Elezioni Regionali, Renzi: “It’s not my problem”

?Firenze, “Mi sono dovuto mordere il labbro prima di dire ‘Si’ al voto della fiducia mentre camminavo al Senato”, lo ha detto Matteo Renzi, ai margini di un evento a Palazzo Vecchio, dove è ritornato per la prima volta dopo l’addio al Pd.

Renzi che è stato protagonista sul palco, insieme al fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, per l’inaugurazione di un percorso formativo curriculare del programma di Stanford University, sul tema “Silicon Valley: The Modern Day Rebirth of Renaissance Florence”, si è fermato a lungo a rispondere alle domande della stampa locale.


“Quando il segretario del Pd sceglie per le riforme uno che ha votato no al referendum, per il lavoro sceglie uno che ce l’ha col Jobs act, è chiaro che marca degli elementi di discontinuità evidenti rispetto alla mia stagione, quasi a vergognarsi di ciò che abbiamo fatto negli anni scorsi – ha detto Renzi rispondendo ad una nostra domanda sulle motivazioni della separazione dal PD – però è evidente altrettanto che ciò che è accaduto ad agosto ha accelerato un percorso sul quale stavamo riflettendo”.

“Tutti dicono che saremmo partiti con dieci deputati e cinque senatori e che avremmo fatto fatica, invece è un percorso, lasciatelo dire perché ci sto lavorando dal punto di vista fisico, più simile alla maratona che ai cento metri – ha detto il senatore Renzi e poi tracciando il programma a breve scadenza di Italia Viva ha aggiunto – Prima la partenza con più di 40 parlamentari, poi la Leopolda, in seguito partirà il tesseramento ed infine, gli amministratori che arriveranno nel giugno 2020. Qualcuno ha già aderito ma io sto dicendo a tutti gli amministratori, buoni, non c’è fretta”.

Ed alla domanda su cosa farà Italia Viva alle elezioni regionali “It’s not my problem – risponde Renzi – Se c’è una cosa che mi dà tranquillità è non parlare delle realtà amministrative locali. Italia Viva non si presenterà né in Umbria, né in Emilia, né in Toscana. Italia Viva non è un partito come gli altri che si deve presentare dappertutto”.

A Renzi è poi stata chiesta una valutazione sull’inchiesta dei pm di Firenze che ha preso in esame la fondazione Open, da dove arrivavano fondi per le iniziative tipo Leopolda: “Ripeto quello che ormai sto dicendo da mesi, da anni, la procura fiorentina ha molteplici dossier aperti e noi rispettiamo il lavoro dei magistrati, del dottor Creazzo, del dottor Turco. Aspettiamo che arrivino in Cassazione con le sentenze perché contrastare facendo una battaglia mediatica, una polemica, sarebbe assurdo. La magistratura merita il nostro rispetto. Auguri di buon lavoro ai magistrati”.  Renzi ha espresso però “Grande stima nei confronti di Alberto Bianchi”, l’avvocato fiorentino già presidente di Open, indagato nell’inchiesta. Per quello che riguarda la prossima Leopolda: faccio un invito a darci una mano anche a livello economico perché è solo con donazioni da 1, 5, 10 euro che faremo la differenza anche nella Leopolda”.

Il servizio di Gimmy Tranquillo:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/09/190922_01_ITALIA-VIVA_RENZI.mp3?_=1

PD, Rossi: “Prodi indica la strada giusta”

“Oggi Prodi, in una bella intervista, ripete piu’ volte che occorre intensificare la lotta all’evasione fiscale se non vogliamo che gli impegni su scuola e sanita’ e investimenti restino vane promesse. Ribadisce inoltre che destra e sinistra esisteranno sempre perche’ non si puo’ eliminare il problema della ingiusta distribuzione della ricchezza e delle diseguaglianze”. Al PD indica la strada di ritrovare la sua anima di sinistra e riformista”. Lo afferma Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.

“Nel complesso Prodi tratteggia con la consueta efficacia e con pragmatismo la risposta politica adeguata che il PD deve dare alla scissione renziana e alle problematiche che pone l’alleanza con il M5S. Diventa, insomma, cruciale marcare con forza un’identita’ del PD come partito di larghi strati popolari – prosegue Rossi – della classe operaia e dei ceti medi produttivi e intellettuali, chiarendo di volere, insieme alla protezione, la crescita della produttivita’, senza cui non c’e’ ricchezza da spartire. Su questa linea il PD potra’ rafforzarsi, ma a condizione che sia unito sul programma e intorno al suo segretario Zingaretti”.

“Dopo il terremoto politico di questa fine estate, avere nel PD un chiarimento su entrambe le questioni si rende necessario. Con l’uscita di Renzi e con la partecipazione a questo governo – aggiunge il governatore di Regione Toscana – il PD non e’ piu’ lo stesso e ha bisogno di una ridefinizione del suo profilo e del suo assetto interno in tempi rapidi. Anche per evitare che la scissione renziana avvenga a rate, raccogliendo di volta in volta gli scontenti e logorando la forza e l’immagine del PD. La nuova fase politica – conclude Rossi -sarà caratterizzata non solo dallo scontro con la destra ma anche da una collaborazione/competizione sia con Il M5stelle e sia con la nuova forza politica di Renzi che solo un PD unito, e con un programma netto e una guida saggia e forte, puo’ sostenere recuperando consensi e crescendo in militanza”.

“Noi liberali Pd che ci sentiamo apolidi dopo strappo Renzi…”

Intervista con Mauro Grassi, ex direttore Irpet Firenze, ed ex  dirigente a palazzo Chigi per la missione Italia Sicura: “sono un renziano ma non condivido la scelta di Matteo nè per i tempi, né, soprattutto, per il metodo”.

C’è il rischio che tra un partito che nasce ed uno che resta (Italia Viva e Pd) una parte dei Democratici si perda, e, paradossalmente, proprio nel moltiplicarsi dei contenitori non trovi più un proprio spazio.

E’ il dibattito in corso tra i liberal-democratici del Pd che temono una svolta ìa sinistra’ del partito di Zingaretti ma non condividono nemmeno la scelta di Matteo Renzi per come p maturata.

“Renzi ha una concezione ottocentesca quella dell’uomo solo al comando, che non è più adeguata ai tempi” dice Mauro Grassi, lo abbiamo intervistato

Bancarotta, al via a gennaio processo a madre Renzi a Cuneo

Inizierà il 15 gennaio, a Cuneo, il processo nei confronti di Laura Bovoli: la madre dell’ex premier Matteo Renzi, assente all’udienza filtro di oggi, è accusata di bancarotta fraudolenta e emissione di fatture false per operazioni inesistenti per i rapporti che la società di famiglia, la Eventi 6 di Rignano sull’Arno, intratteneva con una società cuneese di volantinaggio, la Direkta, fallita nel 2014.

La madre di Matteo Renzi, assistita dall’avvocato Federico Bagattini, sarà sentita nel corso del processo. Secondo la Procura di Cuneo, Bovoli e gli altri cinque imputati avrebbero commesso irregolarità su alcune note di credito; la Direkta srl avrebbe approfittato di fatture false e note fittizie per far quadrare i conti e il bilancio.

L’inchiesta, nata da alcuni accertamenti dell’Inps, che è parte lesa, è stata condotta dalla guardia di finanza di Cuneo. Ci sono agli atti note di credito del valore di decine di migliaia di euro emesse dalla società cuneese che, prima di fallire, avrebbe operato come subappaltante della Eventi6, restituendo una percentuale al committente. Il processo deve stabilire se si trattò di bancarotta o di un normale fallimento.

Pd: in Toscana per ora nessun addio per Renzi tra consiglieri

In Toscana nessun consigliere regionale del Pd, secondo quanto appreso, sarebbe al momento intenzionato a lasciare il partito per seguire Matteo Renzi, che pure conta vari fedelissimi nell’Assemblea toscana.

Proprio in Toscana la prossima primavera si voterà per le regionali e Renzi ha spiegato, nell’intervista oggi a Repubblica, che non presenterà gruppi e non correrà a livello locale almeno per un anno. Non lascerà i Dem, secondo quanto dichiarato ieri, neanche il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, vicino all’ex premier e tra i nomi più accreditati alla corsa per la presidenza della Regione. Intanto si guarda all’appuntamento della Leopolda, dal 18 al 20 ottobre, e alle indicazioni che arriveranno per delineare il corso del nuovo partito.
Per il capogruppo Pd in Consiglio regionale Leonardo Marras, “amarezza, tanta, a parte, Matteo Renzi è un grande. Le sue qualità sono indiscutibili” ma “non lo seguirò perché non condivido la sua scelta”. “Non rinuncio a costruire il campo – conclude Marras in una nota – che serve agli italiani a rappresentare chi ha più bisogno, di farlo insieme a chi lavora e a chi produce, per offrire soluzioni, combattere le disuguaglianze e immaginarsi una società più giusta. La fatica di ritrovarsi su un punto da posizioni diverse, in politica, va fatta tutta”.
Il consigliere regionale Pd Antonio Mazzeo sottolinea che “Matteo Renzi è stata la persona che più di tutte mi ha fatto credere che fosse possibile impegnarsi in prima persona per provare a cambiare, davvero, il modo di fare politica. Il suo progetto nel Pd (e, se abbiamo buona memoria, il progetto stesso di Veltroni alla base della nascita del Pd e prima ancora lo spirito da cui germogliò l’Ulivo di Prodi) era quello di allargare i confini del partito e coinvolgere tutti quei pezzi di società che condividono la stessa ambizione di cambiare in meglio il quotidiano delle persone, sulla base dei nostri valori fondativi, democratici e solidali”. Oggi, aggiunge Mazzeo su facebook, “Matteo Renzi sceglie di continuare il suo percorso con un altro soggetto politico. E’ una scelta che rispetto, ma che non condivido perché fallisce il progetto di riunire tutti i riformisti sotto un’unica casa”. Per Mazzeo, “da oggi si apre una fase nuova e non so chi prenderà l’una o l’altra strada, ma di certo la stagione degli alibi è finita. Spero che chi da anni chiede a Renzi di uscire come soluzione di tutti i mali abbia oggi il buon gusto almeno del silenzio, e mi auguro che possa esserci il rispetto delle scelte di tutti. Il nostro avversario era, è e resterà la destra”.
Andrea Pieroni osserva che la scissione è “l’ennesima conferma di una politica intesa solo come esasperato personalismo, autoreferenzialità narcisistica, incapacità di concepire la politica come gruppo, come gioco di squadra, pur non essendo sempre capitano. Zingaretti ha realizzato il miracolo di tenere unito il partito nella scelta, complessa e difficile, di allearsi con M5s per il governo del Paese. Renzi dice che esce dal Pd per combattere il sovranismi di Salvini. Ecco, indebolire il Pd significa andare nella direzione opposta”.

“I nuovi gruppi di Renzi? Servono a contare nella partita delle nomine”

“Ho deciso di lasciare il Pd e di costruire insieme ad altri una Casa nuova per fare politica in modo diverso” scrive l’ex segretario del Pd sulla sua pagina FB. Abbiamo chiesto un parere a Stefano Fabbri.

Cosa c’è dietro la creazione dei gruppi parlamentari di Renziani (una trentina tra deputati e senatori)?  “Dopo sette anni di fuoco amico penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni. La vittoria che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini è stata importante per salvare l’Italia, ma non basta. Adesso si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee e proposte per l’Italia e per la nostra Europa” scrive Renzi sulla sua pagina Facebook.

E aggiunge ” C’è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno.Lascio le polemiche e le dietrologie a chi sta nei palazzi. Io sorrido a tutti e auguro buon ritorno a chi adesso rientrerà nel Pd. E in bocca al lupo a chi vi resterà. Per me c’è una strada nuova da percorrere. Lo faremo zaino in spalla, passo dopo passo”.

Abbiamo chiesto un commento a Setefano Fabbri

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