‘Reaching for the Stars’, la nuova mostra di Palazzo Strozzi

Firenze, dal 4 marzo al 18 giugno 2023 la Fondazione Palazzo Strozzi e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo si uniscono per celebrare le stelle dell’arte contemporanea con la mostra Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye.

La mostra ‘Reaching for the Stars’ annovera oltre 70 opere dei più importanti artisti contemporanei italiani e internazionali, tra cui Maurizio Cattelan, Cindy Sherman, Damien Hirst, Lara Favaretto, William Kentridge, Berlinde De Bruyckere, Sarah Lucas, Lynette Yiadom-Boakye per festeggiare i trent’anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo, una delle più prestigiose raccolte d’arte contemporanea a livello internazionale.

In video una breve preview della mostra e l’intervista a Arturo Galansino, Direttore generale presso Fondazione Palazzo Strozzi, a cura di Gimmy Tranquillo.

Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, Reaching for the Stars esplora le principali ricerche artistiche attraverso una costellazione di opere esposte in tutti gli spazi di Palazzo Strozzi. Tra pittura, scultura, installazione, fotografia e video, la mostra esalta il dialogo tra il palazzo rinascimentale e l’arte contemporanea, proponendo ai visitatori un percorso alla scoperta delle grandi stelle dell’arte globale degli ultimi decenni.

Attraverso la prospettiva di oltre 50 artisti provenienti da tutto il mondo, la mostra si pone come un’occasione per riflettere sul presente e il futuro dell’arte, restituendone in modo aperto la varietà, l’evoluzione e il suo rapporto con la società contemporanea.

Reaching for the Stars propone un percorso che coinvolge tutti gli spazi di Palazzo Strozzi, dal Piano Nobile alla Strozzina fino al cortile rinascimentale. Qui è presentata GONOGO, nuova installazione dell’artista Goshka Macuga: un monumentale razzo spaziale che invita a un viaggio dai molteplici significati.

Nel percorso della mostra si segnalano grandi opere dell’arte britannica di artisti come Damien Hirst, Anish Kapoor e Sarah Lucas, insieme a un’ampia selezione di lavori di Maurizio Cattelan, centrale per un’esplorazione dell’arte italiana unitamente ad artiste come Paola Pivi e Lara Favaretto. In parallelo si snodano sezioni dedicate all’identità, al corpo e alle mitologie del presente, affrontando temi come la fragilità e l’alienazione, le discriminazioni razziali e di genere, la relazione tra collettività e individualità, con opere iconiche di Cindy Sherman, Barbara Kruger, Pawel Althamer, Josh Kline, Shirin Neshat.

La mostra sarà aperta tutti i giorni compresi i festivi, dalle 10.00 alle 20.00, il giovedì fino alle 23.00. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

Olafur Eliasson a Palazzo Strozzi con la mostra ‘Nel tuo tempo’

Firenze, presentata a Palazzo Strozzi ‘Nel tuo tempo’, la più grande mostra di Olafur Eliasson mai realizzata in Italia fino a oggi, che aprirà al pubblico il 22 settembre 2022.

‘Nel tuo tempo’ è Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, la mostra è il risultato del lavoro diretto di Olafur Eliasson sugli spazi di Palazzo Strozzi. L’artista ha lavorato su tutti gli ambienti rinascimentali, dal cortile al Piano Nobile alla Strozzina, creando un percorso coinvolgente tra nuove installazioni e opere storiche.

In podcast l’intervista al direttore Galansino alla presentazione della mostra, a cura di Gimmy Tranquillo.

“Palazzo Strozzi torna al contemporaneo con Olafur Eliasson ‘Nel tuo tempo’, la prima grande mostra mai realizzata in Italia su uno dei più originali e visionari artisti contemporanei, proseguendo così la nostra serie di esposizioni dedicate ai maggiori protagonisti dell’arte del presente – dichiara Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra – Nel 2015 Olafur visitò per la prima volta gli spazi di Palazzo Strozzi e rimase colpito dalla architettura rinascimentale, cominciando così una lunga conversazione tra lui e il palazzo quattrocentesco, un dialogo complesso il cui senso si riassume nella esposizione odierna”.

“Nel tuo tempo è un incontro tra opere d’arte, visitatori e Palazzo Strozzi” – dichiara Olafur Eliasson – Questo straordinario edificio rinascimentale ha viaggiato attraverso i secoli per accoglierci qui, ora, nel ventunesimo secolo, non come semplice contenitore ma come co-produttore della mostra. Non è solo Palazzo Strozzi ad aver viaggiato nel tempo. Come visitatore, ognuno di noi ha vissuto, con una relazione tra corpo e mente sempre diversa in modo individuale. Ognuno con le proprie esperienze e storie ci incontriamo nel qui e ora di questa mostra”.

Olafur Eliasson La mostra si sviluppa su tutti gli ambienti rinascimentali, dal Cortile:
Punto di partenza dell’esposizione è Under the weather (2022) opera site specific per lo spazio pubblico del cortile di Palazzo Strozzi, costituita da una grande struttura ellittica di 11 metri sospesa a 8 metri di altezza, che crea agli occhi dei visitatori un effetto fatto di interferenze visive, simili allo sfarfallio di uno schermo. L’installazione propone infatti ciò che è noto come effetto moiré che, in questo caso, viene impiegato per destabilizzare la rigida architettura ortogonale di Palazzo Strozzi, mettendo in discussione la percezione di struttura storica stabile e immutabile. Mentre i visitatori si spostano nel cortile l’installazione si trasforma continuamente ai loro occhi, interagendo con ciascuno individualmente. L’opera diviene così uno scambio tra il movimento di ogni visitatore che attiva l’opera e la sua personale esperienza visiva che la completa. La stessa forma ellittica sembra trasformarsi con la posizione di chi guarda, tanto che – da specifici punti di vista alle estremità del cortile – la struttura può apparire circolare, creando un’atmosfera ipnotica tipica di quell’ambiguità visiva che ha affascinato Eliasson per decenni e ispirato molte delle sue opere.

Olafur Eliasson Al Piano Nobile:
Dal cortile il percorso prosegue all’interno del palazzo dove si rivela il dialogo diretto di Eliasson con l’architettura attraverso l’utilizzo di luci artificiali, ombre fugaci, riflessi, effetto moiré e colori intensi. L’edificio non è solo un semplice contenitore o uno sfondo, bensì diviene co-produttore delle opere, strumento creativo che interagisce con la percezione dei visitatori.

Nelle prime tre sale del Piano Nobile Eliasson si confronta con le finestre del palazzo giocando tra realtà e rappresentazione, presenza e assenza, in un alternarsi di luci, colori e ombre. Proponendo soluzioni che appaiono simili a scenografie teatrali o set cinematografici, l’artista invita a percepire in modo nuovo l’architettura, destabilizzandone la comprensione tradizionale e consolidata. Eliasson interviene in maniera minima nelle sale, creando tuttavia forti e coinvolgenti atmosfere in cui protagonista è il rapporto tra lo spazio esterno e quello interno, tipico di Palazzo Strozzi e delle sue grandi vetrate che si affacciano sia sul cortile che sulla strada. Le luci rendono visibili le irregolarità del materiale: bolle, graffi, polvere ne evidenziano la matericità consentendo ai visitatori di prendere coscienza del vetro come membrana che separa l’interno dall’esterno. Questa superficie “mediatrice” ha una fondamentale funzione protettiva, ma consente anche la comunicazione visiva, evocando così le grandi vetrate gotiche e rinascimentali in cui la luce era interpretata come manifestazione visibile del divino e metafora di elevazione spirituale.

Due opere del percorso espositivo richiamano il tema del cerchio e dell’ellisse introdotto nel cortile. How do we live together (2019) è costituita da un grande arco metallico che invade in diagonale lo spazio di una sala in cui il soffitto è rivestito da una superficie specchiante. Tramite un effetto di illusione tipico di Eliasson, utilizzato in celebri opere come The weather project (2003) alla Tate Modern, l’arco si raddoppia diventando un cerchio, una sorta di anello che unisce lo spazio reale con quello irreale. L’installazione Solar compression (2016) è costituita invece da un disco circolare sospeso, specchiante su entrambi i lati, in costante movimento, emanando dal suo interno una luce gialla che inonda l’ambiente. Quella stessa luce è alla base dell’installazione Room for one colour (1997) dove in uno spazio totalmente vuoto la percezione degli spettatori è alterata dall’immersione nella luce di lampade monofrequenza che trasforma tutti i colori in sfumature di grigio, giallo e nero, accentuando tuttavia la percezione dei dettagli da parte degli spettatori.

Nel percorso, inoltre, si incontra un’opera iconica della carriera di Eliasson come Beauty (1993). L’installazione pone di fronte a uno spettacolare arcobaleno in cui fasci di luce bianca sono scomposti nei colori dello spettro visibile attraverso una cortina di nebbia. Questa apparizione è creata dalla luce proiettata, rifratta e riflessa dalle gocce d’acqua in cui il pubblico è chiamato a immergersi. A seconda dell’angolazione ciascuno ha infatti una visione soggettiva e personale: non ci sono due spettatori che vedono lo stesso arcobaleno.

Emblematico del lavoro di Eliasson e testimonianza della sua ricerca sulla visione come azione di frammentazione e complessità del pensiero è invece Firefly double-polyhedron sphere experiment (2020), grande poliedro di vetri colorati verdi, arancioni, gialli, ciano e rosa che nasce dall’interesse dell’artista per i temi della geometria e della luce. Nella stessa sala l’opera dialoga con Colour spectrum kaleidoscope (2003) grande caleidoscopio esagonale fatto di specchi dicromatici di vari colori. Come afferma Eliasson: “I caleidoscopi giocano sul fatto che ciò che vediamo può essere facilmente disorganizzato o riconfigurato.

Utilizzano un approccio ludico per mostrarci diversi modi di guardare il mondo; in questo senso potremmo dire che un caleidoscopio rappresenta una prospettiva diversa”.

Olafur Eliasson Alla Strozzina:
La mostra prosegue negli spazi della Strozzina attraverso opere che continuano la riflessione di Eliasson sulla percezione e sull’utilizzo dell’effetto moiré. Fivefold dodecahedron lamp (2006) è costituito da un dodecaedro che contiene un tetraedro di vetro a elevata riflettenza, mentre Eye see you (2006) crea leggeri effetti moiré sulla base della posizione e del movimento di ogni visitatore. Inoltre, nella serie City plan (2018) sette piante urbane sono ricondotte a forme geometriche su specchi che riflettono sette diversi quotidiani locali sostituiti giornalmente, per ripresentare considerazioni sul tempo, tema conduttore della mostra.

Presentata al pubblico per la prima volta è Your view matter (2022), nuova opera dell’artista che utilizza la tecnologia VR (Virtual Reality, cioè realtà virtuale) per sperimentare la percezione umana nello spazio digitale. Indossando uno speciale visore il pubblico entra in un mondo digitale da esplorare, costituito da sei diversi spazi virtuali. Cinque di questi spazi prendono la forma di uno dei solidi platonici (il tetraedro, l’ottaedro, l’icosaedro, il dodecaedro e il cubo), il sesto ci conduce all’interno di un’immensa sfera.

Immersi in una realtà parallela accompagnati da una colonna sonora creata dall’artista, i visitatori possono muoversi in questi spazi virtuali, interagendo con le loro complesse geometrie in una profonda interazione esperienziale, dove le pareti e i soffitti, a volte a colori altre in bianco e nero, brillano con un effetto moiré in continua evoluzione. Nel tetraedro, il primo spazio che i visitatori incontrano, il moiré si manifesta come risultato dei limiti di risoluzione del visore VR, reagendo al rumore stesso del visore e attirando l’attenzione sul dispositivo. Poiché nessuno dei motivi moiré è visibile se lo spettatore non si muove, il funzionamento dell’opera si basa sull’interazione e il coinvolgimento attivo del pubblico, sperimentando dunque un incontro tra lo spazio digitale e il corpo del visitatore. Come dichiara Eliasson: “l’esperienza di quest’opera si basa su un disimparare e imparare di nuovo a sapere usare il senso della vista, coinvolgendo non solo gli occhi ma anche tutto il corpo e la nostra mente”.

La mostra, ideata da Studio Olafur Eliasson, è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi. Main Supporter: Fondazione Palazzo Strozzi. Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Intesa Sanpaolo, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi.
L’installazione per il cortile Under the weather (2022) è resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Hillary Merkus Recordati nell’ambito del progetto Palazzo Strozzi Future Art.
La mostra si tiene in concomitanza con la presentazione di una nuova installazione site specific dell’artista per il Castello di Rivoli Museo d’Arte contemporanea che sarà aperta al pubblico dal 3 novembre 2022.
La mostra Olafur Eliasson: Nel tuo tempo si inserisce all’interno della Florence Art Week, iniziativa promossa dal Comune di Firenze, in programma dal 16 al 24 settembre 2022.

🎧 ‘Let’s Get Digital!’, gli NTF arrivano a Palazzo Strozzi

Firenze, presentata alla Fondazione Palazzo Strozzi, ‘Let’s Get Digital!’, nuovo progetto espositivo che dal 18 maggio al 31 luglio, porta negli spazi della Strozzina e del cortile di Palazzo Strozzi, la rivoluzione dell’arte degli NFT e delle nuove frontiere tra reale e digitale attraverso le opere di artisti artisti internazionali come Refik Anadol, Anyma, Daniel Arsham, Beeple, Krista Kim e Andrés Reisinger.

La mostra ‘Let’s Get Digital!’ è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Fondazione Hillary Merkus Recordati e a cura di Arturo Galansino (Direttore Generale, Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze) e Serena Tabacchi (Direttrice MoCDA, Museo d’arte digitale contemporanea).

In podcast l’intervista al direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino e al presidente della Fondazione Hillary Merkus Recordati, Andy Bianchedi, a cura di Gimmy Tranquillo.

La mostra crea un percorso tra installazioni digitali ed esperienze multimediali create da artisti che esprimono le nuove e poliedriche ricerche della Crypto Art, basata sul successo degli NFT, certificati di autenticità digitali che stanno ridefinendo i concetti di unicità e valore di un’opera d’arte.

Let’s Get Digital! propone uno sguardo su un movimento in piena evoluzione e trasformazione, che per molti costituisce solo il punto di partenza per una sempre più accelerata commistione tra estetica e nuove tecnologie, una rivoluzione per tutto il mondo dell’arte, digitale e non solo.

Punto di partenza per la mostra è l’installazione site specific per il cortile di Palazzo Strozzi di Refik Anadol (Turchia, 1985) con un’inedita relazione tra architettura digitale e fisica attraverso un’esperienza ipnotica e multisensoriale, un’opera dinamica in cui gli algoritmi dell’intelligenza artificiale creano visioni illusionistiche che sfidano la nostra nozione di realtà. A questa installazione si lega il percorso nelle sale della Strozzina, dove ogni singolo ambiente propone opere e installazioni immersive create dagli artisti coinvolti. Protagonisti sono Beeple (Mike Winkelmann, USA, 1981), del quale è esposta un’ampia selezione delle iconiche opere in cui unisce politica, cultura pop e irriverenti riferimenti all’attualità, inseriti in scenari distopici o post apocalittici; Daniel Arsham (USA, 1980), che con la sua ricerca rinnova una riflessione sull’idea di scultura.

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Fondazione Hillary Merkus Recordati nell’ambito del progetto Palazzo Strozzi Future Art. Sostenitori: Fondazione CR Firenze, Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Intesa Sanpaolo, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi

‘Donatello, il Rinascimento’, mostra di Palazzo Strozzi: “Occasione unica nella Storia”

Firenze, Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello presentano dal 19 marzo 2022, ‘Donatello, il Rinascimento’, una mostra storica e irripetibile che mira a ricostruire lo straordinario percorso di uno dei maestri più importanti e influenti dell’arte italiana di tutti i tempi, a confronto con capolavori di artisti come Brunelleschi, Masaccio, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Raffaello e Michelangelo.

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“Siamo Felicissimi – dice un emozionato Arturo Galansino, direttore generale presso Fondazione Palazzo Strozzi, ai nostri microfoni sulla mostra ‘Donatello, il Rinascimento’ – impresa titanica quella che ci apprestiamo ad aprire oggi, 130 capolavori da 60 prestatori in tutto il mondo, la collaborazione internazionale che mette ancora una volta insieme Strozzi e Bargello, ma che si apre anche a partner appunto europei, quali i musei statali berlinesi ed il Victoria and Albert Museum di Londra, iniziativa quindi veramente di ampissimo raggio che oggi ci apprestiamo a celebrare come si deve”.

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La mostra, evento culturale di punta del 2022, nasce come celebrazione del grande maestro, mirando ad allargare la riflessione su questo artista rivoluzionario nei materiali, nelle tecniche e nei generi, e abbracciando finalmente le dimensioni dell’universo di Donatello, figura centrale della storia dell’arte.

Artista di riferimento del Quattrocento, secolo d’oro dell’arte italiana, e prediletto della famiglia Medici, insieme a Brunelleschi e Masaccio, Donatello diede il via alla straordinaria stagione artistica del Rinascimento fiorentino, proponendo nuove tecniche e idee che hanno segnato per sempre la storia dell’arte occidentale.

Con le sue opere Donatello rivoluziona l’idea stessa di scultura, con una potenza di visione figurativa unica in cui unisce le scoperte sulla prospettiva e un concetto totalmente nuovo di plasticità. Tema centrale della sua opera è l’Uomo, e la dimensione umana in tutta la sua profondità abbraccia in modo realistico le più diverse sfaccettature delle emozioni, dalla dolcezza alla crudeltà, dalla gioia al dolore più straziante.

La mostra è a cura di Francesco Caglioti e concepita come un’unica mostra su due sedi, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, il progetto nasce come una celebrazione di Donatello in dialogo con musei, collezioni e istituzioni di Firenze e di tutto il territorio italiano oltre che tramite fondamentali collaborazioni internazionali, per allargare la riflessione su questo maestro nel tempo e nello spazio, nei materiali, nelle tecniche e nei generi, e ad abbracciare finalmente le dimensioni dell’universo donatelliano.

Distribuita su due sedi, Palazzo Strozzi e il Museo Nazionale del Bargello, la mostra propone un viaggio attraverso la vita e la fortuna di Donatello articolato in quattordici sezioni. Si inizia dagli esordi e dal dialogo con Brunelleschi, proponendo il confronto tra i due celebri Crocifissi lignei provenienti dalla Basilica di Santa Croce e da quella di Santa Maria Novella.

Si procede poi attraverso i luoghi per cui Donatello ha lavorato (Siena, Prato e Padova, oltre a Firenze), trovando moltissimi seguaci, entrando in dialogo con altri celebri artisti molto più giovani quali Mantegna e Bellini, e sperimentando nei materiali più diversi le sue formidabili invenzioni plastiche e scultoree.

Conclude la mostra una sezione speciale dedicata all’influenza di Donatello sugli artisti a lui successivi, tra cui Raffaello, Michelangelo e Bronzino, testimoniando così l’importanza capitale della sua opera per le vicende dell’arte italiana

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello in collaborazione con gli Staatliche Museen di Berlino e il Victoria and Albert Museum di Londra e con Fondo Edifici di Culto – Ministero dell’Interno.

Main Supporter: Fondazione CR Firenze. Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi. Main Partner: Intesa Sanpaolo.

‘Jeff Koons. Shine’ presentata a Palazzo Strozzi

Firenze, “Ogni giorno mi do dei pizzicotti perché sono fortunato, grazie all’arte la mia vita si è trasformata, è stato un vero sogno lavorare per la messa a punto di questa mostra”. Così ha esordito alla conferenza stampa, dal palco del cinema Odeon, Jeff Koons, l’artista americano tra i più importanti e discussi dell’arte contemporanea, tra gli artisti viventi più pagato al mondo.

A Jeff Koons è infatti dedicata la mostra ‘Jeff Koons. Shine’ ospitata a Palazzo Strozzi dal 1° ottobre al 30 giugno 2022, la più ampia finora in Italia, dove sono raccolte opere che rappresentano 40 anni della sua carriera, provenienti da collezioni private e musei internazionali.

In podcast il servizio con le dichiarazioni del sindaco di Firenze, Dario Nardella, del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, del direttore di Palazzo Strozzi e co-curatore della mostra Arturo Galansino e dello stesso artista Jeff Koons, a cura di Gimmy Tranquillo.

Jeff Koons
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Sviluppata in stretto dialogo con l’artista, la mostra Jeff Koons. Shine ospita prestiti provenienti dalle più importanti collezioni e dai maggiori musei internazionali, proponendo come originale chiave di lettura dell’arte di Koons il concetto di shine (lucentezza) inteso come gioco di ambiguità tra splendore e bagliore, essere e apparire.

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Protagoniste sono opere che raccontano oltre 40 anni di carriera, dalle celebri sculture in metallo perfettamente lucido che replicano oggetti di lusso, come il Baccarat Crystal Set (1986) o gli iconici giocattoli gonfiabili quali i celebri Rabbit (1986) e Balloon Dog (Red) (1994-2000), fino alla re-interpretazione di personaggi della cultura pop come Hulk (Tubas) (2004-2018), o alla re-invenzione dell’idea di ready-made con l’utilizzo di oggetti di uso comune come One Ball Total Equilibrium Tank (Spalding Dr. JK 241 Series) (1985).

Jeff Koons
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Autore di lavori entrati nell’immaginario collettivo grazie alla capacità di unire cultura alta e popolare, dai raffinati riferimenti alla storia dell’arte alle citazioni del mondo del consumismo, Koons trova nell’idea di shine (lucentezza) un principio chiave delle sue innovative sculture e installazioni che mirano a mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà ma anche il concetto stesso di opera d’arte.

Jeff Koons
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Per Koons il significato del termine shine è qualcosa che va oltre una mera idea di decorazione o abbellimento e diviene elemento intrinseco della sua arte. Dotate di una proprietà riflettente, le sue opere accrescono la nostra percezione metafisica del tempo e dello spazio, della superficie e della profondità, della materialità e dell’immateriale.

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Le opere dell’artista americano pongono lo spettatore davanti a uno specchio in cui riflettersi e lo collocano al centro dell’ambiente che lo circonda. Come afferma lo stesso Koons: «Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte».  Con Marcel Duchamp ed Andy Warhol come primaria fonte di ispirazione, Koons realizza opere che hanno suscitato un ampio dibattito critico e innescato polemiche, ottenendo però allo stesso tempo uno straordinario successo.

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La sua arte unisce pop, concettuale e postmoderno dimostrando come l’opera d’arte agisca quale metafora più ampia della società e della comunità.  Nel 2021 la mostra Jeff Koons. Shine si pone come uno dei maggiori eventi d’arte contemporanea in Italia e rappresenta un segnale forte della ripartenza culturale del paese dopo la pandemia, proseguendo il vivace dialogo di Palazzo Strozzi fra tradizione e contemporaneità attraverso la creazione di progetti e mostre dei più importanti artisti di oggi nel contesto della sua storica architettura rinascimentale.

🎧 “American Art 1961-2001”, Palazzo Strozzi riparte col botto

Firenze, dal 28 maggio al 29 agosto 2021, Palazzo Strozzi presenta ‘American Art 1961-2001. Da Andy Warhol a Kara Walker’, una grande mostra che celebra l’arte moderna degli Stati Uniti d’America.

‘American Art 1961-2001’ propone uno straordinario percorso attraverso importanti e iconiche opere di personalità e movimenti che hanno segnato l’arte americana tra due momenti storici decisivi, l’inizio della Guerra del Vietnam e l’attacco dell’11 settembre 2001: dalla Pop Art al Minimalismo, dalla Conceptual Art alla Pictures Generation, fino alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila.

In esposizione oltre 80 opere di artisti come Andy Warhol, Mark Rothko, Louise Nevelson, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Matthew Barney, Kara Walker, esposte a Firenze, alcune di esse per la prima volta in Italia, grazie alla collaborazione con il Walker Art Center di Minneapolis.

A cura di Vincenzo de Bellis (Curator and Associate Director of Programs, Visual Arts, Walker Art Center) e Arturo Galansino (Direttore Generale, Fondazione Palazzo Strozzi), la mostra testimonia la poliedrica produzione artistica americana tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni, proponendo una inedita rilettura di quarant’anni di storia e affrontando tematiche come lo sviluppo della società dei consumi, la contaminazione tra le arti, il femminismo, le lotte per i diritti civili.

“Gli Stati Uniti d’America rappresentano un complesso meltin’ pot di culture, tradizioni e identità diverse: uno dei prototipi storici della democrazia contemporanea che ancora oggi più che mai racchiude in sé profonde contraddizioni sociali, razziali, di genere. – dichiara Vincenzo de Bellis – L’arte ci permette di poter raccontare le stratificazioni di una società tanto complessa. Ed è questo che si prefigge di fare la mostra American Art 1961-2001, concepita come un racconto attraverso le molteplici espressioni artistiche degli USA. Questa narrazione si avvale delle straordinarie opere provenienti dal Walker Art Center di Minneapolis, che accoglie una delle più singolari e importanti collezioni museali degli Stati Uniti e del mondo. La ricchezza e la diversità delle sue opere provano che una sola storia dell’America e della sua arte non esiste; ci sono, piuttosto, innumerevoli storie e figure che schiudono ulteriori nuovi racconti e possibilità”.

“Dopo un anno difficile come il 2020 la mostra vuole dare un segnale di ripartenza per la vita sociale e culturale di Firenze e della Toscana, in primo luogo per il nostro pubblico locale ma anche come offerta per i visitatori nazionali e internazionali – dichiara Arturo Galansino – American Art 1961-2001 si pone come un grande evento culturale che celebra l’arte americana affrontando anche importanti temi come le lotte per i diritti civili e il ruolo della donna nell’arte: un progetto originale e suggestivo per una rinnovata riflessione sull’idea di “American Dream” grazie alle opere di artisti che ridefiniscono il ruolo e le possibilità dell’arte, anche come strumento per affrontare e mettere in luce”.

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze e Walker Art Center, Minneapolis. Sostenitori Fondazione Palazzo Strozzi: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Fondazione CR Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi, Intesa Sanpaolo. Premium sponsor: Gucci. Con il sostegno di Enel.

In podcast l’intervista all’assessore alla cultura del Comune di Firenze, Tommaso Sacchi ,ed al direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino a cura di Gimmy Tranquillo.

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