Firenze, crollo Esselunga, celebrato funerale per altri tre operai

Dopo i funerali a Collesalvetti (Livorno) di Luigi Coclite, e del rito ieri per il tunisino 54enne Mohamed Toukabri, oggi a Firenze è stata la volta della cerimonia funebre per Mohamed El Ferhane, 24anni, Taofik Haidar, di 45 anni, e Bouzekri Rachimi, 56 anni, tutti originari del Marocco

Ultimo saluto oggi a Firenze per  per Mohamed El Ferhane, 24anni, Taofik Haidar, di 45 anni, e Bouzekri Rachimi, 56 anni, tutti originari del Marocco tre degli operai morti nel crollo al cantiere di via Mariti a Firenze.

Una cerimonia religiosa raccolta, alla presenza dei familiari, celebrata dall’imam di Firenze Izzedin Elzir alle cappelle del commiato.

La salma di uno dei tre, ha spiegato l’imam, sarà trasferita a Bologna e successivamente in Marocco mentre le altre due saranno prima portate in Lombardia, dove avevano parenti e amici, per un altro rito funebre, e poi rimpatriate. Oggi, durante la cerimonia, spiega Elzir, “abbiamo fatto una preghiera e un piccolo discorso sul lavoro, perché al lavoro si va per migliorare la propria vita, si va per la dignità del vivere, ma non certo per morire”.

“Il nostro invito è a cambiare la cultura sul lavoro – aggiunge l’imam di Firenze  -, per salvaguardare la vita, per lavorare in sicurezza e pensare che la vita è più importante del profitto. Si guarda al guadagno e si dimentica la dignità dell’essere umano. Serve una legislazione nuova. I familiari hanno ringraziato tutti, hanno vito che Firenze e l’Italia si sono spesi per cercare di capire cosa è successo. Per loro è stato un grande abbraccio dai nostri concittadini”.

Presentato programma Festa della Toscana, sarò nel segno di don Milani

Il 30 novembre  la 24/a edizione della Festa della Toscana.  Tra gli ospiti La presidente emerita della Corte costituzionale Silvana Sciarra, la presidente del Comitato delle celebrazioni per il centenario di don Milani Rosy Bindi, l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Bettori, il rabbino capo della comunità ebraica di fiorentina Gad Piperno e l’imam di Firenze Izzedin Elzir.

La Festa ricorda la decisione con cui, nel 1786, l’allora Granduca Pietro Leopoldo fece della Toscana il primo stato al mondo ad abolire la pena di morte. Il titolo scelto per l’edizione 2023  ‘I care, la Toscana dei valori umani e della lotta alle disuguaglianze’, seguendo il motto di don Milani.

Si ricorderà poi il vignettista Sergio Staino e si aiuteranno le popolazioni colpite dall’alluvione dello scorso 2 novembre. Oltre alla seduta solenne, l’1 dicembre sarà presentato in Consiglio regionale toscana il libro di Francesco Niccolini ‘La scuola più bella che c’è. Don Milani, Barbiana e i suoi ragazzi’, con Luigi d’Elia e Sandra Gesualdi, figlia di Michele Gesualdi, allievo di don Milani a Barbiana. Il 12 e 13 dicembre, al teatro Aurora di Scandicci, andrà in scena il racconto teatrale ‘Cammelli a Barbiana’.

“Abbiamo voluto celebrare la Festa della Toscana 2023 nel segno di un grande toscano, don Lorenzo Milani, nel centenario della nascita – ha affermato Mazzeo -. Solidarietà e dialogo si tengono insieme. In quel motto, ‘I care’, che abbiamo voluto all’ingresso della nostra aula consiliare c’è tutto e lo dedichiamo a tutti coloro i quali si prendono cura degli altri. Abbiamo poi deciso di non svolgere un concerto per i ragazzi, ma di utilizzare quelle risorse per sostenere l’iniziativa di raccolta fondi ‘Toscana & Friends ripartiamo’, promossa da Stefano Massini, Piero Pelù e Fiorella Mannoia che si terrà il 3 gennaio 2024 al Tuscany Hall: pagheremo i costi dell’iniziativa, così tutto il ricavato andrà alle popolazioni alluvionate”. Mazzeo ha annunciato che l’Assemblea toscana realizzerà “una campagna di sensibilizzazione volta a non dimenticare e a proseguire negli aiuti e nella raccolta di fondi destinati alle popolazioni colpite dall’alluvione

Coronavirus: Firenze, religioni in preghiera su arengario

Cristiani, ebrei e musulmani insieme, in preghiera, sull’Arengario di Palazzo Vecchio, a Firenze. A rappresentare le comunità religiose – mantenendo la distanza di sicurezza per l’emergenza Coronavirus -, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, il rabbino Gad Fernando Piperno, l’Imam Izzedin Elzir oltre al sindaco di Firenze Dario Nardella, che ha ideato questo momento, e all’assessore ai rapporti con le confessioni religiose Alessandro Martini.

Al termine della preghiera c’è stata la cerimonia di accensione del braciere proprio davanti all’Arengario.
“Stare insieme – ha detto Betori – è un messaggio di unità tra le fedi. Nelle difficoltà del presente e del futuro ‘o si sorte insieme o non avremo capacità di fare politica’, di costruire la città, come diceva don Milani. Ci ritroviamo insieme senza confusioni, ma preghiamo insieme nello stesso luogo, uno accanto all’altro. Questo pregare è un messaggio importante per tutti, significa che non siamo soli”. “Questa malattia – ha osservato Piperno – ci sta insegnando che l’errore più grande che ciascuno di noi può fare è pensare che questa malattia sia di qualcun altro. Dobbiamo considerarci tutti
malati, la mascherina che portiamo serve a proteggere gli altri. Il contagio non fa differenza, non ci sono confini. Da questa tempesta ne possiamo uscire soltanto con i nostri comportamenti, con il rispetto per il prossimo”.
Elzir ha sottolineato che “viviamo in un momento molto difficile. Spesso però quando siamo in difficoltà esce fuori la parte migliore dell’essere umano: dobbiamo lottare insieme e
sentire che siamo un unico corpo, un’unica famiglia umana. Insieme possiamo lottare per interessi non solo individuali ma collettivi”. “E’ un messaggio di speranza – ha affermato
Nardella – che vale per credenti e non credenti, nel solco della storia, della tradizione e dei valori della nostra città. Insieme ce la faremo”.

Imam: in moschea Sesto nessuna divisione tra uomini e donne

“A fine anno lanceremo un bando di idee per il progetto del nuovo centro di cultura islamica di Sesto Fiorentino; una volta selezionati i progetti migliori realizzeremo dei plastici e chiederemo anche ai cittadini di votare quello che preferiscono”. Lo ha detto l’imam di Firenze Izzedin Elzir.

Il centro islamico di Sesto, ha spiegato l’imam, potrà contenere 500 fedeli, avrà un’estensione di oltre mille metri quadrati per un costo stimato di oltre sette milioni di euro. “Quando sarà pronto il progetto – ha aggiunto Izzedin Elzir – arriveranno anche i soldi; accetteremo donazioni da tutti, nella massima trasparenza e senza condizionamenti”. Per l’architetto Peluffo, che in Egitto ha progettato la nuova città di Monte di Galala e la sua futura moschea, il centro islamico di Sesto “non dovrà essere un edificio nascosto, ma esprimere identità ed essere condiviso da tutti.

Non rinuncerei al minareto, farei casomai una discussione su divisione tra uomini e donne”. Appello raccolto dall’imam, che ha ricordato come “a la Mecca non c’è divisione: è solo una consuetudine, nel senso religioso non ci sono problemi. I centri che vogliamo costruire a Sesto e Firenze avranno spazi adeguati e non ci devono essere divisioni”. Per quanto riguarda Firenze non ci sono al momento tempi certi: “Noi vogliamo la moschea di Firenze – ha concluso l’imam – ma abbiamo deciso di non riproporre la questione durante la campagna elettorale. E purtroppo stiamo già vivendo un momento di campagna elettorale, non solo a livello locale ma anche nazionale”.

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