Firenze: centri massaggi-case appuntamenti, 3 arresti

Tre cittadine cinesi sono state poste agli arresti domiciliari, in esecuzione di una misura cautelare del tribunale di Firenze, su richiesta della pm Ester Nocera, per reclutamento e sfruttamento della prostituzione.

Le donne, di età compresa tra i 30 e 40 anni, avrebbero reclutato giovani da far prostituire in tre centri benessere, nella zona di Firenze sud, pubblicizzati anche su internet.
Secondo gli investigatori della guardia di Finanza, le operatrici, durante le sedute, avrebbero proposto ai clienti prestazioni particolari in cambio di pagamenti extra. A insospettire gli investigatori, il viavai di uomini e, in particolar modo anziani, nei tre istituti di estetica.

Marchio ‘Ce’ contraffatto, maxi sequestro di 16 milioni di dispositivi medici

Sigilli a merce per 8 mln euro,anche mascherine, siringhe, aghi e altri dispositivi medici per marchio ‘ce’ contraffatto

Oltre 16 milioni di dispositivi medici con marchio ‘Ce’ contraffatto, tra cui mascherine, set chirurgici, siringhe, aghi e abbigliamento sanitario, sono stati sequestrati nel magazzino di un grossista fiorentino, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Firenze e condotta dalla guardia di finanza.

Sempre nel magazzino sono state trovate e sottoposte a sequestro altre 655mila mascherina prive di marchio ‘Ce’ e altri prodotti privi dei requisiti di sicurezza, tra cui 659 chili di integratori alimentari e oltre 500 mila capsule di vitamine e acido ialuronico. Il valore complessivo della merce sequestrata è di circa 8 milioni di euro. L’indagine, condotta dai finanzieri della tenenza di Orbetello (Grosseto) e da quelli della sezione di pg della procura fiorentina, sono scattate dal sequestro lo scorso dicembre di 2.500 mascherine con marchio ‘Ce’ contraffatto in diversi negozi nei comuni di Orbetello e Monte Argentario.

Gli accertamenti condotti per risalire all’origine della merce hanno portato al magazzino del grossista, con sede in provincia di Firenze. “Le attività complessivamente svolte – spiegano le fiamme gialle del comando provinciale di Grosseto – si inquadrano tra i servizi svolti nei settori economici resi maggiormente attrattivi dall’emergenza sanitaria, i quali costituiscono presìdi fondamentali per arginare anche possibili mire della criminalità organizzata”.

Gdf Firenze: sequestro polizze vita a imprenditore, 200mila euro

Sequestro di alcune polizze vita da parte della Guardia di Finanza di Firenze.  Una misura che si aggiunge ad un’attività analoga eseguita nel 2019 nell’ambito dell’operazione Vello D’oro tra Calabria e Toscana

La GdF di Firenze ha eseguito una misura di prevenzione patrimoniale ex art. 20 del Codice Antimafia nei confronti di un imprenditore di origini calabresi a Empoli che ha portato al sequestro di alcune polizze vita per un valore di circa 200.000 euro.

Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle, avrebbero evidenziato distrazioni dal patrimonio di un’impresa nel settore della concia delle pelli da parte di un imprenditore empolese. Distrazioni, spiega sempre la Gdf, realizzate attraverso operazioni commerciali e bancarie. Sulla base delle risultanze, la procura di Firenze, ha avanzato la richiesta della misura patrimoniale e poi il tribunale per le misure di prevenzione ha emesso il provvedimento di sequestro.

La misura, ricorda ancora la Gdf, si aggiunge ad una analoga eseguita alla fine del 2019 quando furono sequestrati beni e disponibilità finanziarie per un valore di circa 2 milioni di euro, consistenti in diversi rapporti bancari, autoveicoli, aziende, quote societarie e immobili.

L’attività del 2019 traeva origine dall’operazione ‘Vello d’Oro’ che nel 2018 aveva portato all’arresto di 14 persone tra Calabria e Toscana, per una serie di gravi reati condotti anche con l’aggravante del metodo mafioso (associazione per delinquere, estorsione, usura, riciclaggio, attività finanziaria abusiva e altri contestati a vario titolo).

Nell’ambito dell’indagine, era stato ricostruito un sistema, volto, da un lato, a riciclare i soldi illecitamente acquisiti da due consorterie criminali calabresi e una campana e, dall’altro, a creare riserve occulte di contante presso aziende toscane. Al tempo, erano state attenzionate alcune società riconducibili all’imprenditore, che avevano veicolato i capitali in raccordo tra quelle coinvolte e un sodalizio contiguo alle famiglie ‘ndranghetiste dei Barbaro e dei Nirta, nonché soggetti collegati al clan camorristico Lo Russo.

Fatture false per 60 mln in cooperative: 14 indagati

Operazione GdF e procura Firenze su consorzio spedizioni

E’ di 14 indagati e sequestri di denaro e beni in Toscana e Romagna (anche 30 terreni agricoli) per 13 mln di euro l’esito di un’inchiesta di procura e Gdf di Firenze su una frode al Fisco maturata nel giro di un consorzio che dal 2002 al 2018 avrebbe usato ben 59 cooperative ‘accumulatrici seriali di Iva’. Scoperte fatture false per 60 mln di euro. Riscontrato sempre dalla GdF di Firenze un debito verso l’erario di 23 mln. L’inchiesta è stata coordinata dai pm Gabriele Mazzotta e Fabio Di Vizio, il provvedimento di sequestro è del gip Federico Zampaoli. Il consorzio di cooperative otteneva appalti di facchinaggio e trasporti.

L’esecuzione del decreto di sequestro ha interessato più immobili e beni mobili, riconducibili ai tre principali indagati, persone con ruoli di responsabilità nel consorzio. Oltre al sequestro di 30 terreni agricoli nei comuni di Vicchio di Mugello, Fiesole, Firenze e Bagno di Romagna (Forlì Cesena), sono stati messi i sigilli anche a cinque abitazioni di tipo civile a Firenze, Montemurlo (Prato) e Forlì, a quattro tra magazzini e autorimesse a Vicchio, Firenze e Montemurlo (Prato), a un’imbarcazione da diporto di 15 metri e a quote societarie più disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.

I lavori ottenuti dal consorzio – così hanno ricostruito il meccanismo di frode gli inquirenti – erano poi affidati, in subappalto, a una cooperativa di lavoratori, che era tra i consorziati. Questa coop fatturava nei confronti del consorzio “prestazioni di servizi”, assoggettandole ad Iva ed accumulando in poco tempo significativi debiti di imposta. L’Iva, tuttavia, non veniva versata e, dopo poco tempo, una volta raggiunta una significativa esposizione debitoria verso l’Erario, la stessa cooperativa cessava l’attività e il subappalto veniva affidato, quindi, a un’altra cooperativa, subentrante nel contratto e nell’esecuzione dei lavori, alla quale venivano trasferiti i lavoratori della prima. Così accadeva più volte. I servizi al consorzio fiorentino erano commissionati da note aziende italiane del settore delle spedizioni espresse e dei servizi logistici. Grazie alla frode, evidenziano gli inquirenti, il consorzio riusciva a praticare ai committenti prezzi assai concorrenziali.

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