Fiom Cgil: ‘Dare fiorino d’oro a Lorenzo Orsetti’

Attribuire “un Fiorino d’Oro a Lorenzo Orsetti, un partigiano del nuovo millennio”.

Questa la proposta del segretario Fiom Cgil Firenze Daniele Calosi. “‘Orso era un fiorentino di appena 33 anni – dice Calosi -. Ha scelto di andare a combattere contro il fondamentalismo islamico, affrontando una pericolosa traversata dell’Europa, per unirsi ai partigiani curdi, da sempre in lotta per la propria autodeterminazione, per la democrazia, l’eguaglianza, la libertà. ‘Orso’ non era un bandito. Era un partigiano del nuovo millennio. Penso Firenze debba rendergli onore, ricordandolo col Fiorino d’Oro per la Resistenza, per questa nuova Resistenza. Analoga iniziativa è stata lanciata sul web da Marcos Bava, amico di ‘Orso’ e candidato della lista ‘Punto e a Capo’”.

Di Giorgi (Pd): “Orsetti ci insegna a non voltarci dall’altra parte”

La parlamentare del partito Democratico Rosa Maria Di Giorgi si è espressa riguardo alla morte per mano dell’Isis del fiorentino Lorenzo Orsetti.

“‘Muoio col sorriso sulle labbra perché ho dato la vita per il prossimo’. Sono queste le ultime parole che Lorenzo Orsetti ha voluto lasciarci, poco prima di morire a Baghuz, in Siria, ucciso durante un contrattacco dell’Isis. Lorenzo era un ragazzo conosciuto a Firenze  – si legge in una nota di Di Giorgi -, aveva frequentato gli scout, lavorava nel settore della ristorazione. Un giovane come tanti, che amava la musica ed il divertimento con gli amici. Il suo senso di giustizia, e l’urgenza di fare qualcosa di ‘concreto’ per aiutare gli altri, come lui stesso diceva, lo avevano spinto a migliaia di chilometri da casa, per difendere donne, bambini, civili, attaccati in maniera criminale dai tagliagole al servizio del sedicente Stato Islamico.”

“Nelle sue interviste dalla Siria ci chiedeva di ‘non voltarci dall’altra parte’. La stessa cosa  – continua la note – che ci hanno chiesto venerdì scorso le centinaia di migliaia di ragazzi che sono scesi in piazza a difesa del pianeta. Lorenzo aveva scelto un’altra strada, più radicale, dietro cui c’era comunque la voglia di combattere per un mondo più giusto. E forse era lì perché nonostante tutto, l’Occidente, noi, non stiamo facendo tutto quello che è necessario fare per sconfiggere l’orrore del Daesh, e restituire la libertà ad un popolo oppresso.”

“Per questo oggi – conclude la parlamentare – è giusto ricordare Lorenzo, e riflettere su quello che con la sua breve vita e con la sua tragica morte ha voluto dirci.

Appello a Nardella: Firenze dedichi strada ad Orsetti

“Lorenzo Orsetti ha dato la vita per la libertà di un popolo non diversamente dagli eroi del Risorgimento e della Resistenza. Un esempio di coraggio e di eroismo di cui Firenze deve essere orgogliosa”.

Con questa motivazione, in una nota, un eterogeneo gruppo di cittadini rivolge attraverso i social un appello al sindaco di Firenze Dario Nardella per onorare pubblicamente la morte del 33enne volontario fiorentino, ucciso in Siria mentre combatteva al fianco delle Ypg curde contro i jihadisti di Daesh.
“Si dedichi a Orsetti“, aggiunge l’appello, “una strada, una piazza, una struttura pubblica, e si inviti la famiglia in Palazzo Vecchio per un riconoscimento ineludibile”.
Tra i firmatari dell’appello figurano giornalisti (Stefano Fabbri, Marco Cecchini, Riccardo Catola, Alessandro Goldoni), imprenditori (Carlo Steinhauslin, Arnaud De Clauzade), artisti (Massimo Giagnoni, Alex James Jacopozzi) e molti altri.

Uccisione Orsetti, familiari contattati dalla Farnesina

Il ministero degli Esteri ha contattato stamani la famiglia di Lorenzo Orsetti, il 33enne fiorentino volontario nelle milizie curde ucciso durante un contrattacco dell’Isis nei combattimenti in Siria. E’ quanto si apprende da uno zio che tiene i rapporti per conto dei genitori di Lorenzo Orsetti. La Farnesina ha confermato lo svolgimento dei fatti relativi al 33enne secondo quanto già emerso ieri e ha dato alla famiglia la disponibilità per tutte le necessità che emergeranno riguardo alla morte del giovane fiorentino.

La salma di Lorenzo Orsetti potrebbe non tornare più in Italia e venire seppellita in Siria. E’ quanto spiega il padre, Alessandro Orsetti, venendo a conoscenza delle ultime volontà del figlio dalle milizie curde in cui si era arruolato come volontario.

“Il suo comandante – dice il genitore dalla sua casa a Firenze – mi ha detto che Lorenzo aveva chiesto di essere seppellito là in caso di morte in battaglia”. “Noi – ha proseguito – penso che accetteremo la sua decisione anche se non avremo un corpo su cui piangere. Noi vorremmo riaverlo qui a Firenze ma al tempo stesso lui ha detto di voler esser seppellito coi martiri di questa guerra. Che possiamo fare? Lo avrebbe anche scritto. Accetteremo probabilmente la sua decisione, anche se non avremo una tomba su cui piangerlo. Ci hanno pure invitato ad andare là, non so cosa faremo”.

Alessandro Orsetti inoltre ha detto: “Mi aspetterei, non per Lorenzo, ma per la situazione che c’è là, che la città di Firenze facesse qualcosa, delle iniziative per chiarire le posizioni ambigue in questa guerra”. Ieri sera, intanto, si sono svolte alcune iniziative pubbliche a Firenze per ricordare Lorenzo Orsetti. Una  in piazza Dalmazia con presidio promosso da sigle dell’estrema sinistra, del mondo antagonista e degli anarchici. L’altra  al Cpa Firenze Sud – centro sociale che veniva frequentato da Orsetti – con un’assemblea per decidere le iniziative per ricordarlo. Sempre ieri sera il Collettivo di Scienze Politiche ha esposto uno striscione in facoltà per ricordarlo, a Novoli.

La comunità kurda e le realtà solidali con la resistenza kurda, hanno invece promosso un incontro per oggi  martedì 19 marzo, alle ore 18.30 alla Casa del Popolo Il Campino, in via Caccini a Rifredi, il quartiere di Orso.

“È morto per i suoi ideali, sul campo di battaglia, un giovane toscano, Lorenzo Orsetti; un cittadino del mondo, un partigiano combattente, insieme ai curdi, anche per la nostra libertà contro i terroristi dell’Isis. Siamo commossi e orgogliosi”. Così il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, commenta la morte di Lorenzo Orsetti. “A nome mio e della Regione Toscana desidero esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia e a tutte le persone che gli hanno voluto bene”, dichiara Rossi. “Lorenzo aveva fatto la scelta impegnativa di andare a combattere in Siria contro il sedicente Stato islamico. Aveva lasciato tutto per arruolarsi nell’Ypg, le unità di protezione popolare del Kurdistan siriano. Combatteva, sono parole sue, per la giustizia, l’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e la democrazia . afferma Rossi – Lorenzo aveva scelto da che parte stare, a differenza del mondo occidentale che ha lasciato soli i curdi nella battaglia contro il terroristi islamisti”.

“Questa mattina ho chiamato Alessandro Orsetti, papà di Lorenzo per esprimere a lui e alla sua famiglia il cordoglio mio e di tutta la città di Firenze. Lo Stato deve essere vicino alla famiglia Orsetti e alla città di Firenze. Deve occuparsi seriamente di questa questione”. Lo ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella, a margine della presentazione di una mostra a Palazzo Vecchio. “Sono rimasto colpito – ha continuato – per le frasi che Lorenzo Orsetti ha lasciato a tutti noi prima della morte, sono addoloratissimo per questa vicenda tragica che colpisce anche la comunità di Firenze. Rispetto la sua scelta personale e non entro nel merito politico, in questo momento credo che la cosa più importante sia l’impegno delle istituzioni governative affinché si risolva la questione del sequestro della salma di Lorenzo”.

Orsetti lascia una lettera-testamento, ‘muoio con il sorriso’

Lorenzo Orsetti era davvero “fiero” della sua “battaglia di civiltà” contro lo Stato islamico. Lo aveva detto e ripetuto in diverse interviste rilasciate nel corso dell’ultimo anno. L’ultima appena l’11 marzo scorso, una settimana prima dell’annuncio della sua morte da parte
dall’organo di propaganda dell’Isis, che con disprezzo lo ha definito un “crociato italiano”.

In quell’occasione, parlando con radio Ondarossa, aveva affermato che “a livello bellico lo Stato islamico è stato sconfitto” e pertanto, ora “sarebbe orribile vedere un’altra volta il mondo girarsi dall’altra parte, mentre civili e bambini muoiono nel peggiore dei modi. Perché io li ho visti, i cadaveri carbonizzati della gente, sotto gli air strike”.
Orsetti, 32 anni, aveva lasciato la sua Firenze e la sua attività di cuoco e sommelier oltre un anno e mezzo fa per andare a combattere i jihadisti dell’Isis in Siria,
‘arruolandosi’ volontario nelle fila delle milizie curde dell’Ypg, legate al Pkk turco. Come nome di battaglia aveva scelto ‘Tekosher’, ovvero il ‘lottatore’. Era ben consapevole di
rischiare la vita tanto che aveva scritto una lettera-testamento da leggere in caso di morte, firmata proprio con quel nome di battaglia insieme al suo altro soprannome, ‘Orso’. “Ciao, se state leggendo questo messaggio significa che non sono più in questo mondo”. E ancora: “vi auguro – aveva scritto – tutto bene possibile e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo”.
In condizioni di guerra, un anno e mezzo è un periodo lungo. Parlando con le Iene poche settimane fa aveva raccontato di essere ormai “abituato a vedere un certo tipo di distruzione”.
Ma ad Ajin, dove era stato raggiunto al telefono aveva detto che sembrava “di stare dentro ‘Guernica’, il quadro di Picasso”.  Ma ciò nonostante, ancora il 4 marzo scorso, parlando con Tpi News diceva: “Io mi trovo molto bene in Siria: qui mi sento utile e credo di star facendo qualcosa di profondamente giusto”. Anche parlando col Corriere Fiorentino, un anno fa, nel marzo del 2018, diceva di non avere “nessuna remora morale” perché
“sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza”. Era un sognatore, Orsetti, un idealista. Ai giornalisti diceva di essersi unito alla causa curda perché lo convincevano
“gli ideali che la ispirano”. E aveva anche confidato che per lui l’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e la democrazia erano valori fondamentali.
“Per questi ideali – aveva proclamato – sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti”.  E a febbraio, rispetto alla possibilità di finire nel mirino degli inquirenti una volta tornato in Italia, a Fausto Biloslavo per il sito Occhi della guerra, aveva confidato: “al momento non prevedo di rientrare, ma se dovessero accusarmi di qualcosa risponderò che sono fiero di quello che sto facendo in Siria”.
Ne era convinto davvero, tanto che nel suo ‘testamento’  ha scritto: “la mia vita resta comunque un successo e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio. Ricordate che ‘ogni tempesta
comincia con una singola goccia’. Cercate di essere voi quella goccia”, conclude Orsetti la sua lettera di addio.

E’ fiorentino il combattente dichiarato ucciso da Isis in Siria

Le forze curdo-siriane con cui combatteva in Siria Lorenzo Orsetti, ucciso dall’Isis, hanno diffuso  la lettera-testamento dell’italiano in queste ore. La lettera – una consuetudine per tutti i miliziani – si apre con la frase: “Ciao, se state leggendo questo messaggio significa che non sono più in questo mondo”. Nella lettera-testamento, Orsetti scriveva: “Non ho rimpianti. Sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele al mio ideale di giustizia, eguaglianza e libertà”. La lettera è firmata “Orso, Tekoser, Lorenzo” in riferimento rispettivamente al suo soprannome, al suo nome di battaglia in curdo e al suo nome all’anagrafe.

La famiglia  aspetta nella propria casa di Firenze notizie dalle autorità sul figlio, che un anno e mezzo fa decise di andare a combattere per la causa del Kurdistan.  Nell’abitazione il padre Alessandro, la madre Annalisa e la sorella Chiara hanno appreso della morte di Lorenzo dal telegiornale che rilanciava le agenzie.

L’Isis ha diffuso la foto del cadavere senza vita di quello che viene descritto come “il crociato italiano Lorenzo Orsetti”. L’immagine, pubblicata sui social network da Aamaq, piattaforma di notizie legata all’Isis, mostra il viso e parte del busto della vittima, a terra. Accanto al volto appaiono le punte di due scarponi militari, probabilmente indossati dai miliziani dell’Isis autori dell’immagine. L’Isis aveva nelle scorse ore pubblicato anche la fotografia dei documenti del 33enne fiorentino ucciso durante una battaglia a Baghuz, in Siria.

fiorentinoOrsetti dichiarato ucciso dall’Isis nella Siria sud-orientale combatteva nelle file delle milizie curde Ypg, legate al Pkk turco, contro i jihadisti dello ”Stato islamico”. Lo affermano all’ANSA fonti militari curde a conferma di quanto riferito sui social network e da media locali e internazionali. Orsetti era stato di recente intervistato da media italiani come un combattente volontario italiano a fianco dei curdi contro l’Isis.

“Mi ha telefonato il suo comandante curdo e mi ha detto che Lorenzo è morto insieme a
tutti quelli del suo gruppo in un contrattacco dell’Isis stamani”. Lo ha detto il padre Alessandro. “Sembra che il suo gruppo sia stato accerchiato, era con una unità araba, ma non so cosa significhi esattamente da un punto di vista militare – ha aggiunto – Li hanno uccisi tutti”.

Lorenzo Orsetti è morto assieme ad altri quattro miliziani curdo-siriani nella pianura
di Baghuz. Lo riferisce uno dei profili Twitter dei media vicini all’Isis e che afferma che tra i “cinque uccisi c’è il crociato italiano”. Orsetti.

L’anno scorso, mentre era impegnato a difendere la citta’ di Afrin dall’assedio di jihadisti e turchi era stato intervistato dal Corriere Fiorentino, al quale aveva ricordato di essere nato e cresciuto a Firenze e di aver “lavorato per 13 anni nell’alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda- ricorda Orsetti – perche’ mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una societa’ piu’ giusta piu’ equa. L’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi e’ scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi”.
A chi gli chiedeva che cosa avrebbe fatto una volta tornato in Italia rispondeva: “Non mi preoccuperei troppo delle conseguenze (la legge Alfano punisce i foreign fighters, ndr). Io non ho nessuna remora morale, sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza. Siamo qua e qua resteremo fino all’ultimo. Un po’ perche’ non c’e’ nient’altro da fare, un po’ perche’ e’ la cosa giusta da fare. Combattiamo”.

“Ha sempre voluto aiutare gli altri”. E quanto afferma la mamma di Lorenzo Orsetti. “Noi
eravamo contrari alla sua partenza, ma lui voleva aiutare questo popolo oppresso”, conclude la signora Annalisa. Secondo quanto appreso, la presenza di Orsetti in Siria sarebbe documentata almeno dal periodo aprile-maggio 2018. Fino all’agosto del 2017 risultava dipendente di un’enoteca nella zona di Settignano, sulle colline di Firenze.

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