Ven 29 Mar 2024

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“La Solvay si doti di un dissalatore di acqua di mare”

Medicina democratica Livorno: “In questo modo si sconfiggerebbe emergenza idrica della costa”.

“La Giunta regionale toscana, già a metà giugno scorso, dichiarava lo stato di emergenza idrica e l’Autorità idrica specificava che tutta la val di Cecina ”da Volterra fino al mare” è coinvolta nell’emergenza. Ora Rossi torna alla carica con il tubone dalla zona Apuana e l’invaso a Pian di Goro nell’alta val di Cecina, scaricando la spesa di queste grandi opere idrauliche sulle bollette dei cittadini, per garantire acqua alla Solvay”. In questo modo inizia il comunicato stampa della sezione di Livorno e della val di Cecina di Medicina democratica, che aveva ottenuto 1500 firme per la proposta di un dissalatore di acqua di mare a carico di Solvay.

Inoltre, “nel nostro archivio – si legge sul comunicato – abbiamo ritrovato un decreto del Ministero dell’ambiente del 3 settembre 2002 (visibile integralmente sul nostro sito internet) in cui il ministero, autorizzando l’invaso Solvay sul torrente Cortolla (Montecatini val di Cecina) prescriveva alla multinazionale : 1) di interrompere i prelievi dai pozzi della val di Cecina da giugno a novembre, per riservare le acque di falda ai prioritari prelievi civili 2) di elaborare uno studio di fattibilità di un impianto di desalinizzazione dell’acqua necessaria al ciclo produttivo 3) di un impianto per il riutilizzo e il trasporto ai cantieri minerari di Montecatini VdC dell’acqua esausta di salamoia da Rosignano. Poi Solvay non costruì l’invaso autorizzato, passando al progetto IDROS (2004), poi al progetto di Puretta (2007) in collaborazione con ASA, infine, dopo l’aborto di questi progetti è tornata a chiedere ed ottenere l’autorizzazione di 6 nuovi pozzi (2015) sul fiume Cecina: la soluzione meno costosa per Solvay e più impattante per le falde idriche già in forte sofferenza. Un disastro per la popolazione”.

Viene lamentata la presenza di acqua esausta di salamoia, cioè mandata allo stabilimento di Rosignano, dove viene usata e poi gettata in mare con un enorme spreco di acqua e sale: quasi un milione di tonnellate di  prezioso salgemma della val di Cecina, circa la metà di quello estratto con almeno 6 milioni di tonnellate di acqua di falda (questi i dati raccolti da Medicina democratica) vengono tutt’oggi gettate in mare ogni anno da Solvay, che ignora le prescrizioni del Ministero dell’ambiente e le leggi che prescrivono la restituzione al bacino idrico di prelievo le acque usate dall’industria. “Nei 15 anni che decorrono dal 2002 – continua -, la Solvay ha sprecato in questo modo quasi 15 milioni di tonnellate di sale e ben 90 milioni di tonnellate (metri cubi) di acqua di falda, ben oltre tre volte i consumi civili dell’intera provincia di Livorno, isole e turisti compresi. Il riutilizzo dell’acqua esausta avrebbe inoltre lasciato nel sottosuolo minerario i 15 milioni di tonnellate di salgemma, allungando di molto la vita delle preziose miniere”.

La richiesta di Medicina democratica, a salvaguardia del sale e dell’acqua della Val di Cecina, è che Solvay si doti di un dissalatore di acqua di mare, da cui ricavi acqua e sale necessari alle sue produzioni, alimentato da energie alternative (fotovoltaico ed eolico). In tal modo il tubone dalla zona apuana e l’invaso di Pian di Goro diverrebbero automaticamente superflui.

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