Caso Scieri, indagato ex comandante Folgore Celentano

L’ex comandante della Folgore Enrico Celentano è indagato dalla procura di Pisa nell’ambito delle indagini sulla morte di Emanuele Scieri, 26 anni, siracusano, il parà militare di leva trovato morto 20 anni fa, il 16 agosto 1999, nella caserma Gamerra di Pisa.

Da quanto riporta il Corriere Fiorentino, favoreggiamento e false informazioni al pm sono le ipotesi di reato contestate a Enrico Celentano, ex comandante della Folgore, che ieri è stato anche interrogato per 4 ore dai magistrati della procura pisana che seguono l’inchiesta sulla morte di Scieri e che gli avevano notificato un invito a comparire.

Scieri fu trovato morto tre giorni dopo la sua scomparsa, ai piedi di una torre di prosciugamento dei paracadute all’interno della Gamerra, sede del centro di addestramento della Folgore. Un anno fa la svolta nell’inchiesta: la procura indaga tre commilitoni del giovane, uno dei quali viene anche arrestato, per omicidio volontario in concorso.

Il generale Enrico Celentano, rispondendo telefonicamente all’ANSA dalla sua casa di Casole d’Elsa, nel Senese, ha commentato così l’inchiesta che lo ha coinvolto: “Fiducia nella magistratura? Si leggono tante cose sui giornali e non si sa mai se quello che c’è scritto è la verità oppure no.  Io so che ho speso una vita al servizio del mio Paese e che ora è tutto un casino. Ecco scriva proprio così: è tutto un casino. Però confermo di essere indagato. Così gira il mondo, cioè come vogliono – aggiunge l’ex ufficiale – e noi siamo abitanti di questo mondo soggetti alla forza di gravità. Credevo che andando in congedo potessi occuparmi di ciò che mi interessa dopo una vita spesa al servizio del Paese. Evidentemente non è così e tutto quello che ho fatto non è bastato”.

Pisa: 12enne finisce in ospedale, la famiglia denuncia bullismo

Mesi di insulti e derisioni su whatsapp prima di una vera e propria aggressione culminata con un calcio e costata un’operazione d’urgenza a un ragazzino pisano di 12 anni. Ora, dopo la querela dei genitori, indaga la procura pisana che dovrà chiarire se l’adolescente sia stato o no vittima di bullismo. La vicenda è stata confermata dalla madre dell’alunno: “Mio figlio ora sta meglio, ma la scuola dovrà rispondere di quanto accaduto”.

I genitori del 12enne avevano denunciato, precisamente l’11 di giugno, direttamente la dirigente scolastica e i genitori dell’aggressore, un coetaneo della vittima, con la richiesta di individuare anche tutti coloro che nel periodo preso in considerazione siano venuti a conoscenza di altri episodi vessatori e abbiano omesso di denunciarli. Secondo la famiglia del dodicenne, infatti, “l’escalation di episodi poteva essere interrotta prima dalle autorità scolastiche e invece non è stato fatto nulla, eppure quando segnalai fatti circostanziati la dirigente scolastica – prosegue la famiglia del bambino – mi chiese di non fare denuncia alla polizia postale, per una serie di insulti e derisioni iniziati a ottobre via whatsapp, perché avrebbe gestito lei la situazione e risolto la questione”.

Gli episodi però sono proseguiti, sempre più gravi come quando, racconta la madre, a febbraio un compagno di classe lo ha ferito con una matita: “quel giorno ha pianto a lungo e vomitato più volte, ma la scuola non mi ha detto nulla”. “Io ho saputo dell’episodio solo perché la mamma di un altro alunno mi ha chiamato per chiedermi come stesse mio figlio, sono subito andata a scuola scoprendo l’accaduto, ma anche in questa circostanza la dirigente scolastica ha minimizzato”. L’ultima beffa, sottolinea ancora la madre, “è che le attività conclusive dell’anno scolastico prevedevano una rappresentazione sul fenomeno del bullismo: ecco, quella recita si è svolta regolarmente mentre mio figlio era in un letto di ospedale con un’agocannula in un braccio, proprio in conseguenza di quegli atti che la scuola dovrebbe contrastare e che lui ha provato a fare mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti in famiglia e anche – afferma in conclusione la madre del 12enne –  dalle insegnanti durante alcuni cortometraggi girati a scuola su quelle tematiche”.

Caso Scieri: avviata analisi salma riesumata

La procura di Pisa ha riaperto le indagini sul caso Emanuele Scieri, il parà siracusano trovato morto nell’agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa. Fra 60 giorni le risposte.

L’analisi è cominciata pochi giorni dopo la riesumazione della salma che si trovava nel cimitero di Noto (Siracusa). All’Istituto di medicina legale di Milano, Cristina Cattaneo, direttrice del laboratorio di antropologia e odontologia forense Labanof, alla presenza di Antonella Lazzaro, patologa, nominata dalla famiglia, ha dato inizio ai rilievi fotografici. La consulente della Procura pare abbia deciso di effettuare una Tac e nei prossimi giorni si procederà ad alcuni prelievi.
L’anatomopatologa Cristina Cattaneo  in passato ha seguito il caso di Yara Gambirasio e dovrà cercare sui resti di Scieri risposte che mancano al puzzle accusatorio. In pratica si tratta di  cercare  traumatismi compatibili con eventuali atti di nonnismo subiti prima della caduta dalla torretta.

Infatti la Procura toscana, nel 2017, ha riaperto l’inchiesta sul decesso e indagando per concorso in omicidio tre ex commilitoni. Gli inquirenti, mesi fa, decisero di riaprire il caso dopo i nuovi elementi scoperti dalla commissione parlamentare d’inchiesta che, ricostruendo le ultime ore di vita del siracusano, fecero emergere incongruenze e responsabilità.

Scieri: nuova autopsia affidata a dottoressa caso Yara Gambirasio

La procura di Pisa incarica l’anatomopatologa Cristina Cattaneo. L’analisi, che si svolgerà il 21 maggio prossimo a Milano, servirà a cercare conferme scientifiche alle ipotesi accusatorie .

Stamani il procuratore Alessandro Crini e il pm Sisto Restuccia,  hanno affidato l’incarico dell’esame autoptico sul corpo di Emanuele Scieri alla dottoressa Cattaneo. L’esame si svolgerà il 21 maggio prossimo a Milano.
L’anatomopatologa  in passato ha seguito il caso di Yara Gambirasio e dovrà cercare sui resti di Scieri risposte che mancano al puzzle accusatorio. In pratica si tratta di  cercare  traumatismi compatibili con eventuali atti di nonnismo subiti prima della caduta dalla torretta.
I legali dei tre ex commilitoni indagati per omicidio volontario in concorso, Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico, hanno contestato le modalità con le quali la procura, in assoluta riservatezza, ha deciso di riesumare la salma di Scieri (avvenuta ieri, a Siracusa) e poi convocare le parti per il conferimento dell’incarico al medico legale. Per questo hanno fatto mettere a verbale che si riserveranno di chiedere la nullità dell’autopsia. Cristina Cattaneo si è presa 60 giorni di tempo prima di fornire alla magistratura la sua relazione.
La Commissione parlamentare,  presieduta da Sofia Amoddio, nel dicembre 2017 accertò che nella caserma  Gamerra,  in cui Scieri risiedeva, avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”. “Gli elementi da noi riscontrati – sottolineava nella relazione conclusiva  Amoddio – consentono di escludere categoricamente la tesi del suicidio o di una prova di forza alla quale si voleva sottoporre Emanuele Scieri scalando la torretta, tesi che nel ’99 la catena di comando della Folgore suggerì alla magistratura”. Inoltre emersero: “le falle e le distorsioni di un sistema disciplinare fuori controllo”. La presidente parlò di anche “errori grossolani e responsabilità evidenti” nonchè di “numerose anomalie nell’effettuazione dei rilievi e dei sopralluoghi sulla scena del crimine”.

Scieri: domani le nuove analisi sul corpo riesumato

Il venticinquenne siracusano era stato trovato morto nell’agosto del 1999 nella caserma Gamerra di Pisa. La Procura di Pisa, nel 2017, ha riaperto un’inchiesta sul caso Scieri e ha indagato per concorso in omicidio tre ex commilitoni.

Le spoglie di  Emanuele Scieri, che si trovavano nel cimitero di Noto nel Siracusano, dopo la riesumazione avvenuta oggi, saranno trasferite all’Istituto di medicina legale di Milano dove si procederà alla consulenza richiesta dai magistrati.
Gli inquirenti, mesi fa, decisero di riaprire il caso e nei giorni scorsi la Procura ha disposto la riesumazione, dopo che nuovi elementi scoperti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta  ricostruirono le ultime ore di vita di Scieri facendo emergere incongruenze e responsabilità.

La Commissione nel dicembre 2017 presieduta da Sofia Amoddio, accertò che alla Gamerra, la caserma in cui il giovane risiedeva, avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”. “Gli elementi da noi riscontrati – prosegue Amoddio – consentono di escludere categoricamente la tesi del suicidio o di una prova di forza alla quale si voleva sottoporre Emanuele Scieri scalando la torretta, tesi che nel ’99 la catena di comando della Folgore suggerì alla magistratura”. Inoltre emersero: “le falle e le distorsioni di un sistema disciplinare fuori controllo”. La presidente parlò di anche “errori grossolani e responsabilità evidenti” nonchè di “numerose anomalie nell’effettuazione dei rilievi e dei sopralluoghi sulla scena del crimine”.

Sparatoria Pisa: Iacono chiede scusa, ma non è collaborativo

Il 21enne sardo Patrizio Giovanni Iacono, protagonista della sparatoria di Pisa, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia di questa mattina.

Resta in cella Patrizio Giovanni Iacono, il sardo di 21 anni che venerdì scorso ha sparato fuori da un bar a Pisa, ferendo quattro persone. Stamani nell’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip ha convalidato l’arresto con l’accusa di tentato omicidio e disposto la custodia cautelare in carcere.

Assistito dagli avvocati Elias Vacca e Giuseppe Carvelli, quest’ultimo pisano e presente all’interrogatorio, il giovane ha deciso di non rispondere alle domande ma di fare solo alcune dichiarazioni spontanee riferite poi dal legale ai giornalisti: “Si è scusato – ha spiegato Carvelli ai cronisti – con le persone ferite e ha mostrato dispiacere per l’accaduto, comprendendo che la reazione avuta in seguito al diverbio è stata del tutto spropositata”.

Iacono, tuttavia, ha mantenuto la posizione che ha assunto dal momento dell’arresto e che non è affatto collaborativa, rifiutandosi di rispondere sia su come abbia reperito le armi che gli sono state sequestrate nel box vicino casa, sia su dove abbia nascosto la motocicletta e le due pistole utilizzate per sparare fuori dal bar.

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