Atelier d’arte nelle botteghe fiorentine

Come si dipingeva nel Trecento a Firenze? E nel Quattrocento? Le tecniche erano numerose e varie, si evolvevano nel tempo e l’uso dei colori – e del modo di usarli – era oggetto di studio e lunga pratica.

Queste tecniche sono nuovamente svelate a Palazzo Vecchio, grazie a un ciclo di atelier d’arte già apprezzato negli scorsi anni dal pubblico di ogni età: nel mese di marzo infatti i Musei Civici Fiorentini e MUS.E – grazie al supporto di Giotto, love brand di F.I.L.A. Fabbrica Italiana Lapis ed Affini – propongono tre appuntamenti alla scoperta delle tecniche artistiche che hanno fatto la storia dell’arte e che hanno permesso la nascita di grandi capolavori.

Perché se, come riporta Michelangelo, la mano “ubbidisce all’intelletto”, è proprio il sapere delle mani a dare vita alle opere e a dare senso all’arte. Dalla tecnica della doratura con foglia oro, bolo e colla di coniglio a quella della tempera, ottenuta miscelando i pigmenti con il rosso d’uovo, fino al procedimento del buon fresco, i partecipanti avranno così l’opportunità di sperimentare fasi e processi di un antico lavoro di bottega che ancora nel XXI secolo non cessa di affascinare.  Questo il dettaglio degli appuntamenti:

In bottega: l’arte della doratura – 10 marzo h10

La visita della ricca collezione di Charles Loeser consentirà di cogliere i tratti di questo studioso americano, trasferitosi a Firenze nel sogno del Rinascimento fiorentino, e della sua straordinaria collezione di capolavori dell’arte medievale e rinascimentale ma anche di opere minori di raffinato pregio. Una specifica attenzione sarà dedicata alle variegate tecniche di esecuzione e in particolare alla doratura delle tavole e delle cornici, che sarà il via per un laboratorio artistico sulla doratura fra gesso, bolo, colla di coniglio, foglia d’oro e punzoni.

In bottega: la pittura su tavola – 17 marzo h10

“Da Cimabue in dietro, e da lui in qua s’è sempre veduto opere lavorate a tempera in tavola… E temperavano i colori da condurli col rosso dell’uovo o tempera…”.  Così Giorgio Vasari introduce la tecnica della tempera all’uovo; e per il tempo di un laboratorio il pubblico si cala nei panni di apprendisti di bottega per sperimentare direttamente le fasi di lavoro, dal macinare i colori al dipingere.

In bottega: dipingere in fresco – 24 marzo h10 – descrizione attività

“Di tutti gli altri modi che i pittori faccino, il dipingere in muro è il più  maestrevole e bello”. Così Giorgio Vasari presenta la tecnica dell’affresco, considerata fra le più difficili poiché non consente ripensamenti e richiede una perfetta conoscenza dei materiali e dei pigmenti. L’atelier consente di cimentarsi con le diverse fasi di esecuzione di un piccolo affresco, che al termine dell’attività i partecipanti potranno portare via con sé.

Atelier

INFO:

Tel 055-2768224

info@muse.comune.fi.it

“Bella e Possibile” da marzo il progetto per l’integrazione degli adolescenti

Le bellezze della città di Firenze e la partecipazione attiva alla sua vita civica e sociale versus i modelli di comportamento negativi in cui spesso “credono” i giovani, proposti loro da varie forme di organizzazioni criminali. È la contrapposizione che sta alla base del progetto ‘Bella e Possibile’ realizzato dalla Cooperativa Sociale Rifredi Insieme, in partnership con la Scuola e Formazione Lavoro Don Giulio Facibeni, MUS.E e Medialab.

“Bella e Possibile” è il progetto vincitore del bando “Nessuno Escluso” promosso e sostenuto da Fondazione CR Firenze e Fondazione il Cuore si scioglie, con il patrocinio del Comune di Firenze, volto a promuovere l’integrazione sociale di ragazzi e ragazze adolescenti che vivono situazioni di fragilità e difficoltà di vita più o meno temporanee.

Potranno partecipare giovani tra 14 e 17 anni, in condizione di fragilità come i minori stranieri non accompagnati, i minori che vivono in strutture di accoglienza per vari motivi, minori in situazione di affido, adolescenti che frequentano centri diurni per superare le pressioni scolastiche e/o ricevere forme di sostegno in mancanza di famiglie di provenienza ben strutturate.

“Bella e Possibile” prevede una prima fase che partirà a marzo, in cui i ragazzi e le ragazze conosceranno la città, le sue bellezze e i suoi musei e comprenderanno come poter essere/diventare cittadini attivi, per poi riflettere sui comportamenti a rischio e/o devianti, come per esempio il consumo e spaccio di sostanze stupefacenti, spesso indotti da specifiche organizzazioni malavitose.

Fra i luoghi che visiteranno ci sono le Murate e Palazzo vecchio. Seguiranno, sempre a marzo, delle lezioni sulla legalità per riflettere sui comportamenti a rischio rispetto alle regole della cittadinanza.

Ad aprile inizierà la seconda fase del progetto che consiste nella coprogettazione di uno spettacolo teatrale che metterà in scena la contrapposizione che ispira il progetto stesso. Lo spettacolo sarà realizzato dagli stessi ragazzi che partecipano al progetto nel mese di luglio in una cornice bella e suggestiva che sarà definita con MUS.E.

La metodologia proposta è quella del laboratorio, inteso sia come momento formativo, sia come momento creativo, durante il quale i partecipanti metteranno in campo le loro competenze pregresse, ne sperimenteranno di nuove.

I giovani parteciperanno attivamente alla realizzazione delle varie attività necessarie alla messa in scena dello spettacolo finale, dalla costruzione della scenografia, alla scrittura dei testi, alla gestione dei suoni e delle luci, fino alla rappresentazione sul palcoscenico (ogni partecipante potrà scegliere il laboratorio cui partecipare, anche in base ai propri talenti).

Per iscriversi al progetto contattare la Cooperativa Rifredi Insieme, via Don Giulio Facibeni 13.

Bella e Possibile

INFO:

tel. 055 0730536

progettobellaepossibile@gmail.com

www.progettobellaepossibile.org

Lunedì ingresso gratuito a Palazzo Medici Riccardi

Lunedì 18 febbraio 2019, in occasione dell’anniversario della morte di Anna Maria Luisa (18 febbraio 1743), ultima discendente del ramo granducale dei Medici, la Città metropolitana di Firenze, in collaborazione con l’Associazione Mus.e, offre l’ingresso gratuito al percorso museale di Palazzo Medici Riccardi.

Il grande merito di Anna Maria Luisa de’ Medici ha fondamento nella stesura di un atto giuridico, noto come ‘Patto di famiglia’, si legge in una nota della Città metropolitana di Firenze e del Mus.e, grazie al quale l’ultima erede della dinastia vincolò allo Stato – il Granducato di Toscana – tutto il complesso dei beni che facevano parte delle collezioni medicee: Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose, a condizione espressa che di quello è per ornamento dello Stato, per utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei forestieri, e non ne sarà nulla trasportato e levato fuori dalla Capitale e dello Stato del Gran Ducato”.
Con il suo testamento Anna Maria Luisa legò i beni di famiglia in maniera indissolubile a Firenze evitandone la dispersione fuori dalla città e all’estero negli stati stranieri permettendo ai beni di essere conservati e di arrivare fino a noi.
Il museo sarà visitabile dalle nove e fino alle 19, con ultimo ingresso alle ore 18.

San Valentino: appuntamenti al Museo Novecento

Un San Valentino speciale quello che va in scena giovedì 14 febbraio al Museo Novecento di Firenze. Niente rose rosse né lume di candela ma tre appuntamenti sequenziali che invitano ad una riflessione profonda sull’amore e sui rapporti di coppia.

La giornata si apre alle 17, con Baci e abbracci, una conferenza spettacolo pensata per celebrare e festeggiare la parola amore, durante la quale il direttore artistico del Museo, Sergio Risaliti, illustrerà alcune delle più celebri immagini di baci e abbracci nella storia dell’arte: da Bronzino a Courbet, da Canova a Schiele, da Rodin a Picabia, da Via col vento a Titanic.

Alle 18, inaugurazione di “Frammenti di un discorso amoroso” installazione site-specific di David Reimondo a cura di Gaspare Luigi Marcone, primo appuntamento del ciclo Ora et labora, ideato da Sergio Risaliti, che invita un artista contemporaneo a elaborare un lavoro per il loggiato del Museo. In questo caso, Reimondo ha operato una riflessione sul celebre scritto di Roland Barthes Frammenti di un discorso amoroso. L’intellettuale francese, con le sue teorie sul linguaggio e sulla significazione, è diventato un punto di riferimento per la semiologia e la critica letteraria coinvolgendo altre scienze come psicanalisi e sociologia.

L’installazione Frammenti di un discorso amoroso (in mostra fino al 28 maggio) è un’opera site specific per il loggiato del Museo Novecento costituita da una rete metallica con circa 11mila led; la “griglia”, di grandi dimensioni (1,30 × 20 metri circa), è assemblata e saldata in modo artigianale mentre i led sono portatori di un messaggio volto all’attualità.

Su questo “grande schermo” si aggregano e si disgregano i “frammenti” dei nuovi “simboli” elaborati da Reimondo. Infatti, l’artista, evocando alcune sezioni del volume di Barthes, ha realizzato delle riprese video usando dei semi naturali che, disposti fino a costruire un suo “simbolo”, venivano poi disgregati dal soffio d’aria di un compressore. Queste riprese sono state trasferite su file digitale così da vedere le “immagini in movimento” proiettate sulla rete di led.

In sostanza su questo schermo i simboli di “abbraccio”, “cuore” o “magia” si compongono e disgregano ritmicamente con un movimento che parte dal “cuore” dell’installazione verso i suoi lati con un ritmo continuo di apertura e di chiusura. I “semi naturali” coesistono con i “semi artificiali” ossia i led; questi frammenti definiscono in modo compiuto i simboli dell’artista solo se il lavoro è guardato da lontano mentre, avvicinandosi, emerge un mosaico leggero di metallo e di luci quasi indecifrabile. In un’epoca in cui la tecnologia viene associata alla produzione di oggetti di design industriale e seriale, “impeccabile”, l’artista ha scelto invece l’artigianalità, data da un meticoloso lavoro manuale che resta comunque imperfetto con alcune sue tracce di casualità.

Alle 18.30, spazio a And Whatever I Do Will Become Forever What I’ve Done (E qualunque cosa io faccia si muterà per sempre in ciò che ho fatto), performance di Silvia Cogotzi, Lori Lako, Chiara Macinai, Dania Menafra, Zoya Shokoohi, a cura di Sergio Risaliti, realizzata grazie al contributo degli assessorati alle Pari opportunità e alle Politiche giovanili del Comune di Firenze.

Ispirata  ai versi della poetessa polacca premio Nobel Wislawa Szymborska, la performance si tiene nel loggiato al primo piano del Museo Novecento e negli ambienti che ospitano la collezione Alberto Della Ragione.

Nel loggiato si  elevano cinque colonne bianche, composte unicamente di fogli. Ognuna di queste ha un’altezza ben precisa, corrispondente alla statura di ciascuna artista, mentre al secondo piano del Museo, una grande superficie di foglia oro sarà accuratamente vegliata da persone di sesso maschile disposte in cerchio.

Le colonne cartacee vogliono essere il simbolo di un’esperienza femminile fatta di risposte sospese, infatti gli interrogativi proposti nei fogli che le strutturano sono parti di un questionario vuoto mai somministrato, e la mano del fruitore diventa padrona di “consumare” le colonne o lasciarle lì, intatte. La foglia d’oro invece è di una delicatezza tale che la breve disattenzione di un solo uomo può intaccarne irrimediabilmente l’integrità.

In questo modo le artiste hanno deciso di affrontare il tema dell’amore da un punto di vista totalmente inedito rispetto al comune modo di guardare a questa giornata, ponendo una riflessione più profonda sul rapporto che intercorre tra il maschile e il femminile con la conseguente distribuzione di responsabilità e opportunità.

 “L’arte è un potente strumento di comunicazione sociale per sensibilizzare sul rispetto dei diritti umani – hanno detto gli assessori alle Pari opportunità Sara Funaro e alle Politiche giovanili Andrea Vannucci -, sul drammatico fenomeno della violenza sulle donne e più in generale all’interno delle relazioni di coppia. La performance ‘And whatever I do will become forever what I have done’ nasce proprio con questo obiettivo affinché vengano accesi i riflettori sull’importanza di contrastare tali atti. Siamo convinti che questo messaggio abbia ancora più forza se lanciato nel giorno di San Valentino, che celebra l’amore nelle coppie”.

“La suggestione di questa iniziativa realizzata da cinque giovani artiste – hanno continuato Funaro e Vannucci – sarà l’occasione per offrire un ulteriore e stimolante momento per riflettere su quanto sia necessario diffondere la cultura delle pari opportunità e della non violenza. Grazie a MUS.E, al Museo Novecento e al suo direttore scientifico Sergio Risaliti per la grande sensibilità dimostrata verso il tema della violenza sulle donne e nelle relazioni e per l’impegno dimostrato per far sì che questo bel progetto potesse realizzarsi”.

“L’intera operazione si pone come una riflessione che vuole guardare al di là del proprio naso, non limitandosi a uno sguardo sul femminile ma piuttosto sul mondo femminile e quello maschile in relazione – spiega Sergio Risaliti – e su come questo rapporto sia in grado di modificare e ribaltare liquidi equilibri attraverso impercettibili spostamenti di prospettiva, capaci di generare meccanismi di violenza appartenenti a circuiti inarrestabili. Nei rapporti amorosi lo scambio di personalità e intensità è necessario quanto invitabile, così come la cura e l’elaborazione per trasformare di segno l’entropia affettiva e ogni germe di ambi-violenza nelle parole, nei gesti, nella domanda e offerta, perché dove c’è amore c’è sempre gioco più di potere che di poesia . Firenze è una città che ci offre infiniti esempi di questo labile confine: il Perseo sovrasta il corpo decapitato della Medusa, ma anche il Giambologna ci riporta alla memoria episodi di sopraffazione nel Ratto delle Sabine: così Piazza della Signoria accoglie segni di potere, violenza e sopraffazione. Anche all’interno della sala che ospita la collezione permanente del Museo Novecento scopriamo diversi modi di guardare al femminile da parte di un uomo, basti pensare a Martini con la Pisana e Attesa/Susanna, ma anche Fontana con Donna Sdraiata e Paulette. La performance di Silvia Cogotzi, Lori Lako, Chiara Macinai, Dania Menafra, Zoya Shokoohi apre un campo di lettura altro, un ribaltamento di ruoli e di comportamenti sempre più necessari sempre meno retorici e più poetici ”.

“Senza Data” di Pignatelli al Museo Bardini

Dopo le retrospettive monografiche di John Currin e Glenn Brown, le sale del Museo Bardini di Firenze dal 26 gennaio al 25 marzo ospiteranno Senza Data, mostra personale di Luca Pignatelli (Milano, 1962) a cura di Sergio Risaliti.

Promosso dal Comune di Firenze, organizzato da MUS.E e in collaborazione con la Galleria Poggiali di Firenze, l’evento avvia un nuovo ciclo di mostre concepite con la cura scientifica del Museo Novecento e realizzate al di fuori degli spazi museali di Piazza Santa Maria Novella. L’inaugurazione è prevista domani venerdì 25 gennaio (dalle ore 18 alle ore 21).

“Il museo Bardini è uno dei luoghi culturali che l’amministrazione intende valorizzare – afferma il Sindaco di Firenze, Dario Nardella -, spazio eletto negli ultimi anni a grandi retrospettive come quelle di Currin e Brown. È quindi un piacere ritrovare proprio qui le opere di Luca Pignatelli, che già nel 2015 aveva esposto a Firenze, con una riflessione sul tempo e con grande sperimentazione di materiali, accanto a un allestimento originale pensato proprio per le sale del museo. Valorizzazione dell’antico e del presente con la commistione del contemporaneo e del futuro, ecco una delle nostre principali linee guida che vuole condurre Firenze e i suoi luoghi storici, artistici e culturali appieno nel terzo millennio”.

A distanza di poco più di tre anni da “Migranti”, la sua personale nella Sala del Camino della Galleria degli Uffizi, Luca Pignatelli torna a Firenze per un altro evento espositivo che testimonia il ripetuto attraversamento del tempo storico compiuto dalla sua arte in senso inverso rispetto a quanti citano il passato con accademica nostalgia.

Nelle sale del Bardini saranno esposti una serie di lavori su telone ferroviario, legno, carta e lamiera, assieme a grandi dipinti realizzati su tappeti persiani di inizio novecento. Queste ultime produzione dell’artista saranno coerentemente associate alla vasta e rilevante collezione di tappeti del Museo stesso dal ‘400 ad oggi, compreso un manufatto tessile di oltre sette metri utilizzato in occasione della visita di Hitler a Firenze nel 1938. Una nuova serie di lavori su carta verranno altresì esposti  con un allestimento site-specific che coinvolgerà le cornici e gli arredi presenti nella collezione del Museo.

“La mia ricerca degli ultimi anni – dice l’Artista – è un ripensare che cos’è il tempo rispetto all’immagine, ai quadri. Io credo che oggi sia importante collocare l’immagine al centro di una riflessione sulla memoria e il museo Bardini è un simbolo nel mondo di cosa significhi una raccolta capace di rappresentare una stratificazione di tempi ma anche di culture. Con questa mostra vorrei rispondere alla domanda: cosa sta di fronte a un’immagine? Per me si tratta di un tempo plurale, un montaggio di temporaneità, sfalsate e quindi differenti”.

I dipinti di Pignatelli ospitano al centro un variato materiale iconografico antiquario che strappato all’oblio o alla fossilizzazione, alla commercializzazione e al feticismo, restituisce in un linguaggio del presente l’esperienza stessa della classicità, come se quella civiltà non fosse mai svanita, o trapassata, ma fosse una reale presenza tra le immagini circolante tra noi.

In altre parole le sue immagini sono quelle di una classicità che non parla il linguaggio muto, inanimato della copia. Quelle sue figure collocate al centro dello spazio di rappresentazione vivono un tempo che si ripete identico al proprio originale ed entrano immediatamente in comunicazione con il nostro mutevole essere, divenire, trapassare.

Una classicità che integra e comprende anche l’archeologia del moderno, con le sue metropoli, le sue macchine a vapore, quelle volanti in cieli cupi, grandi navi che solcano gli oceani. Si ha l’impressione che Pignatelli sappia prelevare immagini dai repertori iconografici per isolare icone, figure che hanno la forza di veri e propri archetipi dell’inconscio collettivo, che si sono depositate non solo nella nostra memoria visiva, ma nei nostri sentimenti, nelle nostre emozioni. Come gli aerei da guerra che attraversano il tempo storico e trasformano in qualcosa di ancora presente l’incubo della tragedia bellica. O lo skyline di New York, un pezzo della nostra mitologia sentimentale che appartiene a tutti noi, in una sovrapposizione mnemonica collettiva, che è quella del cinema e della fotografia, della cronaca e dello spettacolo.

“Con le opere di Luca Pignatelli – afferma il direttore artistico del Museo Novecento, Sergio Risaliti – accade che tempo storico e tempo dell’arte risorgono allo sguardo come tempo presente, una stratificazione di memorie che lasciano emergere un sentimento di eternità incolmabile che tuttavia si riproduce ogni volta con l’apparizione-appropriazione di forme e proporzioni classiche: una statua intera, un busto, un’architettura, un frammento Il Museo Bardini è il luogo ideale per questo tipo di rivelazione che è esperienza di bellezza e di temporalità allo stesso tempo, nello stesso momento. E questa mostra è anche un passo avanti nella ridefinizione dell’identità e funzione del Museo Novecento, dislocato oltre la sua sede originale”.

Nei dipinti di Pignatelli, le ‘teste’ di età greca o romana hanno spesse volte gli occhi chiusi, sono introverse, lasciano tutto in sospeso, facendoci avvertire solo l’eco di emozioni senza tempo. Evocare la classicità, anche quella del modernismo, può significare per Pignatelli alludere a qualcosa di incommensurabile, fare spazio a un desiderio di grandezza e di vastità.

Riconosciamo in tutto questo sentire, rivivere, un’esperienza neo-romantica della nostalgia che viene drammatizzata dall’uso di supporti poveri o industriali, carichi anch’essi di memoria, per una dialettica tra segni e materiali che non può essere ridotta a mera suggestione linguistica o cinica citazione. Un sentimento di ammirazione e nostalgia per la classicità e il modernismo con le sue illusione e le sue tragedie che non è tanto si rivolge verso la monumentalità per citarne la forma retorica ma vive di un desiderio di bellezza che la memoria rivela al soggetto contemporaneo quando sappia ritrovare il tempo della contemplazione attiva.

INFO:

Museo Bardini, via dei Renai, 37- 50125 Firenze

sito  Musei Civici Fiorentini

Santa Maria Novella, al via il ciclo di incontri domenicali

Un tesoro da scoprire: quattro domeniche per conoscere nel profondo le meraviglie del complesso domenicano.

La storia di Santa Maria Novella è la storia di Firenze. Dalla sua genesi, secolo dopo secolo, il complesso domenicano è cresciuto insieme alla città e ne ha segnato le tappe salienti, marcandone le vicende tanto religiose quanto politiche, tanto artistiche quanto urbanistiche.

Ecco che fra gennaio e febbraio, per quattro domeniche, i Musei Civici Fiorentini e MUS.E –d’intesa con il Ministero dell’Interno-Fondo Edifici di Culto e Opera per Santa Maria Novella e grazie al supporto dell’Officina Profumo Farmaceutica Santa Maria Novella – propongono un ciclo di visite e attività tematiche dedicate ad alcuni spazi e temi del complesso domenicano.

Domenica 20 gennaio:

la Cappella Tornabuoni di Domenico Ghirlandaio, visita tematica per giovani e adulti, ore 14.30.

La cappella Maggiore presenta uno straordinario ciclo decorativo, realizzato da Domenico Ghirlandaio e dalla sua bottega su commissione di Giovanni Tornabuoni alla fine del Quattrocento. La narrazione religiosa delle storie di Maria e di Giovanni Battista – che celebrano il mistero della salvezza come preludio alla venuta del Cristo – si intreccia alla secolare celebrazione della famiglia Tornabuoni, i cui rappresentanti partecipano alla storia sacra ambientata nella magnifica Firenze del Rinascimento, “città bellissima per ricchezze, vittorie e attività, celebre per i suoi monumenti” che gode” di abbondanza, buona salute e pace”.  La visita consentirà di approfondire questa duplice lettura , splendida testimonianza della fine dell’età d’oro fiorentina, ….

Vita quotidiana in Santa Maria Novella , attività per famiglie con bambini dagli 8 ai 12 anni, ore 16.00.

Il complesso di Santa Maria Novella offre l’occasione per immaginare e ricostruire la vita, le regole, l´orario e le mansioni dei frati domenicani del tredicesimo secolo, apprezzando nel contempo la ricchezza dei capolavori che il convento racchiude. Sarà quindi possibile rivivere sulla propria pelle lo scorrere del tempo nel convento – la preghiera nella grande chiesa, tradotta in forma visiva nelle grandi opere di Giotto, Masaccio, Brunelleschi o Ghirlandaio; il pasto comune in refettorio; la riunione nella sala del Capitolo; lo studio in biblioteca, il silenzio nel chiostro; la cura e l’assistenza nell’infermeria; il riposo nei dormitori – giungendo ad apprezzare la portata storica e artistica del complesso.

Domenica 27 gennaio:

Il tesoro di Santa Maria Novella, visita tematica per giovani e adulti, ore 14.30.

Fin dal loro arrivo in città, agli inizi del XIII secolo, i domenicani suscitarono grande devozione nel popolo fiorentino, che nei secoli – grazie a lasciti e patronati – è stato fortemente partecipe della costruzione e dell’abbellimento di uno dei principali luoghi di culto della città. La basilica e il convento si sono così progressivamente arricchiti di mirabili opere d’arte e di un apparato di corredi per il culto che nel Quattrocento era considerato fra i più ricchi di Firenze. La visita permetterà al pubblico di scoprire i più significativi tesori dell’ordine: decori d’altare, vesti liturgiche, argenti e sante reliquie, la cui storia introdurrà alle grandi tematiche religiose e teologiche e consentirà di cogliere con maggiore cognizione i significati sottesi ai grandi capolavori ancora oggi custoditi nel complesso.

Profumi dal Paradiso, attività per famiglie con bambini dai 4 ai 7 anni, ore 16.00.

Quante storie possono raccontare le opere di Santa Maria Novella? Davvero tantissime, troppe per poterle ascoltare tutte in una volta sola. In questo luogo sospeso tra i secoli – tra l’imponenza degli altari e il verde riposante dei chiostri – i piccoli visitatori saranno invitati a scoprire la storia del convento e dei suoi abitanti in modo nuovo: grazie alla magia delle immagini e dei profumi di piante e fiori, ora dipinti ora scolpiti o ricamati nei capolavori d’arte. Alla fine del percorso polisensoriale i bambini saranno invitati a rielaborare in modo artistico e olfattivo la bellissima opera su tessuto di Giovanna Garzoni: un trionfo dei fiori più belli del Paradiso.

Domenica 10 febbraio:

Il Chiostro Verde, visita tematica per giovani e adulti, ore 14.30.

La visita consentirà di osservare gli otto meravigliosi affreschi dipinti da Paolo Uccello e collaboratori nella prima metà del Quattrocento per il Chiostro Verde ed esposti ora nel Refettorio dopo il recente delicato intervento di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure. Si tratta di affreschi staccati facenti parte del ciclo delle Storie della Genesi e prevalentemente eseguiti in monocromo verdeterra  – “a sugo d’erbe e terra verde”, come venne scritto nel Seicento – tanto da dare il nome all’intero chiostro.  Opere giustamente celebri non solo per le inusuali cromie ma anche per l’originale costruzione spaziale e per la resa inedita della narrazione, che i partecipanti potranno cogliere in ogni particolare artistico, compositivo e tecnico.

Esercizi di prospettiva, attività per famiglie con bambini dagli 8 ai 12 anni, ore 16.00.

Il Chiostro Verde, vero e proprio cuore del convento domenicano, deve il suo nome alla tecnica di esecuzione del ciclo di affreschi dedicati alle Storie della Genesi e dipinti nella prima metà del Quattrocento da Paolo Uccello e collaboratori con una prevalenza di toni verdi. L’attenzione sarà focalizzata sugli otto meravigliosi dipinti staccati nel Novecento e ora esposti nel Refettorio: capolavori del Rinascimento che sarà possibile apprezzare in forma ravvicinata ponendo un’attenzione particolare alla struttura compositiva e cimentandosi poi – sulla scia della ricerca di Paolo Uccello, che “non ebbe altro diletto che d’investigare alcune cose di prospettiva difficili e impossibili” – con una serie di esercizi di prospettiva, esplorandone le regole classiche e le infinite potenzialità nella rappresentazione del reale.

Domenica 17 febbraio:

 Il Chiostro Grande, visita tematica per giovani e adulti, ore 14.30.

Il trecentesco Chiostro Grande, così detto per le monumentali dimensioni dei suoi lati, costituiti da 56 campate a tutto sesto, ospita uno straordinario ciclo di affreschi dipinti in massima parte nel Cinquecento dai maggiori pittori dell’Accademia fiorentina, tra i quali Alessandro Allori, Santi di Tito e  Bernardino Poccetti. Una vera e propria storia illustrata del santo fondatore e dei più luminosi frutti dell’ordine: San Pietro Martire, San Tommaso d’Aquino, San Vincenzo Ferrer e Sant’Antonino Pierozzi, tanto venerato dai fiorentini. La visita consentirà di ripercorrere passo passo questa preziosa testimonianza pittorica e di ammirare il suggestivo Dormitorio che delimita il lato settentrionale del Chiostro Grande, costruito entro i primi decenni del Trecento,  ambiente elegantissimo nella sua semplicità, spartito da due sequenze di snelli pilastri che sostengono volte a crociera.

Un chiostro grande come una casa, attività per famiglie con bambini dai 4 ai 7 anni, ore 16.00.

Ma quanto è grande il Chiostro grande? È davvero enorme, tanto immenso da poter ospitare centinaia di frati e, in tempi più recenti, di carabinieri. Le sue imponenti arcate raccontano la storia dei santi più importanti dell’ordine domenicano; all’interno trova posto un ordinato spazio verde; sui suoi lati si distribuiscono da una parte l’antico dormitorio e dall’altra l’Officina Profumo Farmaceutica, che ancora oggi preserva la memoria dell’antica spezieria del convento. Percorrere tutto il chiostro sarà per i bambini l’occasione per vivere – grazie alla magia di immagini, di profumi e di musiche – un racconto lungo ottocento anni, per poi cimentarsi in una breve attività… tutta centrata sull’olfatto.

santa

La prenotazione è obbligatoria.
Per informazioni e prenotazioni:
Tel. 055-2768224, 055-2768558
Mail info@muse.comune.fi.it

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