Mugnai (Fi): a Careggi “materiale obsoleto”?

Il capogruppo di Fi in Consiglio regionale Stefano Mugnai ha presentato un’interrogazione alla Giunta della Toscana riguardo l’uso “di materiale ritenuto obsoleto” all’ospedale di Careggi, dopo il caso Il caso di un paziente che, curato per il distacco della retina, ha poi dovuto affrontare una “odissea sanitaria”.

L’odissea sanitaria che il paziente ha dovuto affrontare, lo ha portato infine a rivolgersi all’ospedale Sacro cuore don Calabria di Negrar, in provincia di Verona. Il fatto è al centro di un’interrogazione alla Giunta della Toscana presentata dal capogruppo di Fi in Consiglio regionale Stefano Mugnai, anche vicepresidente della commissione sanità e neo eletto deputato. Secondo quanto spiegato in una nota, il problema occorso al paziente sarebbe legato all’uso “di materiale ritenuto obsoleto” all’ospedale di Careggi.
Mugnai spiega che è stato lo stesso paziente a segnalare ai suoi uffici quando accadutogli. Tutto ha avuto inizio il 30 agosto 2017, con “l’autopresentazione del paziente al pronto soccorso di Careggi per inoltrarsi nel 2018 senza ancora essere giunto a conclusione. Visite, andirivieni in reparto, interventi chirurgici con relative anestesie generali, tutto senza risultato poiché la retina, tamponata con perfluoro di carbonio, torna a distaccarsi dopo la rimozione del materiale”. Il paziente “sceglie a quel punto la via dell’esodo sanitario”: va all’ospedale del Veronese, dove viene operato appena prima di Natale con l’impiego di olio di silicone.
“Il recupero – spiega Mugnai – pare ben avviato. Nel frattempo i medici sono intervenuti anche sull’occhio destro, stressato dall’uso compensativo. L’esito diagnostico finale il paziente lo avrà ad aprile, con l’ultima visita”. Nell’interrogazione Mugnai chiede di conoscere i motivi “per i quali “si sia usato nel primo intervento in Toscana un materiale ritenuto obsoleto (perfluoro di carbonio al posto dell’olio di silicone)” e “quanti interventi simili siano stati fatti nel 2017 a Careggi e quale sia stata la prassi utilizzata e quali materiali utilizzati”.

Aferpi: M5s; stop teatrino Renzi-Rossi, tutelare lavoratori

Giani: lite Rossi-Renzi non è fine legislatura Toscana.

“Altro che teatrino Renzi-Rossi, le istituzioni dovrebbero concentrarsi sul primo obiettivo a
breve termine: tutelare lavoratrici e lavoratori dell’indotto ex Lucchini di Piombino”. Lo afferma il consigliere regionale M5s Irene Galletti, annunciando una mozione in merito.

“Al momento chi assicura i servizi di fornitura ad Aferpi è in grave difficoltà – aggiunge in una nota – perchè nessun atto ministeriale garantisce a queste persone quell’estensione degli ammortizzatori sociali fino a fine 2018 sancita invece per i dipendenti Aferpi”.

Secondo Galletti, “sappiamo che la giunta si è mossa informalmente col Ministero per lo scopo, senza successo, per questo vogliamo passare sul piano formale, tramite un atto di indirizzo chiaro che sostenga la richiesta come proveniente dall’Assemblea dei toscani”.

Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale della Lega Nord Roberto Salvini: “In tempi non sospetti avevamo capito che l’affare Rebrab sarebbe stato fallimentare e ora rimaniamo alquanto perplessi dall’atteggiamento della sinistra. E’ infatti in atto un inaccettabile, quanto comodo, gioco dello scaricabarile che sta coinvolgendo un po’ tutti, da Renzi a Rossi”.

“Immaginiamo il disappunto dei lavoratori delle acciaierie – sottolinea in una nota -, il cui futuro appare sempre più nebuloso, nell’apprendere che il classico teatrino della politica è quantomai vivo, con svariate accuse a sinistra e addirittura minacce di querela da parte del presidente della Giunta Toscana nei confronti del segretario Pd, Matteo Renzi”.

Secondo Salvini è “una situazione imbarazzante che certamente non aiuta minimamente a risolvere la pesante crisi occupazionale. Invece che parlare, accusandosi a vicenda occorre invece trovare rapidamente una valida soluzione alla criticità, ‘detronizzando’ Rebrab e assicurandosi che l’alternativa sia, questa volta, capace di dare certezze e non fumose illusioni, costate milioni euro, a migliaia di persone”, conclude.

I giornalisti, a margine della seduta solenne dell’Assemblea, hanno intervistato il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani in merito alla lite, se avesse timori per la tenuta della legislatura toscana. “Sia Renzi che Rossi sono persone che, ognuno nella rispettiva direzione, si erano fortemente impegnate per Piombino, quindi vanno considerati con rispetto. Non penso che siano questi i temi che possano portare alla fine della legislatura”.

Secondo Giani, “al di là della prima reazione che Rossi può avere avuto alle parole di Renzi, ci rendiamo conto che sulla possibilità di offrire uno sviluppo di quella che era la
siderurgia a Piombino si sono impegnati a fondo sia Renzi che Rossi”.

Lavoro: Spinelli, mozione a sostegno precari Cnr Firenze

“La ricerca pubblica deve passare da essere un capitolo di spesa ad essere un investimento indispensabile per lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese”.

La Giunta toscana si impegni a “sollecitare i competenti organi governativi affinchè nella
legge di bilancio in discussione in questi giorni in Parlamento si giunga a una soluzione positiva” per i ricercatori del Cnr di Firenze. È quanto chiede una mozione presentata dal capogruppo Mdp in Consiglio regionale Serena Spinelli.

“Proprio ieri ho partecipato all’assemblea dei lavoratori del Cnr di Firenze, al polo di Sesto Fiorentino – spiega in una nota -, da giorni in stato di agitazione. In Italia da anni la ricerca pubblica ricorre a un precariato strutturale, circa il 40% dell’organico che a Firenze tocca la punta del 45, al quale si continuano a tagliare fondi e risorse”.

Secondo Spinelli “il decreto 75/2017 ha fornito lo strumento legislativo per il superamento del precariato ma così come sottolinea il presidio permanente dei lavoratori Cnr Area della Ricerca Firenze, ad oggi la volontà della dirigenze del Cnr e dei ministri Miur e Mef non
sembra andare nella stessa direzione. Inoltre, il Governo non ha stanziato i fondi adeguati a rispondere all’intero processo di stabilizzazione”.

Per Spinelli, “la ricerca pubblica deve passare da essere un capitolo di spesa ad essere un investimento indispensabile per lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese. Oltre un terzo del personale del Cnr è precario, con un’anzianità media di 7 anni e con casi che raggiungono addirittura i 20 anni. Una situazione di stallo vergognosa a cui è urgente porre rimedio e di fronte alla quale suona davvero inutile e stucchevole lamentare la cosiddetta fuga dei cervelli all’estero” conclude.

Giovanisì, avviato iter bando per sostegno affitto di chi va a vivere da solo

“Potranno partecipare single e coppie sposate o conviventi, l’importante è che siano di età compresa tra i 18 e i 34 anni”.

Approvata dalla Giunta regionale la delibera che stabilisce e aggiorna i criteri del nuovo bando per il contributo affitto Giovanisì, il progetto della Regione Toscana volto a favorire l’autonomia dei giovani. Fino ad oggi, grazie a 5 bandi finanziati dal 2012 al 2015, Giovanisi ha permesso ad oltre 5.000 giovani di rendersi autonomi.

L’atto approvato oggi rappresenta il punto di partenza di un percorso che porterà all’approvazione del nuovo bando a sostegno dell’autonomia abitativa dei giovani, la cui uscita è prevista per gennaio 2018. Come annunciato, nonostante la riduzione dei fondi statali, la Regione ha individuato le risorse per poter portare avanti questo obiettivo anche nei prossimi anni grazie ad un nuovo bando.

La scelta di far slittare ad inizio 2018 l’uscita del bando si è resa necessaria per allineare i tempi della domanda di partecipazione al bando con quelli della certificazione ISEE; in questo modo, infatti, i giovani che intendono fare domanda avranno a disposizione le prime settimane del nuovo anno per ottenere il nuovo Isee della famiglia di origine, documento necessario per richiedere il contributo.

“Il nostro obiettivo – hanno spiegato il presidente della Regione Enrico Rossi e l’assessore alla casa Vincenzo Ceccarelli – è quello di supportare con un contributo di durata triennale, che varia dai 150 ai 350 euro al mese, a seconda della fascia di reddito e della presenza di figli, giovani che vivono all’interno del nucleo familiare di origine e che invece intendono ‘uscire da casa’ e rendersi autonomi attraverso la sottoscrizione di un contratto di affitto. Potranno partecipare single e coppie sposate o conviventi, l’importante è che siano di età compresa tra i 18 e i 34 anni”.

“La Toscana conferma il suo impegno verso le nuove generazioni – hanno concluso Rossi e Ceccarelli – confermando il progetto Giovanisì anche nella parte che riguarda l’autonomia abitativa dei giovani. Questo perché si è scelto di sostenere l’emancipazione di ragazzi da tutti i punti di vista: nella formazione, nel lavoro, nella costruzione di un proprio progetto ed anche nell’uscita dal nucleo familiare. Dunque la Toscana sosterrà ancora i suoi ragazzi, con il servizio civile regionale, con i contributi per i tirocini curriculari, non curriculari e i praticantati, con l’inserimento nel mondo del lavoro e gli incentivi alla creazione di impresa ed anche con una specifica voce del sostegno all’affitto, riservata a chi è pronto ad andare a vivere da solo”.

Casa: ‘blitz’ inquilini Erp Pisa in commissione Toscana

Dopo no a mozione su riqualificazione complesso S.Ermete. Scaramelli: problema si affronta con la legge.

‘Irruzione’ stamani a Firenze nella commissione sanità del Consiglio regionale di una
delegazione di inquilini delle case popolari di Sant’Ermete di Pisa, esasperati per lo stato di abbandono degli alloggi Erp nei quali vivono.

La delegazione, secondo quanto appreso, composta di tre persone, era entrata nel palazzo dell’Assemblea regionale per incontrare il gruppo di Sì Toscana a sinistra, mentre la
commissione sanità stava discutendo, tra l’altro, su una mozione dedicata alla riqualificazione del complesso Erp pisano, avanzata da Sì Toscana a sinistra ed emendata da M5s. Appreso che la mozione era stata respinta dalla maggioranza, la delegazione è entrata nella stanza dove la commissione era riunita, interrompendone brevemente i lavori, per manifestare la propria esasperazione. I manifestanti sono stati poi accompagnati fuori dalla stanza. Nel frattempo, altri inquilini delle case popolari di Sant’Ermete hanno manifestato davanti alla sede del Consiglio Toscano. Già nelle scorse settimane gli abitanti del complesso pisano si erano resi protagonisti di momenti di tensione davanti la sede dell’Assemblea regionale.

“Non va bene strumentalizzare la sofferenza delle persone, ipotizzare che mediante una mozione si risolvano i problemi di coloro che abitano nelle case popolari significa illudere le persone. Si strumentalizza la sofferenza, e questo è grave in termini politici. Come Pd siamo disponibili ad affrontare questo caso specifico in un’accezione di carattere generale, nel momento in cui si affronterà la legge sulle case popolari”. Lo ha detto il presidente della commissione sanità Stefano Scaramelli (Pd), in merito all’irruzione degli inquilini
delle case popolari di Sant’Ermete di Pisa e al respingimento della mozione.

“La legge sulla casa è già incanalata in commissione, e i consiglieri possono presentare emendamenti e fare proposte di legge alternative – ha aggiunto -. E’ quella la sede e non si può fomentare una protesta, favorirla, per far credere che con una mozione si risolvono i problemi delle persone”.

Secondo Scaramelli, inoltre, “non si può interrompere un’attività legislativa, e chi di dovere ne dovrà rispondere. Non è mai un errore ricevere le persone, noi abbiamo sentito sempre tutti ma se si vuole fare un’audizione lo si fa in maniera formale e pubblica”.

Quello di Sant’Ermete, ha detto ancora, è “un problema complesso, e volerlo risolvere con
risposte semplici svilisce il ruolo della politica. L’accesso all’abitazione è un problema generale. Abbiamo una legge complicata che anche nel nostro partito vede punti di vista differenti. Discuteremo nel merito della legge”.

Hanno replicato a Scaramelli i consiglieri regionali di Sì Toscana a sinistra Paolo Sarti e Tommaso Fattori: “E’ il Pd che illude gli abitanti delle case popolari di Sant’Ermete continuando a perdere tempo e a rinviare a soluzioni future. E’ una vicenda che si trascina da anni e intanto ci sono persone esasperate che vivono in abitazioni fatiscenti”.

“Oggi la mozione nostra e dei 5Stelle impegnava la Giunta a valutare soluzioni di buon senso e immediatamente eseguibili – sottolineano in una nota -, come interventi di ristrutturazione e risanamento igienico e un sostegno economico alle famiglie. Il Pd bocciandola in toto dimostra ancora una volta poca sensibilità sociale alimentando le tensioni”, concludono.

 

Sull’irruzione in commissione sanità è intervenuto anche il cosngiliere regionale M5s Andrea Quartini: “Pd e Mdp si sono confermati incapaci di assumersi la responsabilità di scelte urgenti e giuste. La giunta aveva garantito una programmazione di intervento pari a 10 milioni per sanificare l’area, ma ha deliberato solo qualche milione di contributo reale, lasciando i cittadini di Sant’Ermete senza neanche la percezione di un minimo beneficio”.

“Con un nostro atto protocollato un anno fa – sottolinea in una nota – chiedevano interventi urgenti di ristrutturazione e ripristino igienico-sanitario, oltre al sostegno economico a chi vive in alloggi Erp giudicati fatiscenti dalla stessa Asl”.

Secondo Quartini, “dopo un anno di ‘melina’, ancor più inaccettabile del voto contrario alla mozione odierna, è il motivo dato dai consiglieri regionali di Partito Democratico e Mdp: un
imbarazzante ‘le mozioni non servono’. Le mozioni sono l’unico modo per il Consiglio regionale di dare un indirizzo alla Giunta – conclude -, si leggano il regolamento del Consiglio regionale. Se il Consiglio non ha alcun potere sulla giunta ce lo dicano e facciano il favore ai toscani di dimettersi in blocco per evidente inutilità”.

“La Solvay si doti di un dissalatore di acqua di mare”

Medicina democratica Livorno: “In questo modo si sconfiggerebbe emergenza idrica della costa”.

“La Giunta regionale toscana, già a metà giugno scorso, dichiarava lo stato di emergenza idrica e l’Autorità idrica specificava che tutta la val di Cecina ”da Volterra fino al mare” è coinvolta nell’emergenza. Ora Rossi torna alla carica con il tubone dalla zona Apuana e l’invaso a Pian di Goro nell’alta val di Cecina, scaricando la spesa di queste grandi opere idrauliche sulle bollette dei cittadini, per garantire acqua alla Solvay”. In questo modo inizia il comunicato stampa della sezione di Livorno e della val di Cecina di Medicina democratica, che aveva ottenuto 1500 firme per la proposta di un dissalatore di acqua di mare a carico di Solvay.

Inoltre, “nel nostro archivio – si legge sul comunicato – abbiamo ritrovato un decreto del Ministero dell’ambiente del 3 settembre 2002 (visibile integralmente sul nostro sito internet) in cui il ministero, autorizzando l’invaso Solvay sul torrente Cortolla (Montecatini val di Cecina) prescriveva alla multinazionale : 1) di interrompere i prelievi dai pozzi della val di Cecina da giugno a novembre, per riservare le acque di falda ai prioritari prelievi civili 2) di elaborare uno studio di fattibilità di un impianto di desalinizzazione dell’acqua necessaria al ciclo produttivo 3) di un impianto per il riutilizzo e il trasporto ai cantieri minerari di Montecatini VdC dell’acqua esausta di salamoia da Rosignano. Poi Solvay non costruì l’invaso autorizzato, passando al progetto IDROS (2004), poi al progetto di Puretta (2007) in collaborazione con ASA, infine, dopo l’aborto di questi progetti è tornata a chiedere ed ottenere l’autorizzazione di 6 nuovi pozzi (2015) sul fiume Cecina: la soluzione meno costosa per Solvay e più impattante per le falde idriche già in forte sofferenza. Un disastro per la popolazione”.

Viene lamentata la presenza di acqua esausta di salamoia, cioè mandata allo stabilimento di Rosignano, dove viene usata e poi gettata in mare con un enorme spreco di acqua e sale: quasi un milione di tonnellate di  prezioso salgemma della val di Cecina, circa la metà di quello estratto con almeno 6 milioni di tonnellate di acqua di falda (questi i dati raccolti da Medicina democratica) vengono tutt’oggi gettate in mare ogni anno da Solvay, che ignora le prescrizioni del Ministero dell’ambiente e le leggi che prescrivono la restituzione al bacino idrico di prelievo le acque usate dall’industria. “Nei 15 anni che decorrono dal 2002 – continua -, la Solvay ha sprecato in questo modo quasi 15 milioni di tonnellate di sale e ben 90 milioni di tonnellate (metri cubi) di acqua di falda, ben oltre tre volte i consumi civili dell’intera provincia di Livorno, isole e turisti compresi. Il riutilizzo dell’acqua esausta avrebbe inoltre lasciato nel sottosuolo minerario i 15 milioni di tonnellate di salgemma, allungando di molto la vita delle preziose miniere”.

La richiesta di Medicina democratica, a salvaguardia del sale e dell’acqua della Val di Cecina, è che Solvay si doti di un dissalatore di acqua di mare, da cui ricavi acqua e sale necessari alle sue produzioni, alimentato da energie alternative (fotovoltaico ed eolico). In tal modo il tubone dalla zona apuana e l’invaso di Pian di Goro diverrebbero automaticamente superflui.

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