un forte mal di testa tanto da doversi stendere sul suo letto. La donna, secondo il racconto, “gli si sarebbe posta sopra denudandosi”. Altri rapporti – chiarisce l’ordinanza – sarebbero poi seguiti sia a casa dell’adolescente sia in quella della donna. Il documento del giudice per le indagini preliminari specifica inoltre che il ragazzo sarebbe venuto a sapere di essere padre del bambino nel dicembre 2017: la donna glielo avrebbe rivelato mentre era incinta di pochi mesi.

L’ordinanza di circa 40 pagine, di custodia cautelare ai domiciliari è stata eseguita dalla polizia di Prato nelle prime ore di questa mattina. Nei giorni scorsi la 31enne aveva resto dichiarazioni spontanee davanti ai pm della Procura di Prato.  Gli arresti domiciliari, secondo la Procura, sono stati resi necessari per evitare l’inquinamento delle prove e la reiterazione del reato da parte della donna, un’operatrice sociosanitaria che lavora in una casa di riposo e che  ha già un altro figlio di 11 anni avuto dal marito.

Contemporaneamente alla consegna dell’ordinanza di custodia gli agenti della squadra mobile hanno anche eseguito una perquisizione nei confronti dei coniugi  sequestrando altro materiale nella loro abitazione a Prato.

Nell’inchiesta un avviso di garanzia è stato recapitato questa mattina al marito. L’uomo è indagato per il reato di ”alterazione di stato”, perché, secondo la Procura, avrebbe alterato lo stato civile del neonato, nato dalla relazione con il ragazzino, in maniera consapevole pur sapendo che il bimbo dato alla luce dalla moglie non era suo figlio.

“Domani presenteremo richiesta di riesame al tribunale della libertà”. Così l’avvocato Mattia Alfano, che assiste la 31enne  commenta l’arresto.

“Non abbiamo verificato casi di contatti con altri minori, ma la possibilità che questi potessero avvenire, date le premesse, ci ha spinto a chiederne l’arresto per possibile reiterazione del reato”. Lo ha detto il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi riferendosi anche alla “frequentazione di certi siti internet” da parte della 31enne che “potrebbe essere un presupposto per eventuali nuovi contatti”.

“Assieme al possibile inquinamento delle prove, questo fatto – ha aggiunto Nicolosi -, costituisce per noi un motivo valido per chiedere la misura cautelare al giudice”, anche se allo stato non ci sono circostanze che dimostrino “contatti con altri minori” o che la donna li abbia cercati.

 

Rapporti con insegnante: dna conferma paternità del minorenne

L’esame del Dna avrebbe confermato che la paternità del bambino nato l’autunno 2018 all’insegnante 35enne di Prato, indagata per atti sessuali su minore, va attribuita allo studente 15enne con cui la donna avrebbe avuto una relazione.

Gli inquirenti hanno avuto modo di confrontare i Dna del figlioletto e anche dell’adolescente. Per il figlio la donna ha dato il consenso al prelievo venerdì. Nelle indagini coordinate dai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli l’attribuire la paternità del bimbo è uno degli elementi necessari per definire i rapporti tra la donna e il minore che dalla primavera 2017 la frequentava per prendere ripetizioni di inglese.

“I campioni del test – aveva detto in mattinata uno degli avvocati della professoressa, Mattia Alfano – sono stati eseguiti e i risultati ci saranno a ore: la verità dei fatti secondo noi prescinde da questo risultato ed è per questo che abbiamo chiesto che sia sentita subito dagli investigatori”. Il legale e l’altro difensore della donna, Massimo Nistri, hanno presentato la richiesta di poter fare dichiarazioni spontanee, quindi già nel pomeriggio di ieri la procura di Prato ha convocato la 35enne negli uffici degli inquirenti. L’insegnante è stata sentita circa due ore e mezzo e l’interrogatorio è stato secretato.

“Non possiamo dire niente: l’interrogatorio è stato secretato”, hanno detto uscendo gli stessi avvocati Alfano e Nistri. La professoressa di inglese è arrivata in procura con il marito (che peraltro ha riconosciuto il bambino come proprio), passando da un’entrata secondaria mentre i suoi avvocati hanno raggiunto gli uffici dei pm dall’ingresso principale, passando davanti a telecamere e giornalisti ma senza rilasciare dichiarazioni. All’interrogatorio, oltre ai due sostituti procuratori titolari dell’inchiesta, ha partecipato anche il capo della squadra mobile Gianluca Aurilia che guida le indagini, scaturite da una denuncia dei genitori del 15enne presentata contro la 35enne un paio di settimane fa circa.

La famiglia del ragazzo si è attivata con la querela contro l’insegnante, che è una loro conoscente, anche per la nascita del bambino, circostanza che la 35enne avrebbe fatto presente al 15enne mettendolo in crisi. Anche così il ragazzo si sarebbe aperto coi genitori che hanno preso l’iniziativa di andare a riferire tutto alla polizia. Le indagini punterebbero ora a ricostruire il contenuto dei cellulari di entrambi i protagonisti.

Bimba abusata da prete, allontanata dalla famiglia insieme ai fratelli

Sarebbe  stata allontanata dai genitori la bambina di Calenzano vittima degli abusi sessuali da parte di don Paolo Glaentzer, il parroco 70enne accusato di violenza sessuale aggravata su minore dopo essere stato scoperto con lei in auto una settimana fa, nel parcheggio di un supermercato di Calenzano (Firenze).

Insieme a lei sono stati allontanati anche i suoi due fratelli di 7 e 14 anni e portati, dopo visita medica, in una comunità protetta. Lo hanno deciso d’urgenza i servizi sociali del Comune di Calenzano coordinati dalla  Procura per i minori di Firenze sulla base dell’articolo 403 del codice civile. In base al quale una pubblica autorità ha facoltà di intervenire a tutela dei minori qualora si configuri una situazione di pericolo. (“Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere alla sua educazione, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione”).

La bambina verrà ora sentita dagli inquirenti della Procura di Prato. Venerdì scorso il gip del tribunale ha convalidato l’arresto in flagranza del prete confermandone gli arresti domiciliari nella sua abitazione in lucchesia. L’uomo davanti ai magistrati ha confessato di aver abusato almeno altre tre volte della bambina.

Una prima richiesta di allontanamento dei figli dai genitori con contestuale affidamento ai servizi sociali, arrivò nel 2013. Il provvedimento fu annullato da un ricorso vinto dalla famiglia nel 2016 ed era stato avviato dopo che i genitori erano stati indagati dalla procura per maltrattamenti verso i figli. Indagine nata nell’ambito di un altro procedimento, scattato dopo che, nel 2011, il figlio più grande della coppia, oggi 22enne, fu trovato con un 50enne .In mancanza di riscontri oggettivi l’indagine fu poi archiviata.

 

Neonata perde la vita, procura Prato apre inchiesta

La madre della bimba che ha perso la vita ha sporto denuncia per cercare di fare luce sull’accaduto. La procura pratese ha aperto un fascicolo ed ha disposto l’autopsia.

La procura di Prato ha aperto un’inchiesta per la morte di una neonata durante il parto in ospedale. È accaduto nella notte fra il 19 e il 20 febbraio presso l’Ospedale Santo Stefano di Prato, in zona Maliseti. La bambina avrebbe perso la vita durante le procedure ostretiche.

I medici dell’ospedale Santo Stefano di Prato hanno effettuato un taglio cesareo che purtroppo non è servito a salvare la vita della neonata. La donna ha presentato una denuncia in procura per cercare di capire cosa sia avvenuto: i magistrati hanno aperto un fascicolo di indagine contro ignoti ed hanno disposto l’autopsia per individuare le eventuali responsabilità.

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