🎧 Vent’anni dalla morte del giudice Caponnetto. La commemorazione nel giardino a lui dedicato

L’occasione erano i vent’anni dalla morte del giudice Antonino Caponnetto, eroe dell’antimafia scomparso a Firenze nel 2002. A lui è dedicato un giardino e nella mattinata di oggi i rappresentanti della fondazione Caponnetto si sono ritrovati per ribadire la necessità di insistere nella lotta alla criminalità organizzata. L’auspicio, ha spiegato il presidente Salvatore Calleri, è che torni ad essere un tema politico.

Durante la mattinata e dedicata al giudice Antonini Caponnetto è stato anche premiato il rapper-poliziotto Uno Sbirro Qualunque. Con il suo impegno nella musica canta la lotta alla mafia e non solo.

“Lo abbiamo premiato perché è bravo – dice lo stesso Calleri – e non c’era occasione migliore che i vent’anni dalla scomparsa del giudice Caponnetto. Stiamo parlando di una colonna della lotta alla mafia, ma di antimafia oggi non si parla abbastanza. Il tema deve tornare centrale nel dibattito politico e la memoria deve essere dinamica.

🎧 Incendio alle Lem di Levane (Ar), dipendenti tornano a lavoro

Incendio alla Lem di Levane (AR) ripresa la produzione a tre giorni dal rogo che ha distrutto parte dello stabilimento.  Intervista di Chiara Brilli al responsabile comunicazione della Lem Industries, dott. Omar Antonio Cescut.
Incendio alla Lem Industries di Levane (Ar): la Procura di Arezzo ha aperto un fascicolo per incendio doloso dopo la scoperta di segni di effrazione allo stabilimento di accessori metallici per l’alta moda del Valdarno. Per quanto riguarda, invece, l’incendio scatenatosi nella stessa zona la notte tra il primo e il 2 aprile e che ha completamente abbattuto il calzaturificio Valentino Shoes  il pm  ha aperto un fascicolo per “incendio colposo”.
“La Fondazione Antonino Caponnetto esprime la propria preoccupazione per gli incendi avvenuti in provincia di Arezzo a Bucine ed auspica, nel pieno rispetto dell’autorità giudiziaria che si indaghi a 360 gradi con una attenzione pure al fenomeno mafioso.
La provincia di Arezzo è sempre stata monitorata con attenzione dalla Fondazione Caponnetto e pure dal giudice quando era in vita. Non si abbia paura di nominare la mafia in un territorio in cui è ben presente e dove con il Covid si sta arricchendo sempre di più”. Lo dichiara Salvatore Calleri presidente della Fondazione Antonino Caponnetto.
Intanto il rogo di venerdì scorso non ha fermato la Lem. A tre giorni dalle fiamme che hanno distrutto parte dell’azienda, la produzione è ripresa e i dipendenti sono tornati a lavoro.

Ieri l’annuncio dell’amministratore unico della Lem Daniele Gualdani, a capo dell’azienda specializzata nel settore degli accessori di lusso e della loro finitura. “Dopo tre giorni di lavoro continuativo per settantadue ore, al fine di riorganizzare le linee produttive, da oggi tutte le persone di Lem saranno al lavoro, regolarmente, riducendo di fatto ad un solo giorno il fermo produttivo causato dall’incendio”.

 

Fondazione Caponnetto: Calleri, “Per chi combatte la mafia è l’ora più buia”

Dichiarazione di Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Oggi è il momento più difficile nella lotta contro la mafia da 30 anni a questa parte.
Ciò che chi combatte realmente la mafia, noi insieme ad altri, temevamo è puntualmente avvenuto: la fine del cosiddetto doppio binario.
Per i non addetti ai lavori il doppio binario e quell’insieme di norme antimafia speciali nate con il sangue delle vittime. In parole povere la mafia vien trattata peggio dei criminali comuni. L’ergastolo per un mafioso era vero, ossia senza fine pena. Il 41bis era vero, ossia senza alcuna possibilità di mandare ordini all’esterno ed altro ancora.
Oggi in nome di una sorta di buonismo pro mafia volontario, indotto oppure involontario, consapevole od incosapevole, il risultato non cambia, abbiamo de facto eliminato il doppio binario.
Eppure oggi la mafia è forte. Tremendamente forte. L’allarme lanciato più volte dall’Europol , dalla Dna, dalla Dia e da tutte le forze dell’ordine sull’attenzione da porre prima dello stanziamento dei recovery fund potrebbe essere un fulgido esempio di antimafia del giorno prima, ma temo rimarrà un grido nel vuoto.
La sensazione è che in modo silente si sia scelto di riconvivere con la mafia.
Oggi in Italia si stanno perdendo pezzi per strada della normativa che a livello internazionale ci invidiano.
Le norme sulle interdittive e white list, vengono messe in discussione. Le norme sullo scioglimento dei comuni anche. Siamo arrivati al punto che non è sufficiente che il Consiglio di Stato dica che determinati comuni vadano sciolti, si prende tempo e si mira ad abolire la normativa.
Per chi combatte la mafia è l’ora più buia.
Le poche note positive sono i numerosi procedimenti contro la mafia in corso ed il primo ergastolo al boss Nino Madonia per il duplice omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie incinta, Ida Castelluccio, uccisi il 5 agosto 1989. Un primo segnale di giustizia che il padre di Nino, Vincenzo non ha mai smesso di chiedere e che è arrivato dopo 32 anni.
Se i cittadini per bene non batteranno un colpo lo Stato perderà, la lotta alla mafia deve ritornare tema fondante nella vita democratica del Paese”.

“Attraverso l’azione di Libera siamo attenti alla situazione di assoluta fragilità che vive il nostro sistema economico, mai come ora noi ci troviamo a vivere il pericolo di infiltrazioni. Una recente statistica accerta che l’82% degli italiani percepisce l’infiltrazione mafiosa proprio quando la condizioni della pandemia rende molto precario il livello di proprietà dei beni. Ecco quindi la necessità di alzare davvero un muro rispetto ai potenziali elementi di infiltrazione mafiosa, attraverso tante azioni che possiamo fare come istituzioni”.
Lo ha detto il presidente della Toscana, Eugenio Giani, intervenendo alla 26ma giornata per la memoria e per l’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie di Libera Toscana.
“Ci rendiamo conto – ha aggiunto Giani – che la mafia dei colletti bianchi che passa attraverso i soldi ci impone di usare strumenti che sono anche sofisticati di indagine e di comprensione, e tutto questo passa attraverso un lavoro che deve creare quel sistema di rapporti, soprattutto con le nuove generazioni, di prevenzione attraverso una coscienza collettiva e culturale che vada nelle scuole”.

Ordigno a pizzeria vicino Stazione Leopolda: indaga Dda Firenze, ipotesi avvertimento

Modalità mafiose dell’attentato vicino alla Leopolda dove è esploso un ordigno artigianale intorno alle 3 di notte davanti a una pizzeria accanto alla stazione Leopolda

Sono state affidate alla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Firenze le indagini sul caso dell’ordigno artigianale esploso ieri intorno alle 3 di notte davanti a una pizzeria di via Gabbuggiani, a Firenze, accabto alla Stazione Leopolda.

Il fascicolo, inizialmente in carico al pm di turno della procura, è stato poi assegnato ai magistrati dell’antimafia. Secondo quanto appreso, si tratterebbe di una scelta assunta in via precauzionale, dettata dalle modalità dell’episodio, quelle dell’attentato. Non si escluderebbe infatti che possa essersi trattato di una sorta di avvertimento.

Lo scoppio ha causato il danneggiamento le pareti esterni del locale e il bandone della pizzeria. L’ordigno era stato confezionato con polvere pirica imbevuta di liquido infiammabile, forse benzina. Acquisite le immagini della videosorveglianza pubblica: nella zona ci sono numerose telecamere puntate sul traffico che potrebbero aver catturato le immagini degli attentatori prima e dopo l’atto criminoso.

“A Firenze non si è abituati a tale gesti che non sono da sottovalutare in alcun modo”. Lo dichiara Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto sull’esplosione di un ordigno che ha danneggiato un locale. Calleri aggiunge che “tra le varie piste, nel rispetto di chi svolgerà le indagini, si seguano pure quelle mafiose e/o collegate al mondo della usura”. “La crisi pandemica sta cambiando velocemente i parametri criminali e la nostra città è sotto assedio mafioso da tempo oramai – conclude -. Non bisogna avere paura di parlarne cadendo nella auto-omertà”.

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