Toscana, Inps: “Liquidate tutte domande per Cigd”

Sono state lavorate e mandate in pagamento tutte le domande di cassa integrazione in deroga, i cui decreti autorizzativi erano pervenuti dalla Regione entro il 30 aprile. A renderlo noto è l’Inps Toscana.

“Abbiamo onorato l’impegno di pagare tutto il pagabile nei tempi che ci eravamo dati, tempi dettati dai necessari passaggi procedurali – dichiara in una nota Cristina Deidda, direttore regionale dell’Inps Toscana – assicurando in tal modo una risposta concreta ai lavoratori in attesa della Cigd. Stiamo parlando di circa 42mila domande per un numero complessivo di oltre 100mila lavoratori, dato che ci consente di affermare che la totalità delle domande pervenute alla data del 18 maggio è stata evasa”.

Per Deidda, “naturalmente non possiamo parlare di lavorazione del 100% del pervenuto, perché le domande continuano ad arrivare, seppure in maniera contenuta, ed in tal senso intendo rassicurare coloro che ancora non hanno ricevuto alcun importo, in quanto oramai stiamo lavorando in correntezza e quotidianamente trasmettiamo mandati di pagamento agli istituti bancari, sia per nuove autorizzazioni, sia per mensilità successive. Abbiamo poi una minima percentuale di scarto, inferiore al 5%, che riguarda domande allo stato non lavorabili, che presentano errori, difformità o altre problematiche che stiamo cercando di risolvere velocemente con la collaborazione delle stesse aziende interessate e dei loro intermediari”.

“Allo stesso modo – conclude – siamo in correntezza anche con i pagamenti della Cigo e del Fis, per i quali il Dl rilancio ha previsto la necessaria copertura economica”.

Lorenzo Braccini

Il padre uccise la loro madre e ferì un uomo: ora INPS chiede loro 124mila Euro

Le due ragazze, di Massa Marittima, sono ancora minorenni. A rendere nota la vicenda l’avvocato Francesca Galloni, legale di fiducia della famiglia Biagi come spiega La Nazione di Massa che pubblica oggi la storia.

Una richiesta di 124.000 euro avanzata dall’Inps alle eredi, le due figlie oggi ancora minorenni, di Marco Lojola, 40 anni, che il 28 luglio 2013 a Marina di Massa (Massa Carrara) uccise l’ex moglie e madre delle due ragazzine, Cristina Biagi per poi togliersi la vita. Soldi che fanno riferimento alle spese di indennità di malattia e all’assegno di invalidità erogato a un uomo oggi 54enne che il giorno della tragedia fu a sua volta ferito da Lojola, riuscendo a sopravvivere a sei colpi di pistola sparatigli dal quarantenne. A rendere nota la vicenda l’avvocato Francesca Galloni, legale di fiducia della famiglia Biagi come spiega La Nazione di Massa che pubblica oggi la storia.
“La richiesta dell’Inps – spiega l’avvocato – è legittima anche se umanamente resta difficile comprenderla”. E se non sarà esaudita l’Inps passerà al recupero coattivo. Per le due ragazzine il rischio è perdere la casa dei genitori, che comunque non copre la richiesta avanzata dall’Inps.  Le due giovani hanno anche ereditato, ha aggiunto l’avvocato, “una pensione che il nonno, loro tutore, mette da parte per il loro futuro”.
L’avvocato ha spiegato di aver ora chiesto un incontro all’Inps. “In prima istanza spero che l’Inps, valutando la situazione receda dalla richiesta, ripeto legale, che ha avanzato. In seconda ipotesi che si possa arrivare a transare una cifra ben diversa, che si basi sulla situazione di questa famiglia”.

Bancarotta, al via a gennaio processo a madre Renzi a Cuneo

Inizierà il 15 gennaio, a Cuneo, il processo nei confronti di Laura Bovoli: la madre dell’ex premier Matteo Renzi, assente all’udienza filtro di oggi, è accusata di bancarotta fraudolenta e emissione di fatture false per operazioni inesistenti per i rapporti che la società di famiglia, la Eventi 6 di Rignano sull’Arno, intratteneva con una società cuneese di volantinaggio, la Direkta, fallita nel 2014.

La madre di Matteo Renzi, assistita dall’avvocato Federico Bagattini, sarà sentita nel corso del processo. Secondo la Procura di Cuneo, Bovoli e gli altri cinque imputati avrebbero commesso irregolarità su alcune note di credito; la Direkta srl avrebbe approfittato di fatture false e note fittizie per far quadrare i conti e il bilancio.

L’inchiesta, nata da alcuni accertamenti dell’Inps, che è parte lesa, è stata condotta dalla guardia di finanza di Cuneo. Ci sono agli atti note di credito del valore di decine di migliaia di euro emesse dalla società cuneese che, prima di fallire, avrebbe operato come subappaltante della Eventi6, restituendo una percentuale al committente. Il processo deve stabilire se si trattò di bancarotta o di un normale fallimento.

Arezzo: fornivano permessi di soggiorno irregolari, oltre 100 indagati

La Guardia di finanza di Arezzo ha scoperto 126 irregolarità in altrettante richieste di permessi di soggiorno e oltre 200mila euro di erogazioni statali illecitamente richiesti e/o concessi. Oltre 100 le persone indagate, a vario titolo, per falsità ideologica, errore determinato da altri, truffa ai danni dello Stato. Era stato architettato un sistema illecito messo in piedi da cittadini comunitari ed extracomunitari, residenti, o a volte fittiziamente domiciliati nella provincia di Arezzo, che consentiva ad altri cittadini stranieri di rinnovare il permesso di soggiorno grazie a falsi contratti di lavoro come ‘collaboratore domestico’, nonché di maturare i diritti per percepire indennità economiche da parte dello Stato.

L’operazione, denoinata ‘Ariel’, è stata condotta dalla compagnia della Gdf di San Giovanni Valdarno (Arezzo) in collaborazione con Inps, Ispettorato nazionale del lavoro e questura di Arezzo. Le fiamme gialle hanno così scoperchiato una fitta rete di persone che, avvalendosi anche della consulenza dell’impiegato di un patronato, era riuscita ad ottenere il rinnovo dei permessi e prestazioni sociali agevolate, per circa 150mila euro già erogati. Altri hanno richiesto oltre 50mila euro di Aspi, ovvero l’indennità di disoccupazione. Le indagini hanno permesso inoltre di riscontrare e segnalare l’irreperibilità di 44 stranieri residenti o domiciliati nella provincia di Arezzo.

Nel corso dei controlli e delle perquisizioni, è stato inoltre scoperto l’impiego di una dipendente in piena attività lavorativa sebbene avesse raggiunto il settimo mese di gravidanza, e quello di sei cittadini extracomunitari impiegati ‘in nero’ in altrettante ditte. In questo modo sono stati recuperati altri 50mila euro. Scoperte, infine, varie irregolarità con affitti a nero a cittadini extracomunitari ‘di passaggio’, domiciliati al solo fine di poter rinnovare il documento.

Livorno, Gdf scopre in azienda 11 lavoratori a nero e 22 non regolari

La Guardia di Finanza di Livorno ha multato la  titolare di una ditta individuale di movimentazioni merci e stoccaggi di autovetture. Oltre ad una sanzione amministrativa di 29.500 euro ora ha l’obbligo, entro 30 giorni, di regolarizzare tutte le posizioni “in nero” e sanare le omissioni riscontrate dai finanzieri.

Stando a quanto riferito dai militari 11 dipendenti della ditta erano sprovvisti di contratto di lavoro mentre gli altri 22 erano impiegati oltre gli orari prestabiliti. La presenza sul luogo di lavoro veniva annotata ogni giorno sui registri da un’impresa di vigilanza addetta al controllo degli accessi nel piazzale aziendale: è così che sono emerse le generalità e la frequenza con cui i “dipendenti” lavoravano. Ascoltati dalle fiamme gialle, hanno confermato la turnazione dei servizi di lavoro giornalieri che veniva inviata loro mediante app di messaggistica.

La titolare della ditta, in pratica, attraverso il classico “gruppo” comunicava via chat, con cadenza quotidiana, i servizi che i dipendenti avrebbero poi prestato.
Le informazioni acquisite sono state, quindi, confrontate con quelle risultanti dal libro unico del lavoro, permettendo ai finanzieri di ricostruire con esattezza le prestazioni omesse o eccedenti gli orari di impiego contrattualizzati e di quantificare le retribuzioni non registrate.

Le attività operative delle fiamme gialle hanno visto la fondamentale collaborazione degli Uffici di Livorno di INPS e INAIL

Pistoia, amianto: sciopero e corteo lavoratori Hitachy Rail Italy

Tre ore di sciopero all’Hitachi Rail Italy di Pistoia. Stamani i lavoratori hanno raggiunto con le braccia incrociate la sede della prefettura e dell’Inps per sollecitare la pensione anticipata.

A soli due giorni di distanza dall’ultima manifestazione, i lavoratori tornano in strada. “I lavoratori interessati ai benefici di legge sono circa 170 – ha spiegato Paolo Mattii, segretario Fiom Cgil – per loro questi ritardi sono una vera beffa, in particolare per una cinquantina di persone, che avrebbero potuto andare in pensione già dal 2015. È evidente l’amarezza – continua Mattii – perché teniamo presente che si tratta di persone che hanno diritto a questo beneficio perché nella loro storia lavorativa sono state a lavorare in un ambiente, durante lo smantellamento del tetto, dove hanno avuto la probabilità di respirare fibre di amianto. I morti accertati – conclude con un dato il segretario Fiom Cgil – per l’esposizione all’amianto nello stabilimento di Pistoia negli anni sono circa 200”.

“La manifestazione di oggi è per ribadire – ha detto Jury Citera, segretario Fim Cisl Toscana Nord – l’urgenza delle risposte che i lavoratori stanno aspettando a fronte del danno che hanno subito, quindi il pensionamento anticipato in relazione alle minori aspettative di vita.

A questo si è aggiunta Simona Gigetti, segretaria territoriale Uilm ribadendo che “Il percorso per il riconoscimento dell’esposizione all’amianto è iniziato nel 2014. C’è stata la legge, è stato riconosciuto il finanziamento, da due mesi l’Inps ci ha detto che tutti i lavoratori hanno i documenti a posto, a questo punto – termina Gigetti – è giunto il momento che questa vicenda si concluda a favore dei lavoratori”.

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