Due appuntamenti per il Giorno della memoria al museo del Novecento

Per il terzo anno consecutivo, il Museo Novecento di Firenze celebra il Giorno della Memoria, e questo 27 gennaio 2021 lo fa con un doppio appuntamento

Nella parte coperta del loggiato all’esterno del museo, proprio a fianco della targa che ricorda l’uso che venne fatto delle Leopoldine come luogo di reclusione per prigionieri politici ed ebrei, verrà installata lai scritta al Led Pitchipoi, un’opera del collettivo Claire Fontaine, già presente in facciata con la grande frase luminosa Siamo con voi nella notte. All’interno del museo, nella sala cinema, verrà proiettato per l’intera giornata, il film Manni di Riccardo Iacopino, prodotto dal Museo Novecento e realizzato a partire da un racconto di Giorgio van Straten, che in questa occasione si presenta anche nella veste di ‘attore’ protagonista.

“Mai abbassare la guardia contro mali assoluti come nazismo, fascismo, xenofobia e antisemitismo – dichiara l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – e per farlo dobbiamo utilizzare tutti i mezzi possibili, anche quello dell’arte. Grazie al museo Novecento per tenere ogni anno viva la memoria e per accogliere di nuovo i visitatori con queste proposte che raccontano la tragedia della Shoah attraverso le immagini, un modo per continuare a riflettere, per stimolare la conoscenza e per parlare alle nuove generazioni di temi che non vanno dimenticati”.

“Sono sinceramente grato al Museo del Novecento ed al direttore Risaliti – dice Alessandro Martini, assessore alla cultura della memoria – per l’impegno ormai consolidato nel rendersi presente con proposte di grande qualità culturale ed artistica che assumono il carattere della testimonianza viva di una memoria da coltivare oggi più che in passato. Educare e non dimenticare per guardare al futuro con più speranza e coesione nel bene e rispetto per tutte le diverse realtà dell’umanità intera. Grazie di cuore”

Pitchipoi è il nome di una località immaginaria in cui gli ebrei, in attesa nel campo di transito di Drancy, in Francia, erano convinti di dover andare, laddove invece, di lì a poco, sarebbero stati deportati ad Auschwitz. “Nella parola Pitchipoi si nasconde il tragico destino di milioni di ebrei e il gioco spietato e ingannevole cui i deportati in viaggio verso i campi di sterminio erano sottoposti assieme ai loro bambini” afferma Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento. “Dalle labbra dei carnefici quella ‘magica’ parola passava ai genitori e ai parenti che negavano la verità tanto a se stessi quanto ai figli più piccoli, facendo loro immaginare un viaggio fantastico in un paese degno di una favola, quando al contrario gli aspettava la soluzione finale. Pitchipoi è il luogo incantato in cui i più innocenti e ingenui riuscivano a depositare una minima speranza di sopravvivenza; un miraggio costruito imbrogliando le carte, un assurdo e terribile gioco affabulatorio che è anche un gioco del destino guidato dal Male assoluto. Questa parola yiddish, che ha il sapore di un paese incantato, un paese dei balocchi, era in realtà la trappola organizzata con inumano cinismo dai nazisti. Una ulteriore prova della inaudita logica della ‘banalità del male’, tanto inumana quanto spaventosamente normale, perché nella ‘colta’ perfino ‘graziosa’ invenzione di Pitchipoi emerge una manovra linguistica mostruosamente intelligente, frutto di un pensiero calcolatore, in grado di darsi una forma esteticamente comprensibile e apprezzabile, utilizzata per mascherare alle vittime il loro viaggio senza ritorno nei campi di concentramento”.

La collaborazione fra il Museo Novecento e il duo artistico Claire Fontaine è cominciata in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne e di genere il 25 novembre scorso. Ed è proseguita lo scorso dicembre, in occasione di Flight, Firenze Light Festival, con la grande scritta luminosa, Siamo con voi nella notte, che ha trasformato la facciata del Museo in un ideale diaframma tra l’interno dell’edificio e la piazza di Santa Maria Novella. Pitchipoi, la terza tappa di questo percorso espositivo a cura di Paola Ugolini, resterà nel loggiato sino all’11 marzo. “Il 27 gennaio di 76 anni fa – racconta Paola Ugolini – le truppe sovietiche arrivarono per prime nella città polacca di Auschwitz, scoprendo il campo di concentramento e rivelando per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista. Pitchipoi è la scritta al neon che verrà installata sulla parete esterna del museo, vicino alle lapidi che ricordano la deportazione degli ebrei e dei prigionieri politici fiorentini durante la Seconda Guerra Mondiale”. Era prassi normale, per i nazisti, quella di nascondere agli ebrei la loro destinazione finale. Pitchipoi, dunque, fu immaginata per rispondere ad una domanda, per colmare un vuoto. Una parola yiddish, dal suono fiabesco e rassicurante, inventata per esorcizzare la paura, ma che nella mente terrorizzata di centinaia di ebrei, veniva presto a prendere le sembianze più spaventose: un luogo dove sarebbero stati costretti ai lavori forzati, per molti sinonimo di maledizione eterna. Un luogo che comunque nessuno poteva immaginare mostruoso come fu, nella realtà, il campo di Auschwitz dove andarono a morire.

Manni, è un film di Riccardo Iacopino che ha per protagonista lo scrittore Giorgio van Straten, autore di un racconto dedicato a Manfred Buchaster, detto giustappunto Manni, uno dei tanti bambini di cui l’Olocausto ha fatto perdere completamente le tracce. Nel film lo scrittore fiorentino legge la storia romanzata del piccolo Manni, scomparso negli anni terribili delle deportazioni, senza lasciare tracce dietro di sé, salvo un suo piccolo ritratto e una foto. “Ci sono delle storie che divengono ossessioni” racconta van Straten, spiegando come è nato il racconto. “Storie che ti seguono per anni e non riesci a dimenticarle. Quella di Manfred Buchaster mi è rimasta in mente dal giorno che ne ho letto la prima volta. Una vita fra le tante distrutte dalla Shoa, un’ingiustizia che va moltiplicata per milioni di volte”.  Manfred Buchaster era nato nel 1938 a Lipsia, in Germania, e sappiamo che nel 1943 era stato arrestato in Italia, a Costa di Rovigo. Cosa fosse successo prima di quella data e, soprattutto, cosa sia accaduto dopo quel momento è stato inghiottito nell’immensa tragedia dell’Olocausto, insieme alle storie di tantissimi altri ebrei dispersi. Van Straten, che ha letto di lui per la prima volta nel ‘Libro della memoria’, dedicato a chi non è stato deportato, ma è comunque diventato una vittima della Shoa, ha deciso di mettersi sulle sue tracce e piano piano, tra le testimonianze di chi si era occupato di lui, dopo che era stato separato dai genitori, è riuscito a ricostruirne una parte della vicenda, che viene narrata in questo breve ma intenso film di Riccardo Iacopino. Attraverso la voce di Giorgio van Straten, la vita di Manni, inizialmente scandita solo dalle date di nascita e di morte, prende forma e diventa un’esistenza vera, riscattata dall’oblio. E grazie a questo prezioso racconto e a questo film, sembrano poter fare lo stesso tutte le altre vite, perse in quel tragico periodo, che nel gesto stesso di essere raccontate riescono a trovare pace ricongiungendosi finalmente ai vivi.

Sentiamo Sergio Risaliti, direttore artistico Museo Novecento

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Autumn at Museum
. La nuova stagione del Museo Novecento

È una grande stagione quella che parte oggi  al Museo Novecento di Firenze. Un  programma ricco di esposizioni temporanee che è anche una dichiarazione di intenti in attesa del ritorno di Henry Moore.

Nessuna battuta d’arresto rispetto al programma pre-Covid19 – afferma il direttore artistico, Sergio Risaliti –. Il Museo Novecento, fatta eccezione per la chiusura forzata durante il lockdown, non ha rallentato la sua attività e non è intenzionato a farlo, anzi intende, in questo periodo di grande insicurezza e preoccupazione, offrire al pubblico una programmazione di altissimo profilo per dimostrare che, nonostante l’emergenza sanitaria, è possibile continuare a vivere l’arte e la dimensione museale in sicurezza e godendo di progetti di grande respiro”.

‏“La cultura, uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia, sta lentamente cercando di tornare alla normalità – commenta Tommaso Sacchi, assessore alla cultura del Comune di Firenze –. Per questo non può che fare immenso piacere non solo quando un museo è aperto ma anche quando riesce, come il museo Novecento, a confermare le mostre pensate prima del Covid e oggi caparbiamente inaugurate. Questo ‘giovane’ museo cittadino, affacciato solo da pochi anni sulla scena culturale fiorentina, si è ormai guadagnato una tradizione e un carisma che lo collocano tra le grandi istituzioni di arte contemporanea del nostro Paese”.

‏La nuova stagione comincia il 25 settembre 2020 con l’apertura al pubblico di quattro mostre temporanee. “Humus” di Andrea Francolino (fino al 12 dicembre 2020), accompagnata da una performance che il giorno dell’inaugurazione (il 24 settembre alle 17.30) dal Palagio di parte Guelfa si muoverà verso  Piazza Signoria per raggiungere poi il Museo Novecento (attorno alle 18.30), “Incanto” di Rocco Gurrieri e Irene Montini (fino al 28 gennaio 2021), “Paradigma. Il tavolo dell’architetto. Online” (fino al 28 gennaio 2021) e “Made in Italy – OFF. Suspense” di Lori Lako (fino al 23 novembre 2020).

‏A ottobre sarà la volta della personale di “Duel. McArthur Binion” che vedrà l’artista afroamericano esporre i suoi lavori per la prima volta in un’istituzione culturale italiana. Nel weekend del 10 e 11 ottobre, inoltre, verrà organizzata tra il Museo Novecento e la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio la prima edizione di un festival dedicato alle arti performative MATCH. Two Days on Performance / Public / Space come omaggio alla figura di Allan Kaprow – a cui il museo ha dedicato una grande personale negli ultimi mesi –, con incontri, tavole rotonde, performance e uno screening program di approfondimento e riflessione attorno all’attualità delle ricerche performative contemporanee.

Incanto_Montini_Gurrieri_Ph Leonardo Morfini

‏A novembre il grande ritorno di Henry Moore a Firenze: il primo piano del museo e l’ambiente Room al piano terra saranno interamente dedicati alla mostra di disegni, grafiche e sculture di Moore, a quasi cinquant’anni (era il 1972) dalla celebre esposizione che vide lo scultore inglese protagonista al Forte Belvedere. Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’artista Marinella Senatore realizzerà un’opera site-specific per il loggiato e la parete The Wall del Museo e sarà la protagonista di un talk sul suo lavoro e la relazione con le tematiche della giornata.
Ultimo appuntamento del 2020 sarà con Solo. Arturo Martini, retrospettiva dedicata ad uno dei grandi protagonisti dell’arte del Novecento a partire dalle opere della collezione permanente del Museo.

Il tavolo architetto_Online_Ph Leonardo Morfini

Lo ripeto ancora una volta – continua Risaliti – il primo interesse va ai cittadini, alla comunità locale, bambini, giovani e famiglie, unito poi al tema della coerenza e della sostenibilità. Il Museo Novecento è in questo senso un modello e un esempio virtuoso. Essere giunti dopo due anni a creare una collaborazione scientifica con la prestigiosa Fondazione Henry Moore per riportare a Firenze le opere del maestro cinquant’anni dopo la mostra epocale al Forte di Belvedere è motivo di vanto e di immensa soddisfazione. La mostra organizzata per Novembre vuole essere un dono alla città che ha sofferto una crisi drammatica e che sta uscendo a fatica ma con coraggio e orgoglio da questa situazione difficile”.

‏Le quattro mostre che aprono a settembre sono, come di consueto, collocate in quattro luoghi diversi del Museo. “Humus” di Andrea Francolino, curata da Luca Puri e Sergio Risaliti, si fa spazio al primo piano, sotto il loggiato, e vede installate 28 bandiere, una per ciascuno stato dell’Unione Europea più quella dell’Unione in una sorta di grande bandiera “globale” che possa essere adottata dai singoli Paesi all’insegna della tutela per l’ambiente. Su ciascuna bandiera saranno visibili le coordinate gps riferite alle sedi dei singoli parlamenti, un modo discreto e univoco per rivelare, attraverso la posizione geografica, il proprio posto nel mondo facendo riferimento a quei luoghi dove gli uomini con le proprie decisioni determinano o meno gli equilibri del nostro pianeta. La disposizione di ciascun vessillo richiama quella dei rappresentanti dei singoli Paesi quando, seduti assieme, possono incidere con le loro scelte sulle sorti del pianeta. Gli inni delle 27 nazioni e quello dell’Unione europea riecheggeranno nel loggiato a connotare anche sonoramente l’installazione, per non cancellare definitivamente la storia identitaria dei popoli, il senso di appartenenza a una comunità. La mostra di Francolino sarà accompagnata il giorno dell’inaugurazione, il 24 settembre, da una performance che coinvolgerà 28 Gonfalonieri delle Arti e delle Magistrature Fiorentine, grazie ad una collaborazione tra il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina e del Calcio Storico Fiorentino e il Museo Novecento. La performance partirà alle 17.30 dal Palagio di Parte Guelfa per muoversi verso Piazza Signoria e raggiungere il Museo Novecento alle 18.30.

Andrea Francolino_Humus_Ph Leonardo Morfini

‏“La collaborazione tra il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina e il Museo Novecento è la prima iniziativa che mette in stretto contatto due attività apparentemente distanti – afferma il Direttore del Corteo Filippo Giovannelli – la Tradizione e la Rievocazione Storica possono dare un valore aggiunto al già importante ruolo delle performance di Arte Contemporanea. I momenti culturali di differenti forme accomunati in un medesimo contesto, danno nuova linfa e rappresentatività all’evento stesso. Sono molto contento di questa nuova possibilità che che ci è donata perché amplia, all’interno del mondo culturale fiorentino, iniziative sperimentali e aperte al futuro”.

‏È la prima volta che espongono i loro lavori in un museo i due giovani fotografi, illustratori e videomaker Irene Montini e Rocco Gurrieri, che grazie alla mostra “Incanto” curata da Sergio Risaliti e Luca Puri accompagnano il visitatore in un viaggio attraverso un universo onirico, sovrannaturale e tenebroso. Incanto nasce dalle costole di un film inedito prodotto dal Museo, il secondo dopo quello realizzato da Rä di Martino un anno fa a riprova dell’impegno del Museo nel sostegno ai giovani artisti. I due artisti hanno tratto dalle ambientazioni dell’opera filmica una serie di fotografie in grande formato esposte negli spazi al primo e secondo piano del complesso delle ex Leopoldine. Una fiaba nera in cui il set principale diventa un luogo d’ombra e di passaggio fra mondi fantastici e diabolici, esperimento cinematografico e visivo articolato tra fotografie, film e una stanza dedicata all’esposizione di una scultura a forma di “pianta”, tanto miracolosa quanto malefica, perno centrale della narrativa di questa vicenda misteriosa.

‏Torna anche Paradigma. Il tavolo dell’architetto a cura di Laura Andreini, ciclo espositivo che con cadenza quadrimestrale ha visto avvicendarsi negli ambienti al piano terra del Museo Novecento i lavori di tanti grandi progettisti della scena internazionale. Durante il lockdown Paradigma si è trasferito sulle piattaforme digitali del museo e della rivista specializzata Area, coinvolgendo numerosi studi professionali, ai quali l’Architetto Laura Andreini ha chiesto di realizzare un video sul tema: “Cosa è il tavolo dell’architetto?”. I video, trasmessi con cadenza regolare durante il lockdown sui canali ufficiali del Museo, fanno parte oggi della mostra insieme e riescono a svelare la dimensione sempre peculiare dell’attività dell’architetto.

L’ultimo progetto in apertura il 25 settembre è “Suspense”, lavoro di Lori Lako, curato dal Direttore del Museo in prima persona, fa parte del progetto periodico Made In Italy – OFF. Inaugurato il 2 giugno in occasione della riapertura del museo dopo il lockdown, Made in Italy è un progetto di arte pubblica che dal museo entra e invade la città in un gioco di rimandi, di andate e ritorni: dal museo allo spazio urbano e viceversa. Oggi, per la prima volta, il progetto allarga i confini dell’arte italiana e ospita il lavoro dell’artista Lori Lako – nata a Pogradec, in Albania, nel 1991 – ma attiva da tanti anni nel contesto artistico e culturale italiano. In questo senso Made in Italy allude sia all’esternalizzazione dell’opera proiettata fuori dalla cornice museale, sia alla natura inclusiva di una comunità artistica che non separa ma accoglie con cura chi arriva da fuori per ascoltare i suoi racconti e le sue avventure. Una parete di grandi dimensioni (12×3.50 metri) dipinta con i colori della bandiera italiana ospita l’opera di questa giovanissima artista albanese (recentemente coinvolta in una residenza d’artista alla Manifattura Tabacchi di Firenze) che porta al Museo Novecento il suo lavoro site specific, una riflessione sull’ambiente e sullo sfruttamento delle risorse che parte dal suo paese d’origine per arrivare all’Europa e al pianeta intero.

Al Museo del Novecento, dialogo con Giandomenico Amendola sul cambiamento delle città moderne

La modernizzazione influenza il modo in cui cambiano le città. Urbanisti, sociologi ma anche scrittori, pittori, musicisti e fotografi raccontano il loro sguardo sulle metropoli in trasformazione nel libro di Giandomenico Amendola “Sguardi sulla città moderna. Narrazioni e rappresentazioni di urbanisti, sociologi, scrittori e artisti” (Edizioni Dedalo; collana Nuova biblioteca Dedalo). Il volume sarà presentato e raccontato venerdì 22 novembre al Museo del Novecento da Sergio Givone, Francesco Gurrieri, e dal direttore artistico Sergio Risaliti, in dialogo con l’autore.

Il saggio di Amendola “Sguardi sulla città moderna. Narrazioni e rappresentazioni di urbanisti, sociologi, scrittori e artisti”, affronta in maniera interdisciplinare il tema delle città profondamente trasformate dal processo di modernizzazione. I grandi cambiamenti dovuti alla rivoluzione industriale e all’ascesa della borghesia non investono la forma fisica e l’organizzazione sociale delle città, ma anche la coscienza e l’esperienza dei singoli individui.

I cambiamenti influiscono sulla cultura e i modi con cui la città è vista e raffigurata, sono cambiati gli sguardi. La grande trasformazione viene narrata e rappresentata da coloro che, diversamente dagli urbanisti e dai sociologi, vedono la città dal basso, con l’occhio della quotidianità, cogliendone varietà e ricchezza talvolta meglio degli esperti.

Il Museo Novecento ricorda l’Alluvione di Firenze

Una giornata a porte aperte, per non dimenticare. Il Museo Novecento, rimarrà aperto, con ingresso gratuito per tutti, dalle 11 alle 22 del 4 novembre, anniversario dell’Alluvione del 1966.

E non è un caso che il direttore artistico Sergio Risaliti abbia deciso di tenere le porte del museo spalancate alla città in occasione di questa ricorrenza. Nel 1966 infatti, quando l’Alluvione devastò Firenze, lo storico dell’arte Carlo Ludovica Ragghianti stava promuovendo una mostra dedicata all’arte italiana degli anni Venti e Trenta che avrebbe dovuto servire da volano per l’apertura di un museo dedicato al secolo breve, quel Museo Novecento che ha visto la luce 48 anni più tardi, nel 2014.

Ragghianti si fece all’epoca promotore delle iniziative volte al risarcimento dei danni al patrimonio storico e artistico della città sensibilizzando artisti e collezionisti alla donazione di alcune loro opere e gettando le basi per quello che sarebbe stato il futuro museo.

Bice Lazzari_Senza titolo_1959_Olio su tela_Archivio Bice Lazzari

In occasione dell’apertura straordinaria, sarà possibile visitare, oltre alla collezione permanente Alberto della Ragione, le mostre Bice Lazzari. La Poetica del segno (fino al 13 febbraio 2020), antologica curata da Paola Ugolini e Sergio Risaliti (e realizzata in collaborazione con Archivio Bice Lazzari), Solo. Mirko Basaldella (fino al 13 febbraio 2020) curata da Luca Pietro Nicoletti e Lorenzo Fiorucci, L’Eccezione, opera video di Rä di Martino, artista fra le più rinomate del panorama nazionale e internazionale, curata da Sergio Risaliti e prodotta da Museo Novecento – MUS.E (fino al 13 febbraio 2020) e ancora Duel. Lucciole per lanterne, dell’artista cinese Wang Yuyang, alla sua prima personale in Italia, curata da Lorenzo Bruni (fino al 16 gennaio 2020), Da qui tutto bene, installazione della giovane Rebecca MocciaUn matrimonio futurista (fino al 16 gennaio 2020), dell’artista toscano Lino Mannocci e infine Survival strategies, rassegna di video d’artista, concepita e prodotta da Beatrice Bulgari per In Between Art Film e a cura di Paola Ugolini (fino al 16 gennaio 2020).

E ancora, alle 15:30 spazio ad uno degli incontri del ciclo Noi del Novecento dedicato agli anziani con Alzheimer e con decadimento cognitivo, persone che hanno vissuto in prima persona il dramma dell’Alluvione. Il Museo Novecento apre le sue porte alle famiglie e agli ospiti delle RSA proponendo un percorso rivolto a persone con demenza senile e a coloro che se ne prendono cura nella convinzione che l’incontro con l’arte, la storia e la cultura sia portatore di un benessere profondo. (La partecipazione a Noi del Novecento è gratuita – max 8 anziani con un accompagnatore ciascuno – La prenotazione è obbligatoria. Per informazioni e prenotazioni: Tel. 055-2768224 – Mail info@muse.comune.fi.it)

Firenze: Giornate europee del patrimonio, domani musei civici gratuiti

Il Comune di Firenze aderisce alle Giornate europee del patrimonio e domani saranno gratuiti alcuni musei e luoghi civici culturali: Palazzo Vecchio (in orario 20-23), Museo Novecento (11-20), Museo Bardini (11-17) e Forte di Belvedere (11-20).

“Lo scopo dell’iniziativa – sottolinea l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi, parlando dell’adesione del Comune di Firenze alle Giornate europee del patrimonio – è quello di far ulteriormente conoscere ed apprezzare il nostro patrimonio culturale e in particolare la ricchezza dei nostri musei civici. Iniziative come questa, simili ad altre messe in campo ad esempio nel giorno della festa della donna o nella ricorrenza dell’Elettrice Palatina, oppure ancora nelle Domeniche metropolitane, servono appunto a far scoprire i tesori contenuti nei nostri luoghi di cultura, in special modo quelli meno conosciuti, ai fiorentini e ai turisti. Anche il recente strumento della Card del fiorentino, l’abbonamento annuale che prevede l’ingresso illimitato ai nostri musei civici al prezzo popolare di dieci euro, va in questa direzione e punta ad incrementare la partecipazione e la conoscenza”.

Svastica incisa su gradini Museo Novecento a Firenze 

Una svastica incisa sui gradini di accesso al Museo Novecento di Firenze, nei pressi della lapide che ricorda le deportazioni nazifasciste, è stata rinvenuta ieri pomeriggio. Ne dà notizia in una nota lo stesso Museo. La condanna dell’amministrazione comunale.

Nel complesso delle ex Leopoldine in piazza S.M.Novella, , dove oggi ha sede il Museo, nel 1944 fu rinchiuso e interrogato dai nazifascisti un numero ingente di persone arrestate dai militi della Rsi, in seguito allo sciopero generale dei primi di marzo indetto dal Cln. In tutto 338 uomini furono portati alla vicina stazione ferroviaria di Santa Maria Novella e avviati l’8 marzo alla deportazione nel lager nazista di Mauthausen e nei suoi sottocampi; ne sopravvissero solo 64.
“Non può mai essere incosciente e quindi tollerato l’uso di simboli come questi, ovunque essi siano collocati e ancor più in luoghi che ricordano la sofferenza e il dolore di tante vittime innocenti, perseguitate da una dittatura infame come quella nazifascista”, ha commentato il direttore artistico del Museo Novecento, Sergio Risaliti.
“Condanniamo con forza e in maniera ferma questo grave atto: Firenze, medaglia d’oro al valore militare, ripudia il nazifascismo. L’antifascismo é più forte dell’ignoranza di chi compie tali gravissimi atti”. La dichiarazione dell’assessore alla cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi. Disappunto, precisa il Comune di Firenze, è stato espresso anche dal sindaco Dario Nardella. “Il simbolo vergato sulle scale ci riporta indietro nel tempo – ha concluso l’assessore – agli anni bui della nostra storia, in questo anno importante per la nostra città, in cui abbiamo aperto il Memoriale di Auschwitz all’Ex3, custode della nostra memoria. Mi auguro che i responsabili vengano identificati al più presto e paghino per quanto hanno fatto. Provvederemo a cancellare la svastica al più presto”.

“La svastica apparsa sulle scalinate del Museo Novecento a Firenze rappresenta uno sfregio gravissimo alla memoria collettiva che non può e non deve passare inosservato” è il commento sul grave episodio del vice capogruppo del Pd in Regione, Monia Monni, “un gesto orribile e non certamente casuale perché compiuto in un luogo simbolo della città di Firenze”. “Chi ha commesso questo gesto – aggiunge –  si è macchiato di un’offesa gravissima ai danni dei familiari delle vittime e della città di Firenze, Medaglia d’Oro per la Resistenza, e confido possa essere assicurato alla giustizia. La memoria condivisa non può essere calpestata da predicatori di odio che ancora oggi inneggiano a quel totalitarismo nazi-fascista che rappresenta il volto più scuro e buio della storia dell’umanità. Desidero ringraziare il direttore del museo Novecento, Sergio Risaliti per aver subito denunciato l’accaduto e condannato duramente il gesto e Alessio Ducci, Presidente della sezione ANED di Firenze, per avermi prontamente informata. A loro, in particolare, va il mio sincero ringraziamento per il lavoro in difesa della memoria che quotidianamente conducono nel segno dei valori che animano le Costituzione italiana e che nascono dalla lotta di resistenza antifascista”.

“Un gesto vergognoso e vile, che ha colpito un luogo simbolo della repressione e della violenza nazifascista a Firenze. Nessuna indulgenza e nessuna sottovalutazione”, questo è il commento della vicepresidente della Regione Toscana e assessore alla cultura, Monica Barni. “Non dobbiamo mai derubricare questi gesti a semplici vandalismi Lo sfregio di ieri oltretutto si è collocato in una giornata in cui abbiamo visto in piazza saluti romani e persone inneggiare al duce”, queste sono le parole del segretario del Pd toscano Simona Bonafè. “Dobbiamo sentirci tutti offesi da chi ha scelto di profanare un luogo della memoria, simbolo della sofferenza e di vite innocenti spezzate”, sottolinea infine la vice capogruppo del Pd in Regione Monia Monni.

“La comparsa della svastica al Museo del Novecento, proprio a fianco della lapide che ricorda il museo come luogo antifascista è la testimonianza che il male dell’intolleranza e del sopruso, intrinseco a certe ideologie, è tutt’altro che scomparso. Non si tratta di un ricordo del passato ormai superato e per questo non dobbiamo sottovalutare questi fenomeni e abbassare la guardia”, dichiara l’assessore alla cultura della memoria Alessandro Martini.

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