Parcheggiatori abusivi a Firenze: chiesto processo per 49 persone 

La procura di Firenze ha chiesto il processo per 49 persone, tra cui anche alcuni dipendenti del Comune di Firenze, nell’ambito dell’inchiesta sui parcheggiatori abusivi e su presunte cancellazioni irregolari di multe, che nei mesi scorsi ha portato tra l’altro all’arresto di un ispettore della polizia municipale e di un funzionario della Sas, la società interamente partecipata da Palazzo Vecchio incaricata della gestione del controllo della sosta a pagamento.

Chiesta l’archiviazione per una presunta beneficiaria dell’annullamento illegale di una multa, che a seguito dell’interrogatorio sarebbe risultata estranea alla vicenda. Altre tre persone hanno chiesto la messa alla prova. Il pm Paolo Barlucchi, titolare delle indagini, ha chiesto il processo anche per il direttore generale di Sas spa, Cristiano Rebecchi, e per l’amministratore unico Simone Tani.
Per entrambi l’accusa è quella di omessa denuncia. Tra i reati contestati agli altri indagati, a vario titolo, quelli di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all’estorsione, violenza privata, abuso d’ufficio, corruzione, falso, corruzione elettorale. (fonte ANSA)

Firenze: operazione anti-parcheggiatori abusivi, 12 arresti

Tra i destinatari degli arresti, otto in carcere e quattro ai domiciliari, un funzionario di Servizi alla Strada spa, la società interamente partecipata dal Comune di Firenze che gestisce il controllo della sosta nei parcheggi pubblici a pagamento, alcuni ausiliari del traffico e alcuni parcheggiatori abusivi.

Sono dodici le persone arrestate dalla polizia municipale, in esecuzione di misura cautelare, nell’ambito di un’operazione contro i parcheggiatori abusivi a Firenze. Tra i destinatari degli arresti, otto in carcere e quattro ai domiciliari, un funzionario di Servizi alla Strada spa, la società interamente partecipata dal Comune di Firenze che gestisce il controllo della sosta nei parcheggi pubblici a pagamento, alcuni ausiliari del traffico e alcuni parcheggiatori abusivi.
Colpiti dalla misura della sospensione dal pubblico esercizio altri sei ausiliari del traffico. Sempre nell’ambito dell’inchiesta una persona è stata sottoposta alla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tra i reati ipotizzati nell’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Barlucchi, quelli di associazione per delinquere, truffa, estorsione, tentata estorsione e abuso d’ufficio.  Secondo l’accusa, i parcheggiatori abusivi arrestati a Firenze avevano costituito un’associazione a delinquere che controllava la sosta nel parcheggio di piazza Vittorio Veneto, nei pressi del centro storico e del parco delle Cascine.                                 I malviventi, dotati di pettorine e di falsi tagliandi della sosta, avrebbero operato indisturbati grazie alla complicità degli ausiliari della sosta (a Firenze comunemente definiti ‘vigilini’), che li avrebbero avvisati in anticipo in caso di controlli da parte dei vigili urbani e avrebbero evitato di multare le auto che esponevano i tagliandi fasulli consegnati dai parcheggiatori.
In altri casi, ancora gli ausiliari avrebbero emesso i verbali, ma non ne avrebbero lasciata copia sui parabrezza, in modo da non insospettire gli automobilisti che, in buona fede, avevano pagato, facendosi raggirare dagli abusivi. Sempre in base alle indagini, uno degli ausiliari del traffico, finito agli arresti in carcere, sarebbe stato visto dagli investigatori mentre riceveva denaro dagli abusivi. In una delle conversazioni intercettate il dipendente della Sas, parlando con una collega, destinataria degli arresti domiciliari, le avrebbe proposto di chiedere il ‘pizzo’ a tutti i parcheggiatori abusivi di Firenze, facendosi pagare 10 euro al giorno da ciascuno.
Sicuri della loro impunità, anche grazie alla complicità degli ausiliari della sosta, i parcheggiatori abusivi – in un caso, parlando, si sarebbero autodefiniti come ‘la banda’ -, avrebbero ripetutamente minacciato e estorto denaro agli automobilisti, in particolare ai turisti stranieri, arrivando anche a minacciare danni alle loro auto se non avessero pagato.
Sempre in base a quanto appreso, tra di loro avevano una precisa gerarchia e divisione dei compiti. Il denaro, inoltre, veniva versato in una sorta di cassa comune e gli utili divisi a fine giornata.

UniFi: terza inchiesta per concorsi truccati

Per la terza volta UniFi finisce sotto la lente di ingrandimento per un’inchiesta della digos di Catania, denominata “Università bandita”, sui concorsi truccati all’interno dell’università.

Nel procedimento, delegato dai magistrati alla polizia e agli agenti della digos, sono stati iscritti complessivamente nel registro degli indagati 40 professori. Oltre a quelli di Firenze e di Catania, i docenti sono appartenenti agli atenei di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona.

Da quanto è emerso dalle indagini, tutti i concorsi sarebbero stati organizzati prima, sulla base del vincitore: il bando sarebbe stato costruito ad hoc attorno al vincitore, le pubblicazioni sarebbero stata stabilite in base a quelle che lui aveva e l’ordine di chiamata sarebbe stato deciso in base alla possibilità di avere una persona invece che un’altra. Si sarebbero inoltre creati finti eventi culturali per poter pagare le trasferte ai commissari.

In un colloquio intercettato dagli investigatori un presidente di una commissione di concorso ed il capo di un dipartimento, in presenza del vincitore designato, avrebbero chiamato una persona che aveva presentato la domanda convincendola a revocarla. Man mano che gli investigatori controllavano i concorsi, non sono riusciti a trovare uno solo svolto con criteri meritocratici. L’unica volta in cui il soggetto più meritevole stava vincendo un concorso, la commissione sarebbe stata ‘richiamata all’ordine’ dal rettore, che avrebbe imposto invece una modifica del concorso per far vincere chi era stato precedentemente designato.

L’inchiesta della digos di Catania è la terza che coinvolge l’Ateneo fiorentino, dopo le due avviate dalla procura del capoluogo toscano: la prima in ordine di tempo è quella sui presunti concorsi truccati relativi alle abilitazioni in diritto tributario, che nel 2017 portò a sette arresti e all’interdizione dalle università per 22 docenti, mentre l’altra, più recente,  ha sconvolto la facoltà di medicina di Firenze, ipotizzando presunte turbative nella programmazione dei concorsi per prof e ricercatori.

Per quanto riguarda il diritto tributario, sono oltre 40 i docenti e ricercatori per i quali il pm Paolo Barlucchi ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare è prevista per i primi di settembre. Le accuse contestate, a vario titolo, sono quelle di induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture e truffa. Tra i nomi più in vista anche quello dell’ex ministro Augusto Fantozzi, che venne interdetto dalla docenza universitaria per nove mesi, provvedimento poi revocato dal tribunale del riesame su ricorso del suo difensore, avvocato Nino D’Avirro.

Ancora aperta invece l’inchiesta sulla facoltà di medicina, coordinata dal pm Tommaso Coletta. Le indagini, partite nel 2017, avrebbero messo in evidenza, irregolarità nella programmazione dei concorsi e in una procedura concorsuale per l’individuazione di un professore associato.

Treno contro piattaforma: si indaga per lesioni colpose

Aperto dalla procura un fascicolo per lesioni colpose in merito all’incidente avvenuto nella notte tra le stazioni Statuto e Campo di Marte. Tra ipotesi cestello troppo sporgente

La procura di Firenze ha aperto un fascicolo per lesioni colpose, al momento a carico di ignoti, in merito all’incidente ferroviario avvenuto nella notte all’altezza della galleria del Pellegrino, tra le stazioni Statuto e Campo di Marte. Il pm Paolo Barlucchi, titolare delle indagini, ha disposto il sequestro della piattaforma su cui stavamo lavorando i tre operai rimasti ferito e del locomotore del treno merci. Una delle ipotesi che in questo momento sarebbero al vaglio, è che il cestello si trovasse spostato lateralmente rispetto ai binari, in una posizione troppo sporgente per permettere il passaggio del treno.

Secondo quanto appreso, al momento dell’incidente gli operai, dipendenti della ditta Cemes con sede a Pisa, si trovavano su un cestello sopraelevato rispetto alla piattaforma, impegnati in lavori di manutenzione della linea elettrica. Sempre in base a quanto emerso, il treno merci, che era autorizzato al transito sul binario, avrebbe urtato violentemente il cestello.
A seguito dello scontro gli operai sono stati sbalzati sulla massicciata da un’altezza di cinque metri. Uno di loro, rimasto ferito, sarebbe figlio di un dirigente dell’azienda. Il finestrino del locomotore è andato in frantumi, ferendo in modo non grave i due macchinisti.

Firenze: palestre vip, due indagati confessano mazzette

Due degli indagati nell’inchiesta sulle palestre vip di Firenze avrebbero confessato la corruzione per ‘aggiustare’ pratiche fiscali nel periodo 2011-2012. E’ quanto emerso oggi dall’incidente probatorio tenuto in camera di consiglio davanti al giudice dell’udienza preliminare Mario Profeta.

L’udienza è servita a fissare le ammissioni dentro il procedimento, che potrebbe sfociare in una richiesta di patteggiamento o in un processo con rito abbreviato. In udienza erano presenti il pm Paolo Barlucchi e i difensori dei sei imputati. Le ‘confessioni’, relative a varie circostanze ricostruite dall’inchiesta, sono state fatte da Nunzio Garagozzo, già direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate, e da un noto commercialista romano. Secondo quanto emerso, i racconti incrociati di Garagozzo e del commercialista confermerebbero il passaggio di mazzette per un totale di 50.000 euro (in ‘tagli’ da 10.000) per far ottenere alla società Klab Gestioni Operative un risparmio fiscale di circa 2 milioni di debiti col Fisco.

Tra Klab Gestioni Operative e Fisco c’era un contenzioso legato molto al tipo di regime fiscale da considerare per la Klab, cioè il determinare se si trattava di attività dilettantistica e a valenza sociale, tale da godere di agevolazioni fiscali. O di società a scopo commerciale. Garagozzo col suo intervento fermò questo contenzioso e fece risparmiare a Klab parte dei 2 mln contestati. Nell’incidente probatorio, gli interrogati hanno ammesso in sostanza che c’era stata corruzione per superare quella fase. Dalle ammissioni dei due risulta che in un primo momento si erano accordati per 30.000 euro da dare a Garagozzo e che poi la cifra era salita a 50.000 euro. Inoltre Garagozzo, difeso dall’avvocato Enrico Zurli, avrebbe però spiegato che il suo intervento permise comunque di ottenere, a vantaggio del Fisco, somme dalla società. Denaro che, trovandosi in difficoltà economiche importanti, prossime al fallimento, la società delle palestre non avrebbe comunque mai potuto versare all’Erario nella sua interezza, neanche al termine di un processo fiscale. L’udienza preliminare proseguirà il 5 febbraio. Sono previste dichiarazioni dell’imprenditore Giorgio Moretti, difeso dagli avvocati Massimo Megli e Fausto Giunta. Gli altri imputati sono Paolo Fantacci, Luca Cioni e Riccardo Donati.

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