Vasari e Firenze attraverso il cinema e un percorso turistico

?Firenze, presentato oggi a Palazzo Vecchio, il progetto Percorso digitale Giorgio Vasari, che vuole raccontare le influenze dell’artista in città, e che si snoda in due parti.

La prima è cinematografica con un docu-film della durata di 13 minuti che sarà distribuito in anteprima dal 24 al 28 ottobre al Montecatini international short film festival (Misff), la seconda, ‘fisica’, con un percorso che parte da Santa Maria Novella e si conclude in Santa Croce. Un itinerario che prevede guide turistiche, dedicato a turisti e non, con la caratteristica della tappa all’antica dimora del Vasari, al numero 8 di borgo Santa Croce.

L’iniziativa – parte integrante di un’attività europea internazionale, il progetto Erasmus+ – è stata realizzata anche grazie a Confcommercio e vede partner Comune di Firenze, Regione Toscana, Toscana promozione turistica, Camera di commercio, Fst. L’obiettivo, come sottolineato dal presidente Misff Marcello Zeppi, è “attualizzare una figura importante come Vasari”.

Enrica Aschero, guida turistica ‘Giorgio Vasari Walking Tours’ ha affermato che “forse Vasari è stato un po’ sottovalutato nei secoli, è invece una icona di questa città. Nel percorso si tocca Santa Maria Novella, dove Vasari ha fatto uno dei grandi capolavori salvando l’affresco di Masaccio, il Duomo, Palazzo Vecchio per poi arrivare alla casa storica di Vasari e a Santa Croce”.

Il progetto vuole aiutare anche le guide turistiche, tra i settori più colpiti dalla pandemia: “E’ un settore da sostenere – ha detto l’assessore al turismo Cecilia Del Re – e noi lo abbiamo fatto anche con un progetto della nostra piattaforma, FeelFlorence, dove chiediamo alle guide turistiche un impegno nel promuovere itinerari diversi”. Per il presidente Confcommercio Firenze Aldo Cursano “Vasari è stato un gigante, questi percorsi fanno vivere la città da punti di vista diversi

Gimmy Tranquillo ha intervistato il presidente del Misff Marcello Zeppi e l’assessora al turismo Cecilia Del Re:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2020/09/200928_00_VASARI-DIGITALE_ZEPPI-DELRE.mp3?_=1

 

Museo Horne: torna restaurato ‘San Rocco’ di Bartolomeo della Gatta

L’intervento di restauro del dipinto di Bartolomeo della Gatta ha restituito all’opera i suoi colori originali insieme alla luminosità. Donato dai mecenati Mary Mochary e Donato Massaro attraverso la Fondazione Friends of Florence, è stato restaurato da Valeria Cocchetti e Daniele Ciappi sotto la supervisione della Soprintendenza.

Il dipinto coincide con quello descritto da Giorgio Vasari nella vita di Bartolomeo della Gatta, che lo aveva eseguito per la chiesa servita di San Pier Piccolo ad Arezzo presumibilmente dopo che, tra il 1485 e il 1486, la peste aveva nuovamente colpito la città. A questa data il maestro era da poco tornato ad Arezzo, forte dell’esperienza maturata nel cantiere romano della cappella Sistina. Il dipinto rimase nel convento fino al 1860, purtroppo gravemente danneggiato dalle soldatesche che l’anno precedente erano state lì alloggiate. Sommariamente ricomposto e pervenuto sul mercato antiquario, fu acquistato da Herbert Horne nel 1909 e sottoposto a interventi di restauro nel 1928 e nel 1963 che tuttavia, a causa delle ampie ridipinture e di inadeguati interventi al supporto, portarono vari studiosi a negare l’identificazione con l’opera citata dal Vasari.

Oggi, grazie alla puntuale ricostruzione delle testimonianze documentarie, all’acquisizione di una serie di fotografie storiche che documentano i progressivi interventi e, soprattutto, grazie alla restituzione della sua leggibilità, può finalmente essere con sicurezza identificato con la tavola ammirata dal Vasari. L’opera potrà tornare esposta al Museo Horne.

Il “San Rocco” di Bartolomeo della Gatta è un dipinto su tavola cuspidata dove il santo spicca in primo piano con dimensioni prossime al reale. L’opera ha subìto nel tempo numerose vicissitudini legate sia a vicende storiche che a problemi intrinseci alla tecnica esecutiva, arrivando ai giorni nostri in precario stato di conservazione. I problemi principali erano dovuti ai movimenti del supporto ligneo, che avevano provocato il sollevamento e la perdita di numerose porzioni di colore originale: già nel passato si era cercato di provvedere al degrado ridipingendo le mancanze e apponendo sul retro una pesante traversatura fissa in ferro. Questo intervento, oltre che non risolutivo, è risultato nel tempo ulteriormente deleterio bloccando i naturali movimenti del legno e comprimendo il soprastante colore originale. Il dipinto è perciò giunto ai giorni nostri con ulteriori perdite di colore e sollevamenti diffusi su tutta la superficie pittorica. L’attuale intervento di restauro ha previsto la rimozione della traversatura in ferro,  sostituita con un sistema di tre traverse a giunti elastici in grado di sostenere, ma anche assecondare i naturali assestamenti del supporto ligneo. L’intervento ha portato anche al recupero della corretta planarità superficiale: il legno ha infatti ripreso la sua naturale curvatura con grande vantaggio per film pittorico. E’ stato quindi possibile procedere con il consolidamento dei sollevamenti e la messa in sicurezza del colore originale.

Per quanto riguarda l’intervento di pulitura si è proceduto adottando il criterio di minimo intervento: le vicissitudini subìte dal colore originale non garantivano il corretto recupero dell’immagine pittorica, ormai storicizzata, suggerendo invece una pulitura di tipo superficiale, mirata alla valorizzazione dell’insieme. Le perdite di colore sono state quindi integrate pittoricamente e le precedenti ridipinture, alcune delle quali alterate, sono state recuperate cromaticamente equilibrandole al livello di lettura acquisito. Non si è trattato quindi di un restauro di rivelazione, ma un intervento focalizzato sul recupero delle migliori condizioni di stabilità e conservazione volte alla fruizione futura dell’immagine dipinta.

Atelier d’arte nelle botteghe fiorentine

Come si dipingeva nel Trecento a Firenze? E nel Quattrocento? Le tecniche erano numerose e varie, si evolvevano nel tempo e l’uso dei colori – e del modo di usarli – era oggetto di studio e lunga pratica.

Queste tecniche sono nuovamente svelate a Palazzo Vecchio, grazie a un ciclo di atelier d’arte già apprezzato negli scorsi anni dal pubblico di ogni età: nel mese di marzo infatti i Musei Civici Fiorentini e MUS.E – grazie al supporto di Giotto, love brand di F.I.L.A. Fabbrica Italiana Lapis ed Affini – propongono tre appuntamenti alla scoperta delle tecniche artistiche che hanno fatto la storia dell’arte e che hanno permesso la nascita di grandi capolavori.

Perché se, come riporta Michelangelo, la mano “ubbidisce all’intelletto”, è proprio il sapere delle mani a dare vita alle opere e a dare senso all’arte. Dalla tecnica della doratura con foglia oro, bolo e colla di coniglio a quella della tempera, ottenuta miscelando i pigmenti con il rosso d’uovo, fino al procedimento del buon fresco, i partecipanti avranno così l’opportunità di sperimentare fasi e processi di un antico lavoro di bottega che ancora nel XXI secolo non cessa di affascinare.  Questo il dettaglio degli appuntamenti:

In bottega: l’arte della doratura – 10 marzo h10

La visita della ricca collezione di Charles Loeser consentirà di cogliere i tratti di questo studioso americano, trasferitosi a Firenze nel sogno del Rinascimento fiorentino, e della sua straordinaria collezione di capolavori dell’arte medievale e rinascimentale ma anche di opere minori di raffinato pregio. Una specifica attenzione sarà dedicata alle variegate tecniche di esecuzione e in particolare alla doratura delle tavole e delle cornici, che sarà il via per un laboratorio artistico sulla doratura fra gesso, bolo, colla di coniglio, foglia d’oro e punzoni.

In bottega: la pittura su tavola – 17 marzo h10

“Da Cimabue in dietro, e da lui in qua s’è sempre veduto opere lavorate a tempera in tavola… E temperavano i colori da condurli col rosso dell’uovo o tempera…”.  Così Giorgio Vasari introduce la tecnica della tempera all’uovo; e per il tempo di un laboratorio il pubblico si cala nei panni di apprendisti di bottega per sperimentare direttamente le fasi di lavoro, dal macinare i colori al dipingere.

In bottega: dipingere in fresco – 24 marzo h10 – descrizione attività

“Di tutti gli altri modi che i pittori faccino, il dipingere in muro è il più  maestrevole e bello”. Così Giorgio Vasari presenta la tecnica dell’affresco, considerata fra le più difficili poiché non consente ripensamenti e richiede una perfetta conoscenza dei materiali e dei pigmenti. L’atelier consente di cimentarsi con le diverse fasi di esecuzione di un piccolo affresco, che al termine dell’attività i partecipanti potranno portare via con sé.

Atelier

INFO:

Tel 055-2768224

info@muse.comune.fi.it

Domenica Metropolitana, attività gratuite nei musei fiorentini dal 3 febbraio

La Domenica Metropolitana di febbraio offre un ricco programma di visite e attività gratuite nei musei cittadini, realizzate grazie al sostegno di GIOTTO, love brand di F.I.L.A. Fabbrica Italiana Lapis ed Affini e di Mukki.

Giovani e adulti potranno fruire delle visite dedicate alla famiglia Medici in Palazzo Vecchio e in Palazzo Medici Riccardi ma anche dei percorsi guidati in Santa Maria Novella, al Museo Bardini, alla mostra ‘Solo. Medardo Rosso’ (Museo Novecento). Si affiancano poi le iniziative sulla Memoria della Grande Guerra – definite d’intesa con l’Ufficio UNESCO del Comune di Firenze e grazie alla collaborazione di Opera Santa Croce – e le visite proposte nell’ambito del progetto AMIR (Accoglienza Musei Inclusione Relazione) a cura di Comune di Fiesole, Comune di Firenze – MUS.E, Istituto degli Innocenti, Fondazione Primo Conti, Stazione Utopia, grazie al sostegno della Regione Toscana e della Fondazione CR Firenze.

Alle famiglie con bambini sono invece dedicate il racconto ‘Per fare una città ci vuole un fiore’ in Palazzo Vecchio, il percorso ‘A casa Medici’ in Palazzo Medici Riccardi e l’attività ‘Una collezione mitica’ al Museo Bardini.

Sono inoltre in programma le visite accompagnate al Museo del Bigallo alle h10.00 e alle h12.00 (Piazza San Giovanni 1, prenotazione obbligatoria, tel. 055-288496).

Si segnala anche l’accesso gratuito al Museo Zeffirelli – Centro internazionale per le Arti dello Spettacolo Franco Zeffirelli dalle h10 alle h18 (Piazza San Firenze 5, non è necessaria la prenotazione).

Si ricorda che tutte le visite guidate e le attività nei Musei Civici Fiorentini e in Palazzo Medici Riccardi sono gratuite per i cittadini residenti nella città metropolitana di Firenze e la prenotazione è obbligatoria. All’atto della prenotazione è possibile riservare un solo appuntamento nel corso della giornata per un massimo di 5 persone.

Senza prenotazione, fino ad esaurimento posti, sono gli accessi a: Museo di Palazzo Vecchio (orario 9.00/19.00), Torre di Arnolfo (orario 10.00/17.00, 30 persone ogni mezz’ora, ultimo accesso ore 16.00, chiusa in caso di pioggia), Santa Maria Novella (orario 13.00/17.30), Museo Stefano Bardini (orario 11.00/17.00), Fondazione Salvatore Romano (orario 13.00/17.00), Museo Novecento (orario 11.00/19.00), Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine (ingressi 13.00/17.00, ultimo accesso ore 16.15, 30 persone ogni mezz’ora), Museo del Ciclismo Gino Bartali (ingressi 10.00/16.00), Palazzo Medici Riccardi (orario 9.00/19.00).

Attenzione: le biglietterie chiudono un’ora prima dell’orario di chiusura.

 

MUSEO DI PALAZZO VECCHIO

Percorsi segreti

La proposta consente di visitare alcuni ambienti particolarmente preziosi: fra questi la scala realizzata per volere di Gualtieri di Brienne e ricavata nello spessore della muraglia; lo Studiolo di Francesco I de’ Medici, raffinatissimo scrigno “di cose rare et pretiose”, e lo Scrittoio del padre Cosimo I (più conosciuto come Tesoretto); infine l’imponente struttura a capriate che sorregge il soffitto a cassettoni del Salone dei Cinquecento.

 

Guidati da Giorgio Vasari

Nel 1555 Giorgio Vasari, pittore, architetto e scrittore aretino – autore de Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti – diventa il responsabile del cantiere di Palazzo Vecchio e compie un immenso lavoro per trasformare l’edificio in una sontuosa reggia rinascimentale. Nel dialogo con il pubblico Giorgio Vasari illustra le linee di politica culturale del Duca Cosimo I de’ Medici, committente assoluto degli interventi, e la perizia della fabbrica medicea nel realizzare, in tempi record, la nuova residenza ducale.

 

Orizzonti. Nuovi sguardi sul palazzo

Palazzo Vecchio è da secoli il cuore pulsante della vita pubblica fiorentina e è ancora oggi la sede ufficiale del Comune di Firenze, oltre che museo di se stesso con le sue splendide sale monumentali. La visita consentirà di scoprire (o riscoprire) questo magnifico luogo con gli occhi di chi lo ha conosciuto arrivando a Firenze come “nuovo cittadino”. I visitatori saranno quindi guidati da voci appartenenti a diverse culture a visitare in modo nuovo lo storico palazzo della città e un’attenzione particolare sarà dedicata alla sala delle carte geografiche, finestra sul mondo tra passato e presente in grado di affascinare chiunque la esplori.

La visita è proposta nell’ambito del progetto AMIR / Accoglienza Musei Inclusione Relazione, a cura di Comune di Fiesole, Comune di Firenze – MUS.E, Istituto degli Innocenti, Fondazione Primo Conti, Stazione Utopia, grazie al sostegno della Regione Toscana e della Fondazione CR Firenze.

 

In bottega, dipingere in fresco

“Di tutti gli altri modi che i pittori faccino, il dipingere in muro è il più maestrevole e bello”. Così Giorgio Vasari presenta la tecnica dell’affresco, considerata fra le più difficili poiché non consente ripensamenti e richiede una perfetta conoscenza dei materiali e dei pigmenti. L’atelier consente di cimentarsi con le diverse fasi di esecuzione di un piccolo affresco, che al termine dell’attività i partecipanti potranno portare via con sé.

In bottega, la pittura su tavola

“Da Cimabue in dietro, e da lui in qua s’è sempre veduto opere lavorate a tempera in tavola…E temperavano i colori da condurli col rosso dell’uovo o tempera…”.  Così Giorgio Vasari introduce la tecnica della tempera all’uovo; e per il tempo di un laboratorio il pubblico si cala nei panni di apprendisti di bottega per sperimentare direttamente le fasi di lavoro, dal macinare i colori al dipingere.

 

Per fare una città ci vuole un fiore

Firenze deve il suo nome alla fondazione di un castrum romano su una vivace distesa fiorita lungo il fiume Arno. Non è facile stabilire se si tratti di verità storica o mitica, così come non è facile definire quale sia il fiore che simboleggia la città dalla sua nascita: un giglio, un iris, un giaggiolo? Nella prima parte il racconto, seguendo i passi del giovane Vanni, porterà i bambini a rivivere la leggenda di fondazione di Firenze e a scoprire il suo legame speciale con la città. Nella seconda parte i bambini percorreranno le stanze di Palazzo Vecchio alla ricerca dei diversi “gigli” che le ornano. L’attività porterà i bambini a riappropriarsi del simbolo della città e comprendere come Firenze sia proprio come un fiore, da custodire con cura.

MUSEO STEFANO BARDINI

Una collezione mitica

Il museo, straordinario luogo di esposizione delle opere dell’antiquario Stefano Bardini, destinato ad attirare collezionisti e amatori d’arte di tutto il mondo, esercita tuttora un grande fascino: sale eleganti, nelle quali i pezzi diventano protagonisti e raccontano al meglio la propria storia. Fra questi spiccano numerosi pezzi antichi quali sarcofagi, busti marmorei di eroi e divinità e personaggi del mito reinterpretati lungo tutto il corso della storia dell’arte. Il percorso di visita, che spazia dall’antica Grecia fino alla storia etrusca e latina, ridarà voce ai protagonisti di un passato leggendario quali guerrieri, eroi, dei, satiri, regine: ai partecipanti saranno raccontate le loro storie, immortalate dall’arte e sospese tra la realtà e il mito.

 

Visita al museo

Nel museo si respira la passione che ha animato l’antiquario e connoisseur Stefano Bardini nell’acquisire nel corso della sua vita una quantità così ingente di opere d’arte. La visita permette di conoscere la sua straordinaria collezione, dalle grandi opere – fra cui la Carità di Tino di Camaino o la Madonna dei Cordai di Donatello – alle preziose testimonianze di arti minori quali cassoni, maioliche, tappeti, armi, bronzetti.

MUSEO NOVECENTO

Orizzonti. Nuovi sguardi sull’arte del Novecento

Il Museo Novecento racconta l’arte italiana del XX e del XXI secolo grazie alla sua collezione permanente e al programma di mostre temporanee, cicli espositivi, installazioni e progetti speciali. La visita consentirà di avvicinarsi ad alcune opere esposte con gli occhi di chi è giunto a Firenze come “nuovo cittadino”: i visitatori saranno quindi guidati da voci appartenenti a diverse culture e invitati a osservare in modo nuovo forme, codici, significati dell’arte italiana del nostro tempo e comprendere come davvero l’opera d’arte sia “aperta” e “centro attivo di una rete di relazioni inesauribili”. (U. Eco)

La visita è proposta nell’ambito del progetto AMIR / Accoglienza Musei Inclusione Relazione, a cura di Comune di Fiesole, Comune di Firenze – MUS.E, Istituto degli Innocenti, Fondazione Primo Conti, Stazione Utopia, grazie al sostegno della Regione Toscana e della Fondazione CR Firenze.

 

Visita alla mostra ‘Solo. Medardo Rosso’

Artista cruciale nello sviluppo della scultura tra Otto e Novecento, Medardo Rosso apre la strada a una nuova (eppure così antica) arte plastica fatta di forme aperte, provvisorie, opache, rivisitate in numerose repliche e varianti: “al valico tra moderno e contemporaneo, ha introdotto una scultura del transitorio, esposta al rotto e al disfatto, disponibile al Caso, di materia assorbente, dopo l’idea riflessa dal lucido del bronzo e dal polito del marmo” (Paola Mola). La visita alla mostra permetterà di avvicinarsi alla vita e all’opera di Rosso, capace di abbinare un’incredibile maestria tecnica a un linguaggio anti-monumentale e anti-convenzionale e di ridisegnare i confini della scultura: “a me, nell’arte, interessa soprattutto far dimenticare la materia”.

COMPLESSO DI SANTA MARIA NOVELLA

Visita alla basilica

La visita porta alla comprensione di uno straordinario documento della storia dei domenicani ma anche di un fondamentale capitolo della storia della città di Firenze. In questo senso un’attenzione particolare sarà dedicata alla storia dell’ordine, i cui caratteri teologici soggiacciono a tutte le vicende architettoniche e artistiche del convento, ma anche alla partecipazione attiva della cittadinanza, che da sempre ha supportato la vita del complesso grazie a lasciti, committenze e patronati. Sarà così possibile comprendere le peculiarità storiche ed estetiche dei maggiori capolavori del complesso, eseguiti dai maggiori artisti del Medioevo e del Rinascimento: fra questi Giotto, Masaccio, Filippo Brunelleschi, Paolo Uccello, Domenico Ghirlandaio, Filippino Lippi.

 

Visita ai chiostri

La visita consente di apprezzare l’eccezionale l’importanza storica e artistica degli spazi del convento domenicano, a cominciare dal celebre Chiostro verde, i cui meravigliosi affreschi della prima metà del Quattrocento, dipinti da Paolo Uccello e collaboratori, sono ora esposti nel Refettorio dopo il delicato intervento di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure. Il percorso prosegue con la visita della sala dell’antico capitolo, più nota come cappellone degli Spagnoli, il cui ciclo – affrescato da Andrea di Bonaiuto – si pone come una delle più alte e spettacolari rappresentazioni della missione domenicana e del trecentesco Chiostro Grande, da poco riaperto alla fruizione pubblica, che ospita uno straordinaria serie di affreschi dei maggiori pittori dell’Accademia fiorentina del Cinquecento. Infine, un vero e proprio ‘gioiello’ della pittura fiorentina nella fase di transizione fra Rinascimento e Manierismo, la Cappella del Papa.

 

PALAZZO MEDICI RICCARDI

Visita a Palazzo Medici Riccardi

La visita prende avvio dall’esterno, al fine di apprezzare le peculiarità architettoniche dell’edificio (progettato nel 1444 da Michelozzo e con celebri varianti michelangiolesche), per poi proseguire nel cortile e nel giardino ed evocare qui le tappe dell’ascesa medicea. Protagonisti sono Cosimo il Vecchio, Piero il Gottoso e Lorenzo il Magnifico, figure di assoluto rilievo in ambito sia culturale sia politico, capaci di disegnare la storia della città del Quattrocento e di promuovere la nascita del Rinascimento fiorentino: testimonianza ne è la Cappella dei Magi, sacello prezioso al primo piano del palazzo affrescato sapientemente da Benozzo Gozzoli. Il percorso si conclude con la visita della sfavillante Galleria degli Specchi, che consente di approfondire la “seconda età” del palazzo corrispondente all’acquisto a metà Seicento e alla successiva residenza della famiglia Riccardi.

 

A casa Medici nel Quattrocento

Il palazzo nasce come residenza privata della famiglia Medici negli anni Quaranta del Quattrocento e diventa il fulcro della vita della famiglia fino al trasferimento in Palazzo Vecchio nel 1540. Qui abita Cosimo il Vecchio; qui trascorrono le loro giornate Lorenzo e Giuliano; qui si insedia Alessandro de’ Medici, primo Duca di Firenze. Dalla panca di via e dall’originaria loggia “per commodo e ragunanza de cittadini” (poi inglobata nel palazzo) al raffinato cortile interno e all’orto domestico che diventerà giardino, il percorso seguirà l’itinerario di un inventario di fine Quattrocento per scoprire con l’immaginazione cantine, appartamenti privati, cappelle e scrittoi, soffitte e terrazzini riscoprendo – grazie a testi, immagini, ma anche suoni e profumi – “frammenti di un discorso mediceo” che ancora oggi è, a buon titolo, magnifico.

IN CITTÀ

La memoria della Grande Guerra. Percorsi in città

In occasione dell’anniversario della Prima Guerra Mondiale, giovani e adulti avranno la possibilità di percorrere il centro storico alla scoperta dei monumenti e delle tracce della Grande Guerra. L’itinerario prenderà avvio da Palazzo Vecchio per snodarsi nel centro cittadino e concludersi in Santa Croce, cuore della memoria dei caduti fiorentini. Se per le vie della città i partecipanti potranno osservare targhe, sculture e monumenti sorti a memoria dell’evento e dei suoi morti,   “nell’impulso a trovare nell’esperienza della guerra un significato più alto, qualcosa che giustificasse il sacrificio e la perdita irreparabile” (George L. Mosse), il complesso di Santa Croce si offrirà come tappa saliente del percorso, con la visita della Cappella alla Madre Italiana in chiesa, del Parco della Rimembranza nel primo chiostro e del Famedio sotterraneo progettato da Alfredo Lensi.

Info: www.musefirenze.it

Uffizi, Inaugurazione del nuovo Auditorium Vasari

?“Firenze si arricchisce di un nuovo luogo per la valorizzazione culturale, l’educazione e la diffusione di conoscenza: uno spazio appositamente attrezzato per ospitare conferenze, convegni scientifici, dibattiti pubblici e manifestazioni culturali in un’ampia accezione”, con queste parole Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi, ha presentato il nuovo Auditorium che, dedicato all’ architetto del complesso, Giorgio Vasari.

Le nuove sale, che si trovano nel braccio di ponente degli Uffizi sono le uniche che conservano ancora perfettamente il modulo vasariano originale (una sala grande affacciata sul porticato, con due stanze retrostanti più piccole), a ripetizione.

Questi spazi originariamente ospitavano le udienze e gli uffici di alcune magistrature fiorentine.

Le soluzioni architettoniche e tecnologiche sono state appositamente studiate e adattate per le particolari caratteristiche degli ambienti interessati, adottando il criterio di rispettare al massimo tutte le stratificazioni e le modificazioni intervenute nella grande fabbrica vasariana in oltre quattro secoli e mezzo di vita.

È inoltre stato possibile collocare e restituire al pubblico i bellissimi portoni antichi, uniche testimonianze rimaste degli arredi lignei delle residenze delle Arti e delle Magistrature trasferite agli Uffizi nella seconda metà del Cinquecento.

Si tratta di autentici capolavori dei legnaioli fiorentini, ricchi di particolari e raffinati intagli, che spaziano dalla semplicità e rigore della porta dei Mercanti di Calimala (chiodata e spartita da ventiquattro formelle rettangolari prive di stemmi o emblemi) alla ricchezza della Porta delle Suppliche, con le sei formelle finemente intagliate su disegno di Bernardo Buontalenti.

Le porte sono ora esposte secondo un progetto sviluppato sotto la direzione di Alessandra Marino, Soprintendente per i Beni Architettonici fino al 2016.

L’Auditorium Vasari – attrezzato con un sistema di proiezione e amplificazione audiovisiva con uno schermo a scomparsa – sarà collegabile con il percorso interno del museo, oppure in alternativa potrà funzionare come struttura indipendente accessibile dall’esterno.

Accanto all’Auditorium si trova la Sala dell’Arianna dormiente, che ricorda l’importanza della statuaria classica all’origine del collezionismo mediceo agli Uffizi e annuncia le sale del futuro Antiquarium, che verrà realizzato al piano terra nei prossimi anni.

Sotto il monumentale Stemma Mediceo cinquecentesco, al centro della sala riposa la grande statua marmorea dell’Arianna Dormiente, copia romana di una scultura ellenistica del III secolo a.C. Accostata alla parete si può ammirare la testa originale della scultura, sostituita da un’altra di mano di Francesco Carradori dopo il suo arrivo a Firenze nel 1787.

Nella Sala della Fondazione degli Uffizi sono esposti gli otto sedili della fine del Cinquecento che originariamente erano situati a Palazzo Pitti e riproducono a bassorilievo in marmo le medaglie di fondazione degli Uffizi con le gesta di Cosimo I.

Nel nuovo spazio a loro dedicato, questi frammenti architettonici riacquistano un senso storico e una dignità documentaria che, nei rivolgimenti architettonici settecenteschi di Palazzo Pitti, erano andati perduti.

La sala seguente è dedicata alla Fabbrica degli Uffizi, e ospita i modelli costruiti in occasione della mostra vasariana del 2011.

La terza sala, invece, dedicata ad Arata Isozaki, documenta il celebre concorso internazionale sull’uscita degli Uffizi, vinto dall’architetto giapponese.

Gimmy Tranquillo ha intervistato il direttore Eike Schmidt ed il sindaco Dario Nardella:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2018/02/180205_UFFIZI-NUOVI-LOCALI_SCHIMDT-NARDELLA.mp3?_=2

Restaurata la colonna della Giustizia di Firenze

 

Dopo un restauro durato otto mesi e 188 mila euro, il monumento in piazza santa Trinità  è stato inaugurato oggi alla presenza del sindaco, dei tecnici e dei restauratori.

Il progetto di recupero è stato realizzato grazie alla concessione di spazi pubblicitari. La statua sulla sommità sorregge una bilancia con un braccio e una spada con l’altra. Al braccio che ha la bilancia è stato applicato uno speciale ‘tutore’ in bronzo per aumentarne la stabilità. La colonna, insieme alla colonna della Pace in piazza San Felice e quella della Religione in piazza San Marco, fanno parte del grandioso processo celebrativo avviato da Cosimo I de’ Medici per la nomina a Granduca avvenuta nel 1570. Il monolito collocato in piazza Santa Trinita, davanti alla chiesa omonima, è un dono del 1560 di Papa Pio IV alla casata medicea e proviene dallo spoglio delle Terme di Caracalla. Il colossale fusto, dopo essere stato debitamente imbragato, iniziò il suo viaggio arrivando, attraverso mille peripezie, per via d’acqua sino a Ponte a Signa e poi, per via di terra sino a Firenze, trainato per mezzo di argani piantati nel terreno e azionati da uomini e cavalli che lo facevano avanzare su rulli lignei a loro volta posizionati su travi. A soprintendere il trasporto erano stati incaricati Giorgio Vasari e, in particolare, Bartolomeo Ammannati. Di fatto, la colonna inizierà a prendere forma definitiva attorno al 1570 quando sarà realizzato il rivestimento del dado di base in marmo bianco completato da una bordatura perimetrale in una breccia violacea proveniente dalle cave di Seravezza. La realizzazione della statua, che con la mano destra brandisce una spada sguainata mentre con quella sinistra solleva una bilancia, fu affidata a Francesco del Tadda e a suo figlio Romolo, specialisti nella lavorazione del porfido, i quali eseguirono la realizzarono sul modello preparato dall’Ammannati. Per il completamento della scultura, costituita da sei pezzi di porfido rosso antico proveniente dai deserti egiziani, assemblati con perni e fasce in rame, servirono circa undici anni di lavoro e, solo dopo la sua collocazione, presumibilmente per equilibrarne le proporzioni, si provvide a dotarla di un mantello in lamiera di rame. Il monumento prima del restauro si presentava come l’assemblaggio di parti ben distinte ed eterogenee ma sufficientemente coese, con marcate esfoliazioni del fusto. I marmi della base presentavano tracce di residui metallici provenienti dal mantello sovrastante. Malmesso anche il mantello, con diffuse ossidazioni e lacune, che durante i lavori è stato smontato e poi ricollocato. Al termine dei lavori e in accordo con la sovrintendenza sono state eseguite indagini chimiche, fisiche, biologiche, mineralogiche e petrografiche per approfondire lo stato di conservazione del monumento. Queste indagini hanno evidenziato la presenza di microlesioni nel braccio sinistro della statua: queste sono state sigillate con resina fluida ed è stato poi realizzato un tutore in bronzo marino (ottone a bassa corrodibilità) che arriva al polso sinistro e funge da presidio alla mano che sorregge la bilancia.
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