🎧 “Racconto la violenza vissuta per essere libera”

L’assemblea di Non Una di Meno Firenze ha deciso di condividere la testimonianza di una delle sue attiviste per un dibattito pubblico su riconoscimento della violenza, consenso e fuoriusciuta dalla violenza a seguito di due fatti di cronaca: il video di Beppe Grillo e una violenza in un centro sociale

 

Zoe, di Non Una Di Meno Firenze ha deciso di raccontare lo stupro subìto in una relazione. Ci sono voluti vari mesi per riuscire a comprendere la violenza vissuta e a riconoscerla e, dopo quasi due anni, condividerla pubblicamente.

Può succedere a tutte di vivere una relazione violenta o di fare esperienze di abusi indipendentemente dall’età e dalla coscienza politica. Gli strumenti necessari per riconoscere la violenza sono ancora più difficili da attuare quando è messa in atto da una persona che ti è vicina.

Zoe deciso di raccontare la sua storia sui social e su Controradio dopo i recenti fatti di cronaca: il video di Beppe Grillo che mette sul banco degli imputati la donna che ha denunciato di aver subito uno stupro dal figlio del comico e da tre suoi amici. E non solo, anche a seguito di un fatto di cronaca successo a Firenze in un centro sociale: una violenza denunciata pubblicamente da Non Una Di Meno.

Le attiviste hanno voluto portare alla luce che anche in spazi legati ai movimenti sociali ci siano: “dinamiche che sempre più spesso tutelano e giustificano l’uomo violento e non la donna che la violenza l’ha subita”, come si legge nel post. Una denuncia pubblica per aprire uno spazio di possibilità in cui si possa riconoscere, nominare e rispondere alla violenza machista.

In questo contesto, Zoe ha deciso di raccontare la sua storia per una riflessione sul consenso nelle relazioni, sullo stigma per le donne che subiscono violenza che spesso devono fuggire dal luogo dove vivono -come è successo anche a lei tornata da Roma a Firenze dopo lo stupro- e portare l’attenzione sulla forza dell’accompagnamento collettivo e del movimento femminista.

 

In podcast: l’intervista a cura di Monica Pelliccia

🎧 “Basta attacchi alla legge 194”: oltre 100 firme contro dichiarazioni Prof. Rocchi

“Dovrebbe chiedere scusa a tutte le donne dopo le sciocchezze che ha detto”: indignazione dopo la pubblicazione del rapporto commissionato dagli antiabortisti di Pro vita e famiglia sulla legge 194

Polemica sulla legge 194 dopo che il docente associato di Economia all’Università di Firenze, Benedetto Rocchi ha presentato un rapporto commissionato dagli antiabortisti di Pro vita e famiglia sui costi della sua applicazione: “L’aborto mette a rischio la salute delle donne, la legge 194 non previene l’aborto clandestino: perché continuare a finanziare il diritto d’aborto con i soldi dei contribuenti?”

Immediata la replica di decine di esponenti della sanità e della cultura che hanno sottoscritto un documento firmato dalle Donne Democratiche di Firenze Metropolitano.

Tra loro la dottoressa Valeria Dubini, presidente AGITE (Associazione Ginecologi Territoriale): “Visto che il covid ci ha fatto capire che la spesa sanitaria è importante ha pensato bene di attaccare la salute delle donne dicendo che avremmo potuto risparmiare non eseguendo le interruzioni volontarie di gravidanza. Questo ci sembra, anche per un economista, abbastanza inadeguato. Intanto bisogna dire che dall’introduzione della legge c’è stata una riduzione delle interruzioni di gravidanza del 66,5 percento”, spiega Dubini.

Le adesioni al documento di denuncia hanno raccolto oltre un centinaio di firme di persone che lavorano in ambito sanitario, politico e sociale. Repliche anche dall’assessora toscana per le pari opportunità Alessandra Nardini e dal movimento femminista Non Una di Meno Firenze.

“La cosa grave è stata quella di confondere ideologia con contenuti e attaccare ancora una volta la salute delle donne. Il prof. Rocchi dovrebbe sapere che nei paesi dove non esiste una legge per l’interruzione di gravidanza l’aborto insicuro rappresenta una delle principali cause di morte materna”, conclude Dubini.

 

🎧 Processo Martina Rossi, presidio NUDM”Credere a Martina e alle donne che denunciano violenza”

Appello bis per la morte di Martina Rossi, deceduta dopo essere precipitata dal balcone di una camera d’albergo a Palma de Maiorca (Spagna) il 3 agosto 2011. NUDM Firenze in presidio al palazzo di Giustizia per ogni udienza

In coincidenza della seconda udienza del processo per la morte di Martina Rossi, torna il presidio Non Una di Meno Firenze. Come la settimana scorsa stamani si è tenuta una nuova manifestazione a seguito della ribaltamento in appello della sentenza di condanna dei due imputati Albertoni e Vanneschi condannati in primo grado per il reato di violenza sessuale. I reati potrebbero andare incontro alla prescrizione nel mese di agosto, a dieci anni dai fatti avvenuti a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011 quando Martina è precipitata da un balcone per sfuggire a una violenza sessuale.
“Chiediamo ai giudici di credere a Martina, bisogna assolutamente evitare la prescrizione del reato”, spiega Zoe attivista di NUDM Firenze, “Quello che accade nei tribunali è la riproposizione di quello che viviamo tutti i giorni come donne e ragazze”

Il 21 gennaio scorso la Cassazione ha ordinato un nuovo appello nei confronti di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due imputati di tentata violenza sessuale di gruppo sulla studentessa. L’appello bis inizierà domani al palazzo di giustizia di Firenze.

In primo grado il tribunale di Arezzo aveva condannato Albertoni e Vanneschi a 6 anni di reclusione ritenendo che Martina fosse precipitata dal balcone della camera dove alloggiavano i due imputati – nello stesso hotel della studentessa genovese – per fuggire a un tentativo di stupro. In appello invece, lo scorso 9 giugno, Albertoni e Vanneschi sono stati assolti dall’accusa di tentata violenza sessuale di gruppo con la formula “perché il fatto non sussiste” mentre è stato dichiarato prescritto il capo di imputazione di morte come conseguenza di altro reato. Lo scorso gennaio la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dalla procura generale di Firenze, ha annullato la sentenza disponendo un nuovo processo.

Continua Zoe, “Siamo qui per ribadire che crediamo a Martina ed a tutte le donne che denunciano ma anche che non denunciano”.
Le attiviste di Non Una Di Meno Firenze continueranno il presidio durante tutta la durata del processo, che dovrebbe concludersi il 28 aprile. “Speriamo che la sentenza riesca a ribaltare e a ripagare quello che stanno aspettando i genitori”, conclude Zoe, “che vada in direzione di una verità e di una giustizia per Martina che sia emblematica”
Sentiamo Zoe di Non Una di Meno Firenze intervistata al presidio da Monica Pelliccia
 

“Basta con un discorso pubblico che legittima la cultura dello stupro”, presidio NUDM a Prato

NUDM Firenze  torna in piazza oggi con un presidio davanti al bar  “Pancaffè” di via del Seminario a Prato, recentemente preso in gestione da Marco Camuffo, uno dei due ex- carabinieri condannati in primo e in secondo grado per lo stupro delle due studentesse americane avvenuto nel settembre 2017.

Non Una di Meno torna in piazza a Prato, con un presidio che si terrà oggi alle 12 davanti al bar “Pancaffè”, uno dei due ex- carabinieri condannati in primo e in secondo grado per lo stupro delle due studentesse americane avvenuto nel settembre 2017.

“Come Non Una di Meno sentiamo il dovere di prendere parola su quanto avvenuto a Prato nelle ultime settimane. Da quando abbiamo deciso di scendere in piazza, a seguito delle tremende dichiarazioni rilasciate a TV e giornali da parte di Camuffo, in molti si sono sentiti in dovere di prendere parola. Crediamo che denunciare, la narrazione tossica dello stupro e l’utilizzo di tale atto come mezzo propagandistico per la propria attività, sia un doveroso e necessario mezzo di cambiamento che abbiamo a disposizione se non vogliamo continuare ad essere vittime di tali violenze”, spiega il movimento femminista.

Il presidio è stato al centro di polemiche anche da parte delle istituzioni e  dei penalisti della Camera Penale di Prato come “una giustizia dei forconi” non essendo Camuffo condannato ancora in Cassazione.

NUDM Firenze replica”Ci colpiscono le tardive dichiarazioni del sindaco Biffoni che non condannano quanto detto da Camuffo, nonostante due gradi di giudizio lo riconoscano come stupratore, ma esprimono perplessità sulla nostra presa di parola come se il suddetto Camuffo avesse in qualche modo saldato il suo conto non si capisce bene quando. Ci colpisce anche come differenti consigliere (decisamente meno pavide nell’identificare il problema, a differenza di Biffoni) abbiano avuto bisogno che si aprisse il caso mediatico prima di condannare la violenza di genere senza, però, porre l’accento sulle risposte che chi
ricopre ruoli istituzionali potrebbe dare concretamente: maggiori finanziamenti a CAV e Consultori, solo per citarne alcune. Certo è che avremmo “alzato” meno la voce se i media locali non avessero abusato di una retorica tanto tossica e strisciantemente razzista facendo passare Camuffo per un rispettabile imprenditore pratese che si fa spazio in un mondo del commercio in mano alla comunità cinese”, conclude il movimento femminista
“Su queste testate il fatto che abbia stuprato (indossando una divisa) diventa un errore di percorso. Noi sabato saremo davanti al Pancaffè perché troviamo necessario e doveroso rompere la narrazione della vittima sola e silenziosa”.

Sentiamo l’intervista a Sara di NUDM Firenze

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