Cc Firenze: corte d’appello riduce pena a 4 anni per Costa

La procura generale di Firenze aveva chiesto la conferma della condanna del tribunale per l’ex carabiniere Pietro Costa. Stessa cosa avevano fatto le parti civili, tra cui i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Gabriele Zanobini, il Comune di Firenze e il ministero della Difesa.

Condannato in appello a 4 anni di reclusione l’ex carabiniere Pietro Costa, uno dei due militari accusati di violenza sessuale per aver abusato di due studentesse Usa nella notte tra il 6 e il 7 settembre del 2017 a Firenze. In primo grado all’imputato era stata inflitta una pena di 5 anni e 6 mesi. La corte di appello di Firenze, si legge nel dispositivo della sentenza, ha ridotto la pena “concesse le attenuanti generiche prevalenti sull’aggravante”. I giudici hanno anche riformato la sentenza di primo grado in relazione all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, disponendo per l’ex militare l’interdizione temporanea per 5 anni

La procura generale di Firenze aveva chiesto la conferma della condanna del tribunale per l’ex carabiniere Pietro Costa. Stessa cosa avevano fatto le parti civili, tra cui i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Gabriele Zanobini, il Comune di Firenze e il ministero della Difesa.

Il collegio difensivo di Costa aveva chiesto invece l’assoluzione. Pietro Costa era imputato per i presunti abusi verso una delle due giovani. Il collega di pattuglia, l’ex appuntato Marco Camuffo, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi in abbreviato nell’ottobre del 2018. Nel novembre del 2021 entrambi sono stati condannati in via definitiva dalla Cassazione a 5 mesi per reati militari.

La vicenda avvenne nel settembre del 2017 quando la pattuglia formata da Camuffo e Costa fece una sosta presso un locale notturno al piazzale Michelangiolo di Firenze  e qui offrirono un passaggio alle due ragazze per riportarle a casa, un alloggio preso nel centro storico. Camuffo e Costa ospitarono le due studentesse americane nell’auto di servizio dell’Arma. Quando arrivarono a destinazione salirono con loro nello stabile dove le due soggiornavano a Firenze. Fu questo il momento, poi denunciato all’autorità giudiziaria dalle ragazze, in cui si sarebbe compiuta la violenza sessuale.

“Basta con un discorso pubblico che legittima la cultura dello stupro”, presidio NUDM a Prato

NUDM Firenze  torna in piazza oggi con un presidio davanti al bar  “Pancaffè” di via del Seminario a Prato, recentemente preso in gestione da Marco Camuffo, uno dei due ex- carabinieri condannati in primo e in secondo grado per lo stupro delle due studentesse americane avvenuto nel settembre 2017.

Non Una di Meno torna in piazza a Prato, con un presidio che si terrà oggi alle 12 davanti al bar “Pancaffè”, uno dei due ex- carabinieri condannati in primo e in secondo grado per lo stupro delle due studentesse americane avvenuto nel settembre 2017.

“Come Non Una di Meno sentiamo il dovere di prendere parola su quanto avvenuto a Prato nelle ultime settimane. Da quando abbiamo deciso di scendere in piazza, a seguito delle tremende dichiarazioni rilasciate a TV e giornali da parte di Camuffo, in molti si sono sentiti in dovere di prendere parola. Crediamo che denunciare, la narrazione tossica dello stupro e l’utilizzo di tale atto come mezzo propagandistico per la propria attività, sia un doveroso e necessario mezzo di cambiamento che abbiamo a disposizione se non vogliamo continuare ad essere vittime di tali violenze”, spiega il movimento femminista.

Il presidio è stato al centro di polemiche anche da parte delle istituzioni e  dei penalisti della Camera Penale di Prato come “una giustizia dei forconi” non essendo Camuffo condannato ancora in Cassazione.

NUDM Firenze replica”Ci colpiscono le tardive dichiarazioni del sindaco Biffoni che non condannano quanto detto da Camuffo, nonostante due gradi di giudizio lo riconoscano come stupratore, ma esprimono perplessità sulla nostra presa di parola come se il suddetto Camuffo avesse in qualche modo saldato il suo conto non si capisce bene quando. Ci colpisce anche come differenti consigliere (decisamente meno pavide nell’identificare il problema, a differenza di Biffoni) abbiano avuto bisogno che si aprisse il caso mediatico prima di condannare la violenza di genere senza, però, porre l’accento sulle risposte che chi
ricopre ruoli istituzionali potrebbe dare concretamente: maggiori finanziamenti a CAV e Consultori, solo per citarne alcune. Certo è che avremmo “alzato” meno la voce se i media locali non avessero abusato di una retorica tanto tossica e strisciantemente razzista facendo passare Camuffo per un rispettabile imprenditore pratese che si fa spazio in un mondo del commercio in mano alla comunità cinese”, conclude il movimento femminista
“Su queste testate il fatto che abbia stuprato (indossando una divisa) diventa un errore di percorso. Noi sabato saremo davanti al Pancaffè perché troviamo necessario e doveroso rompere la narrazione della vittima sola e silenziosa”.

Sentiamo l’intervista a Sara di NUDM Firenze

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2021/02/210210_NUDM-CAMUFFO.mp3?_=1

Stupro studentesse USA:  Cc Costa condannato a 5 anni e 6 mesi

Costa era imputato nel processo per presunti abusi verso una delle due giovani. Il collega di pattuglia, l’ex appuntato Marco Camuffo, era già stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione in rito abbreviato l’11 ottobre 2018.

Il tribunale di Firenze ha condannato a 5 anni e 6 mesi l’ex carabiniere Pietro Costa, uno dei due militari accusati di violenza sessuale per aver abusato di due studentesse americane nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017 nel capoluogo toscano dopo averle riaccompagnate a casa dalla discoteca con l’auto di servizio. Costa era imputato nel processo per presunti abusi verso una delle due giovani. Il collega di pattuglia, l’ex appuntato Marco Camuffo, era già stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione in rito abbreviato l’11 ottobre 2018.

Cc Firenze: ministero Difesa parte civile processo a Costa

Il ministero della Difesa si è costituito parte civile al processo in corso a Firenze a carico dell’ex carabiniere Pietro Costa, uno dei due militari dell’Arma accusati di violenza sessuale per aver abusato di due studentesse americane nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017.

“C’è stata una lesione clamorosa dell’immagine dell’Arma dei carabinieri e del ministero” ha affermato parlando con alcuni giornalisti il legale dell’avvocatura distrettuale dello Stato, avvocato Stefano Pizzorno motivando la decisione di costituirsi parte civile da parte del ministero. “Tra i documenti che abbiamo prodotto – ha aggiunto – ci sono anche articoli di quotidiani stranieri sulla vicenda”.

Anche la giovane per cui Costa è imputato, assistita dall’avvocato Gabriele Zanobini, si è costituita parte civile nel procedimento, insieme al Comune di Firenze. L’altro ex carabiniere coinvolto nella vicenda, l’appuntato Marco Camuffo, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione con rito abbreviato l’11 ottobre 2018.

Si celebreranno a porte chiuse le prossime udienze del processo: è quanto disposto dal tribunale di Firenze accogliendo l’istanza avanzata dal legale di una delle presunte vittime, avvocato Gabriele Zanobini. I giudici hanno invece respinto la richiesta dei difensori dell’ex militare di sentire in aula le due giovani americane, poiché già ascoltate in incidente probatorio.

Respinta anche la richiesta della difesa di ascoltare come testimone un consulente che avrebbe dovuto effettuare una analisi ‘vittimologica’ della giovane americana di cui Costa avrebbe abusato, poiché, si legge nell’ordinanza del tribunale, si sarebbe trattato di “un’analisi psicologica sul comportamento della vittima”, incompatibile col codice penale che “esclude valutazioni psicologiche e sulla personalità della vittima”.

Le prossime di udienze sono frate fissate per l’8 e 22 novembre e per il 20 dicembre; oggi in aula era presente Costa che ha poi lasciato il palazzo di giustizia di Firenze senza rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti.

Studentesse Usa, sentenza Camuffo: “Il rapporto c’è stato ed era contro volontà donna”

La difesa di Camuffo, assistito dagli avvocati Filippo Viggiano e Cristina Menichetti, già dopo la sentenza dello scorso 11 ottobre che lo ha condannato a 4 anni e 8 mesi, aveva annunciato ricorso in appello parlando di una “sentenza severa”.

“Il rapporto sessuale c’è stato ed è stato contro la volontà della donna”. Così scrive il gip Fabio Frangini nelle motivazioni della sentenza di condanna, per l’ex appuntato dei carabinieri Marco Camuffo accusato di violenza sessuale  per aver abusato di una studentessa americana di 21 anni che aveva bevuto al punto di non essere in grado di opporsi, e per aver agito con violenza e con abuso di autorità.

La ricostruzione dei fatti, come si legge su “La Repubblica”: quella notte i due carabinieri erano stati inviati alla discoteca Flo al piazzale Michelangelo per sedare un litigio e lì avevano incontrato le due amiche straniere e si erano offerti di accompagnarle a casa sull’auto di servizio. Al portone, invece di salutarle, erano entrati con loro e ciascuno dei due si era appartato con una delle ragazze, forse convinti di averle incantate con il fascino della divisa. Ma pochi minuti dopo essere entrate in casa le due studentesse chiamarono disperate la loro tutor denunciando di essere state violentate.

Il giudice, nelle motivazioni, analizza i fatti accaduti tra la notte fra il 6 il 7 settembre 2017, ricostruisce la cronologia degli eventi, le diverse versioni fornite dai carabinieri e dalle due ragazze, poi assistite dagli avvocati Francesca D’Alessandro e Gabriele Zanobini. Smontante anche alcune “dicerie” (come definite dallo stesso giudice) secondo cui le due giovani avrebbero avuto un’assicurazione contro episodi di violenza. “Di tale diceria vi è traccia negli interrogatori degli imputati, ma anche nelle conversazioni telefoniche sulle utenze dei militari – spiega il gip – ebbene, prodotti agli atti i contratti di assicurazone, in nessuno di essi vi è una sola clausola che faccia riferimento a risarcimenti per violenze sessuali subite”.

“Le due ragazze sono benestanti – continua il giudice nelle motivazioni che vengono riportate da ” La Repubblica” -, sono venute in Italia a fare uno stage di quattro mesi, sono arrivate in Italia da pochissimi giorni e la vicenda in oggetto ha visto bloccare sul nascere, per motivi personali, ma assolutamente comprensibili, quell’esperienza che le stesse hanno affrontato con tanto entusiasmo. Certamente non erano e non sono alla ricerca di facili risarcimenti del danno, che non cambierebbero in nulla la loro posizione economica e sociale”.

“Sostenere – scrive il gip – come hanno fatto Camuffo e Costa, che non si sono accorti che avessero bevuto è un falso, tanto evidente quanto ingenuo. Non vi possono essere dubbi sul fatto che le ragazze avessero bevuto e parecchio. Una serata nella quale due ragazze hanno cercato di divertirsi, semmai anche bevendo alcolici oltre il limite, ma non per questo le stesse devono essere colpevoliuzzate: non per questo il loro racconto può definirsi inattendibile”.

Secondo il tribunale di Firenze, infatti, “nel momento in cui i due militari fanno salire le ragazze a bordo della vettura, non solo sono consapevoli del loro stato, ma verosimilmente già immaginavano come condurre i momenti successivi. Il fatto di accompagnare le donne “per galanteria” come detto da Camuffo è una contraddizione” perché ” se le donne fossero state veramente sobrie e lucide, legittimerebbe i militari a dare passaggi a tutte le donne che lo richiederebbero” e perché “se consapevoli del loro stato alterato, allora fa chiaramente comprendere che nel momento di farle salire a bordo nella consapevolezza dell’irregolarità già avevano in mente cosa avrebbero almeno tentato o sperato di fare”.

Per l’appuntato Marco Camuffo, “resta un rapporto sessuale fatto con violenza, vale a dire senza il consenso della persona offesa – scrive il giudice – approfittando di una situazione psicofisica di inferiorità, ma soprattutto a fronte del dissenso ben espresso dalla persona offesa”.

Per il suo collega di pattuglia, Pietro Costa, 33 anni, che è stato rinviato a giudizio con le identiche accuse nei confronti di un’altra giovanissima studentessa americana, il processo inizierà il 10 maggio 2019.

Proprio Costa, scrive il giudice, ‘fa dichiarazioni che inchiodano Camuffo alle sue responsabilita’ dicendo di aver sentito i ‘no.. no’, ‘no.. cosa fai” della ragazza. ‘Poter
affermare che Camuffo non avesse percepito il diniego della ragazza, sentito dal suo collega ‘indaffarato’ con l’altra, appare veramente arduo’, chiosa il giudice.
   Per la sentenza su Camuffo ‘il rapporto sessuale c’e’ stato ed e’ stato ‘contro’ la volonta’ della donna’; non c’e’ ‘nessun motivo logico per ritenere che vi fosse stato un rapporto consenziente anche perche’ Camuffo andando via disse: ‘Non e’ che domani queste
se la pensano e denunciano?…”. Peraltro la ragazza tre minuti dopo chiamo’ il padre negli Usa per raccontargli l’accaduto e avviso’ un amico.
Quanto alla ‘galanteria’, cosa detta da Camuffo, Franginiosserva la contraddizione perche’ ‘se fossero state sobrie, cio’ legittimerebbe a dare passaggi a tutte le donne che lo
richiederebbero’.  Quindi approfittarono delle due americane che sierano fidate di loro in quanto ‘poliziotti’.
In definitiva, mentre la ragazza da’ un ‘racconto coerente e pieno di pathos, non contradditorio’, l’appuntato Camuffo da’ ‘una sua versione dei fatti assolutamente risibile,
non logica, descrivendo una scena sessuale ridanciana se non fosse di assoluta drammaticita”.

Studentesse Usa: condannati da tribunale militare a 6 mesi i due carabinieri

Il giudice ha inoltre assolto i due dall’accusa di peculato militare.

Il gip del tribunale militare di Roma ha condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa) per il reato di violata consegna i due carabinieri, Marco Camuffo e Pietro Costa.

I due carabinieri erano coinvolti nel caso di violenza sessuale a due studentesse americane dopo averle riaccompagnate a casa al termine di una serata in discoteca, avvenuto nel settembre 2017 a Firenze.

La condanna per violata consegna riguarda l’uso improprio dell’auto. L’assoluzione per peculato è avvenuta in quanto il giudice ha ritenuto come “temporaneo e con un danno erariale di 3 euro” l’utilizzo dell’auto di servizio con cui erano di pattuglia.

L’11 ottobre scorso il gip del tribunale ordinario di Firenze aveva condannato a 4 anni e 8 mesi Camuffo, al termine di un processo svolto con rito abbreviato e rinviato a giudizio Costa, difeso dall’avvocato Giorgio Carta, fissando il processo al prossimo 10 maggio.

Il pm di Firenze Ornella Galeotti aveva chiesto, in occasione dell’udienza preliminare davanti al gup Fabio Frangini, sul caso delle due studentesse, la condanna in rito abbreviato per Marco Camuffo e il rinvio a giudizio per Pietro Costa.

Davanti al gup Camuffo rese dichiarazioni spontanee dicendo che il rapporto avuto con una delle due ragazze americane “fu consensuale” e che non fu lui a decidere di accompagnare le ragazze dalla discoteca alla loro casa di Firenze, ma fu iniziativa del collega Costa.

 

 

 

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