Salvini in Toscana, ballottaggi: “La sinistra e il Pd non sono più i padroni”

Faremmo prima a raccontare ciò di cui non ha parlato Salvini ma per dovere di cronaca ci proveremo. Il Ministro dell’Interno ha deciso di concludere la campagna elettorale dei ballottaggi per le amministrative in Toscana.

Prima tappa Siena dove è tornato sulla questione migranti dal palco di piazza Salimbeni (“Noi lezioni di generosità dalla Francia non le prendiamo. La questione migranti la si risolve non facendo partire i gommoni”). A margine è intervenuto anche sulla vicenda Mps definendola “Una banca che è sopravvissuta a pestilenze, carestie, epidemie, peste bubbonica e guerre mondiali ed è stata massacrata dal partito democratico e dai suoi amichetti”. Salvini ha poi chiesto giustizia per la famiglia di David Rossi, ex capo comunicazione di banca Mps. “Vedere tante persone qui in piazza vuol dire finalmente che è caduto non il muro di Berlino ma il muro di Siena”, ha concluso dalla città del Palio per sostenere il candidato del centrodestra Luigi De Mossi.
“La sinistra e il Pd – ha detto il segretario della Lega – non sono più padroni a Siena, a Pisa e nemmeno in tutta la Toscana. Sanno che per loro è finita. Poi se il governatore della Toscana e il sindaco di Firenze – ha aggiunto – invece di dar risposte ai loro cittadini preferiscono organizzare marce e marcette antirazziste, beh ognuno impiega il proprio tempo libero come crede”.

Nel pomeriggio ha fatto tappa a Campi Bisenzio (Fi) a sostegno del candidato Maria Serena Quercioli. Poi a Marina di Massa ed infine alle  21:30 a Pisa  al Comizio in piazza Carrara a sostegno di Conti. Prima del comizio, Salvini parteciperà alla discussa cena organizzata  a Pisa da Confcommercio nell’ambito di “Toscana Arcobaleno d’estate”.

Due stoccate a Macron e Renzi. Il primo definito  “un signorino educato che eccede in champagne”; il secondo indicato proprio nella sua toscana come “Il mio omonimo che ha tanto tempo libero per giocare a tennis e spero possa stare in vacanza 10 anni. Questo governo con i 5 stelle durerà se ne facciano una ragione”. E poi  in una campagna elettorale senza sosta “Il prossimo obiettivo –  ha detto  – è mandare a casa Rossi dalla Regione Toscana”.

Caso David Rossi. Davide Vecchi

Le motivazioni dell’assoluzione della vedova e del cronista del Fatto: non dovevano neanche essere processati. Il giudice Alessio Innocenti ha depositato le motivazioni per le quali il 15 gennaio scorso ha assolto con formula piena il giornalista Davide Vecchi e Antonella Tognazzi, moglie del capo della comunicazione di Mps. Nelle 33 pagine si legge che “i reati contestati sono insussistenti” e che “il tribunale non condivide il presupposto giuridico da cui muove l’ufficio del pm né i successivi passaggi del ragionamento”.

Mps: Profumo e Viola rinviati a giudizio per tranche derivati

Gli ex vertici di Mps Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, assieme allo stesso istituto di credito e a Paolo Salvadori, ex presidente del, collegio sindacale, sono stati rinviati a giudizio dal gup di Milano. Il processo inizierà il 17 luglio. La Procura invece aveva chiesto per tutti gli imputati il proscioglimento. Le accuse sono di aggiotaggio (caduto per Salvadori) e falso in bilancio nella tranche sulla contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria.

Il gup Alessandra Del Corvo, non accogliendo le richieste dei pm e delle difese, ha mandato a processo, come chiesto dalle parti civili (circa 200 azionisti rappresentati da numerosi legali, tra cui l’avvocato Matteo Picotti), Profumo e Viola (anche ex ad della Banca popolare di Vicenza), ex presidente ed ex ad del Monte dei Paschi, per aggiotaggio e falso in bilancio, Salvadori solo per falso in bilancio (per aggiotaggio “non doversi procedere”) e la stessa banca, imputata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

I pm Baggio, Civardi e Clerici già nel settembre 2016 avevano chiesto l”archiviazione delle accuse a carico degli imputati (la tranche d’indagine era stata trasmessa per competenza da Siena a Milano) ma nell’aprile 2017 si erano visti respingere l”istanza dal gip Livio Cristofano che aveva ordinato l’imputazione coatta. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare nella quale il pm Civardi nella scorsa udienza aveva chiesto il proscioglimento con argomentazioni simili a quelle dell’istanza di archiviazione.

I pm avevano sostenuto che Viola e Profumo, visti il ”restatement” del bilancio di Mps da loro effettuato e la scoperta dei vari trucchi che sarebbero stati adottati da coloro che li avevano preceduti per nascondere i ”buchi”, avrebbero agito senza alcuna intenzione di falsificare i conti (tra il 2011 e il 2014) né di occultare le perdite. Il pm Civardi davanti al gup aveva ribadito che è vero sì che i derivati avrebbero dovuto essere contabilizzati ”a saldi chiusi” e non ”a saldi aperti”, come è stato fatto, ma gli ex manager avevano fornito negli allegati ai bilanci tutte le indicazioni su quali sarebbero stati gli effetti della contabilizzazione ”a saldi chiusi”, senza intenzione di ingannare il mercato.

Per il pm, gli ex manager, che avevano ereditato la gestione della banca dopo quella di Giuseppe Mussari e degli altri vertici (che sono a processo a Milano), non solo avevano reso consapevole il mercato dei problemi sui bilanci ma si erano anche attenuti alle disposizioni di Consob e Banca d’Italia. Diversa la lettura del gip dell’imputazione coatta (agli atti anche una nuova consulenza disposta dalla Procura generale) che ravvisò nelle condotte dei manager presunti profili ingannevoli nei confronti del mercato perché quella contabilizzazione non aveva dissipato le ambiguità sui derivati.

“Sono sorpreso ma confermo con determinazione di essere sereno per le scelte fatte in Mps”. Fonti vicine ad Alessandro Profumo fanno sapere così il pensiero dell’ex banchiere, oggi ad di Leonardo. “Dimostreremo di aver sempre operato correttamente nell’interesse dell’istituto e dei suoi azionisti, peraltro in stretta collaborazione con Banca d’Italia e Consob, e riconfermo la mia totale fiducia nella magistratura”.

Mps vanta crediti per 10 mln verso 13 partiti

Alla domanda avanzata da un azionista, nel corso di un’assemblea, viene inoltre risposto che la banca: “vanta crediti per complessivi 67 milioni” nei confronti di “persone fisiche che occupano, o che hanno occupato, importanti cariche pubbliche”. Avanzata anche porposta per taglio stipenti top manger.

Al 31 dicembre 2017, il gruppo Mps “vanta crediti nei confronti di 13 partiti politici per complessivi 10 milioni di euro, di cui 9,7 milioni non performing”. E’ quanto risponde per scritto la banca a una domanda posta da un azionista, in occasione dell’assemblea in corso a Siena per l’approvazione del bilancio 2017. Il gruppo, viene aggiunto, “vanta crediti per complessivi 67 milioni” di cui 61 performing (rpt performing), nei confronti di “persone fisiche che occupano o che hanno occupato importanti cariche pubbliche come pure i loro familiari diretti o coloro con i quali tali persone intrattengono notoriamente stretti legami”. Dei 9,7 milioni di crediti non performing nei confronti dei partiti, 8,2 milioni rientrano nell’operazione di cessione e cartolarizzazione di crediti in sofferenza.

La cifra massima che Mps rischia di dover pagare nel caso in cui perda le cause intentate contro la banca è calata dagli 8,3 miliardi del 2016 ai 3,9 miliardi del 2017. E’ quanto risponde per iscritto la banca a un azionista, in occasione dell’assemblea. A fine 2016 le cause erano oltre 8.500 (compresa quella promossa da Consob con una richiesta da 4 miliardi, oggi chiusa), mentre quelle a fine 2017 erano oltre 7.200. Le richieste in via stragiudiziale ammontavano a 193 milioni nel 2016 e a 663 milioni nel 2017.
“Quello che ci eravamo posti come target all’inizio dell’anno siamo riusciti a chiuderlo, e non era assolutamente scontato” e “il 2018 è l’anno più importante per la storia della banca, per i suoi dipendenti e i suoi clienti”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, all’assemblea in corso a Siena. “Lavoriamo per raggiungere gli obiettivi del piano” 2017-2021, ha aggiunto, “ci saranno cose che raggiungeremo in anticipo, altre con uno sviluppo più lento”.
“I dipendenti, assieme a tutte le organizzazioni sindacali, sostengono da anni che occorre arrivare ad una ulteriore riduzione ed a un contingentamento degli stipendi dei componenti di tutto il top management”. E’ la posizione che le organizzazioni sindacali unitarie di Mps hanno esposto intervenendo in assemblea. “Il top management complessivamente inteso – viene spiegato in una nota – continua infatti a percepire, pur nel rispetto dei tetti previsti dalla normativa, livelli retributivi non coerenti con gli indirizzi in proposito espressi dalle autorità di vigilanza che legano le remunerazioni ai risultati”. “Per quanto concerne i costi – viene aggiunto – si rileva, inoltre, che le spese legate alle consulenze esterne continuano ad incidere in maniera significativa, anche se spesso risultano del tutto superflue”.

Mps, Morte Rossi; anche gip Malvasi querela Iene

Roberta Malvasi ha denunciato la trasmissione “Le Iene” per i servizi sulla morte di David Rossi. Dopo la messa in onda del servizio, sia la procura di Genova, sia i pm di Siena avevano aperto dei fascicoli su Pierluigi Piccini, a causa delle sue dichiarazioni alla trasmissione.

Anche il gip di Siena Roberta Malvasi ha denunciato la trasmissione Le Iene per i servizi andati in onda sulla vicenda della morte dell’ex capo della comunicazione di Mps David Rossi, avvenuta a marzo 2013 dopo essere precipitato da una finestra di Rocca Salimbeni. La querela e’ stata trasmessa a Genova per competenza territoriale e se ne occupano il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e il sostituto Cristina Camaiori.

La procura di Genova aveva aperto un fascicolo per abuso d’ufficio a carico di ignoti dopo l’intervista rilasciata a Le Iene dall’ex sindaco senese Pierluigi Piccini che aveva detto di aver saputo di ‘festini’ ai quali avrebbero partecipato importanti personaggi della magistratura e della politica e che forse l’inchiesta sulla morte di Rossi era stata ‘affossata’ per questo.

Dopo la trasmissione di Mediaset, i pm senesi avevano presentato querela per diffamazione dopo le dichiarazioni di Piccini: per questo fascicolo a breve dovrebbe arrivare una svolta con l’iscrizione nel registro dei primi indagati. Sempre nel capoluogo ligure e’ aperta l’inchiesta sulla lettera di minacce, accompagnata da un proiettile, indirizzata al pm senese Aldo Natalini che si era occupato anche della vicenda Mps. L’ipotesi di reato è tentata minaccia grave.

Mps, morte Rossi: consulente famiglia vuole essere sentito da pm

Luca Scarsella ha chiesto ai magistrati genovesi di essere interrogato per parlare di manomissioni ai video sulla morte dell’ex capo comunciazione della banca senese

Il consulente della famiglia di David Rossi, l’ex capo comunicazione di Mps morto a marzo 2013 dopo essere precipitato da una finestra di Rocca Salimbeni, ha chiesto di essere interrogato dai magistrati genovesi.

Luca Scarsella, ingegnere, ha presentato un esposto in cui illustra una serie di manomissioni e alterazioni al video delle telecamere di sorveglianza che riprendevano il momento della caduta e la successiva agonia di Rossi. Delle alterazioni, il consulente aveva parlato anche con la trasmissione televisiva Le Iene. Ma oggi, secondo il Secolo XIX, l’ingegnere chiede ai pm di Genova di rivedere quel video e le analisi da lui effettuate con le alterazioni.

Il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e il sostituto Cristina Camaiori seguono l’inchiesta aperta nel capoluogo ligure sule presunte omissioni dei colleghi senesi che indagarono sulla morte dell’allora capo comunicazione. La morte venne definita un suicidio, ma i familiari non hanno mai creduto a questa ipotesi. La procura di Genova aveva aperto un fascicolo per abuso d’ufficio a carico di ignoti dopo l’intervista rilasciata a Le Iene dall’ex sindaco senese Pierluigi Piccini che, nell’intervista, aveva detto di aver saputo di ‘festini’ ai quali avrebbero partecipato importanti personaggi della magistratura e della politica e che forse l’inchiesta sulla morte di Rossi era stata ‘affossata’ per questo.

A Siena, intanto, i magistrati hanno effettuato un sopralluogo nella zona della sede di Mps, nell’ambito del fascicolo di accertamenti preliminari relativo alla morte di Rossi, per cercare fori di proiettile. A parlare di colpi di pistola era stato Antonio Muto, un testimone sentito dal legale della famiglia Luca Goracci. Dopo la trasmissione di Mediaset, i pm senesi avevano presentato querela per diffamazione dopo le dichiarazioni di Piccini. Sempre nel capoluogo ligure e’ aperta l’inchiesta sulla lettera di minacce, accompagnata da un proiettile, indirizzata al pm senese Aldo Natalini che si era occupato anche della vicenda Mps. L’ipotesi di reato è tentata minaccia grave.

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