Firenze: in aumento malattie correlate allo smog

Così in una nota l’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Firenze, in occasione della Giornata mondiale della salute istituita dall’Oms il cui tema quest’anno è: “Il nostro pianeta, la nostra salute”.

“Le malattie da inquinamento atmosferico sono in preoccupante aumento anche a Firenze: è un quadro che spazia dall’asma alle patologie cardiache, fino al cancro”. Così in una nota l’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Firenze, in occasione della Giornata mondiale della salute istituita dall’Oms il cui tema quest’anno è: “Il nostro pianeta, la nostra salute”.

“Il World Health Day – commenta il presidente dell’Ordine di Firenze  Pietro Dattolo – si incentra quest’anno su una situazione che ci tocca tutti da vicino: l’inquinamento atmosferico delle nostre città. Le patologie che ne derivano appartengono ad un ventaglio estremamente ampio: infiammazioni ai bronchi, polmoniti, peggioramento dell’asma, ipertensione, problematiche cardiovascolari ed anche tumori.

“Tutte queste malattie – prosegue – stanno facendo registrare un preoccupante aumento in termini percentuali anche a Firenze. In questo senso noi proviamo a fare la nostra parte: ci siamo attivati con una campagna di sensibilizzazione contro l’inquinamento chiamata ‘Aria Nova’.Si tratta di una campagna di sensibilizzazione della popolazione che parte dalle scuole e prosegue negli ambulatori dei Mmg e anche negli ospedali sulla qualità dell’aria che respiriamo e sui possibili danni alla salute. Inoltre abbiamo già da un anno insediato un gruppo di lavoro impegnato a 360 gradi sulle problematiche ambientali”.

Alpha, Beta, Gamma… OMS rinomina varianti Coronavirus con lettere dell’alfabeto greco

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), spera di semplificare il modo in cui il pubblico parla del crescente numero di varianti del coronavirus, assegnando diverse lettere dell’alfabeto greco a ogni nuova mutazione del virus.

Il nuovo sistema studiato da OMS prende i nomi di nuove varianti di SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19, e le allontana da quella che a volte può confondere la nomenclatura scientifica, e che pone forte enfasi sui paesi dove le varianti sono state scoperte per la prima volta.

Ad esempio, con il nuovo sistema, la variante B.1.1.7, identificata per la prima volta nel Regno Unito, sarà denominata Alpha, la variante B.1.351, avvistata per la prima volta in Sud Africa, si chiamerà Beta, mentre la variante trovata inizialmente in Brasile, nota come P.1, si chiamerà Gamma.

I nuovi nomi non sostituiranno ufficialmente i nomi scientifici già assegnati alle nuove varianti, ma l’OMS spera che apportando questo cambiamento, si potrà evitare di alimentare lo stigma verso le nazioni in cui sorgono nuove varianti.

Il problema è nato dal fatto che i nomi scientifici originalmente adottati erano difficili da pronunciare e ricordare “Di conseguenza, – ha affermato l’OMS in una dichiarazione – le persone ricorrono spesso a chiamare le varianti in base ai luoghi in cui vengono rilevate, fatto che è stigmatizzante e discriminatorio”.

Il pericolo della stigmatizzazione è un problema su cui l’OMS aveva messo in guardia sin dai primi giorni della pandemia, quando alcuni politici, in particolare l’ex presidente Donald Trump, si riferivano abitualmente al virus come “virus cinese” o “virus Wuhan”. Trump aveva affermato di aver usato i termini “per essere precisi” e aveva sostenuto che “non erano affatto razzisti”, anche se aveva continuato ad usarli anche dopo che l’OMS aveva messo in guardia contro un linguaggio che può “perpetuare stereotipi o ipotesi negative”.

L’uso di tale linguaggio si diffuse. In uno studio pubblicato a maggio, i ricercatori dell’Università della California, a San Francisco, hanno collegato direttamente il primo tweet di Trump su un “virus cinese” a un aumento esponenziale del linguaggio anti-asiatico su Twitter.

In India, la sensibilità alla stigmatizzazione ha portato il governo il mese scorso a chiedere alle società di social media di rimuovere qualsiasi riferimento alla “variante India” dalle loro piattaforme. Un funzionario del governo ha spiegato a Reuters che l’avviso era stato emesso per inviare un messaggio “forte e chiaro” per fermare la cattiva comunicazione determinata dalla definizione “variante indiana”.

“Nessun paese dovrebbe essere stigmatizzato per il rilevamento e la segnalazione di varianti” ha scritto su Twitter Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico dell’OMS per la risposta al COVID-19.

Il nuovo sistema si applica a due diverse classificazioni di varianti: “varianti di preoccupazione”, considerate le più potenzialmente pericolose, e “varianti di interesse” di secondo livello.

Ci sono 24 lettere dell’alfabeto greco, OMS ne ha già assegnati 10: quattro a varianti di preoccupazione e sei a varianti di interesse.

Gimmy Tranquillo

Passaporto vaccinale: Nardella, “non fare italiani di serie A e B”

Nardella su passaporto vaccinale: “Non possiamo dividere gli italiani tra cittadini di serie A e cittadini di serie B a seconda che abbiano o meno il passaporto vaccinale”.

Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, a margine della manifestazione degli ambulanti di oggi in città.
“Più volte – ha ricordato – io ho lanciato la proposta di poter riaprire non solo con il passaporto vaccinale, ma anche con il tampone, con un certificato di un tampone negativo nelle 48 ore precedenti, perché il rischio è che se noi consentiamo la libera mobilità e gli accessi solo a chi ha un passaporto vaccinale, rischiamo di replicare anche nelle modalità di
riapertura certe disparità che si sono verificate nelle modalità di vaccinazione”.

Per Nardella, tuttavia “c’è un problema economico, perché il tampone costa, ed è su questo che secondo me lo Stato deve intervenire attraverso abbattimenti e riduzioni a tutti quegli istituti e quei laboratori che fanno i tamponi ai cittadini, oppure attraverso delle forme di convenzione da parte delle autorità sanitarie con i laboratori o le imprese che hanno bisogno di numeri importanti di questi tipi di tamponi”.

Anche il Comitato per l’emergenza dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è contrario al passaporto vaccinale come condizione per i viaggi internazionali anche, ma non solo, perché una regola del genere renderebbe più profonde le diseguaglianze.

Nel comunicato che riassume le indicazioni emerse dalla riunione del 15 aprile, ma che è stato diffuso solo oggi, il Comitato afferma che “non va richiesto il certificato di vaccinazione come condizione di entrata (in un Paese, ndr) data la limitata (seppur crescente) evidenza dell’efficacia del vaccino nel ridurre la trasmissione e la persistente iniquità nella distribuzione globale del vaccino”.
Il Comitato sottolinea inoltre che “gli Stati sono fortemente incoraggiati a rendersi conto di quanto il passaporto vaccinale approfondisca le diseguaglianze e promuova una diseguale libertà di movimento”.

OMS: “un simulacro schiavo dei suoi stessi limiti, non poteva che fallire”

L’organizzazione mondiale della Sanità e il suo ruolo nella pandemia Covid 19. Intervista con IGOR PELLICCIARI,  docente di relazioni internazionali ad Urbino ed alla Luiss G.Carli.

ASCOLTA L’INTERVISTA

Giornata Mondiale Senza Tabacco, in tempi Covid-19

? anno, il 31 maggio, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e i partner globali celebrano la Giornata Mondiale Senza Tabacco (WNTD).

La campagna annuale è un’opportunità per sensibilizzare sugli effetti dannosi e mortali dell’uso del tabacco e dell’esposizione al fumo passivo e per scoraggiare l’uso del tabacco in qualsiasi forma. Il focus della Giornata Mondiale Senza Tabacco è sull’impatto negativo del tabacco sulla salute polmonare delle persone, dal cancro alle malattie respiratorie croniche, e sul ruolo fondamentale dei polmoni per la salute e il benessere di tutte le persone.

La campagna funge anche da invito all’azione, sostenendo politiche efficaci per ridurre il consumo di tabacco coinvolgendo le parti interessate in più settori nella lotta per il controllo del tabacco.

Quest’anno la sfida per i fumatori è stata duplice, dovendo fare i conti con il pericoloso vizio e allo stesso tempo con la quarantena imposta a causa dell’epidemia di Covid-19.

A tal proposito è stata fatta una ricwrca condotta da Nielsen e commissionata dalla Foundation for a Smoke-Free World, che ha analizzato l’impatto della quarantena e del distanziamento sociale sulle abitudini dei fumatori, in Italia e in altri 4 paesi: Sud Africa, Regno Unito, India e parte degli Stati Uniti (NY e California). Un primo dato interessante rivela che in Italia il 42% degli intervistati ha preso in considerazione la possibilità di smettere di fumare durante il lockdown ma solo il 25% ha effettivamente provato a farlo.

Ecco alcuni dei principali risultati:

  • Impatto sulla salute mentale: In Italia, Il 29% dei fumatori afferma che il distanziamento sociale ha avuto un impatto molto negativo sulla loro vita. La percentuale è più alta se consideriamo solo le donne (35%) e più bassa tra gli uomini (24%)
  • Alleati contro lo stress: Circa le metà degli intervistati (48%) fuma o svapa normalmente per combattere lo stress. Il 27% ha fumato o svapato di più in periodo di quarantena. Altre attività utilizzate per combattere lo stress sono: esercizi fisici (45%) e hobby vari (44%). Solo Il 13% fa ricorso all’Alcol, mentre all’estero la percentuale di chi beve per combattere lo stress aumenta fino al 34% nel Regno Unito e fino al 38% negli USA.
  • Paura di maggiori rischi di contagio legati al fumo Circa 1 su 4 (28%) tra i fumatori di sigarette tradizionali crede che il fumo aumenti il rischio di contrarre il Covid-19. Solo 1 su 5 (19%) crede ci sia maggiore rischio di contagio legato allo svapare.
  • Incremento degli acquisti: Un terzo dei fumatori tradizionali (33%) e il 38% degli utilizzatori di prodotti a rischio ridotto hanno acquistato di più rispetto al periodo precedente al lockdown per paura della chiusura dei negozi di riferimento, della scarsa disponibilità di prodotti e della difficoltà a uscire di casa.
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