In Toscana trova lavoro il 65% di chi frequenta un corso di formazione professionale

Il dato è emerso oggi durante la presentazione degli esiti occupazionali dei percorsi finanziati dalla Regione Toscana. Le prima analisi Irpet  riguardano il ciclo di programmazione 2014-2020. Il risultato è in netta crescita rispetto allo scorso settennato di programmazione europea come sottolinea l’assessora regionale Cristina Grieco.

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Toscana, turismo: nel 2018 superate 48 mln di presenze, +3,8% rispetto a 2017

Il Rapporto sul turismo in Toscana 2018, curato da Irpet e presentato oggi a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, ha evidenziato che in Toscana è stata superata la quota 48 mln di presenze e che il turismo è cresciuto, rispetto al 2017, di +4,5% per gli arrivi in strutture ufficiali e del +3,8% per le presenze. A far da traino ancora i mercati stranieri, con un dato che doppia quello nazionale; in crescita anche la componente domestica.

Secondo la ricerca tra il 2009 e il 2018 il turismo ha creato in Toscana circa 22.300 posizioni lavorative in più e nello stesso periodo il saldo tra le entrate valutarie dal turismo internazionale, al netto delle spese dei turisti toscani all’estero, è passato da 2 a 3,1 miliardi di euro (+55%). La Toscana si è dimostrata inoltre molto brava ad approfittare del trend globale di crescita degli arrivi internazionali in tutto il mondo, aumentati nel 2018 del 6% rispetto all’anno precedente, intercettando buona parte del +7% che ha riguardato l’Europa mediterranea grazie a due elementi chiave in cima alle preferenze: città d’arte e paesaggio collinare.

Gli arrivi in strutture ufficiali sono aumentati del 4,5%, le presenze intorno al 3,8%. In termini assoluti le presenze in Toscana nel 2018 hanno toccato i 48,2 mln (33 nel 1998; 41,5 nel 2008; 46,5 nel 2017). Sono i mercati esteri a dare il contributo maggiore (+4,1% presenze +5,2% arrivi). In crescita anche il mercato interno (+3,4% presenze, +3,6% arrivi). Sul fronte internazionale tre i fattori evidenziati: il fisiologico minor dinamismo di alcune nazioni e continenti ‘giovani’; la crescita della componente di domanda più matura, proveniente dall’Europa occidentale; la conferma dell’aumento dei flussi da Stati Uniti e Canada.

Il primo punto riguarda in particolare Europa orientale (+7,5%, +10% 2017), Russia (+16%, +40,2 2017), Brasile (+5,8, +19,9% 2017), Argentina (-5,1%,+18,9% 2017) e Cina (+7%, +13,8 del 2017). Rispetto al secondo, in crescita le presenze da Regno Unito (+5,2%) e Francia (+4,3%), meno da Nord Europa (+2,2%) e da Olanda e Belgio (+1,3%). Buone anche le performance di Spagna, Portogallo e Grecia; meno quelle dell’area tedesco-austriaca e della Svizzera. Gli Usa restano uno dei mercati più importanti per la Toscana: +11,6% (8,1% nel 2017); molto bene anche Canada (+6,3%), Australia (+4,3%) e Nuova Zelanda (+12,5%). Sul fronte interno il 2018 segna il ritorno consistente di alcuni mercati molto rilevanti per la Toscana: Lombardia (+5.5%), che contribuisce da sola per circa un terzo alla crescita complessiva, ma anche Toscana (+2.1%), Lazio (+3,3%) e Campania (+9.8%).

Nel 2018 da evidenziare la maggior dinamicità degli ambiti che contengono le principali città d’arte (+6,8%) e quelli rurali collinari (+7,6%). Più lieve l’aumento per gli ambiti montani (+1,8%) mentre le aree balneari (+0,02%) soffrono il ritorno della competizione internazionale della sponda sud ed est del Mediterraneo, sul fronte degli stranieri in particolare. Rilevante la crescita (+5,2%) dei due ambiti contenenti le principali città termali, sebbene non ancora in grado di recuperare pienamente i livelli pre-crisi.

Firenze ed aree circostanti segnano un +50,8% delle presenze dal 2008, soprattutto grazie alla domanda extra-europea, dando un contributo alla crescita regionale del +10,9% sul complessivo +16.1% nel decennio. Tra gli ambiti d’arte più dinamici in termini di presenze Terre di Pisa (+18%), Arezzo (+13%) e Terre di Siena (+5,5%). Buona performance anche per la Piana di Lucca (+4,7%). In molti casi il traino principale arriva dai turisti stranieri ma il dato è spesso influenzato dal recupero di strutture inadempienti effettuato lo scorso anno.

A crescere di più è l’ambito del Valdarno Aretino (+16,4%) grazie all’aumento delle presenze italiane (+31,4%) rispetto a quelle straniere (+10,6%). Al secondo posto nel trend l’ambito ‘Terre di Valdelsa e dell’Etruria Volterrana’ (+11,7%). Seguono Val d’Orcia (+11,1%) e Val di Chiana aretina (+8,7%), ma anche qui il dato sconta il recupero delle inadempienze. Tra gli ambiti meno dinamici il Chianti con presenze comunque in aumento (+3,3%) grazie soprattutto agli stranieri (+5,5%; netta la flessione degli italiani – 5,1% dopo 4 anni consecutivi di crescita).

Segno meno per il sistema balneare regionale, quella Costa degli Etruschi che negli ultimi dieci anni aveva continuato a crescere quasi ininterrottamente (+12,2% le presenze) nonostante la crisi, grazie alla tenuta sul fronte interno (+0,9%) e alla spinta del turismo internazionale (+30,1%). Nel 2018 il -0,6% va in buona parte attribuito alla diminuzione degli italiani (-2,1%), non sufficientemente controbilanciata dall’aumento degli stranieri (+1,4%).

Stagnazione anche per l’ambito Maremma Area Nord (-0,1%) sia sul fronte degli italiani (+0,2%) che su quello degli stranieri (-0,5%). +3% per l’ambito della Maremma grazie soprattutto agli italiani (+3,3%), con gli stranieri che crescono in misura più contenuta (+1,7%). Meno 1,3% per l’Isola d’Elba, da ripartire in parti quasi uguali tra stranieri (-1,9%) e italiani (-1%). In Versilia lieve aumento (+0,1%) tutto dovuto alla crescita degli italiani (+1,7%), controbilanciato dalla diminuz ione degli stranieri (-1,9%). Riviera Apuanarealizza la peggior perdita di presenze tra gli ambiti balneari (-4,1%) a causa della diminuzione degli italiani (-4,9%), con gli stranieri sostanzialmente stabili (-0,7%). L’ambito livornese registra un +6,5%; frutto di un cospicuo aumento di stranieri (+22,5%) ed una diminuzione contenuta degli italiani (-3,1%).

Per quanto riguarda la montagna, il +1,8% delle presenze è merito soprattutto degli stranieri (+4,3%), mentre gli italiani registrano una stabilità assoluta (+0,0%). Gli ambiti più dinamici sono Lunigiana (+ 27,6%), Pistoia e montagna pistoiese (+4,7%), Amiata (+2,1%). Il Casentino resta sostanzialmente fermo alle presenze del 2017. In Val Tiberina il +1,3% è frutto della forte crescita degli stranieri (+14,1%), a riequilibrare il netto calo degli italiani (-5,4%). Garfagnana e Media Valle del Serchio registrano segni negativi (- 5,9%) per la diminuzione degli italiani (-11,3%) non sufficientemente controbilanciata dall’aumento di presenze dai paesi europei occidentali (+1,6%) e dal Nord America (+10,8%)

Sono gli agriturismi la tipologia ricettiva con la crescita più alta: +9,4% di presenze (+8,6% nel 2017). A seguire affittacamere e B&B (+5,8%) particolarmente apprezzati dal turismo europeo e italiano in città e borghi d’arte della regione, con profilo di spesa più contenuto. Il segmento alberghiero di fascia elevata si conferma anche nel 2018 come uno dei più dinamici: hotel a 4 stelle realizzano +5,3% (dopo il à5,8% del 2017) mentre i 5 stelle crescono un po’ di meno (+3,4%) dopo l’aumento 2017 (+10,7%). Campeggi e villaggi turistici aumentano anche quest’anno le presenze turistiche: +3,3% dopo il + 2,2% del 2017. Più toccate dalla stagnazione sono le Residenze turistico alberghiere che dopo un 2017 di crescita (+2%,) quest’anno diminuiscono del -1,8%. Anche nel 2018 continua la crescita della capacità ricettiva della regione in termini di posti letto, seppur ad un ritmo (+1,1%) leggermente inferiore a quello medio annuo del decennio 2008- 2018 (+1,2%).

Toscana: nasce osservatorio sull’immigrazione

Al workshop su ‘Immigrazione, impresa, lavoro, scenari di una Toscana in trasformazione’, al Teatro della Compagnia a Firenze, è stata annunciata la nascita di un osservatorio sull’immigrazione, con in prima fila Anci Toscana, Regione e Irpet.

L’osservatorio sull’immigrazione, ha spiegato il direttore di Anci Toscana Simone Gheri, “servirà a capire, approfondire, studiare quello che è l’impatto delle persone che vengono da altri paesi e lavorano in Toscana”. Gheri ha sottolineato che l’obiettivo è trasformare “la percezione di paura, rifiuto, facendo vedere che queste persone vengono nel nostro paese per cercare di lavorare e migliorare il proprio futuro. Bisogna far sì che le istituzioni e il sistema imprenditoriale garantiscano a tutti gli stessi diritti”.

“Contiamo – ha detto l’assessore regionale alle politiche dell’immigrazione Vittorio Bugli – di far uscire il primo rapporto sull’immigrazione entro la fine dell’anno”. Bugli ha sottolineato la collaborazione con Irpet per approfondire il tema del “lavoro degli stranieri in Italia”. Inoltre “abbiamo chiesto alle categorie economiche di venire a dirci quelle che sono le necessità” in modo da avere “un quadro della realtà”.

“Spesso – ha osservato il vice direttore di Irpet Nicola Sciclone – utilizziamo un termine, straniero e immigrato, senza sapere che questo termine racchiude categorie molto diverse. Dallo straniero residente, regolare, agli stranieri che si trovano nelle strutture e nei centri di accoglienza. Poi ci sono i cosiddetti clandestini. L’idea è di tracciare un quadro del peso di queste diverse” categorie “perché ciascuna di loro ha caratteristiche diverse”.

Tra gli interventi al workshop quello dell’assessore regionale a istruzione, formazione e lavoro Cristina Grieco secondo cui è necessario “cercare di fare sinergia per ottimizzare le risorse, tenendo conto dei dati come base di partenza e poi mettendo in campo politiche integrate per l’accoglienza, per l’integrazione ma anche per la formazione. A volte bisogna combattere il sentimento di ostilità e la percezione dello straniero come pericolo. I dati ci dimostrano che lo straniero è anche una grande opportunità, in primis per il nostro sistema produttivo, oltre che sociale”.

Il presidente di Confindustria Toscana Alessio Marco Ranaldo ha puntualizzato che “l’osservatorio serve per fare uno stato dell’arte, cioè capire a che punto siamo. Serve inoltre per dare degli spunti sulle politiche per l’accoglienza”. Secondo Ranaldo “non si può pensare ad un’economia del futuro che non coinvolga in maniera attiva i lavoratori stranieri”.

Per il presidente di Cna Toscana Andrea Di Benedetto “l’impresa in Toscana non può prescindere dai lavoratori stranieri. Noi spesso immaginiamo l’imprenditoria straniera come un’imprenditoria di bassa qualità ma non è così”.

Toscana: iscrizione web e codice per chi affitta case

‘Rivoluzione’ per gli affitti turistici in Toscana. Da oggi la Regione, prima in Italia, assegnerà un codice identificativo per ogni locatore: a tal fine ha predisposto un portale unico – al quale si accede dal sito al link http://www.regione.toscana.it/-/comunicazione-locazioni-turistiche – per ottemperare all’obbligo introdotto dalla legge regionale che riguarda la comunicazione al Comune (art.70 legge Regionale 86/2016) dei dati degli alloggiati nelle strutture non alberghiere.

Siano quindi affitti brevi o lunghi in abitazioni prenotati sul web o tramite agenzia. L’obbligo scatta da oggi primo marzo: chi concede in affitto uno o più alloggi con finalità turistiche deve effettuare la comunicazione, entro trenta giorni dalla stipula del primo contratto di locazione.
Una volta effettuata la comunicazione non sono richiesti ulteriori adempimenti al locatore.
“L’obbligo di comunicazione – spiega l’assessore toscano al turismo Stefano Ciuoffo – risponde alla necessità che le Amministrazioni hanno di avere un quadro conoscitivo del fenomeno delle locazioni turistiche, utile ai fini statistici ma anche per poter meglio calibrare le politiche sul territorio”.
Un fenomeno, aggiunge Ciuoffo, che negli ultimi anni, “ha assunto dimensioni inimmaginabili con le opportunità offerte dalle piattaforme telematiche. Ad oggi sono consultabili per la Toscana oltre 60.000 annunci online” di locazioni turistiche su tutto il territorio regionale.
Per Ciuoffo il “monitoraggio serve anche a evitare eventuali elusioni o evasioni fiscali ad esempio sulla tassa di soggiorno. Nel rapporto sul turismo, curato da Irpet per la Regione Toscana, relativo al 2017, sulla base di un un modello econometrico basato sui consumi idrici per uso domestico nei comuni toscani, sono state calcolate quasi 49 milioni di presenze turistiche per coloro che soggiornano in case e appartamenti di privati non inseriti negli elenchi delle strutture ufficiali”.

Livorno: solo 31% crocieristi visita la città durante sbarco

Da uno studio Irpet emerge una domanda potenziale non sfruttata a causa “della carenza dell’offerta di destinazione” a Livorno e dintorni. La prima azione da intraprendere: creare una cabina di regia tra i principali portatori di interessi in grado di mettere in piedi politiche di rilancio coordinate.

Secondo l’analisi di Irpet, presentata oggi in Fortezza Vecchia a Livorno, al convegno ‘Welcome to Livorno, Port for Tuscany’, dei 36,8 milioni di euro spesi dal complesso dei crocieristi, circa il 28% è speso nel territorio livornese. Circa il 31% dei croceristi che sbarcano nel porto di Livorno visita la città labronica come meta esclusiva. Il 46% la visita almeno per qualche ora, mentre un crocierista su tre decide di visitare anche Firenze e il 40% Pisa.

Di 10,3 milioni, circa 6,2 mln sono stati spesi a Livorno da quei crocieristi che l’hanno visitata per almeno qualche ora e in modo pressoché esclusivo. La ricerca ha evidenziato che la domanda non è sufficientemente soddisfatta sia nel segmento delle crociere low cost, sia nel segmento lusso.

Occorre un cambio di passo però anche nel decoro urbano e nella manutenzione del patrimonio artistico presente in città, il ‘waterfront’, i fossi, la Fortezza vecchia, attraverso l’azione coordinata tra Comune ed Autorità portuale e Porto di Livorno 2000, società che gestisce il traffico passeggeri e crociere nello scalo labronico.

Il miglioramento della quantità e qualità dei servizi del Porto-città, spiega Irpet, e la loro maggior integrazione con una rinnovata e coerente offerta turistica di territorio appaiono gli elementi capaci di aumentare gli impatti positivi del crocierismo sul sistema economico della destinazione.

Insistere di più sulla riqualificazione della città in chiave turistica è anche per il presidente della Camera di Commercio di Livorno, Riccardo Breda, un punto su cui insistere. “Livorno è cresciuta in questi anni nell’offerta e nell’accoglienza turistica – ha detto Breda a margine del convegno – ma ancora c’è molto da fare”.

Dall’indagine di Irpet, che la Regione ha commissionato e svolto in collaborazione con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e con Porto di Livorno 2000 , l’attività crocieristica nel porto di Livorno ha prodotto nel 2016 una spesa complessiva tra consumi e investimenti pari a circa 52,2 milioni di euro, che hanno attivato 26,7 milioni di valore aggiunto e 31.6 milioni di Pil in Toscana oltre ad aver attivato 470 unità di lavoro equivalenti full time.

La ricerca, illustrata da Enrico Conti di Irpet al convegno, ha messo in evidenza l’importanza attuale e potenziale rappresentata dal fenomeno del crocierismo per la crescita economica e occupazionale non solo del territorio livornese e per la Toscana.

All’interno dell’economia livornese ricade infatti circa il 49% della spesa, pari a 25,7 milioni di euro, che determinano circa 8,8 milioni di valore aggiunto e a 142 unità di lavoro equivalenti full time.

Irpet, Toscana traina Export italiano

“La Toscana è dopo lo strano caso della Basilicata e le sue royalties petrolifere la regione che più ha trainato l’export italiano – dice il direttore dell’Irpet, Stefano Casini Benvenuti – E dopo il Trentino-Alto Adige, è con Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto tra le Regioni più dinamiche”.

Certo c’è una Toscana che corre più veloce ed un’altra in maggiore in difficoltà. Sta tutto nel rapporto annuale sula situazione economica e il mercato del lavoro (on line la sintesi) che Irpet, l’istituto di programmazione economica regionale, ha presentato stamani a Palazzo Bastogi a Firenze: sotto la lente dei ricercatori la Toscana nel 2017.

Galoppa il centro, “che non è solo Firenze – sottolinea al termine della mattinata il presidente della Toscana Enrico Rossi – ma l’intero Valdarno che da Arezzo si allunga fino a Pisa”. Soffre la costa e il sud della Regione, ovvero Livorno, Piombino e Grosseto.

Ma anche le aree oggi meno dinamiche della Toscana hanno, per il presidente Rossi, potenzialità forti. Certo, ribadisce, è stato importante investire sulle infrastrutture ed occorre portare a termine quelle necessarie e non ancora non ultimate.  “Livorno – spiega – può in questo modo tranquillamente rivaleggiare con Genova. Anzi, Genova per realizzare un retroporto deve spingersi a ottanta chilometri, mentre Livorno lo ha lì. Ed ha pure un aeroporto vicino”. “Piombino – prosegue Rossi – grazie all’investimento voluto dalle Regione e che ha permesso di realizzare un porto profondo fino a venti metri, attrae oggi l’interesse di più aziende: Jindal, GE e non solo. E in futuro le ricadute saranno ancora maggiori. Il Sud può avere una vocazione ancora agricola, ma nuova e moderna ed orientata all’export, che i nuovi collegamenti con Siena sicuramente aiuteranno”.

E poi c’è la Toscana del centro, che già oggi traina lo sviluppo. “In questa area – sottolinea il presidente – dobbiamo utilizzare bene i fondi europei. È necessario mantenere nella Regione un punto di riferimento per aiutare chi vuole investire, armonizzare gli interventi sulla ricerca e i trasferimenti tecnologici e far sì che il mondo della piccola impresa non perda l’aggancio con l’industria 4.0”. Ma anche per la Toscana centrale sono importanti le infrastrutture e Rossi ribadisce la necessità di tre opere, tutte e tre a Firenze: la nuova pista dell’aeroporto di Peretola, il sotto attraversamento e la stazione dei treni dell’alta velocità.

“Senza – dice – ci condanniamo ad un rapporto di inferiorità. Già oggi trentasei treni fermano a Bologna e non nel nostro capoluogo”. “Gli investimenti pubblici – conclude – sono la vera chiave per confrontarsi con le grandi regioni europee. Occorre pertanto mantenere la barra ben dritta sugli investimenti infrastrutturali”.

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