Trovato morto sul macchinario a cui stava lavorando

I Vigili del Fuoco del Comando di Prato, distaccamento di Montemurlo, sono intervenuti nella nottata, nel Comune di Cantagallo, Loc. Usella, Via Terrarossa n°2, per incidente sul lavoro in azienda artigianale.

Sul posto è stata rinvenuta e recuperata la salma di un uomo di 55 anni, di nazionalità cinese, apparentemente morto mentre era intento a lavorare ad un macchinario.

Il personale Vigili del Fuoco è stato di ausilio al personale Sanitario del 118 e a quello della ASL Dipartimento di Prevenzione di Prato, sul posto è giunto personale dell’Arma dei Carabinieri di Prato.

“Non è giusto morire di lavoro. Con tutta l’amministrazione comunale ci stringiamo alla famiglia del lavoratore che ha perso la vita, così drammaticamente”. Così è intervenuto il sindaco di Cantagallo (Prato), Guglielmo Bongiorno, per la morte del 55enne di origine cinese, deceduto a causa di un infortunio sul lavoro in un’officina nel territorio del comune di Cantagallo.

“L’azienda dove è avvenuta la tragedia – ha aggiunto il sindaco – è stata oggetto di ripetuti controlli da parte di tutte le autorità preposte. Siamo sicuri che le indagini in corso sapranno ricostruire l’accaduto e accertare eventuali responsabilità”, ha concluso il primo cittadino di Cantagallo.

“Smarrimento e dolore. Andare avanti ancora su prevenzione e controlli”, le parole di Ilaria Bugetti, consigliere regionale e vicepresidente della commissione sviluppo economico.

Gdf, traffico d’oro: smanettalata rete di 29 persone, per riciclaggio

Eseguite dieci ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip Alberto Gamberini, di cui sette in carcere e tre ai domiciliari, nei confronti di un cittadino di origine turca, di quattro persone di origine cinese e cinque italiane. Dovranno rispondere di associazione a delinquere, riciclaggio di proventi illeciti e ricettazione con l’aggravante del reato transnazionale. Quindici le perquisizioni che sono in fase di esecuzione quattro ‘mandati di arresto europei’ in Romania e Turchia.

Sequestrati, in diversi momenti, 70 chili di oro, per un valore di 2,5 milioni di euro, e denaro contante per quasi 1,5 milioni; sequestro preventivo, per un ammontare di circa 7,4 milioni di euro, di beni mobili, immobili e finanziari. Il “fulcro del sistema”, come lo ha definito il procuratore Amato, era As Serdar Tamsan, commerciante 50enne nato a Diyarbakir in Turchia: facendo scalo, per partenze e arrivi, anche dall’Aeroporto Marconi di Bologna – oltre a Pisa e Fiumicino – raggiungeva la Toscana per raccogliere il denaro per il riciclaggio frutto, secondo le indagini, da evasione fiscale di imprenditori cinesi della provincia di Firenze e Prato.

Ad Arezzo il denaro veniva usato per acquistare oro che veniva poi portato all’estero. Il ricavato dell’immissione nel mercato, secondo i finanzieri, confluiva sui conti correnti delle società turche riconducibili al 50enne e da lì trasferito a imprese romene collegate sempre allo stesso per poi essere spostato su conti di società di comodo del Regno Unito costituite dagli imprenditori cinesi che ne avevano originato la provvista.

Un’organizzazione composta da 29 persone di nazionalità italiana, turca, cinese e romena, che raccoglieva denaro contante, derivante da probabile evasione fiscale di alcuni imprenditori, con cui venivano acquistati lingotti d’oro, senza punzonatura e certificati di provenienza, che poi venivano esportati in diversi Paesi – Turchia, Grecia e Spagna – e immessi nei mercati ufficiali del settore.

A scoprirla, nell’ambito dell’operazione ‘Pietra Filosofale’, è stata la Guardia di Finanza di Bologna che ha condotto oltre due anni e mezzo di indagini, con il coordinamento del procuratore Giuseppe Amato e del sostituto Marco Forte.

 

Prato: falsi domicili per permessi di soggiorno a rifugiati, 13 denunce

False attestazioni di domicilio per ottenere il permesso di soggiorno per protezione internazionale: questa l’accusa contestata a 13 stranieri, tutti denunciati dalla polizia a Prato in seguito a controlli sulle pratiche presentata all’ufficio immigrazione.

Le indagini sui permessi di soggiorno sono partite dalla constatazione che in uno stesso appartamento di 80 metri quadri in piazza Mercatale, nel centro storico di Prato, risultavano residenti 12 persone.Queste erano originarie della Nigeria (7), Gambia (4) e Guinea Bissau (1) che in realtà non vi avrebbero abitato. La casa, di proprietà di un italiano, era affittata a una donna di origine nigeriana, ma a gestirla sarebbe stato il figlio della donna.

Un uomo, 40enne, che, previo pagamento di una quota di 50 euro a straniero, avrebbe firmato le pratiche a nome della madre facendo risultare sulle stesse il fittizio domicilio.

L’uomo è stato denunciato così come i 12 falsi inquilini per truffa, contraffazione e falso ideologico. Al quarantenne nigeriano contestato anche il reato di sostituzione di persona.

Prato: bimba investita su strisce pedonali, grave

Una bambina di quattro anni è stata investita da un’auto, a Prato, mentre attraversava le strisce pedonali con la madre.

La bimba è stata trasportata in codice rosso all’ospedale Santo Stefano di Prato, ma non sarebbe in pericolo di vita. L’episodio è avvenuto questa mattina alle 8.30 in via Agnoletti, alla prima periferia nord della città.

La polizia municipale che ha effettuato i rilievi ha constatato che l’investimento è avvenuto ad opera di un’auto guidata da una ragazza di 26 anni che si è immediatamente fermata per prestare i primi soccorsi.

Prato, orti cinesi: denunciata azienda per lavoratori in nero e mancata sicurezza su luogo lavoro

Numerose le irregolarità riscontrate, nell’attività di una azienda agricola operante nella produzione di ortaggi in serre e campi coltivati nell’area agricola di Iolo, nel Comune di Prato, in materia di gestione dei rifiuti, presenza di stranieri irregolari e di lavoratori “in nero”, nonché nel rispetto della normativa in materia di prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Questo l’esito del controllo ad opera di un gruppo interforze a cui hanno preso parte il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale (NIPAAF) del Gruppo Carabinieri Forestale di Prato, il Nucleo Ispettorato del Lavoro di Prato, la Stazione Carabinieri di Poggio a Caiano e il Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza dell’Azienda ASL Toscana Centro.

I Carabinieri Forestali del NIPAAF hanno controllato la gestione dei rifiuti prodotti dall’azienda
agricola, irrogando una sanzione amministrativa di 5.000 euro per violazioni in materia ambientale consistenti nella detenzione ai fini della commercializzazione con prodotti agroalimentari di borse di plastica di materiale leggero (c.d. shoppers) prive delle certificazioni prescritte dalla normativa vigente.

Per questo motivo sono state sottoposte a sequestro cautelare di natura amministrativa circa 16.200 buste contenute in 26 scatole per un peso complessivo di 102 kg. Due soggetti di origini cinese, il titolare e il cogestore dell’azienda agricola, sono stati denunciati in stato di libertà dai militari del NIL per il reato di favoreggiamento della permanenza di cittadini extracomunitari clandestini sul territorio dello Stato Italiano, e per aver impiegato al lavoro
nell’azienda e ospitato presso la stessa due cittadini extracomunitari di nazionalità cinopopolaresprovvisti di permesso di soggiorno.

A carico dell’azienda agricola controllata è stato emesso provvedimento di sospensione
dell’attività imprenditoriale avendovi riscontrato l’impiego di 3 lavoratori a nero su 3, per una percentuale pari al 100% dei lavoratori presenti sul posto; sono state inoltre comminate sanzioni amministrative per violazioni in materia di lavoro per 9.500 euro.

I militari della Stazione Carabinieri di Poggio a Caiano, sopraggiunti sul posto, hanno provveduto a curare il fotosegnalamento e il successivo accompagnamento dei clandestini in Questura, per il previsto decreto di espulsione.
I tecnici del Centro Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro dell’ASL hanno
contestato al titolare dell’azienda agricola la presenza di n. 2 dormitori stabili privi dei prescritti requisiti di abitabilità, sottoponendoli quindi a sequestro.

Prato: 44 indagati perchè non pagano ticket su esami del sangue

La procura di Prato sta indagando 44 persone, tra medici, infermieri e tecnici di laboratorio dell’ospedale cittadino Santo Stefano, per aver attuato la prassi irregolare di favorire amici e parenti nell’effettuare prelievi ed esami del sangue senza pagare il ticket sanitario.

Il nucleo tributario della guardia di finanza di Prato stamani ha effettuato una perquisizione nel laboratorio di analisi dell’ospedale Santo Stefano sequestrando le memorie dei computer. Gli investigatori, secondo quanto appreso, lavoreranno sulle banche dati e i documenti rintracciati nei pc.

Sarebbero alcune decine le persone che non avrebbero pagato, il ticket per gli esami di competenza del laboratorio, non solo sul sangue, ma anche per orine, tamponi e altri accertamenti medici specifici. L’inchiesta sarebbe nata quest’anno da segnalazioni partite in ambito sanitario e si trova adesso in una fase iniziale. Gli accertamenti prendono in considerazione più anni di esercizio del laboratorio.

L’Azienda Usl Toscana Centro ha presentato un esposto e, si legge in un suo comunicato, “sta collaborando con la Guardia di Finanza che, su delega della procura, sta effettuando attività tecnica per accertamenti su irregolarità emerse nella gestione del laboratorio di analisi in quanto vi è il fondato motivo di ritenere che in più occasioni sia stato eluso il pagamento del ticket. L’Azienda Sanitaria ha immediatamente attivato una commissione di inchiesta interna per verificare eventuali responsabilità nonché la commissione di disciplina”

L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, è a vario titolo per peculato e truffa. Stamani la guardia di finanza di Prato, ha acquisito documenti nel laboratorio coinvolto nell’indagine.  Secondo quanto si apprende, il comportamento illegale degli operatori sanitari al centro dell’investigazione sarebbe andato avanti per anni.

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