Biancalani: brandire il presepe come un’arma è contro il Cristianesimo

Il parroco di Vicofaro su FB critica la delibera del comune di Pistoia che ‘imponbe’ la realizzazione del presepe in tutte le scuole comunali.

Biancalani: nessun problema sanitario a Vicofaro, irresponsabile seminare dubbi

Intervista con il parroco di Vicofaro dopo   sentenza con cui Il Tar ha decretato la sospensiva dell’ordinanza del Comune di Pistoia che aveva intimato la cessazione dell’attività di accoglienza, a seguito di controlli effettuati più volte da questura, Asl, vigili urbani e vigili del fuoco, che avevano mostrato l’inidoneità della struttura a ospitare così tante persone, circa una settantina.

Diffamazione e calunnia: Don Biancalani querela Salvini

La notizia pubblicata oggi sul Tirreno. Don Biancalani contesta che, contrariamente a quanto affermato dal ministro in due post,  le persone ospitate nella sua parrocchia non siano né “presunti profughi” né clandestini”, ma migranti censiti dalla prefettura.

“Tempi duri per il prete che ama attaccare me e circondarsi di presunti profughi africani, ancora un po’ e la canonica scoppiava… Chiuso: questo il post FB di Matteo Salvini, risalente al 28 agosto scorso (all’epoca già ministro degli interni e vicepremier)  contestato da Biancalani. Poco dopo in un altro  tweet  il ministro e segretario della  Lega aveva parlato non più di “presunti profughi” ma di “clandestini africani”. In entrambi i post  la foto ritraeva il parroco abbracciato a un migrante.

Da qui la querela. Don Biancalani, il parroco di Vicofaro, Pistoia, spesso al centro delle polemiche per le sue politiche di accoglienza. Don Biancalani contesta che le persone ospitate nella sua parrocchia non siano né “presunti profughi” né clandestini”, ma migranti censiti dalla prefettura. Da qui la denuncia per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Biancalani, assistito dall’avvocata Elena Baldi, ha sporto querela nei confronti del leader del Carroccio anche per calunnia e di omissione di atti d’ufficio.

Biancalani ha querelato, sempre per il reato di diffamazione, anche 22 utenti che hanno lasciato insulti e offese sotto il post del ministro.

 

Vicofaro: “Vengo dal Gambia, e vi scrivo”

Lettera aperta ai firmatari della petizione sull’accoglienza di Vicofaro e a tutti i cittadini disponibili al dialogo.

Sono un ragazzo dal Gambia. Scrivo questa lettera anche a nome dei miei compagni rifugiati. Ho 20 anni sono in Italia da quasi tre ospite di don Massimo Biancalani, un uomo che merita onore, rispetto, perché amichevole con tutti. Voglio cogliere l’occasione per parlare della mia visione della vita, perché ci sono molte persone contro di noi, per la sua accoglienza qui, sia di giorno che di notte: è il momento giusto per noi di difendere noi stessi e il nostro eroe don Massimo.
Quello che stiamo affrontando qui non è giusto e pur sapendo tutti che non è giusto, stiamo tutti zitti. Prima di tutto vorrei parlare della petizione che è stata firmata un mese fa. Se sono davvero sicuri di quello che hanno firmato, penso che dovrebbero davvero mostrare le loro facce, e se lo faranno, lo apprezzerò davvero, perché mi piacerebbe parlare con loro. Vorrei dire a loro che non sono il futuro di questo paese. Devono pensare come insegnare ai loro figli che la vita e l’umanità sono importanti per il mondo di oggi. Voglio anche parlare per un vero dialogo un po’ a quelle persone che passano tutto il giorno su Facebook, Instagram, Twitter, ecc., che parlano contro di noi, ovunque si vada: Vicofaro Vicofaro Vicofaro.
Il tutto mi infastidisce così tanto, perché sembra proprio che stiamo facendo qualcosa di sbagliato nella nostra vita nel Centro di accoglienza, invece stiamo facendo una buona esperienza che non abbiamo mai fatto prima nella nostra vita. So al contrario che sono contro di noi perché siamo diversi insieme agli altri immigrati. Se dico: siamo diversi, non significa che siamo migliori di loro, intendo dire che le nostre attività sono diverse. Tutte quelle persone che pensano che sono razziste, io non li chiamerò razzisti, perché io non credo nel razzismo; ho imparato solo una razza a scuola e quella è la razza umana, quindi tutte quelle persone che si definiscono razziste, dico che non sono razzisti, hanno solo la mancanza di educazione, di vera cultura, simpatia. Perché per me, cultura significa rispetto dell’umanità, posso allora chiamarli ignoranti. Comunque voglio dire a loro che conoscere i nostri nomi come africani, non vuol dire che conoscono la nostra storia e sentire quello che abbiamo fatto, non significa che sanno quello che abbiamo passato. Penso che dovrebbero provare a camminare sotto le nostre scarpe prima di giudicarci, dovrebbero anche sapere che questo mondo non ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di questo mondo. Se viviamo in pace senza violenza, il mondo potrebbe essere così bello, dobbiamo capire che siamo tutti cittadini del mondo a cui torneremo tutti e a cui apparteniamo. L’educazione è l’unico strumento che possiamo usare per cambiare questo mondo, in particolare l’Italia. Mi sono sempre sentito orgoglioso degli studenti di Milano e Firenze, quando ho visto la dimostrazione per i loro diritti, sì, perché loro sono il futuro di questo paese. Mi chiedo se l’Italia ricorda la sua storia dal 1861 al 1915, quando quasi 30 milioni di italiani dovettero emigrare. Se lo ricordate, allora viviamo con ciò che otteniamo, ma facciamo la vita con ciò che diamo. La terra è la madre di tutte le persone e tutte le persone dovrebbero avere uguali diritti su di essa.
Ci sono 12 cose che dobbiamo ricordare nella vita: 1) il giudizio è una confessione del carattere 2) La felicità si trova dentro 3) I sorrisi sono contagiosi 4) la gentilezza è libera 5) Il pensiero eccessivo ti porterà alla tristezza 6) Fallisci solo se hai smesso 7) I pensieri positivi creano cose positive 8) Il passato non può essere cambiato 9) Le opinioni non definiscono la tua realtà 10) Il viaggio di ognuno è diverso 11) Le cose migliorano con il tempo 12) Cosa gira intorno …non dimentichiamo le le parole di PAPA Francesco: chi sfrutta gli immigrati, risponderà a Dio. Nelson Mandela: Superare la povertà non è un compito di carità, è un atto di giustizia.

Accoglienza: Rossi e Lucano insieme per nuove politiche più umane

Due Regioni, Calabria e Toscana, insieme per contrastare il clima di paura e mostrare le potenzialità di un approccio più umano e razionale, non di ‘pancia’, nel trattare il tema dell’accoglienza.

Oggi il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, insieme a don Massimo Biancalani e all’assessore alla sicurezza Vittorio Bugli, si è recato a Catanzaro per incontrare il sindaco di Riace Mimmo Lucano e il presidente della Regione Calabria Gerardo Mario Oliverio, per testimoniare solidarietà e al tempo stesso confrontarsi con loro sul tema dell’accoglienza e sulle vicende che hanno visto coinvolte le realtà di Riace e Vicofaro (a Pistoia).

“Accolgo la sfida che ci ha lanciato Mimmo Lucano ed invito lui e il presidente Oliviero a venire in Toscana a Vicofaro e proseguire insieme il percorso avviato oggi ed essere due Regioni ‘pioniere’ in questo settore – ha concluso Rossi – Con il tempo le persone capiranno che non basta invocare le ruspe per risolvere i problemi, e magari costruendo politiche dell’accoglienza più serie si riuscitrà a sconfiggere la paura, per costruire un futuro più sereno”.

La ‘sfida’ lanciata da Mimmo Lucano ai due presidenti delle Regioni Toscana e Calabria è quella di rendere l’incontro di oggi storico, un punto di partenza per una nuova stagione delle politiche per l’immigrazione in Italia. Lucano ha ringraziato il presidente Rossi per il sostegno da lui ricevuto ed ha ricordato il loro primo incontro, avvenuto nel 2016, quando Riace veniva presa a modello come ‘buona pratica’ da replicare. Lucano ha esortato i due presidenti a partire dalle esperienze sorte spontanamente nelle loro regioni per mandare un messaggio all’Italia e al mondo su un tema che sarà sempre più centrale nella vita delle comunità.

“Il tema dell’accoglienza deve essere gestito con la testa e guardando al futro, non con la pancia”, ha detto Rossi dopo aver ascoltato le testimonianze di Mimmo Lucano e don Biancalani. “Non possiamo lasciare questi ragazzi per mesi fermi, dalla mattina alla sera, senza aver niente da fare.Non basta trovare loro ‘un posto’. Serve coinvolgimento, inserimento nella comunità. In toscana avevamo sperimentato un modello di inserimento a piccoli gruppi che stava funzionando bene, ma poi c’è stata la svolta con il passaggio totale della gestione dell’accoglienza alle prefetture. Abbiamo chiesto molte volte di trovare il modo per poterli far lavorare. Ma non è accaduto nulla di tutto questo. Questa gestione, assieme al clima ostile che si sta diffondendo, rischia di lasciare questi giovani allo sbando, facendoli davvero finire in luoghi degradati e mandandoli ad incrementare le fila di chi li recluta attività illegali o per aver manodopera da poter sfruttare a bassissimo costo. Un fenomeno questo che non riguarda solo il sud, ma anche la Toscana, dove per contrastare lo sfruttamento abbiamo dovuto far una legge regionale che priva dei finanziamenti europei per l’agricoltura le aziende sorprese con braccianti sfruttati”. “Serie politiche di accoglienza – ha aggiunto – potrebbero rappresentare un’opportunità per frenare lo svuotamento di paesi che altrimenti rischiano di perdere servizi, come è avvenuto a Riace, oppure per ripopolare la dorsale appenninica, dove mancano coltivatori e persone che si occupano del mantenimento dei boschi, presidio contro il dissesto idrogeologico”.

“Oggi l’accoglienza è messa all’indice – ha detto Rossi – ma l’ospitalità è uno dei valori fondanti della nostra cultura, è uno dei riti ancestrali del Mediterraneo e ritorna non solo nella Bibbia e nel Corano, ma nell’Odissea, dove al viaggiatore che attracca sulla spiaggia prima si offrono un bagno e del cibo, poi si chiede ‘chi sei?’. Oggi si parla di invasione e si alimenta una pulsione negativa e razzista dando una rappresentazione sbagliata della realtà e diffondendo veleni anche in Toscana, una terra che invece ha sempre coltivato i valori della solidarietà e dell’accoglienza”.

Vicofaro: un nuovo centro per i migranti, accordo Regione-Asl

A breve i migranti ospitati nel locali attigui alla chiesa di Vicofaro (Pistoia) potranno contare su una nuova struttura che, su richiesta della Regione Toscana, la Asl Toscana Centro metterà a disposizione per trasferirvi il centro di accoglienza. L’accordo è stato firmato oggi a Firenze dal presidente della Regione, Enrico Rossi, dalla Asl, e da don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro. Secondo l’accordo, la Asl individuerà un immobile idoneo, scegliendolo tra le sue proprietà non utilizzate a fini istituzionali. Il Centro migranti si impegnerà a corrispondere alla Asl un canone di affitto che verrà definito sulla base del progetto di accoglienza che il Centro presenterà.

Chiara Brilli ha raccolto le dichiarazioni di Don Massimo Biancalani e del presidente Rossi

A breve i migranti ospitati nei locali attigui alla chiesa di Vicofaro potranno contare su una nuova struttura che, su richiesta della Regione Toscana, la Asl Toscana Centro metterà a disposizione per trasferirvi il Centro migranti, oggi situato presso la parrocchia di Santa Maria Maggiore a Vicofaro, Pistoia.

Lo prevede il Protocollo firmato questa mattina a Firenze, in Palazzo Strozzi Sacrati, dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, dal direttore generale della Azienda Usl Toscana Centro, Paolo Morello Marchese e da don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro.

Infatti, dopo aver preso atto che presso la parrocchia di Vicofaro da anni è attivo un Centro Migranti che necessita urgentemente del potenziamento di soluzioni alloggiative per la prima accoglienza dei migranti ospitati, ecco definita la soluzione del problema.

Sarà la Asl che individuerà un immobile idoneo a svolgere le funzioni di centro di accoglienza per migranti, scegliendolo tra le sue proprietà non utilizzate a fini istituzionali. Il  Centro migranti si impegna a corrispondere alla Asl un canone di affitto che verrà definito sulla base del progetto di accoglienza che il Centro presenterà, impegnandosi quindi a non sublocale l’immobile e a farsi carico anche degli oneri connessi al suo utilizzo, non usandolo per finalità diverse da quelle concordate.

Sarà la Regione, una volta esaminato il progetto, a rilasciare il consenso sull’immobile di proprietà dell’Azienda da destinare all’accoglienza, alle cui politiche Asl e Regione si impegnano a collaborare nell’ambito dei propri atti di programmazione e in relazione alla disponibilità di risorse.

Infatti, dopo aver ricordato che i soggetti del privato sociale concorrono alla gestione delle politiche regionali sull’immigrazione, i firmatari, riconoscono il valore dell’accoglienza dei migranti in fuga da situazioni di guerra, violenza e assenza di diritti umani, quale obbligo primario di tutte le istituzioni pubbliche.

L’immobile, una volta individuato, verrà concesso per periodi rinnovabili e l’Azienda, dandone congruo preavviso, si riserva di chiedere di rientrarne in possesso, ma ciò sarà subordinato alla preventiva ed idonea sistemazione degli ospiti in un’altra struttura.

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