Coronavirus: l’interesse superiore e le limitazioni personali

Intervista di Domenico Guarino all’avvocato Fabio Clauser di Aduc

La tensione che si sta creando tra lo Stato di diritto e lo stato di eccezione a seguito dei provvedimenti di urgenza adottati in questi giorni sta generando una frizione rispetto ai diritti generali sanciti dalla Costituzione, come la libertà di circolazione e la libertà personale. “Questi gravi limiti trovano fondamento nello stato di emergenza che si basa sul principio solidaristico”.

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Firenze: Viminale impugnerà sentenza Tar zone rosse

Lo si apprende da fonti del Viminale secondo le quali si sta anche valutando di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi “per posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza”.

Il ministero dell’Interno impugnerà la sentenza del Tar di Firenze contro le cosiddette ‘zone rosse’ e quelle dei tribunali di Bologna e Firenze a proposito dell’ iscrizione anagrafica di alcuni cittadini stranieri. Lo si apprende da fonti del Viminale secondo le quali si sta anche valutando di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi “per posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza”.

Annullando l’ordinanza del prefetto di Firenze Laura Lega sulle cosiddette ‘zone rosse’, “il Tar della Toscana ha detto che certi provvedimenti non si possono fare in questo modo, perché ci devono essere presupposti di urgenza e di necessità, e perché una persona denunciata non può essere considerata automaticamente pericolosa”. Così invece l’avvocato Cino Benelli che insieme ai colleghi Adriano Saldarelli e Fabio Clauser ha assistito Matteo Innocenti, attivista di Potere al popolo che ha ricorso contro l’ordinanza: era direttamente interessato dall’ordinanza perché destinatario di una denuncia.

Con le zone rosse la prefettura aveva previsto che in 17 aree della città fosse vietato stazionare “a soggetti che ne impediscano l’accessibilita’ e la fruizione con comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione” delle stesse aree, venendo ritenuto responsabile di tali condotte i denunciati in materia di stupefacenti, reati contro la persona, per danneggiamento di beni o commercio abusivo.

“Le zone rosse non sono mai state inserite in un regolamento di polizia urbana a Firenze”, ha aggiunto Benelli e questa è “un’ordinanza straordinaria ai sensi delle leggi di pubblica sicurezza del 1931, che poteva essere applicata solo per casi di urgenza e necessità. Nel testo dell’ordinanza stessa però si sottolinea che Firenze è una città tutto sommato messa in sicurezza. Non si possono limitare libertà personali per una presunzione di insicurezza”. L’obiettivo, è stato spiegato, era anche quello che l’ordinanza “non diventasse a regime”. Il ricorrente si è detto “contento di aver vinto, segno che esiste un minimo di dignità in questa città. Come Pap siamo in totale disaccordo contro questa ordinanza”: “Portava a una deriva autoritaria”.

Dal Viminale sottolineano di essere pronti a “riformulare l’ordinanza per allontanare da alcune aree cittadine balordi e sbandati” ma, ribadiscono, si valuta anche la possibilità di chiedere un intervento dell’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi e passare il fascicolo ad altri a causa delle proprie posizioni sulla politica del governo.
Idee che, dice il Viminale, sono state “espresse pubblicamente o attraverso rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri come “Diritto, immigrazione e cittadinanza” o con avvocati dell’Asgi (associazione studi giuridici per l’immigrazione) che hanno difeso gli immigrati contro il Viminale.

Il ministero fa riferimento in particolare alla giudice Luciana Breggia – il magistrato del tribunale di Firenze che ha emesso la sentenza che ha escluso il ministero del giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato e contro la quale si è già scagliato il ministro dell’Interno Matteo Salvini (“si candidi per cambiare le leggi che non condivide”) – ma anche altri due magistrati che “collaborano con la rivista”: Rosaria Trizzino, che, dice il Viminale, è il giudice che presiede la sezione del Tar della Toscana che ha bocciato le zone rosse e Matilde Betti, la presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna che il 27 marzo 2019 non ha accolto il ricorso proposto dal ministero dell’Interno contro la decisione del giudice monocratico del capoluogo emiliano che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri.

Tar annulla zone rosse a Firenze: Camera penale, vince legalità

Il Tar della Toscana ha accolto oggi il ricorso contro le cosiddette ”zone rosse” istituite a Firenze con ordinanza della prefetta Laura Lega. E’ quanto afferma in una nota l’associazione di consumatori Aduc che ha promosso il ricorso, presentato dagli avvocati Cino Benelli, Adriano Saldarelli e Fabio Clauser per conto di un loro cliente sottomesso ai divieti istituiti dal provvedimento prefettizio.

Ora sono attese la sentenza e le motivazioni. Con le zone rosse la prefettura aveva previsto che in 17 aree della città fosse vietato stazionare “a soggetti che ne impediscano l’accessibilita’ e la fruizione con comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione” delle stesse aree, venendo ritenuto responsabile di tali condotte i denunciati in materia di stupefacenti, reati contro la persona, per danneggiamento di beni o commercio abusivo.

“La decisione del Tar della Toscana rappresenta una vittoria della legalità costituzionale e dei fondamentali principi di libertà propri di ogni ordinamento liberal-democratico, su un provvedimento fortemente illegittimo, in grado di comprimere gravemente la libertà personale di numerosi cittadini (italiani e non)”. Così il presidente della Camera penale di Firenze, Luca Bisori, commenta l’accoglimento del ricorso.

“Il Tar ha accolto il ricorso contro l”ordinanza ”zone rosse”, promosso con una iniziativa ”pilota”” e a cui “aveva aderito, con intervento ”ad adiuvandum”, la Camera Penale fiorentina, patrocinata dagli avvocati Piermatteo Lucibello e Gaetano Viciconte, che avevano insistito fieramente per l”accoglimento del ricorso medesimo discutendo la causa dinanzi al Tar all”udienza del 23 maggio scorso”. “Sono le motivazioni che attendevamo”, hanno commentato subito dopo aver visionato la sentenza gli avvocati Fabio Clauser, Adriano Saldarelli e Cino Benelli che hanno curato il ricorso del cittadino, iniziativa promossa con l’associazione di consumatori Aduc.

‘Zone rosse’: depositato ricorso al TAR contro ordinanza prefetto

Le ordinanze prefettizie che vietano l’ingresso nelle cosiddette “zone rosse” delle città a chiunque sia stato anche solo “denunciato”, costituiscono una grave ferita allo Stato di diritto, alla democrazia e ai diritti di libertà individuali. Per questo, l’Aduc ha deciso di promuovere e finanziare l’iniziativa di un pool di legali al fine di impugnare una delle primissime ordinanze di questo genere, emessa dal Prefetto di Firenze, Laura Lega, alcuni giorni fa.

Questa mattina, gli avvocati Cino Benelli, Adriano Saldarelli e Fabio Clauser, questi ultimi due consulenti Aduc, hanno  depositato ricorso al TAR Toscana per sottoporla al vaglio giurisdizionale. L’insicurezza, fenomeno più percepito che reale e cinicamente cavalcato a fini elettorali, ha spinto infatti il Ministero dell’Interno a promuovere nuove forme di controllo del territorio attraverso i Prefetti. Firenze è la prima città ad adottare un tale provvedimento dopo Bologna, ed è stato accolto con entusiasmo non solo dai sostenitori del Ministro Matteo Salvini (Lega), ma anche dal Sindaco Dario Nardella (PD).

In particolare viene disposto il divieto di stazionare in alcune aree della città “ai soggetti che ne impediscano la fruizione con comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione di tali aree. Sarà considerato responsabile di tali comportamenti chiunque sia stato denunciato…”.

In breve, secondo il Governo e il Sindaco, una persona deve essere allontanata da certe aree perché ne impedirebbe il godimento (di che cosa? a chi?) per il solo fatto di essere stata denunciata.

Essere stati denunciati non è un comportamento, è un fatto. Un fatto che non dipende dal denunciato e che in uno Stato di diritto deve essere considerato neutro, fino a che non si giunga ad una condanna definitiva. Giusto per avere un’idea: anche chi è stato assolto con formula piena è stato denunciato. Anche chi è stato accusato falsamente è stato denunciato.

Attraverso questa azione giudiziaria, che sottoporrà questo tipo di ordinanze al vaglio delle leggi e della Costituzione, facciamo nostro il richiamo del Presidente della Repubblica dello scorso 25 aprile, festa della liberazione nazionale dal totalitarismo: “no al baratto della libertà con la promessa dell’ordine”.

Facciamo infine un appello a tutte le forze politiche cittadine e nazionali, e soprattutto ai cittadini sensibili ai diritti di libertà delle persone (tutte, nessuna esclusa!) a sostenere questa ed altre simili iniziative per stroncare sul nascere queste forme pericolosissime di giustizia sommaria. A tal fine, chiunque vorrà, potrà contribuire al fondo spese per il ricorso. L’obiettivo nell’immediato è raccogliere 650 Euro per pagare il contributo unificato per la presentazione del ricorso. Nella causale della donazione, scrivere cortesemente “zone rosse” e il contributo verrà destinato all’iniziativa.

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