🎧 Cibo: in Italia ogni anno ne sprechiamo 67 kg pro capite

I dati diffusi nel corso di un’inziativa di ‘Campagna Amica’ della coldiretti. Ogni anno nel mondo viene  sprecato un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull’ambiente e sul clima, oltre che su un’economia già duramente colpita dall’emergenza Covid.

Un vero e proprio paradosso se si considera che ad oggi sono  2,37 miliardi le persone non hanno  accesso a un’alimentazione sana, dati ONU l 2020, in aumento di quasi 320 milioni in un anno. Al vertice della classifica mondiale degli ‘spreconi’ di cibo  troviamo invece  gli sceicchi dell’Arabia Saudita con 105 kg di prodotti alimentari che finiscono nella spazzatura, davanti ad Australia con 102 chili e al Messico con 94 chili, mentre i più virtuosi sono russi (appena 33 chili di cibo buttato), sudafricani (40 chili) e indiani (50 chili).

Va meglio nel nostro Paese che, secondo i dati diffusi oggi da Coldiretti, durante il G20 dell’agricoltura in corso a Firenze, con  circa 67 kg di cibo sprecato all’anno per abitante, per un totale di oltre 4 milioni di tonnellate, si colloca al dodicesimo posto della classifica degli “spreconi” dei Paesi del G20. Addirittura,  se si considerano solo le nazioni dell’Unione Europea, siamo più responsabili dei cugini francesi che in un anno gettano alimentari per 85 chili a testa e tedeschi (75 kg) mentre gli inglesi appena usciti sono a quota 77 kg.

Lo spreco è soprattutto domestico: mediamente circa l’11% del cibo acquistato finisce nelle pattumiere delle nostre case;  mentre mense e rivenditori ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%. Nelle case italiane si gettano mediamente ogni anno

“Un problema drammatico dal punto di vista etico oltre che economico” denuncia  il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Che sottolinea “il  fenomeno determina anche – precisa la Coldiretti – effetti dirompenti sull’economia, sulla sostenibilità e sul piano ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti: si stima, infatti, che le emissioni associate allo spreco alimentare rappresentino l’8-10% del totale dei gas serra”.

Dazi: Coldiretti Toscana, allarme per l’export made in Tuscany

La questione dei dazi che gli Stati Uniti vogliono applicare sui prodotti europei provoca in Toscana apprensione per le esportazioni delle eccellenze del territorio. Il Presidente di Coldiretti Toscana Filippi: “Penalizzando il Made in Italy cresce l’Italian sounding”.

Gli agricoltori della Coldiretti hanno voluto manifestare con cartelli e bandiere la preoccupazione per i rischi dei dazi Usa che potrebbero colpire i prodotti più tipici dell’agroalimentare tricolore le cui esportazioni valgono 4,2 miliardi in Usa che sono il principale mercato di sbocco fuori dall’Unione Europea.

Blitz della Coldiretti al Quirinale con Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutti di Parma e San Daniele, Extravergine di Oliva, pasta, conserve di pomodoro, Prosecco, Chianti in occasione dell’arrivo del Segretario di Stato Mike Pompeo.

“Il rischio dei dazi del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si abbatte sul record storico del Made in Italy negli Stati Uniti – dichiara il Presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi  – che, con un balzo del +8,3% nei primi otto mesi del 2019, sono il principale mercato di sbocco fuori dai confini europei, anche nella nostra provincia. Forte paura anche per le grandi eccellenze della nostra regione che portano il nome del vero ‘made in Tuscany’ in giro per il mondo, a cominciare dal vino e dall’olio ma anche dalle produzioni di formaggio. Penalizzando il Made in Italy – sottolinea Filippi – cresce e si alimenta ulteriormente il fenomeno dell’italian sounding”.

“Don’t kill the italian food”, “Mr Pompeo we are friends”, ma anche “A present for Trump” sono alcune delle scritte che si leggono nei cartelli esposti davanti ad un nugolo di forze di polizia a presidio del passaggio del lungo corteo scortato da uomini armati.

L’Italia ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che, come ritorsione, ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari che è costato al Made in Italy oltre un miliardo in cinque anni ed ora secondo la Coldiretti rischia di essere ingiustamente anche tra i Paesi più puniti dai dazi Usa per la disputa tra Boeing e Airbus che è essenzialmente un progetto francotedesco a cui si sono aggiunti Spagna e Gran Bretagna.

“Dopo il verdetto del Wto già dai prossimi giorni gli Stati Uniti – spiega la Coldiretti – potrebbero pubblicare nel registro Federale la nuova lista di prodotti europei da colpire con aumenti di tariffe fino al 100% che rischiano di frenare pesantemente la crescita del Made in Italy che su quel mercato ha realizzato 42,4 miliardi nel 2018, il 10% nell’agroalimentare (4,2 miliardi). Negli Usa quest’anno il Made in Italy è cresciuto fino ad ora più del doppio rispetto al mercato mondiale dove l’incremento è stato del 3,4%”.

“Il nostro Paese e quindi anche la nostra regione – precisa il Presidente – potrebbe addirittura essere dopo la Francia il paese più colpito e a pagare il conto più salato rischia di essere proprio l’agroalimentare, ma anche la moda, le moto e la cosmetica”.

Un cesto Doc con il meglio del Made in Italy per lasciare un concreto ricordo dell’Italia è stato preparato dalla Coldiretti per il Segretario di Stato Usa, in vista delle decisioni che dovranno essere assunte sui dazi ai prodotti europei, allegato al cesto la lettera del Presidente della Coldiretti Ettore Prandini che ricorda come la Coldiretti “Fin dai tempi in cui a rappresentare il Suo Paese in Italia c’era l’ambasciatrice Claire Booth Luce ha costituito nel nostro Paese, un tessuto produttivo e sociale  affidabile e fermamente legato ai principi democratici e alle relazioni privilegiate fra Usa e Italia. Sfortunatamente in questa congiuntura storica l’Italia – sottolinea Prandini – rischia di pagare un prezzo assai elevato pesanti ipoteche sul nostro export agroalimentare negli Usa”.

“I dazi di Trump finiranno per penalizzare fortemente l’export del buon cibo italiano verso gli Usa. Se si tratta di una ritorsione statunitense contro il consorzio europeo Airbus per i generosi aiuti di stato, l’Italia sarebbe addirittura penalizzata due volte, non avendo avuto nessun beneficio da Airbus per il semplice fatto di non farne parte”. E’ l’intervento del Governatore della Toscana Enrico Rossi, in merito alla questione dei dazi. “Come presidente della Toscana – aggiunge -, una regione che ha molte relazioni economiche con gli Usa, mi unisco alle voci preoccupate delle forze sociali italiane e chiedo una forte iniziativa del governo perché i prodotti italiani siano esclusi dai dazi. In questo caso l’Italia ha diritto di far valere con compostezza e fermezza il suo interesse nazionale”.

Agricoltura: contro cimice asiatica arriva vespa samurai

Per fermare l’invasione della cimice asiatica arriva il via libera alla diffusione in Italia della vespa samurai, nemica naturale dell’insetto che sta devastando meli, peri, kiwi, ma anche alberi di pesco e albicocca, ciliegi e piante da vivai con danni per ora calcolati in circa 250 milioni di euro.

A renderlo noto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’annunciare l’entrata in vigore, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, del D.P.R. 5 luglio 2019 n. 102 che riguarda le norme necessarie all’immissione sul territorio di specie e popolazioni non autoctone, in modo da contrastare la diffusione di insetti alieni come la cimice asiatica.

Prandini ha chiesto un incontro urgente al ministro dell’Ambiente Sergio Costa che, sentiti il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e il ministero della Salute, deve ora autorizzare l’immissione in natura della vespa samurai su richiesta delle regioni. La situazione è drammatica, denuncia Coldiretti, soprattutto al Nord: nel solo Veneto i danni alle produzioni hanno raggiunto 100 milioni di euro, di cui quasi 80 nella sola provincia di Verona.

La ‘cimice marmorata asiatica’ arriva dalla Cina ed è molto pericolosa perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta che rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili. La diffusione improvvisa di questi insetti che in Italia non hanno nemici naturali, precisa Coldiretti, è favorita dalle alte temperature e dalla loro polifagia, potendosi spostare su numerosi vegetali coltivati e spontanei. La lotta in campagna per ora può avvenire attraverso protezioni fisiche come le reti a difesa delle colture.

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