Fondazione Open: Renzi, non scappo da processo, rispondo colpo su colpo

Firenze, nella mattina di venerdì 25 novembre si terrà in tribunale l’udienza in merito al processo della Fondazione Open, che vede tra gli indagati il senatore Matteo Renzi.

Il leader di Italia Viva Renzi, in merito a quanto concerne il processo Open, ha scritto alcune dichiarazioni sulla sua e-news. “Io credo che i magistrati fiorentini non siano credibili. Lo scrivo, senza paura di niente e di nessuno. Ritengo eversivo il comportamento di Luca Turco che non rispetta nemmeno le sentenze della Cassazione. Ritengo scandaloso l’operato di Nastasi, il pubblico ministero che prima di occuparsi di me ha seguito la tragica vicenda David Rossi a Siena: e chi conosce quella storia sa che è difficile trovare indagini fatte così male come quella”.

Nel testo della e-news il senatore Matteo Renzi prosegue: “Io ho detto in faccia a quei PM che non mi fido di loro. Ma siccome sono un cittadino modello, venerdì vado in Aula ad ascoltare le loro farneticanti e strampalate tesi su Open. E rispondo colpo su colpo. Non scappo dal processo. Vado e li guardo negli occhi dicendo: io non ho violato la legge. Spero che non lo abbiate fatto voi come invece ad oggi appare sempre più probabile”.

Via al processo Open, Renzi: “É scandalo assoluto”

Firenze – Il senatore Matteo Renzi ha raggiunto il tribunale di Firenze per l’inizio dell’udienza preliminare del procedimento Open che lo vede tra gli indagati. Renzi annuncia anche l’uscita di un libro che racconterà questa vicenda giudiziaria.

Iniziato il processo per la fondazione Open che oltre a Matteo Renzi vede indagati altri 10 imputati, tra cui i parlamentari Maria Elena Boschi e Luca Lotti, l’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open, e l’imprenditore Marco Carrai.

“Secondo la Corte di Cassazione il processo Open si dimostra per quello che è, cioè uno scandalo assoluto. La Cassazione, non le difese, ha spiegato con chiarezza per cinque volte che l’operato dei magistrati di Firenze ha infranto le regole”. Ha detto il senatore Matteo Renzi ai giornalisti, dopo aver partecipato all’inizio dell’udienza preliminare sul procedimento Open uscendo dall’aula, dove è stato presente.

“Ho fatto il presidente del Consiglio dei ministri e quindi rispetto le istituzioni”, ha anche detto Matteo Renzi, mentre riguardo alla sua presenza all’avvio dell’udienza preliminare ha aggiunto: “Sarò qui anche alle prossime udienze compatibilmente con il calendario laddove sarà possibile. Sarò qui a dire con molta franchezza che noi stiamo rispettando la legge. I magistrati di Firenze” invece “non hanno rispettato né la Costituzione né la legge né le sentenze della Corte di Cassazione. Questa vicenda tra qualche anno sarà nei manuali di cronaca giudiziaria come uno scandalo assoluto”.

“C’è un collegio difensivo di altissimo livello – ha poi osservato il senatore di Italia Viva -, avvocati straordinari, agevolati dalla Cassazione che è stata la prima a sbriciolare l’impianto accusatorio della procura di Firenze”.

“Nonostante questo siamo qua”, ha aggiunto “per anni saremo in questo processo.” Io ho visto i pm di Firenze violare la Costituzione, violare la legge. Mi auguro che non abbiano violato la Cassazione inviando il materiale su Carrai al Copasir, perché sarebbe l’ennesimo sfregio alle istituzioni e al diritto. Andiamo avanti con il sorriso. Vogliamo giustizia e la otterremo chiedendo di aprire un procedimento nei confronti dei pm” di Firenze “a Genova. Quindi, avanti a testa alta”, ha aggiunto Renzi.

Chiediamo – ha aggiunto Renzi in relazione all’esposto presentato a Genova – che i magistrati di Firenze siano processati non per le molestie sessuali del procuratore capo di Firenze Creazzo, questo problema riguarda loro e il Csm, non per ciò che ha fatto il dottor Nastasi a Siena, che è uno scandalo assoluto ma non riguarda questo processo. No, noi chiediamo che siano processati per aver violato la Costituzione e la legge”, “noi chiediamo giustizia”.

“Il processo Open sarà molto interessante soprattutto per gli studenti di diritto e per i ragazzi che fanno la scuola della magistratura a Castelpulci, per dire quanto sia importante ciò che sta avvenendo: è il momento di dire le cose come stanno”. “Sono mesi, anni che ci sono plurime, e reiterate iniziative” giudiziarie “nei miei confronti – aggiunge – e ora ho scelto di scrivere un libro, di circa 200 pagine, che si chiamerà ‘Il Mostro’ e uscirà il 10 maggio. Vi troverete alcune valutazioni. Penso che chi leggerà quel libro dal giorno dopo avrà una valutazione diversa su quello che è successo in questi anni in Italia non solo a Firenze”

Matteo Renzi, ricevuta la notifica della richiesta di rinvio a giudizio, rispose firmando una denuncia a carico del pm fiorentini per presunta violazione dell’articolo 68 della Costituzione sulle prerogative dei parlamentari e abuso d’ufficio.

 

Open, Cassazione:” Fondazione non operava come Partito”

Rese note le  motivazioni della Cassazione che ha ordinato i dissequestri per i pc e i cellulari di Marco Carrai. Un verdetto che non potrà non influire sull’inchiesta con al centro la fondazione Open nella quale i magistrati fiorentini contestano, tra gli altri, a Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti i reati di finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze, corruzione, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti

A pochi giorni dall’udienza preliminare, fissata per il 4 aprile, arrivano le motivazioni della Cassazione che ha ordinato i dissequestri per i pc e i cellulari di Marco Carrai. Un verdetto che non potrà non influire sull’inchiesta nella quale i magistrati fiorentini contestano, a vario titolo, a lui e ad altri dieci imputati – tra cui Matteo Renzi, i parlamentari Maria Elena Boschi e Luca Lotti – i reati di finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze, corruzione, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.  Secondo la Cassazione, è  consentito alle fondazioni di partito raccogliere fondi, erogare somme per contribuire al finanziamenti di iniziative in favore di partiti, movimenti politici o loro articolazioni interne, e i giudici del riesame avrebbero dovuto, in via preliminare, verificare se l’attività della Fondazione Open avesse esorbitato o meno dall’ambito “fisiologico” della fondazione politica, invece ha considerato Open una “articolazione politico-organizzativa” del Pd “esclusivamente in ragione della funzione servente” in favore delle “corrente renziana”.

Open, è la tesi, avrebbe agito come una articolazione di partito e ricevuto 3,5 milioni in violazione delle norme sul finanziamento ai partiti. Secondo la Cassazione, che per la terza volta ha annullato – stavolta senza rinvio – il sequestro probatorio nei confronti di Carrai, il tribunale del Riesame nel qualificare la Fondazione Open come articolazione politica non ha tenuto conto delle precedenti pronunce della Cassazione sullo stesso caso e della disciplina sulle fondazioni politiche. L’impianto dell’inchiesta considera Open come ‘articolazione’ di partito politico: una tesi contestata dalla difesa e che non convince la Cassazione, che aveva già esaminato la questione nel settembre 2020 e nel maggio 2021.

“Nel qualificare la Fondazione Open, del quale Carrai era componente del consiglio direttivo, ‘articolazione politico-organizzativa del Partito Democratico (corrente renziana)”, secondo il collegio, il riesame non ha “rispettato i principi già affermati dalle sentenze “emesse dalla stessa Cassazione e non ha considerato “compiutamente la disciplina dettata per le fondazioni politiche” nella normativa vigente all’epoca dei fatti, che all’articolo 5 del dl 149 del 2015, ricorda la Cassazione, “espressamente riconosce e consente che le fondazioni di partito possano raccogliere fondi, erogare somme a titolo di liberalità e contribuire al finanziamenti di iniziative”. “Il riesame avrebbe dovuto verificare se l’attività di Open avesse esorbitato o meno dall’ambito fisiologico della fondazione politica”, invece, scrivono i giudici, in sostanza ha rinvenuto il ‘fumus’ del delitto, ma non ha dimostrato il carattere illecito del finanziamento. “Noi siamo i primi ad aver fiducia nella giustizia – è il commento del presidente di Italia Viva Ettore Rosato – ed essere stati oggetto di un palese abuso è stato doloroso e difficile da spiegare.

Oggi lo spiega la Cassazione nelle motivazioni dell’ordinanza con cui ha annullato i provvedimenti di quei magistrati che, continuo a pensarlo, non erano guidati dall’interesse della giustizia nel loro lavoro”. Intanto sono stati interrogati ieri in procura l’avvocato Luca Casagni Lippi e l’imprenditore Alessandro Di Paolo, indagati in un secondo filone dell’inchiesta. I pm fiorentini contestano ai due l’accusa di traffico di influenze in concorso con l’avvocato Alberto Bianchi. Sempre ieri inoltre i magistrati avrebbero sentito una terza persona, non indagata, ritenuta informata sui fatti. “Abbiamo chiarito la nostra posizione”, afferma il difensore di Casagni Lippi, l’avvocato Francesco Maresca.

Lotti, Toto e Bianchi indagati per corruzione

Firenze, un avviso di proroga di indagini in cui si ipotizza il reato di corruzione, nell’inchiesta della procura fiorentina sulla fondazione Open, sarebbe stato notificato al parlamentare Pd Luca Lotti, ad Alberto Bianchi, ex presidente di Open, ad Alfonso Toto, legale rappresentante della Toto Costruzioni spa, e a Patrizio Donnini, imprenditore fiorentino vicino alla famiglia Renzi e fondatore dell’agenzia di comunicazione Dotmedia.

L’inchiesta che vede indagati Lotti, Toto e Bianchi, è stata aperta per finanziamento illecito ai partiti ed altro: nei mesi scorsi si è poi appreso che c’era anche un’ipotesi di corruzione, ma non si sapeva a chi fosse stato contestato il reato.

L’accusa, in concorso, è di corruzione per l’esercizio della funzione. Nell’avviso di proroga delle indagini non sarebbe tuttavia specificato l’episodio a cui si riferisce il reato contestato. Ipotesi fondante dell’inchiesta della procura fiorentina su Open, quella che la fondazione renziana sia stata usata come un’articolazione di una corrente di partito (il Pd), violando le norme sul finanziamento.

Per la Guardia di finanza nella fondazione Open sarebbero confluiti dal 2012 al 2018 oltre 7 milioni di euro in violazione delle norme sul finanziamento ai partiti. Nell’inchiesta sono indagati fin dalle prime fasi delle indagini l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai, accusati di finanziamento illecito ai partiti. Stesso reato che poi i pm hanno attribuito a Matteo Renzi e ai componenti del consiglio direttivo della fondazione Maria Elena Boschi e Luca Lotti.

Oggetto delle indagini anche un pagamento di circa 2 milioni di euro fatto dalla Toto Costruzioni spa in favore dello studio dell’avvocato Alberto Bianchi, come compenso per un incarico professionale avuto dal legale in merito a un contenzioso tra il gruppo di costruzioni e Autostrade per l’Italia. Un passaggio di denaro considerato sospetto dalla procura di Firenze.

“I legali dell’on.Lotti, Franco Coppi ed Ester Molinaro, dichiarano di aver ricevuto una proroga di indagine in cui si ipotizza il reato di corruzione e precisano di non poter offrire, al momento, alcuna ulteriore informazione poiché l’atto non descrive i fatti sui quali vertono le indagini”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dagli avvocati di Luca Lotti, in relazione alla proroga delle indagini per concorso in corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Open.

Open: indagini,pagati a Renzi sondaggi,pubblicità, book foto

La fondazione Open avrebbe pagato oltre 130mila euro per i sondaggi delle campagne politiche di Matteo Renzi, 150mila euro per la pubblicazione di un book fotografico per il viaggio in camper durante le primarie.

Sempre Open avrebbe versato oltre 126mila euro per campagne pubblicitarie di invito al voto e quasi 68mila euro di consulenze di comunicazione politica. Anche così Open, che prima si chiamava Big Bang, si sarebbe comportata come articolazione di partito, della corrente renziana del Pd, secondo sviluppi di indagine emersi in informative inviate dalle Fiamme Gialle alla procura di Firenze. Per la GdF le casse di Open avrebbero finanziato in modo sistematico le iniziative politiche di Matteo Renzi, impegnato nelle primarie del Pd nel 2012 e nelle Politiche del 2013, per un totale di oltre mezzo milione di euro pagando con denaro preso dai propri conti correnti sondaggi, campagne di comunicazione politica, cene, alberghi e pure la pubblicazione di un book fotografico.

Nell’inchiesta sono indagati per finanziamento illecito ai partiti Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai e Alberto Bianchi, l’avvocato che ne è stato presidente. I dettagli dei fondi destinati alle campagne politiche di Matteo Renzi sono ricavati dalla GdF dai documenti sequestrati nel 2019 all’avvocato Bianchi, il quale, si commenta in ambienti inquirenti, aveva annotato in modo meticoloso la contabilità di Open, entrate e uscite, ogni spesa fatta. Da aggiungere, nella ricostruzione delle spese, quasi 1.000 euro per una cena al ristorante Cibreo di Firenze tra Renzi e altri sette commensali, e altri pranzi e cene per importi variabili dalle poche centinaia di euro fino a 1.000 euro. In un caso, è la stessa segreteria dell’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi a inviare alla fondazione la fattura di un pernottamento in albergo a Torino, specificando che il pagamento spetta a Open poiché Renzi aveva viaggiato “per la campagna elettorale a sostegno del Pd e nn come sindaco di Firenze”.

Inchiesta Open: riesame, usata come articolazione di partito

Lo sostiene il riesame di Firenze nell’ordinanza che rigetta il ricorso contro sequestri di documenti e computer del 26 novembre 2019 all’imprenditore Marco Carrai, indagato per finanziamento illecito ai partiti.

Fondazione Open “appare aver agito, a prescindere dal suo scopo istituzionale, quale articolazione di partito”. Lo sostiene il riesame di Firenze nell’ordinanza che rigetta il ricorso contro sequestri di documenti e computer del 26 novembre 2019 all’imprenditore Marco Carrai, indagato per finanziamento illecito ai partiti. Per il riesame l’uso della fondazione come “articolazione di partito” da cui l’accusa di finanziamento illecito a Carrai – che era membro del cda Open – emergerebbe pure da documenti sequestrati all’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open indagato nell’inchiesta. Il riesame sottolinea come emerga il ruolo di Carrai quale socio di due società in Lussemburgo tra loro collegate, una finanziata da italiani anche finanziatori di Open. Inoltre per i giudici emerge “un’intromissione” di Carrai “nell’adempimento dell’incarico professionale affidato all’avvocato Bianchi dal gruppo Toto”. Pertanto, si conclude, perquisizione e sequestri sono legittimi poiché necessari per “ricostruire i rapporti di indagati Carrai e Bianchi coi finanziatori di Open”.

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